C'è una droga che quotidianamente viene iniettata fin da
quando si è piccoli: è la passione sfrenata per lo sport
professionistico. Chi riesce a sfondare nello sport "giusto" diventa, a
volte, miliardario, e così acconsente a diventare il
protagonista di un baracchino che può esser il punto
congiungente di moltissime aziende multinazionali. Spesso i
responsabili e i dirigenti delle società coinvolte hanno la
possibilità di indirizzare soldi e prestigio come meglio
conviene e "truccare" i risultati a proprio vantaggio. Ovviamente
questo meccanismo di diffusa corruzione e guadagno è aperto
anche a speculatori ben radicati nel sistema, come gli stessi
attori-protagonisti. Chi invece ne rimane fuori diventa lo spettatore
pagante, il pollo da spennare che serve da contro-altare, che si svena
a sostegno di una squadra che compone il grande show. Le società
che si dividono la grande torta diventano i parassiti di questi ultimi,
facendoli credere i veri protagonisti e incantandoli con i loro
balocchi di diamante. Gli propongono gadget a costi esorbitanti (si
pensi che, in Europa occidentale, una maglia di una squadra di calcio
costa intorno agli 80 euro), contratti pay-tv, abbonamenti agli stadi e
quant'altro.
A volte questi ipotetici sport professionistici internazionali
diventano vere e proprie religioni, come avviene ad esempio in Europa
occidentale e in Sud America per il calcio (ci sono persone che vivono,
sfruttate fino al midollo, unicamente per andare la domenica e/o il
mercoledì allo stadio), o negli U.S.A. per il football e il
basketball. E quando il cattolicesimo incontra una religione che
è parte integrante della cultura popolare, e che quindi non
può contrastare, cerca di inglobarla.
Come dichiara lo stesso Stato Pontificio, il contributo del magistero
della Chiesa sullo sport inizia agli albori del '900 con Pio X. Nel
2005, durante il seminario "il mondo dello sport oggi: un campo di
impegno cristiano", mons. Stanislaw Rylko, l'allora presidente del
Pontificio Consiglio per i laici, definì lo sport come
"un'industria del tempo libero che produce sogni di potenza e di
successo".
Così come i neofascisti hanno trovato terreno fertile negli
stadi per propagandare il loro messaggio di odio e violenza, il
magistero della Chiesa vuole quindi sfruttare lo sport come frontiera
della nuova evangelizzazione.
In fondo la Chiesa di Roma non poteva rimanere fuori da un giro
d'affari così importante. Del resto molte confessioni cristiane
già da anni si erano mosse a riguardo: infatti in Brasile, dove
l'asservimento religioso è molto forte, il 4 febbraio 1984
nacque l'associazione "Atletas de Cristo". Dichiarano apertamente che
"oggigiorno lo sport è un linguaggio universale attraverso il
quale è possibile diffondere il Vangelo a tutte le nazioni", un
po' come facevano i conquistadores del '500. Ovviamente le loro
interviste finiscono su tutti i quotidiani nazionali e regionali, ma
anche su riviste di moda come "Vanity fair" e "Donna", quelle di
approfondimento come "Panorama", frequentano trasmissioni televisive,
radio, scrivono libri ecc. Ma non sono gli unici.
Ad esempio, il pupillo di Berlusconi, il calciatore milanista Ricardo
Kaka ha dichiarato che dopo aver smesso di giocare vuole diventare il
pastore della chiesa/setta "Renascer em Cristo" alla quale versa il 10
per cento del suo miliardario stipendio. In un'inchiesta congiunta
USA-Brasile la sua chiesa risulta un'associazione a delinquere e una
centrale di riciclaggio di denaro. Nella stessa inchiesta, le tre
entità assistenziali della Renascer, nella regione di San Paolo,
sono state trovate in stato di abbandono, con cibo andato a male e
bambini che dormivano per terra. Un concorrente delle missioni
cattoliche, insomma, che usano gli stessi mezzi per arricchirsi
sfruttando la credulità.
Il Vaticano, per non essere da meno, si muove in larga scala con i suoi
imprenditori. Così Patrick McCaskey, co-proprietario e nipote
del fondatore dei Chicago Bears (squadra di football americano della
National Football League), la scorsa settimana ha aperto le porte dello
stadio (la Halas Hall) ad un evento religioso (Sports Faith
International e la conseguente Hall of fame, un riconoscimento agli
atleti cattolici) organizzato dai Legionari di Cristo, che ha visto la
partecipazione di tutti gli atleti delle scuole superiori degli Stati
Uniti, e che ha avuto anche la benedizione della Chiesa romana.
Questi metodi per reclutare giovani e manipolare le loro menti sono
antichi ed infallibili, e come anarchici non possiamo che contrastarli
con il libero pensiero e con la difesa dello sport dilettantistico, non
come mezzo di guadagno, ma come divertimento popolare e mezzo di
integrazione sociale.
'Gnazio