Umanità Nova, n.14 del 12 aprile 2009, anno 89

Goal nel nome del padre


C'è una droga che quotidianamente viene iniettata fin da quando si è piccoli: è la passione sfrenata per lo sport professionistico. Chi riesce a sfondare nello sport "giusto" diventa, a volte, miliardario, e così acconsente a diventare il protagonista di un baracchino che può esser il punto congiungente di moltissime aziende multinazionali. Spesso i responsabili e i dirigenti delle società coinvolte hanno la possibilità di indirizzare soldi e prestigio come meglio conviene e "truccare" i risultati a proprio vantaggio. Ovviamente questo meccanismo di diffusa corruzione e guadagno è aperto anche a speculatori ben radicati nel sistema, come gli stessi attori-protagonisti. Chi invece ne rimane fuori diventa lo spettatore pagante, il pollo da spennare che serve da contro-altare, che si svena a sostegno di una squadra che compone il grande show. Le società che si dividono la grande torta diventano i parassiti di questi ultimi, facendoli credere i veri protagonisti e incantandoli con i loro balocchi di diamante. Gli propongono gadget a costi esorbitanti (si pensi che, in Europa occidentale, una maglia di una squadra di calcio costa intorno agli 80 euro), contratti pay-tv, abbonamenti agli stadi e quant'altro.
A volte questi ipotetici sport professionistici internazionali diventano vere e proprie religioni, come avviene ad esempio in Europa occidentale e in Sud America per il calcio (ci sono persone che vivono, sfruttate fino al midollo, unicamente per andare la domenica e/o il mercoledì allo stadio), o negli U.S.A. per il football e il basketball. E quando il cattolicesimo incontra una religione che è parte integrante della cultura popolare, e che quindi non può contrastare, cerca di inglobarla.
Come dichiara lo stesso Stato Pontificio, il contributo del magistero della Chiesa sullo sport inizia agli albori del '900 con Pio X. Nel 2005, durante il seminario "il mondo dello sport oggi: un campo di impegno cristiano", mons. Stanislaw Rylko, l'allora presidente del Pontificio Consiglio per i laici, definì lo sport come "un'industria del tempo libero che produce sogni di potenza e di successo".
Così come i neofascisti hanno trovato terreno fertile negli stadi per propagandare il loro messaggio di odio e violenza, il magistero della Chiesa vuole quindi sfruttare lo sport come frontiera della nuova evangelizzazione.
In fondo la Chiesa di Roma non poteva rimanere fuori da un giro d'affari così importante. Del resto molte confessioni cristiane già da anni si erano mosse a riguardo: infatti in Brasile, dove l'asservimento religioso è molto forte, il 4 febbraio 1984 nacque l'associazione "Atletas de Cristo". Dichiarano apertamente che "oggigiorno lo sport è un linguaggio universale attraverso il quale è possibile diffondere il Vangelo a tutte le nazioni", un po' come facevano i conquistadores del '500. Ovviamente le loro interviste finiscono su tutti i quotidiani nazionali e regionali, ma anche su riviste di moda come "Vanity fair" e "Donna", quelle di approfondimento come "Panorama", frequentano trasmissioni televisive, radio, scrivono libri ecc. Ma non sono gli unici.
Ad esempio, il pupillo di Berlusconi, il calciatore milanista Ricardo Kaka ha dichiarato che dopo aver smesso di giocare vuole diventare il pastore della chiesa/setta "Renascer em Cristo" alla quale versa il 10 per cento del suo miliardario stipendio. In un'inchiesta congiunta USA-Brasile la sua chiesa risulta un'associazione a delinquere e una centrale di riciclaggio di denaro. Nella stessa inchiesta, le tre entità assistenziali della Renascer, nella regione di San Paolo, sono state trovate in stato di abbandono, con cibo andato a male e bambini che dormivano per terra. Un concorrente delle missioni cattoliche, insomma, che usano gli stessi mezzi per arricchirsi sfruttando la credulità.
Il Vaticano, per non essere da meno, si muove in larga scala con i suoi imprenditori. Così Patrick McCaskey, co-proprietario e nipote del fondatore dei Chicago Bears (squadra di football americano della National Football League), la scorsa settimana ha aperto le porte dello stadio (la Halas Hall) ad un evento religioso (Sports Faith International e la conseguente Hall of fame, un riconoscimento agli atleti cattolici) organizzato dai Legionari di Cristo, che ha visto la partecipazione di tutti gli atleti delle scuole superiori degli Stati Uniti, e che ha avuto anche la benedizione della Chiesa romana.
Questi metodi per reclutare giovani e manipolare le loro menti sono antichi ed infallibili, e come anarchici non possiamo che contrastarli con il libero pensiero e con la difesa dello sport dilettantistico, non come mezzo di guadagno, ma come divertimento popolare e mezzo di integrazione sociale.

'Gnazio

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