A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
Solo tre settimane dopo il primo episodio di sequestro di un
dirigente da parte dei lavoratori, avvenuto alla Sony France il 12
marzo, i casi ormai si stanno moltiplicando di giorno in giorno in
maniera impressionante, segno che oltralpe la misura comincia ad essere
colma. Oramai, di pari passo con un nuovo annuncio di licenziamenti,
scatta automaticamente la risposta da parte dei lavoratori, senza che
il governo, preso in contropiede, sappia quale strategia utilizzare.
L'ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto il 31 marzo a
Grenoble, presso la sede della Caterpillar, filiale della
multinazionale USA del movimento terra, dove a metà febbraio era
stato annunciato un calo delle vendite del 55%. Di qui la
decisione di "alleggerire" gli organici di ben 731 dipendenti su un
totale di 2.700.
I lavoratori, già reduci da uno sciopero terminato lunedì
30 marzo senza alcun risultato, hanno bloccato negli uffici quattro
dirigenti, tra i quali il capo del personale e il direttore delle
risorse umane, chiedendo tassativamente, per ottenerne il rilascio, la
riapertura delle trattative.
Nella stessa giornata inoltre, a Parigi, Francois Henry Pinault,
proprietario del Gruppo PPR nonché di altre svariate
attività, è stato bloccato per oltre un'ora nella sua
auto dall'assedio di un centinaio di lavoratori dei magazzini FNAC e
Conforama, infuriati per i 1.200 licenziamenti appena annunciati, ed
è stato liberato solo dall'intervento della polizia.
I lavoratori della Omnia Service Center di via E. Breda a Milano,
società che fa capo al gruppo Omnia Network e che opera nel
settore del "customer care" e dell'outsourcing, sono da tempo in attesa
di ricevere gli stipendi di febbraio e marzo, non ancora pagati a causa
della situazione di crisi in cui versa il gruppo.
Il 1 aprile, dopo avere appreso che l'azienda – smentendo ancora una
volta le promesse fatte – ha deciso per l'ennesima volta di rinviare il
pagamento degli arretrati, abbandonano il posto di lavoro, cuffie
telefoniche e Pc, e scendono nel piazzale antistante l'azienda per
un'assemblea autoconvocata e particolarmente animata.
Preoccupatissimo, l'amministratore delegato, signor Fernando Ruzza,
è sceso a sua volta per convincere i lavoratori a ritornare ai
loro posti, ma si è trovato accerchiato dai partecipanti
all'assemblea per circa un'ora, durante la quale i lavoratori e le
lavoratrici della Omnia hanno vivacemente richiesto al superiore il
pagamento di quanto loro dovuto, e hanno inoltre espresso senza troppi
peli sulla lingua che cosa pensano di una azienda che, dopo avere
macinato utili, avere fatto svariate acquisizioni di altre
società ed essere pure stata quotata in Borsa, ora li lascia
senza mezzi di sussistenza.
Che l'esempio francese riesca ad attecchire in Italia?
L'agitazione continua con la partecipazione allo sciopero nazionale del gruppo di venerdì 3 aprile.
A Milano prosegue l'agitazione condotta dal Comitato Lavoratori in
Lotta ATM, iniziata sin dal 2 di marzo con lo sciopero del lavoro
straordinario e, dal 27 del mese, arricchita da uno sciopero bianco che
comporta l'attenersi strettamente al regolamento interno.
Conseguenza di questa seconda iniziativa è stato il caos,
soprattutto sulla linea 2 della metropolitana, colpita da pesanti
ritardi nelle corse dei treni.
A questo avvenimento hanno dato ampio spazio i quotidiani locali. Lo
stesso Corriere della Sera è stato costretto a riconoscere la
validità delle rivendicazioni: « ... È una protesta
di base, non dichiarata e sotterranea: sia perché si svolge
soprattutto in metropolitana, sia perché non è governata
dai sindacati. È la rivolta di base dei lavoratori del
metrò contro un'organizzazione del lavoro assurda, che mette a
rischio la sicurezza del trasporto milanese». E ancora:
«Per capire il malumore che cova tra un consistente gruppo dei
dipendenti Atm bisogna partire da un dato: l'anno scorso tranvieri,
macchinisti e agenti di stazione hanno accumulato un milione e 800 mila
ore di straordinario. Una cifra equivalente al lavoro di mille
persone.» Parole di critica, indirizzate alla gestione di Elio
Catania, già presidente e amministratore delegato delle FF.SS.,
ora riciclato alla ATM, sotto la cui guida negli ultimi mesi i guasti,
gli incidenti ed i disservizi sono cresciuti in maniera esponenziale.
Ciò nonostante, con tracotanza la ATM dichiara che «una
minoranza ricatta la città per il rifiuto pretestuoso di fare
gli straordinari». Ma la lotta continua.
Alla Unilever di Casalpusterlengo il 23 gennaio 2009 è stata
aperta una procedura di mobilità che coinvolge 209 lavoratori su
515, nonostante gli utili della società siano in forte attivo.
In realtà, la Unilever intenderebbe chiudere il reparto che
produce detersivi in polvere per poi spostare la produzione in Romania
ed in Inghilterra. Contro questo ennesimo episodio di delocalizzazione
si sono fin dall'inizio opposti i lavoratori, chiedendo immediatamente
alle autorità locali e alla azienda stessa di trovare un accordo
che scongiurasse la perdita di tanti posti di lavoro in una zona
già colpita dalla crisi. Da parte della Unilever invece sono
state fatte sino a oggi orecchie da mercante, salvo proporre
genericamente l'utilizzo della cassa integrazione, ma senza dare
risposta alcuna alla richiesta di mantenere in loco la produzione,
tanto che ora si teme che questo sia il primo passo per giungere in
tempi brevi alla chiusura totale dell'attività. Il 26 marzo,
proprio per fare sentire alla Unilever la loro voce, i lavoratori sono
scesi in sciopero per tutta la mattinata ed hanno occupato il ponte sul
Po.
Il 26 marzo le lavoratrici ed i lavoratori della Trambus Open,
insieme con i colleghi di Trambus S.p.A., aziende che operano nel
settore trasporti, hanno "manifestato" contro la volontà di
privatizzare e svendere l'azienda, prima ancora che lo stesso consiglio
comunale (il 60% dell'azienda è proprietà del Comune di
Roma) si pronunciasse a proposito. L'iniziativa di protesta è
stata promossa unitariamente da Cobas e SdL affinché "la Trambus
Open non venga svenduta e non diventi il primo passo verso un ben
più vasto e devastante disegno per privatizzare tutto il
trasporto pubblico della città di Roma".
Il 9 marzo si è svolto uno sciopero dei lavoratori
extracomunitari della ditta di autotrasporti Cabiati contro
"l'arroganza perpetrata nei loro confronti da parte di un ignobile
sfruttatore", ricevendo la solidarietà di settori sindacali dei
vigili del fuoco e dipendenti pubblici, che si sono espressi "contro le
leggi razziali del governo e contro la politica antioperaia e
antipopolare".
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