Si è svolta sabato 28 marzo la manifestazione indetta da un
cartello ampio di situazioni di movimento con il cosiddetto "patto di
base" (CUB-Cobas-SdL) in testa. Nei giorni 29 marzo – 1 aprile si
è tenuta a Roma la riunione dei Grandi 14 sulle "politiche
sociali" per affrontare la crisi. La piattaforma di convocazione ha
ricalcato le parole d'ordine che il movimento di lotta ha espresso in
questi mesi: la crisi la paghino i padroni! Nelle loro ampie e
variegate vesti di super-manager, banchieri, governanti, grandi
azionisti. La giornata si inquadrava anche in una ampia mobilitazione a
livello europeo contro i padroni del mondo.
Circa 30.000 persone hanno sfilato in corteo da piazza Esedra a piazza
Navona. La composizione era al 50% dei militanti dei sindacati di base
(provenienti da diverse città d'Italia) e per l'altra parte da
situazioni "romane" con un grosso spezzone dell'Onda (5-6000 persone)
che ha vivacizzato il corteo con azioni contro le banche e il ministero
della Funzione Pubblica. Una manifestazione al di sotto delle
necessità anche se animata da grande determinazione e
volontà di azione. Diffusa la presenza degli anarchici e buona
la diffusione di "Umanità Nova".
Questa manifestazione, per altro, si inquadra nelle iniziative di lotta
e mobilitazione in vista dello sciopero generale di tutte le categorie
sia del settore pubblico che di quello privato che si svolgerà
il 23 aprile prossimo. In quella giornata ci saranno manifestazioni in
tutte le regioni (un metodo che si è rilevato sempre più
efficace delle manifestazioni rappresentative fatte nella capitale); in
Sicilia questa giornata (come annunciato anche su "Umanità
Nova") si coniugherà con la mobilitazione contro le politiche
ambientali di altri "G" (in questo caso 8).
Altri "G" (questa volta 20) si sono riuniti a Londra mercoledì 1
aprile per pianificare lo sfruttamento globale per via finanziaria.
Anche nella capitale britannica il 28 marzo è stata giornata di
mobilitazione e altre manifestazioni sono state organizzate per il 1 e
2 aprile.
Dal sito di euronews riprendiamo una sintesi delle mobilitazioni
europee (per apprfodimenti vedi i link in Brevi dal mondo, p. 8):
<<Tutti contro la globalizzazione che ha causato la crisi.
Migliaia di cittadini di tutta Europa sono scesi in piazza, nella
giornata internazionale di mobilitazione prima del vertice del G20 di
Londra.
Le proteste sono andate in scena nella capitale britannica. La
manifestazione, a cui hanno partecipato oltre trentamila persone, si
è svolta pacificamente. La Francia se l'è presa con i
banchieri corrotti. A Parigi, è andato in scena lo
''smantellamento simbolico di un paradiso fiscale''. Proteste contro il
G20 e la Nato si sono svolte anche in Germania, dove hanno assunto toni
più aspri. A Berlino alla fine del corteo sono scoppiati
incidenti con la polizia, che ha effettuato alcuni fermi.
Ma se la prima puntata della protesta anti-globalizzazione è
andata bene, le autorità guardano con timore alle manifestazioni
previste mercoledì attorno alla Banca d'Inghilterra e a quelle
di giovedi, giorno del G20.>>
E per l'estate, il "grande" G8, rush finale dei grandi della terra che si svolgerà nell'isola della Maddalena.
Anche per quel periodo sono annunciate manifestazioni. Una rete anarchica sta attivando i contatti, per saperne di più:
www.reteantimilitarista.info
uno-che-c'era
Sabato 21 marzo in più di cinquecento abbiamo
manifestato in corteo lungo le vie cittadine. La finalità
di questo corteo è stata quella della comunicazione alla
cittadinanza, sia delle manovre che i vari livelli delle
amministrazioni stanno mettendo in atto per recuperare
credibilità (?), come la chiusura temporanea dell'inceneritore
per imprecisati motivi di "studio", sia delle proposte che le diverse
situazioni della valle stanno mettendo in moto, per prima quella della
chiusura definitiva dell'inceneritore stesso e di tutti i siti
inquinanti.
È stato caratterizzato dalla rumorosità delle "pentole
sbattute", e dai numerosi comizi volanti che invitavano i cittadin*
all'assemblea nella piazza antistante il comune. L'assemblea ha
visto numerosi interventi degli abitanti della valle, di operai e
pensionati delle industrie produttrici di morte, dei cittadini
ammalatisi a seguito dell'inquinamento. Assemblea in cui si
testimoniava la centralità della salute e la resistenza al
disastro ambientale e sociale che singoli e situazioni hanno sviluppato
negli ultimi anni, insieme alla necessità di coordinamento
stabile per impedire ulteriori scempi, studiando e praticando percorsi
alternativi che mettano al centro l'azione diretta e l'autogestione.
Si è deciso di mantenere un appuntamento stabile, quindicinale,
come assemblea permanente della valle, in cui confrontare le proposte e
le iniziative delle varie situazioni, dando spazio a gruppi di lavoro a
tema e\o per aree geografiche della valle stessa. Il numero dei
partecipanti può sembrare esiguo, ma a nostro avviso
è un successo. Il corteo è stata una scommessa vinta
vista la carenza d'intervento, dovuta alla particolare composizione
sociale e politica nella città di Colleferro, corteo cresciuto
man mano che ci si avvicinava all'assemblea. È stata
apprezzabile la presenza degli abitanti dell'alta valle, dove da tempo
l'intervento è più stabile e sono in corso iniziative che
coniugano conflitto sociale e progetti autogestionari.
Contemporaneamente vi sono state, nel Lazio, altre iniziative
sugli stessi temi, ad Albano sempre contro gli inceneritori e a Rignano
Flaminio contro la discarica, ancor più apprezzabile quindi la
presenza al Colleferro dei compagni anarchici e libertari di Roma e dei
Castelli.
Riceviamo dagli occupanti e pubblichiamo.
La sera di giovedì 26 marzo 2009 verso le 21,15, una quindicina
di carabinieri hanno fatto irruzione all'interno di Torre Maura
Occupata, in Via delle Averle, forzando il cancello d'entrata. Pompando
muscoli e sfoggiando manganelli si sono intrusi urlando e sfondando
porte, senza mandato né spiegazioni sui motivi dell'operazione
in corso. Una volta assicuratisi del numero di persone in quel momento
in casa, con toni tra il minaccioso e il formale hanno estorto
documenti e infine esplicitato il motivo della loro visita serale
procedendo, con il supporto di due tecnici dell'ACEA, al distacco
dell'elettricità. I tre compagni e le due compagne presenti sono
poi stati portati via a sirene spiegate, in un'esibizione di slalom a
tutta velocità in mezzo al traffico romano, verso destinazione
ignota fino all'arrivo alla caserma dei carabinieri di Trastevere. In
caserma hanno sottoposto tutti a perquisizione, senza permettere la
presenza di avvocati. L'operazione si è conclusa intorno alle
23,30 con il rilascio delle persone denunciate a piede libero per
"furto di energia elettrica".
Ciò che è accaduto a Torre Maura, spazio anarchico
occupato da 17 anni, così come ad altre realtà sia
collettive, come i campi rom, sia nuclei familiari più
ristretti, riflette quel processo di riqualificazione in atto
già da tempo, che vuole riportare a forza dentro la
legalità e sotto controllo ogni situazione marginale finora non
del tutto omologata. Si ricorre al pretesto del reato comune per
colpire realtà socialmente e politicamente scomode e ostacolarne
le possibilità di sopravvivenza, mascherando da semplice
"intervento tecnico" quelle che sono vere e proprie operazioni di
polizia il cui fine ultimo è reprimere tutto ciò che
è fuori dalla norma. L'inasprimento delle misure repressive non
farà desistere, agilmente e senza resistenza, né
questa né altre esperienze di autogestione, dall'intento di
autodeterminare le proprie vite e di difendere i propri spazi.
Venerdì 27 marzo un picchetto solidale ha evitato l'ennesimo sfratto esecutivo.
ASIA/RdB e lavoratori, cittadini (anche del quartiere) assieme a
compagne e compagni del coordinamento "bologna cerca casa" hanno
fermato gli agenti giudiziari. Emblematica la realtà della
persona colpita, da un comunicato: <<L'inquilina è
diventata morosa a seguito della perdita del lavoro, non riuscendo
più a pagare quei 575 euro chiesti per un fatiscente bilocale,
con vista su muro… Questa signora con una invalidità del 60% e
reduce da un tentativo suicidario di pochi giorni fa, è
schiacciata da una parte dalla proprietà, che pur possedendo 52
immobili di cui 31 abitazioni, situate per lo più nel centro
storico, ha "urgenza" di tornare in possesso del mini-appartamento e
dall'altra dalla totale assenza di un intervento da parte delle
istituzioni.
Questa vicenda è emblematica di come non viene riconosciuto a
Bologna il diritto alla casa, l'unico diritto riconosciuto è
quello legato alla speculazione e alla rendita.>>
Il caso non è però purtroppo risolto: il 31 marzo
è previsto l'intervento della "forza pubblica" per garantire il
diritto (sic!) di proprietà. Altrettanto emblematico è il
fatto che il presidente del quartiere (San Vitale) sia un tale Carmelo
Adagio, esponente dei Verdi, fautore del movimento della decrescita, in
lista con "Sinistra e libertà" che, come si dimostra, non ha
mosso un dito per dare una soluzione a questo come ad altri tanti
problemi. E questo sarà uno dei signori che andrà in giro
nelle prossime settimane a chiedere il voto delle donne e degli uomini
"di sinistra".
Un felice incontro. Da una parte una splendida palazzina in via
Capodilucca, in piena zona universitaria, di proprietà dell'Alma
Mater. Una storia recente che racconta di immobilità e
abbandono, una storia più remota, che pochi ormai ricordano, di
spazio occupato, negli anni Novanta della Pantera, del trentasei
occupato, del Pellorossa di Piazza Verdi, dell'Isola nel Kantiere,
della Fabbrika. E ora di nuovo un presente di occupazione.
Dall'altra una piega dell'Onda, come loro stessi si definiscono,
studenti, dottorandi e ricercatori con ancora negli occhi e nel
cuore i cortei di migliaia di persone di in un caldo autunno di rabbia
creativa e generatrice. "Guerriglieri anomali", come recitava uno
striscione al corteo romano di sabato scorso sfottendo Brunetta, mai
fermatisi nel brulicante tessuto di laboratori e gruppi di lavoro che
ancora pulsa tra le facoltà e i dipartimenti dell'ateneo
bolognese.
Ed ecco l'incontro.
Una piega dell'Onda ha occupato, restituito alla vita, i tre piani di
via Capodilucca 30, e ha dato all'occupazione il nome di Bartleby, lo
scrivano immaginato da Melville che diceva garbatamente "preferirei di
no" quando tutti dicevano "sì". Gli occupanti hanno disseminato
la città di eleganti manifesti a colori e pieghevoli in carta da
pacchi, che alla domanda "chi è Bartleby" rispondono "l'arte
della sovversione", "tutto il potere al sapere vivo", "un libro
rubato".... E hanno da subito presentato un programma settimanale di
reading, eventi musicali jazz e elettronici, e perfino un concerto
sinfonico dell'orchestra del Teatro Comunale.
Uno spazio aperto alla città, assicurano. L'ateneo, proprietario
dell'immobile, accampa le solite scuse ("non ha il certificato di
agibilità") e lascia capire che non disdegnerebbe uno sgombero.
Da parte nostra, un grosso "in bocca al lupo", perché con
questo Bartleby un po' negrien, che (continuiamo a citare dai flyer)
"preferisce essere felice" e "non pagare la crisi", che "sfugge al
controllo, reclama reddito e occupa gli spazi" noi anarchici potremo
avere vari punti di disaccordo, ma non possiamo che riconoscere il
coraggio di avere azzardato in una città che sta uscendo
prosciugata e rattristata da cinque anni di cofferatismo un esperimento
fuori da ogni schema.
RedB
Nella mattina del 24 marzo a dieci compagni sono giunte altrettante
denunce per l'occupazione di via Pacinotti. La palazzina in questione
fu occupata il 20 aprile dell'anno scorso, occupazione dalla quale ci
dissociammo poco dopo a causa di alcune manovre di una parte degli
occupanti che decisero di trattare un comodato con il comune che
portò prima a uno sgombero e successivamente alla concessione in
comodato dello stabile (...). Questi i fatti, stamani le denunce per
occupazione anche se le indagini della procura, in origine, erano per
furto di energia elettrica.
Da un comunicato degli anarchici pistoiesi
Il 21 marzo nel paese natale di Sacco, Torremaggiore, il sindaco
locale ha invitato il Sindaco di Villafalletto - Cuneo - paese natale
di Bartolomeo e insieme hanno firmato un gemellaggio in nome di Sacco e
Vanzetti. Ovviamente Sacco e Vanzetti non c'entrano nulla, non hanno
invitato neppure i familiari, non è stato commemmorato un bel
niente che riguardi la memoria storica né vi è stata
alcuna cerimonia alle tombe di entrambi. Sincero è stato il
sindaco di Villafalletto su "La stampa" di Cuneo a dire: "E' stato un
accordo di scambi culturali e commerciali tra i nostri due paesi".
Ovviamente vi è stata una contestazione davanti al municipio di
Torremaggiore: Fernanda Sacco, nipote di Nicola , insieme ad alcuni
giovani locali dell'Associazione Sacco e Vanzetti, hanno distribuito un
volantino di controinformazione su questo uso strumentale dei nomi di
Nicola e Bartolomeo; Fernanda Sacco ha inoltre disturbato la cerimonia
gridando vergogna per quello che stavano facendo e ha corretto i
manifesti comunali cancellando i nomi di suo zio e di Vanzetti dalla
cerimonia.
Il tutto è stato riportato dai giornali locali e ripreso da una
TV locale. Da parte cuneese è stato fatto un comunicato a "La
Stampa" di Cuneo in solidarietà con la contestazione foggiana e
di denuncia dell'uso strumentale dei nostri martiri per scopi di
puro commercio. Il gemellaggio è risultato quindi una emerita
schifezza.
Ecco alune parti del volantino:
"Fare un atto amministrativo tra due Comuni è affare loro e
rientra nell'autonomia decisionale di queste istituzioni, se questi
Comuni rappresentano i territori di nascita dei Sacco e Vanzetti
è un puro fatto geografico, di certo non stilano i loro
documenti di normale amministrazione, dal certificato di nascita alle
delibere di giunta, in nome di Sacco e Vanzetti solo perchè in
questi Comuni i nostri sono nati. Averceli messi dentro per fare
accordi commerciali, economici, di lustro all'immagine è pura
strumentalizzazione di bassa politica che rovina quanto di positivo, di
propositivo, di didattico si era costruito nel territorio e soprattutto
nella popolazione riguardo ai temi civili ed umanitari che la vicenda
di Sacco e Vanzetti aveva saputo, loro malgrado, sviluppare, dai temi
dell'emigrazione, della selezione umana ai confini di stato, della
segregazione, dello sfruttamento della manodopera immigrata, del
razzismo, del bisogno dei diritti civili, delle lotte operaie,
dell'internazionalismo del movimento operaio, del sindacalismo, della
situazione carceraria, del bisogno impellente di abolire la pena di
morte, della logica aberrante della giustizia di stato e della ragione
di stato di fronte all'innocenza di uomini e donne perseguitati per la
loro origine geografica "Mi accusate perchè sono italiano" dice
Tumlìn e per loro idee. "Mi accusate perchè sono un
anarchico, ebbene sì, mì sun anarchic". Dal 1987 avevamo
percorso un itinerario su questi temi, con un metodo didattico che ha
creato condivisione lì dove Tumlìn è nato e non
è stato capito.
(...) Si è costruito un percorso didattico in tanti anni di
incontri anche personali a Villafalletto e si è costruito un
laboratorio, una intera scuola, una rete di credibilità verso la
memoria storica che ora non ha più bisogno di revisioni di
processo poichè è acquisito, come per l'assassinio di
Pinelli o di Serantini, che la violenza, quella logica, sta da una
parte sola, dalla parte del potere (...) I comportamenti di uso
commerciale della memoria stanno nella ragione di stato, Sacco e
Vanzetti come tutti gli uomini e le donne che hanno coscienza del
conflitto stanno insieme da questa parte.
Gli anarchici, come avviene in questi giorni di lotta per denunciare i
mille e mille Sacco e Vanzetti rinchiusi nei campi di concentramento
razziali di quest'Italia, quali colpevoli di emigrazione, rispondono
con le stesse idee e comportamenti per i quali Nicola e Tumlìn
hanno pagato.
antonio lombardo, Federazione Anarchica FAI Cuneo
Lequio Berria
Il 28 marzo del 1997 la nave albanese Kater I Rades affondava
nell'Adriatico: era stata speronata da una corvetta della Marina
Militare Italiana, la Sibilla. Morirono 106 persone, colpevoli di
fuggire alla guerra civile scoppiata nel loro paese. Domenica 29 marzo,
a 12 anni dalla strage, alcuni antirazzisti e antimilitaristi hanno
appeso alle finestre all'ingresso della Azimut di Avigliana due
striscioni con le scritte "No alle produzioni di morte, no
all'industria della guerra", "In memoria del 106 morti della Kater I
Rades". A siglare il tutto l'acronimo "FAI" con la A cerchiata.
Appoggiato all'ingresso un manichino bianco macchiato di vernice rossa,
rossa come il sangue dei profughi e degli immigrati morti in mare.
Intorno scarpe vecchie, quello che le onde restituiscono dei naufraghi.
Per chi non lo sapesse la Azimut sin dal 2005 ha un accordo con
Fincantieri per la costruzione - nello stabilimento di Viareggio - di
pattugliatori della Marina Militare. Gli stessi che danno la caccia
agli immigrati nel Mediterraneo, un immenso cimitero di guerra. La
guerra contro i poveri.
Facciamo un passo indietro. Marzo 1997. In Albania c'era la guerra
civile, provocata dal fallimento delle piramidi finanziarie promosse
dal premier Sali Berisha. Migliaia di albanesi fuggivano verso l'Italia
prendendo il mare in affollate carrette.In Italia governava il centro
sinistra. Primo ministro di un governo dominato dai DS con l'appoggio
di Rifondazione Comunista era Romano Prodi. In parlamento la Camera dei
deputati era presieduta da Irene Pivetti, allora in versione beghina
leghista, che chiedeva apertamente che si sparasse alle navi dei
profughi e li si buttasse a mare. Ministro dell'Interno era l'attuale
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Napolitano, in accordo
con Berisha, emesse un decreto di emergenza per il respingimento e
l'espulsione degli albanesi. Da lì al blocco navale il passo fu
breve.
Unità della Marina Militare Italiana, le cui regole di ingaggio
non sono mai state chiarite, formarono un muro di fronte alle coste
albanesi. C'erano tutte le condizioni per una tragedia.
Il 28 marzo 1997 un'unità della Marina Militare, la Sibilla,
intercettò una carretta zeppa di profughi, la Kater I Rades. Il
mare era mosso e la Sibilla si avvicinò tanto, troppo, alla nave
albanese, sino a speronarla. La Kater I Rades affondò con il suo
carico umano. I morti furono 106. Il governo italiano parlò di
incidente, la magistratura quasi dieci anni dopo condannò i due
comandanti: Namik Xhaferi, della Kater I Rades, a otto anni, e Maurizio
Laudadio, della Sibilla, a tre. Gli antirazzisti oggi come allora,
dicono che è stata una strage. Una strage di Stato.
Ad Avigliana, all'imbocco di quella Val Susa, dove negli anni Settanta
le lotte antimilitariste ed uno storico sciopero alle officine
Moncenisio ottennero la riconversione a usi civili di alcune produzioni
belliche, c'è la Azimut Benelli. In questi ultimi mesi la crisi
ha colpito duro anche alla Azimut con licenziamenti e cassa
integrazione. Lo scorso novembre sono stati lasciati a casa 200
lavoratori a termine, tra gennaio e febbraio di quest'anno è
scattata la cassa integrazione per 950 su 1200 addetti dello
stabilimento di Avigliana.
La Azimut produce yacht di lusso, ma, dal 2005, anche pattugliatori per
la Marina Militare Italiana.I pattugliatori servono al contrasto
dell'immigrazione clandestina e operano in tutto il Mediterraneo, un
mare che è divenuto un enorme cimitero per le migliaia di
disperati che lo attraversano diretti verso l'Europa. I padroni lucrano
sulle vite di tutti i lavoratori, immigrati o nativi. Sono gli stessi
che lasciano a casa gli operai quando i profitti calano, gli stessi che
producono navi da guerra contro i lavoratori migranti. La
solidarietà tra gli sfruttati è il mezzo più
efficace contro chi guadagna sulla pelle di ciascuno di noi. Qui
trovate le foto scattate alla Azimut da un anonimo reporter di
passaggio:
http://piemonte.indymedia.org/article/4534