Umanità Nova, n.13 del 5 aprile 2009, anno 89

informAzione - 1


Roma. Contro tutti i G

Si è svolta sabato 28 marzo la manifestazione indetta da un cartello ampio di situazioni di movimento con il cosiddetto "patto di base" (CUB-Cobas-SdL) in testa. Nei giorni 29 marzo – 1 aprile si è tenuta a Roma la riunione dei Grandi 14 sulle "politiche sociali" per affrontare la crisi. La piattaforma di convocazione ha ricalcato le parole d'ordine che il movimento di lotta ha espresso in questi mesi: la crisi la paghino i padroni! Nelle loro ampie e variegate vesti di super-manager, banchieri, governanti, grandi azionisti. La giornata si inquadrava anche in una ampia mobilitazione a livello europeo contro i padroni del mondo.
Circa 30.000 persone hanno sfilato in corteo da piazza Esedra a piazza Navona. La composizione era al 50% dei militanti dei sindacati di base (provenienti da diverse città d'Italia) e per l'altra parte da situazioni "romane" con un grosso spezzone dell'Onda (5-6000 persone) che ha vivacizzato il corteo con azioni contro le banche e il ministero della Funzione Pubblica. Una manifestazione al di sotto delle necessità anche se animata da grande determinazione e volontà di azione. Diffusa la presenza degli anarchici e buona la diffusione di "Umanità Nova".
Questa manifestazione, per altro, si inquadra nelle iniziative di lotta e mobilitazione in vista dello sciopero generale di tutte le categorie sia del settore pubblico che di quello privato che si svolgerà il 23 aprile prossimo. In quella giornata ci saranno manifestazioni in tutte le regioni (un metodo che si è rilevato sempre più efficace delle manifestazioni rappresentative fatte nella capitale); in Sicilia questa giornata (come annunciato anche su "Umanità Nova") si coniugherà con la mobilitazione contro le politiche ambientali di altri "G" (in questo caso 8).
Altri "G" (questa volta 20) si sono riuniti a Londra mercoledì 1 aprile per pianificare lo sfruttamento globale per via finanziaria. Anche nella capitale britannica il 28 marzo è stata giornata di mobilitazione e altre manifestazioni sono state organizzate per il 1 e 2 aprile.
Dal sito di euronews riprendiamo una sintesi delle mobilitazioni europee (per apprfodimenti vedi i link in Brevi dal mondo, p. 8): <<Tutti contro la globalizzazione che ha causato la crisi.
Migliaia di cittadini di tutta Europa sono scesi in piazza, nella giornata internazionale di mobilitazione prima del vertice del G20 di Londra.
Le proteste sono andate in scena nella capitale britannica. La manifestazione, a cui hanno partecipato oltre trentamila persone, si è svolta pacificamente. La Francia se l'è presa con i banchieri corrotti. A Parigi, è andato in scena lo ''smantellamento simbolico di un paradiso fiscale''. Proteste contro il G20 e la Nato si sono svolte anche in Germania, dove hanno assunto toni più aspri. A Berlino alla fine del corteo sono scoppiati incidenti con la polizia, che ha effettuato alcuni fermi.
Ma se la prima puntata della protesta anti-globalizzazione è andata bene, le autorità guardano con timore alle manifestazioni previste mercoledì attorno alla Banca d'Inghilterra e a quelle di giovedi, giorno del G20.>>
E per l'estate, il "grande" G8, rush finale dei grandi della terra che si svolgerà nell'isola della Maddalena.
Anche per quel periodo sono annunciate manifestazioni. Una rete anarchica sta attivando i contatti, per saperne di più:
www.reteantimilitarista.info

uno-che-c'era

Colleferro. Dal ventre della bestia

Sabato 21 marzo in più di  cinquecento abbiamo manifestato in corteo lungo le vie cittadine.  La finalità di questo corteo è stata quella della comunicazione alla cittadinanza, sia delle manovre che i vari livelli delle amministrazioni stanno mettendo in atto per recuperare credibilità (?), come la chiusura temporanea dell'inceneritore per imprecisati motivi di "studio", sia delle proposte che le diverse situazioni della valle stanno mettendo in moto, per prima quella della chiusura definitiva dell'inceneritore stesso e di tutti i siti inquinanti.
È stato caratterizzato dalla rumorosità delle "pentole sbattute", e dai numerosi comizi volanti che invitavano i cittadin* all'assemblea nella piazza  antistante il comune. L'assemblea ha visto numerosi interventi degli abitanti della valle, di operai e pensionati delle industrie produttrici di morte, dei cittadini ammalatisi a seguito dell'inquinamento. Assemblea in cui si testimoniava la centralità della salute e la resistenza al  disastro ambientale e sociale che singoli e situazioni hanno sviluppato negli ultimi anni, insieme alla necessità di coordinamento stabile per impedire ulteriori scempi, studiando e praticando percorsi alternativi che mettano al centro l'azione diretta e l'autogestione.
Si è deciso di mantenere un appuntamento stabile, quindicinale, come assemblea permanente della valle, in cui confrontare le proposte e le iniziative delle varie situazioni, dando spazio a gruppi di lavoro a tema e\o per aree geografiche della valle stessa. Il numero dei partecipanti può sembrare esiguo, ma  a nostro avviso è un successo. Il corteo è stata una scommessa vinta vista la carenza d'intervento, dovuta alla particolare composizione sociale e politica nella città di Colleferro, corteo cresciuto man mano che ci si avvicinava all'assemblea. È stata apprezzabile la presenza degli abitanti dell'alta valle, dove da tempo l'intervento è più stabile e sono in corso iniziative che coniugano conflitto sociale e progetti autogestionari. Contemporaneamente vi sono state, nel Lazio,  altre iniziative sugli stessi temi, ad Albano sempre contro gli inceneritori e a Rignano Flaminio contro la discarica, ancor più apprezzabile quindi la presenza al Colleferro dei compagni anarchici e libertari di Roma e dei Castelli.

Roma. Blitz a Torre Maura occupata

Riceviamo dagli occupanti e pubblichiamo.
La sera di giovedì 26 marzo 2009 verso le 21,15, una quindicina di carabinieri hanno fatto irruzione all'interno di Torre Maura Occupata, in Via delle Averle, forzando il cancello d'entrata. Pompando muscoli e sfoggiando manganelli si sono intrusi urlando e sfondando porte, senza mandato né spiegazioni sui motivi dell'operazione in corso. Una volta assicuratisi del numero di persone in quel momento in casa, con toni tra il minaccioso e il formale hanno estorto documenti e infine esplicitato il motivo della loro visita serale procedendo,  con il supporto di due tecnici dell'ACEA, al distacco dell'elettricità. I tre compagni e le due compagne presenti sono poi stati portati via a sirene spiegate, in un'esibizione di slalom a tutta velocità in mezzo al traffico romano, verso destinazione ignota fino all'arrivo alla caserma dei carabinieri di Trastevere. In caserma hanno sottoposto tutti a perquisizione, senza permettere la presenza di avvocati. L'operazione si è conclusa intorno alle 23,30 con il rilascio delle persone denunciate a piede libero per "furto di energia elettrica".
Ciò che è accaduto a Torre Maura, spazio anarchico occupato da 17 anni, così come ad altre realtà sia collettive, come i campi rom, sia nuclei familiari più ristretti, riflette quel processo di riqualificazione in atto già da tempo, che vuole riportare a forza dentro la legalità e sotto controllo ogni situazione marginale finora non del tutto omologata. Si ricorre al pretesto del reato comune per colpire realtà socialmente e politicamente scomode e ostacolarne le possibilità di sopravvivenza, mascherando da semplice "intervento tecnico" quelle che sono vere e proprie operazioni di polizia il cui fine ultimo è reprimere tutto ciò che è fuori dalla norma. L'inasprimento delle misure repressive non farà desistere, agilmente  e senza resistenza, né questa né altre esperienze di autogestione, dall'intento di autodeterminare le proprie vite e di difendere i propri spazi.

Bologna. L'emergenza sfratti, il caso emblematico di via Broccaindosso 54

Venerdì 27 marzo un picchetto solidale ha evitato l'ennesimo sfratto esecutivo.
ASIA/RdB e lavoratori, cittadini (anche del quartiere) assieme a compagne e compagni del coordinamento "bologna cerca casa" hanno fermato gli agenti giudiziari. Emblematica la realtà della persona colpita, da un comunicato: <<L'inquilina è diventata morosa a seguito della perdita del lavoro, non riuscendo più a pagare quei 575 euro chiesti per un fatiscente bilocale, con vista su muro… Questa signora con una invalidità del 60% e reduce da un tentativo suicidario di pochi giorni fa, è schiacciata da una parte dalla proprietà, che pur possedendo 52 immobili di cui 31 abitazioni, situate per lo più nel centro storico, ha "urgenza" di tornare in possesso del mini-appartamento e dall'altra dalla totale assenza di un intervento da parte delle istituzioni.
Questa vicenda è emblematica di come non viene riconosciuto a Bologna il diritto alla casa, l'unico diritto riconosciuto è quello legato alla speculazione e alla rendita.>>
Il caso non è però purtroppo risolto: il 31 marzo è previsto l'intervento della "forza pubblica" per garantire il diritto (sic!) di proprietà. Altrettanto emblematico è il fatto che il presidente del quartiere (San Vitale) sia un tale Carmelo Adagio, esponente dei Verdi, fautore del movimento della decrescita, in lista con "Sinistra e libertà" che, come si dimostra, non ha mosso un dito per dare una soluzione a questo come ad altri tanti problemi. E questo sarà uno dei signori che andrà in giro nelle prossime settimane a chiedere il voto delle donne e degli uomini "di sinistra".

Bologna. Bartleby, nuova occupazione

Un felice incontro. Da una parte una splendida palazzina in via Capodilucca, in piena zona universitaria, di proprietà dell'Alma Mater. Una storia recente che racconta di immobilità e abbandono, una storia più remota, che pochi ormai ricordano, di spazio occupato, negli anni Novanta della Pantera, del trentasei occupato, del Pellorossa di Piazza Verdi, dell'Isola nel Kantiere, della Fabbrika. E ora di nuovo un presente di occupazione.
Dall'altra una piega dell'Onda, come loro stessi si definiscono, studenti, dottorandi e ricercatori con ancora negli occhi  e nel cuore i cortei di migliaia di persone di in un caldo autunno di rabbia creativa e generatrice. "Guerriglieri anomali", come recitava uno striscione al corteo romano di sabato scorso sfottendo Brunetta, mai fermatisi nel brulicante tessuto di laboratori e gruppi di lavoro che ancora pulsa tra le facoltà e i dipartimenti dell'ateneo bolognese.
Ed ecco l'incontro.
Una piega dell'Onda ha occupato, restituito alla vita, i tre piani di via Capodilucca 30, e ha dato all'occupazione il nome di Bartleby, lo scrivano immaginato da Melville che diceva garbatamente "preferirei di no" quando tutti dicevano "sì". Gli occupanti hanno disseminato la città di eleganti manifesti a colori e pieghevoli in carta da pacchi, che alla domanda "chi è Bartleby" rispondono "l'arte della sovversione", "tutto il potere al sapere vivo", "un libro rubato".... E hanno da subito presentato un programma settimanale di reading, eventi musicali jazz e elettronici, e perfino un concerto sinfonico dell'orchestra del Teatro Comunale.
Uno spazio aperto alla città, assicurano. L'ateneo, proprietario dell'immobile, accampa le solite scuse ("non ha il certificato di agibilità") e lascia capire che non disdegnerebbe uno sgombero. Da parte nostra, un grosso "in bocca al lupo", perché  con questo Bartleby un po' negrien, che (continuiamo a citare dai flyer) "preferisce essere felice" e "non pagare la crisi", che "sfugge al controllo, reclama reddito e occupa gli spazi" noi anarchici potremo avere vari punti di disaccordo, ma non possiamo che riconoscere il coraggio di avere azzardato in una città che sta uscendo prosciugata e rattristata da cinque anni di cofferatismo un esperimento fuori da ogni schema.

RedB

Pistoia. Altre denunce

Nella mattina del 24 marzo a dieci compagni sono giunte altrettante denunce per l'occupazione di via Pacinotti. La palazzina in questione fu occupata il 20 aprile dell'anno scorso, occupazione dalla quale ci dissociammo poco dopo a causa di alcune manovre di una parte degli occupanti che decisero di trattare un comodato con il comune che portò prima a uno sgombero e successivamente alla concessione in comodato dello stabile (...). Questi i fatti, stamani le denunce per occupazione anche se le indagini della procura, in origine, erano per furto di energia elettrica.

Da un comunicato degli anarchici pistoiesi

Torremaggiore - Villafaletto. Quale gemellaggio?

Il 21 marzo nel paese natale di Sacco, Torremaggiore, il sindaco locale ha invitato il Sindaco di Villafalletto - Cuneo - paese natale di Bartolomeo e insieme hanno firmato un gemellaggio in nome di Sacco e Vanzetti. Ovviamente Sacco e Vanzetti non c'entrano nulla, non hanno invitato neppure i familiari, non è stato commemmorato un bel niente che riguardi la memoria storica né vi è stata alcuna cerimonia alle tombe di entrambi. Sincero è stato il sindaco di Villafalletto su "La stampa" di Cuneo a dire: "E' stato un accordo di scambi culturali e commerciali tra i nostri due paesi". Ovviamente vi è stata una contestazione davanti al municipio di Torremaggiore: Fernanda Sacco, nipote di Nicola , insieme ad alcuni giovani locali dell'Associazione Sacco e Vanzetti, hanno distribuito un volantino di controinformazione su questo uso strumentale dei nomi di Nicola e Bartolomeo; Fernanda Sacco ha inoltre disturbato la cerimonia gridando vergogna per quello che stavano facendo e ha corretto i manifesti comunali cancellando i nomi di suo zio e di Vanzetti dalla cerimonia.
Il tutto è stato riportato dai giornali locali e ripreso da una TV locale. Da parte cuneese è stato fatto un comunicato a "La Stampa" di Cuneo in solidarietà con la contestazione foggiana e di denuncia dell'uso strumentale  dei nostri martiri per scopi di puro commercio. Il gemellaggio è risultato quindi una emerita schifezza.
Ecco alune parti del volantino:
"Fare un atto amministrativo tra due Comuni è affare loro e rientra nell'autonomia decisionale di queste istituzioni, se questi Comuni rappresentano i territori di nascita dei Sacco e Vanzetti è un puro fatto geografico, di certo non stilano i loro documenti di normale amministrazione, dal certificato di nascita alle delibere di giunta, in nome di Sacco e Vanzetti solo perchè in questi Comuni i nostri sono nati. Averceli messi dentro per fare accordi commerciali, economici, di lustro all'immagine è pura strumentalizzazione di bassa politica che rovina quanto di positivo, di propositivo, di didattico si era costruito nel territorio e soprattutto nella popolazione riguardo ai temi civili ed umanitari che la vicenda di Sacco e Vanzetti aveva saputo, loro malgrado, sviluppare, dai temi dell'emigrazione, della selezione umana ai confini di stato, della segregazione, dello sfruttamento della manodopera immigrata, del razzismo, del bisogno dei diritti civili, delle lotte operaie, dell'internazionalismo del movimento operaio, del sindacalismo, della situazione carceraria, del bisogno impellente di abolire la pena di morte, della logica aberrante della giustizia di stato e della ragione di stato di fronte all'innocenza di uomini e donne perseguitati per la loro origine geografica "Mi accusate perchè sono italiano" dice Tumlìn e per loro idee. "Mi accusate perchè sono un anarchico, ebbene sì, mì sun anarchic". Dal 1987 avevamo percorso un itinerario su questi temi, con un metodo didattico che ha creato condivisione lì dove Tumlìn è nato e non è stato capito.
(...) Si è costruito un percorso didattico in tanti anni di incontri anche personali a Villafalletto e si è costruito un laboratorio, una intera scuola, una rete di credibilità verso la memoria storica che ora non ha più bisogno di revisioni di processo poichè è acquisito, come per l'assassinio di Pinelli o di Serantini, che la violenza, quella logica, sta da una parte sola, dalla parte del potere (...) I comportamenti di uso commerciale della memoria stanno nella ragione di stato, Sacco e Vanzetti come tutti gli uomini e le donne che hanno coscienza del conflitto stanno insieme da questa parte.
Gli anarchici, come avviene in questi giorni di lotta per denunciare i mille e mille Sacco e Vanzetti rinchiusi nei campi di concentramento razziali di quest'Italia, quali colpevoli di emigrazione, rispondono con le stesse idee e comportamenti per i quali Nicola e Tumlìn hanno pagato.

antonio lombardo, Federazione Anarchica FAI Cuneo
Lequio Berria

Avigliana. Scarpe vecchie e manichini insanguinati alla Azimut

Il 28 marzo del 1997 la nave albanese Kater I Rades affondava nell'Adriatico: era stata speronata da una corvetta della Marina Militare Italiana, la Sibilla. Morirono 106 persone, colpevoli di fuggire alla guerra civile scoppiata nel loro paese. Domenica 29 marzo, a 12 anni dalla strage, alcuni antirazzisti e antimilitaristi hanno appeso alle finestre all'ingresso della Azimut di Avigliana due striscioni con le scritte "No alle produzioni di morte, no all'industria della guerra", "In memoria del 106 morti della Kater I Rades". A siglare il tutto l'acronimo "FAI" con la A cerchiata. Appoggiato all'ingresso un manichino bianco macchiato di vernice rossa, rossa come il sangue dei profughi e degli immigrati morti in mare. Intorno scarpe vecchie, quello che le onde restituiscono dei naufraghi. Per chi non lo sapesse la Azimut sin dal 2005 ha un accordo con Fincantieri per la costruzione - nello stabilimento di Viareggio - di pattugliatori della Marina Militare. Gli stessi che danno la caccia agli immigrati nel Mediterraneo, un immenso cimitero di guerra. La guerra contro i poveri.
Facciamo un passo indietro. Marzo 1997. In Albania c'era la guerra civile, provocata dal fallimento delle piramidi finanziarie promosse dal premier Sali Berisha. Migliaia di albanesi fuggivano verso l'Italia prendendo il mare in affollate carrette.In Italia governava il centro sinistra. Primo ministro di un governo dominato dai DS con l'appoggio di Rifondazione Comunista era Romano Prodi. In parlamento la Camera dei deputati era presieduta da Irene Pivetti, allora in versione beghina leghista, che chiedeva apertamente che si sparasse alle navi dei profughi e li si buttasse a mare. Ministro dell'Interno era l'attuale presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Napolitano, in accordo con Berisha, emesse un decreto di emergenza per il respingimento e l'espulsione degli albanesi. Da lì al blocco navale il passo fu breve.
Unità della Marina Militare Italiana, le cui regole di ingaggio non sono mai state chiarite, formarono un muro di fronte alle coste albanesi. C'erano tutte le condizioni per una tragedia.
Il 28 marzo 1997 un'unità della Marina Militare, la Sibilla, intercettò una carretta zeppa di profughi, la Kater I Rades. Il mare era mosso e la Sibilla si avvicinò tanto, troppo, alla nave albanese, sino a speronarla. La Kater I Rades affondò con il suo carico umano. I morti furono 106. Il governo italiano parlò di incidente, la magistratura quasi dieci anni dopo condannò i due comandanti: Namik Xhaferi, della Kater I Rades, a otto anni, e Maurizio Laudadio, della Sibilla, a tre. Gli antirazzisti oggi come allora, dicono che è stata una strage. Una strage di Stato.
Ad Avigliana, all'imbocco di quella Val Susa, dove negli anni Settanta le lotte antimilitariste ed uno storico sciopero alle officine Moncenisio ottennero la riconversione a usi civili di alcune produzioni belliche, c'è la Azimut Benelli. In questi ultimi mesi la crisi ha colpito duro anche alla Azimut con licenziamenti e cassa integrazione. Lo scorso novembre sono stati lasciati a casa 200 lavoratori a termine, tra gennaio e febbraio di quest'anno è scattata la cassa integrazione per 950 su 1200 addetti dello stabilimento di Avigliana.
La Azimut produce yacht di lusso, ma, dal 2005, anche pattugliatori per la Marina Militare Italiana.I pattugliatori servono al contrasto dell'immigrazione clandestina e operano in tutto il Mediterraneo, un mare che è divenuto un enorme cimitero per le migliaia di disperati che lo attraversano diretti verso l'Europa. I padroni lucrano sulle vite di tutti i lavoratori, immigrati o nativi. Sono gli stessi che lasciano a casa gli operai quando i profitti calano, gli stessi che producono navi da guerra contro i lavoratori migranti. La solidarietà tra gli sfruttati è il mezzo più efficace contro chi guadagna sulla pelle di ciascuno di noi. Qui trovate le foto scattate alla Azimut da un anonimo reporter di passaggio:
http://piemonte.indymedia.org/article/4534

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