Umanità Nova, n.14 del 12 aprile 2009, anno 89

informAzione


Napoli. Lasciamo il pessimismo per tempi migliori

Non sappiamo se la presente crisi economico-finanziaria che il capitalismo globale sta faticosamente attraversando sarà la sua ultima crisi, o se questa determinerà semplicemente la necessità di riequilibrare i meccanismi di sfruttamento e di espropriazione con i quali il sistema politico-militare gestisce ed organizza le risorse umane ed ambientali del pianeta; di certo la tenace, radicale e imprescindibile opposizione alla situazione presente, nelle sue varie e molteplici forme in cui si sta manifestando, passa anche attraverso la realizzazione concreta di percorsi in cui la pratica libertaria già da ora dimostra la possibilità di realizzare l'utopia attraverso un vivere comunitario dove la proprietà privata, la gerarchia, le leggi del mercato e la discriminazione sessista sono abolite. Se non definitivamente, di certo in maniera metodica e progettuale.
Per questo oltre una cinquantina di compagni, venerdì sera 3 aprile, hanno dato vita e partecipato ad un incontro nelle sede di via Ventaglieri nel quartiere Monte Santo a Napoli dal titolo alquanto sibillino: "Olio acido e Anarchia", ma che da subito ha trovato nel motto "lasciamo il pessimismo per tempi migliori" la risposta pratica ed immediata dell'azione anarchica. Sì, perché la lunga chiacchierata/confronto sull'esperienza che da oltre quindici anni la Comune Urupia sta realizzando a Francavilla Fontana (Brindisi) nel Salento, ha consentito alla comunarda Agostino Manni di illustrare in tutte le sue pieghe (dall'organizzazione del lavoro alla gestione/distribuzione del prodotto, dai processi decisionali interni alle comunarde ai rapporti esterni con il tessuto sociale del territorio e le relazioni con i compagni esterni ad esso, dall'educazione all'affettività all'interno di un luogo fisico in cui le pratiche di organizzazione sociale libertaria sperimentano ed elaborano soluzioni egualitarie e non gerarchiche agli innumerevoli problemi della convivenza umana), gli aspetti più quotidiani e concreti per rendere possibile  e praticare – ora e subito – l'unità fra i mezzi e le finalità dell'utopia anarchica.
Unità che subito dopo si è materializzata in una cena luculliana fra i prodotti della Comune Urupia (vino, olive, pane e friselle) e piatti tradizionali della cucina partenopea, preparati da sapienti mani e divorate da fameliche fauci. E, si sa, l'ottimismo vien mangiando.

g.m.

Milano. Sgombero a ponte Bacula

Lo sgombero dei rom che abitavano la baraccopoli sotto il Ponte Bacula (circa 250 persone), costituita in gran parte dai reduci dello sgombero in Bovisa dello scorso anno, non è stato altro che l'ennesimo scempio contro "i dannati della terra" di cui gli zingari sono i principali esponenti.
Lo sgombero era stato ampiamente preannunciato nei giorni scorsi e aveva trovato appoggio istituzionale a 360°. Non solo nella logica palesemente forcaiola della Lega Nord (di cui va ricordato il tentativo di manifestazione di tre settimane impedita solo dalla mobilitazione di 200 antirazzisti), ma anche dal fronte sinistro-democratico che, in un volantino apparso in quartiere, denunciava la Lega Nord per la sua operazione elettoralista e, allo stesso tempo, cercava di assicurare i cittadini in merito all'accordo ormai raggiunto fra De Corato, Prefettura e Questura in merito allo sgombero della baraccopoli.
Come dire: non c'è limite al peggio! Con una simile premessa le operazioni di questa mattina soo apparse come una semplice esecuzione di una sentenza statale.
E così, il 31 marzo alle 22, dopo aver distrutto le baracche, impedito a chiunque di recuperare anche solo i propri vestiti, disperso la comunità in vari rivoli, militarizzato l'intera area per tutta la giornata, l'ultimo atto si è consumato dopo che una ventina di famiglie, sfuggendo a una vera e propria caccia all'uomo-donna-bambino, avevano trovagio un rifugio di fortuna occupando una palazzina fatiscente (a dir poco) in via Negrotto, sperando almeno di poter trascorrere la notte in un luogo riparato dall'acqua.
Con la vigliaccheria che contraddistingue i servitori del potere benevolmente definiti "sbirri", dopo che i loro stessi dirigenti avevano preso accordi coi rom per la notte nella prospettiva di trovare in fretta una soluzione alternativa (cosa peraltro condivisa da tutti, antirazzisti compresi, date le condizioni della palazzina) una decina di volanti hanno atteso che la decina di antirazzisti di cui sopra si allontanassero per procedere ad un ulteriore sgombero (con annessi pestaggi) riportando gli zingari sotto l'acqua, ancora circondati dalla polizia, e avendo solo i propri corpi per proteggere i 15 bambini, di cui 3 con meno di un anno di vita.
Ogni ulteriore commento pare superfluo.
Resta solo lo spazio per un appello a chi ritiene doveroso, oggi come ieri, rispondere colpo su colpo al vero fascismo, che non veste (solo) i panni dei forzanovisti, ma quelli ben più pericolosi della democrazia borghese: quello di trovare le idee, e soprattutto la forza, per dare una risposta all'altezza di ciò che accade sotto i nostri occhi. Noi cercheremo di fare la nosta parte.

Comitato Antirazzista milanese

Milano. 300 topi d'albergo

Finito il solito balletto istituzionale riguardante chi doveva assumersi la paternità di concedere la città di Milano a un convegno nazifascista, alla fine domenica 5 aprile circa 300 neofascisti, benedetti dalla giunta comunale e convocati da Forza Nuova, si sono dati appuntamento all'hotel Cavalieri nel centro della città. Vi hanno partecipato fascisti anche del Front National francese, del British National Party inglese e il Proti Grammi greco-cipriota.
Per contrastare questa iniziativa un ampio fronte antifascista di carattere istituzionale ha convocato un "happening culturale" nella vicina Piazza della Scala a fronte del palazzo che ospita il comune di Milano. Dalle 15.00 fino a sera inoltrata, tra sound system e interventi di diverse personalità della cultura e spettacolo milanese, si sono alternate in piazza circa 5000 persone. I preannunciati presidi e cortei cittadini dei neofascisti convenuti non hanno avuto luogo e solo grazie alla protezione poliziesca e di mezzi messi a disposizione della locale azienda tranviaria per i loro spostamenti all'interno della città si è evitato che simile provocazione ingenerasse scontri violenti.
Come anarchici non ci siamo sottratti dalla nostra presenza in piazza nonostante il carattere istituzionale dell'iniziativa a sfondo evidentemente anche elettoralista. Siamo contrari a un antifascismo istituzionale che agisce solo in risposta alle scadenze e provocazioni del variegato mondo neofascista e altresì rimaniamo convinti assertori che l'antifascismo è pratica militante e quotidiana che si materializza nella nostra proposta autogestionaria e libertaria della società. Ottima la vendita di Umanità Nova sempre richiesto nelle piazze e nelle strade che ci vedono presenti.

P.M.

Milano. Da via Corelli

Nella sera di domenica 5 aprile alcune decine di detenuti hanno deciso di protestare contro le insopportabili condizioni di vita all'interno del CPT, (cibo avariato pessime condizioni igieniche, maltrattamenti continui). Questioni ben note, aggravate però dall'ultimo pacchetto sicurezza del governo che prevede di poter  prolungare il periodo di detenzione  fino a sei mesi, creando una condizione di sovraffollamento. In particolare dopo le rivolte di Lampedusa del mese scorso, lo stato ha dovuto smistare centinaia di persone nei vari CPT italiani. Gente che ha messo in gioco la propria vita attraversando il Mediterraneo per poi essere incarcerata e sottoposta a violenza razzisa dalla democrazia italiana che sempre più assume il volto triste dello squadrismo fascista di stato. E' questa la voce che abbiamo ascoltato in diretta radio dopo che i detenuti sono saliti sui tetti per dare corpo alla loro protesta. A quel punto è scattata immediata la reazione delle forze dell'ordine che sono intervenute immedatamente e in gran numero. Prima hanno circondato gli immigrati e poi hanno cominciato a pichhiare con i manganelli per riportare l'ordine all'interno del CPT. Dopo circa un'ora i detenuti sono dovuti rientrare nelle loro camerate,  dove la polizia e i carabinieri hanno continuato la loro azione. Il bilancio è di un ferito grave fra gli immigrati, portato via in ambulanza dopo essere stato colpito alla testa dai poliziotti. I prigionieri hanno comunque dichiarato che continueranno la loro protesta e hanno già lanciato appelli affinché tutti gli antirazzisti della città intervengano per sostenerli e impedire che la repressione li colpisca ulteriormente dopo essere stati incarcerati senza nessun motivo se non quello di non possedere un permesso di soggiorno. Chi, come noi, è impegnato da anni in una durissima battaglia per la chiusura di questi moderni lager, non può che dare il massimo appoggio ai detenuti in lotta, facendo sentire la loro voce in tutti i quartieri della città e aumentando la pressione politica sulle istituzioni che gestiscono quella macchina repressiva e razzista che è il CPT di via Corelli. Ma l'appello dei detenuti non è rivolto solo ai militanti antirazzisti; in realtà si rivolge a tutti i proletari della città, perchè fino a che esisteranno luoghi come via Corelli  e leggi razziste che permettono allo stato di mettere in prigione degli individui a causa della loro provenienza, la libertà di tutti è profondamente minacciata.  E' in gioco il futuro di tutti/e. Ed è compito di tutti/e lottare per chiudere questi luoghi e abbattere le leggi che li hanno prodotti. Per sempre.

Comitato antirazzista milanese

Torino. Palline oltre il muro

Di questi tempi a Torino le palline da tennis rimbalzano lontano dalla terra rossa dei campi da gioco. Volano oltre un muro sino alle gabbie degli immigrati senza documenti, portando messaggi. Nei biglietti la storia di queste settimane di lotta nei CIE della penisola. La decisione di prolungare da due a sei mesi la detenzione ha innescato proteste a Milano, Torino, Gradisca, Bologna, Roma, Bari, Trapani. Questa settimana anche una buona notizia: dei sette immigrati che domenica hanno saltato il muro del CIE di Torino, due hanno guadagnato la libertà. Anche la sera di venerdì 3 aprile le palline hanno oltrepassato il muro del CIE di corso Brunelleschi, mentre sulle pareti esterne, dove strisce di vernice indicano le mille scritte cancellate, qualcuno ne vergava di nuove. I messaggi nella pallina danno fastidio: la polizia e la digos erano pronte e hanno intercettato alcuni antirazzisti, fermandoli a lungo, portandone due in questura per accertamenti. Poco male. Il tam tam metropolitano ci racconta che tra le tante palline volate oltre il muro, numerose sono riuscite a consegnare il loro messaggio. In precedenza la FAI torinese aveva tenuto un punto info sulle lotte nei CIE nella centralissima via Po martedì 30 marzo. Domenica 5 aprile al solito presidio mattutino al mercato abusivo gestito da immigrati in piazza della Repubblica sono state amplificate per tutti le dirette con i reclusi dei CIE trasmesse alla radio. Sono ormai mesi e mesi che le voci dal CIE oltrepassano i muri, raccontando le tante storie dei "senza carte".

R. Em.

Alessandria. Per Pinelli e Yanez

Sabato 4 aprile 2009 alle ore 16.00 gli anarchici di Alessandria e l'Associazione Lavoratori Cileni Esiliati hanno piantato due alberi nel giardino del Laboratorio Anarchico PerlaNera dedicati a Giuseppe Pinelli e al compagno cileno Jhonny Cariqueo Yanez, assassinato dalla polizia il 31 marzo 2008 a Santiago del Cile (le rispettive targhe nel giardino erano state apposte il 13 dicembre 2008).
Questa iniziativa è sorta per mantenere viva la memoria e farla crescere insieme alle piante. Dietro la bandiera della democrazia si continuano a celare crimini ed omicidi: in piazza, all'interno delle caserme e delle carceri dove i tutori del dis-ordine agiscono indisturbati come è avvenuto a Genova 2001, a Pisa con l'uccisione dell'anarchico Franco Serrantini nel 1972, nel carcere di Perugia nei confronti di Aldo Bianzino  nel 2006, nel carcere di Livorno nei riguardi di Marcello Lonzi, a Ferrara contro Aldovrandi e lo scorso dicembre ad Atene dove due poliziotti hanno assassinato il giovane anarchico Aleksis Grigoropoulos.
L'iniziativa a cui hanno partecipato una trentina di compagni e che ha visto gli interventi del compagno Urbano, per ricordare la situazione cilena, e del compagno Paolo Finzi che ha ricordato la figura di Giuseppe Pinelli, si è chiusa con una cena di autofinanziamento a favore del Laboratorio Anarchico Perlanera.

franz

Torino. Lavoratori ex CGS alla Ilte

Continua la lotta dei lavoratori ex CGS contro il caporalato. Lunedì 30 hanno fatto un presidio di fronte allo stabilimento della Ilte. Armati di cartelli, megafono, un pannello illustrativo, bandiere, fermavano i camion in entrata per raccontare la propria vicenda e chiedere solidarietà. Si sono poi trasferiti di fronte alla palazzina degli uffici, chiedendo un incontro con i responsabili dell'azienda. Gli unici a farsi vivi sono state le RSU di Ilte, che appresa la loro vicenda, hanno annunciato che avrebbero organizzato un'assemblea con gli altri lavoratori Ilte. Sino a dicembre dello scorso anno per quelli di CGS questo era il posto di lavoro. Erano addetti alla parte finale della lavorazione di Pagine Bianche e Pagine Gialle, due prodotti che tutti conoscono, perché sono sugli scaffali di ogni casa. A dicembre Gesconet, che aveva in appalto questo lavoro, lo perde e subentra HDL. Gli operaie e le operai dipendenti da Gesconet sono stati riassorbiti in HDL ed hanno continuato a lavorare. Quelli di CGS, da cui Punto Lavoro li aveva affittati per conto di Gesconet, vengono invece lasciati a casa. Questi lavoratori sono torinesi di oggi: ivoriani, marocchini, nigeriani, tunisini. Sono tra i tanti operai "usa e getta" della nostra città: CGS, Punto Lavoro e Gesconet hanno lucrato sulla loro pelle ed ora si rimpallano le responsabilità. Molti sono immigrati sottoposti al ricatto del lavoro che rende "liberi", grazie all'equiparazione tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno.
Non sono stati neppure licenziati quindi per loro niente liquidazione e niente indennità di disoccupazione.  Da dicembre gli ex CGS sono in lotta. Per il lavoro, perché chiedono di essere a loro volta assunti da HDL, per i salari non versati e per il riconoscimento delle mansioni effettivamente svolte che implicavano una ben diversa retribuzione. Assunti con un contratto di facchinaggio, in realtà lavoravano come operai. Quella del 30 marzo è stata solo l'ultima di una serie di iniziative. In dicembre hanno fatto un presidio di fronte al solarium di proprietà della padrona di CGS, il due marzo si sono ritrovati di fronte a Gesconet, il 17 marzo hanno manifestato a HDL e al solarium della proprietaria di CGS. Qualcosa poco a poco comincia a muoversi. Il mero annuncio del presidio in Ilte ha indotto Gesconet ad ammettere che spettava a loro pagare gli arretrati a quelli di CGS. Mercoledì 8 aprile i lavoratori CGS torneranno in Ilte nell'orario del cambio turno.

R. Em.

Bologna. Sgomberati gli studenti

Nelle vie di Bologna una vecchia lapide commemora un evento di ben 600 anni fa: "I privilegi in virtù dei quali gli scolari nulla devono pagare per i libri e le altre cose d'uso vettovaglia e vestito tanto proprie quanto dei loro famigli [= servitori] furono confermati essendo rettore dei Citramontani il signor Giuliano de' Davanzati e vice rettore degli Ultramontani in signor Pietro di Poggiomarino di Catalogna". Attualmente, i rettori dell'Università di Bologna sono invece assai più gretti e ipocriti. Approfittando della pausa pasquale è stata sgomberata l'occupazione studentesca intitolata a "Bartleby lo scrivano". Tra le sei e le otto del mattino la forza pubblica ha fatto uscire alcune decine di studenti occupanti, denunciandoli. Una ragazza ha preso una ingiustificabile manganellata al volto. Poi un primo corteo di 60-70 studenti ha attraversato l'Università e, giunto davanti al rettorato, ha trovato una schiera di carabinieri in tenuta antisommossa. Il vice-rettore ha tergiversato e ha scaricato sulla Questura la responsabilità dello sgombero. Gli studenti hanno occupato il tratto di via Zamboni davanti al rettorato costruendo anche barricate simboliche fatte di tele dipinte ecc., ottenendo infine un incontro con il pro-rettore. 300 studenti vi hanno partecipato, sfilando poi in corteo per oltre due ore e occupando il rettorato. Al momento di andare in stampa, quel che appare evidente è che l'ennesimo sgombero non è passato sotto silenzio.

RedB

Milano. Sgomberiamo lo stato

Lunedì 6 aprile alle 6:30 è arrivato davanti al Circolo Anarchico dei Malfattori l'Ufficiale Giudiziario per comunicare il rinvio dello sfratto.
 Ad accoglierlo c'erano i presidianti che per tutta la notte erano dentro il circolo per organizzare la resistenza allo sfratto.
Fuori dal Malfattori c'era uno striscione appeso con su la scritta 'Sgomberiamo lo Stato' firmato con l' A cerchiata.
Decine di altri solidali, provenienti da Milano e fuori Lombardia, sono accorsi all'alba davanti al circolo per fare una colazione di "benvenuto" nei confronti dell'Ufficiale Giudiziario che ha rimandato lo sfratto a  giovedì 28 maggio '09. Ci rivedremo quel giorno per un altro  presidio di solidarietà e Resistenza. Le attività pomeridiane e serali del circolo, continuano inarrestabili.

NN

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