Il 2 aprile un nuovo sciopero generale, dopo quello di dicembre, ha
paralizzato la Grecia: lavoratori e lavoratrici dei settori pubblici e
privati hanno incrociato le braccia e sono scesi in piazza per tutta la
giornata. Ad Atene si è svolta un'imponente manifestazione
sindacale che ha visto la partecipazione di decine di migliaia di
persone e altre manifestazioni si sono svolte in diverse zone del
paese. Lo sciopero è stato indetto contro le politiche
economiche adottate dal governo contro la crisi: 28 miliardi di euro
per le banche e nemmeno un soldo per i lavoratori, che vedono il
proprio potere d'acquisto diminuire in maniera esponenziale. Questa
nuova mossa del governo, che da una parte finanzia i banchieri e
dall'altra alza fortemente il livello della repressione, è
d'altra parte in linea con le decisioni degli altri paesi dell'Unione
Europea: salvare i padroni e affossare i lavoratori.
Ma la rivolta popolare, nata dall'omicidio del giovane Alexandros
Grigoropoulos a opera di una pattuglia di poliziotti, non è
destinata ad essere fermata tanto presto: le manifestazioni, piccole e
grandi, continuano in ogni angolo del paese, così come le
occupazioni: solo negli ultimi giorni sono stati occupati gli uffici
amministrativi dell'università "Aristotele" di Salonicco e
diversi edifici ad Atene, Volos e Patrasso.
A Chania (Creta) e Thiva i detenuti si sono rivoltati e hanno occupato
le carceri; per sedare le rivolte il governo ha chiamato l'esercito.
Alcuni militari di leva si sono ribellati e hanno espresso il proprio
rifiuto, chiaro e netto, a fare da cane da guardia del governo nei
confronti della popolazione, degli studenti e dei lavoratori. Hanno
anche detto che utilizzare l'esercito fu il primo atto dei golpisti nel
1967. Alla rivolta popolare si aggiungono le azioni che nelle ultime
settimane sono rimbalzate su tutti i mezzi di comunicazione
internazionali: incendi e attentati contro banche e sedi del partito di
governo "Nuova Democrazia" e attacchi contro poliziotti fanno
più gola ai giornali che una manifestazione per la difesa di un
parco pubblico o la creazione di un asilo autogestito. Ma esse sono
solo gli aspetti più appariscenti di una lotta che continua da
parecchi mesi e non accenna a fermarsi.
Raffaele