Umanità Nova, n.15 del 19 aprile 2009, anno 89

Terremoto in Abruzzo: lo stato si assolve e si gloria


Un terremoto ha sconvolto la città de L'Aquila ed i paesi vicini seminando macerie, morte e distruzione.
Visto lo sciacallaggio giornalistico cui stiamo assistendo in questi giorni relativamente a quest'evento vien quasi voglia di non parlarne per nulla, lasciando il commento ed il ragionamento a quando si saranno spenti i riflettori sui drammi delle genti d'Abruzzo e ci sarà da impegnarsi per ricostruire quanto distrutto dalla natura e dall'ingordigia degli uomini.
Corre però l'obbligo di scriverne per dar conto di quanto si sta facendo e per denunciare quanto viene sottaciuto dalla cronaca, unanime più del solito nel distorcere la realtà e pronta ad ascrivere qualsiasi critica alla gestione dell'emergenza nella sterile categoria delle "polemiche inutili" di fronte a siffatta tragedia.
Noi riteniamo che sia criminale lasciare la gestione dei soccorsi e della ricostruzione alle stesse persone che hanno avuto responsabilità nelle cause della tragedia e per questo ci stiamo muovendo autonomamente nell'aiutare le vittime di questa catastrofe.
La macchina dei soccorsi non ha funzionato alla perfezione, tutt'altro. A 24 ore dal sisma mancavano molti generi di prima necessità, acqua potabile, coperte. Ci siamo attivati noi stessi (come molti altri volontari autorganizzati mossi solo da sentimenti di solidarietà), su indicazione dei nostri compagni della zona, per sopperire alle carenze più drammatiche. A 48 ore dal sisma alcune zone non erano ancora state raggiunte dai soccorsi. A una settimana manca il riscaldamento in moltissime tende e sono ancora molti quelli costretti a dormire in macchina.
Di positivo c'è stato il volontariato fatto da gente che sa bene che dallo stato c'è da aspettarsi nulla  e che si è mossa da sola per portare aiuti direttamente alle vittime.
Di negativo ci sono gli sciacalli che si sono lanciati su questa tragedia. Dei giornalisti abbiamo detto, persone inquietanti che si complimentano per l'audience raggiunta dai programmi sulla catastrofe. Che non si fermano di fronte al dolore delle persone. Sempre pronti ad assecondare il potente di turno venuto a fare passerella (e propaganda elettorale) nelle zone disastrate.
I politici, locali e nazionali, che sanno di poter sfruttare l'emergenza terremoto per ottenere più soldi e potere. Si inventano gli "sciacalli" che ruberebbero nelle case dei terremotati (peccato che finora non ne sia stato sorpreso uno) per poter fermare i camion dei compagni che portano aiuti ed inasprire la legislazione sulla "sicurezza". Pensano alle "new town" per poter devastare ulteriormente il territorio ed intanto sparpagliano gli sfollati in tutta la provincia (vorrebbero anche fare deportazioni in altre regioni) per poter distruggere il tessuto umano di solidarietà tra gli abitanti de L'Aquila e far passare senza opposizione i loro folli progetti di ulteriore devastazione territoriale.
Torneremo su costoro nei prossimi numeri del giornale, quando si entrerà nel vivo della discussione sui progetti per la ricostruzione.
Sul nostro lato invece, va segnalata la prontezza dimostrata dai compagni de L'Aquila, in particolare quelli attivi nello Spazio Libero 51 che, fin dalla sera del terremoto, si sono organizzati nel campo di Fossa divenendo punto di riferimento per tutti gli sfollati lì ospitati e occupandosi della gestione delle emergenze che di volta in volta si creavano in quel campo e nei campi vicini. Immediata è stata anche la solidarietà dei compagni della Federazione delle zone limitrofe (soprattutto Roma e Napoli) che da subito hanno organizzato convogli con beni di prima necessità. Vanno citati anche i compagni dei centri sociali romani che organizzandosi come "epicentro solidale" hanno organizzato una raccolta nei centri sociali e stanno provvedendo alla distribuzione nelle zone terremotate. Uno dei progetti che già è partito è quello della scuola-campo: si stanno riattivando nelle tendopoli, ad opera dei compagni, le scuole elementari. Questo progetto, ad oggi pienamente operativo solo nel campo di Fossa, ha riscosso appoggio da parte di molti lavoratori della scuola abruzzesi e non solo.
Per carenza di spazio non possiamo citare tutti quelli (sindacati di base, centri sociali, radio libere, gruppi anarchici) si sono messi in contatto con i compagni attivi nel cratere sismico per offrire solidarietà, disponibilità e portare aiuti.
Visto che noi non ci muoviamo con l'attualità mediatica e riteniamo che, purtroppo, i tempi saranno lunghi, ci sarà modo di dettagliare i progetti di solidarietà di cui si va discutendo in queste ore e quelli che saranno individuati in seguito.
Per quanto riguarda l'aspetto delle responsabilità, alcune colpe della catastrofe vanno denunciate da subito. Ci sono persone che su quanto successo hanno grosse responsabilità e su cui invece c'è silenzio. In particolare, in un circo mediatico dove i politici sono disposti a scannarsi perché la loro opinione (su  una cosa o sul suo contrario) compaia nei notiziari della sera, verifichiamo il totale consenso nei confronti del Dott. Guido Bertolaso, immarcescibile gestore delle emergenze di questo paese.
Ha cominciato nel 1982, con Andreotti Ministro degli Esteri, ad occuparsi dell'assistenza sanitaria ai paesi poveri. Ha proseguito con la responsabilità della Protezione Civile dal 1996 (Governo Prodi). Rutelli lo incaricò di gestire il Giubileo del 2000. Con Storace si occupò dell'emergenza SARS. Dal 2001 è ininterrottamente capo del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio, quale che sia il Presidente del Consiglio.
Attualmente è sottosegretario del governo Berlusconi, commissario incaricato della gestione del G8 alla Maddalena, commissario dei rifiuti a Napoli (cosa per la quale è inquisito), presidente del comitato organizzatore dei mondiali di nuoto a Roma, Sovraintendente ai beni archeologici di Roma e Ostia ed ha appena finito di essere commissario per la piena del Tevere ed organizzatore dei mondiali di ciclismo a Varese.
Forse perché così pieno d'impegni il "commissario a ripetizione" Dott. Bertolaso, non voleva occuparsi anche dei rischi che correva L'Aquila, e che gli avrebbero, di certo, fruttato un altro pesante (anche se ben remunerato) incarico.
Gli abitanti de L'Aquila erano, infatti, preoccupati perché da alcuni mesi si susseguivano, quasi quotidianamente, scosse di terremoto. Oltretutto, benché non ci sia concordia nel mondo scientifico sulla possibilità di prevedere i terremoti, c'era stata anche la denuncia di un forte rischio sismico, fatta dal Prof. Giuliani, che studia le fuoriuscite di Radon dalla crosta terrestre, un gas considerato precursore di terremoti.
Insomma, invece di avviare misure di prevenzione all'indomani di una scossa del 4º grado della scala Richter verificatasi all'Aquila il 30 marzo scorso, il Dottor Bertolaso ha preferito far riunire la commissione Grandi Rischi proprio a L'Aquila il giorno successivo per tranquillizzare tutti.
La cosa migliore sarebbe stata, comunque, un invito alla prudenza, non si sa mai, ed invece, visto che il fine era quello di tranquillizzare, nel verbale della riunione viene considerato "Improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se – bontà loro – non si può escludere in maniera assoluta". Al termine della riunione si raccomanda "nei prossimi rilievi agli edifici scolastici, verificare la presenza di tali elementi quali controsoffittature, camini, cornicioni in condizioni precarie".
Insomma, non c'era alcun pericolo, al massimo sarebbe potuto cadere un po' di intonaco!!
Per convalidare la cosa Bertolaso stesso ha auspicato la denuncia di Giuliani per "procurato allarme".
Peccato che la faglia non sapesse leggere e sei giorni dopo quella riunione devastasse la città de L'Aquila.
Gli stessi commissari si sono allora riuniti in gran fretta il pomeriggio del terremoto per giustificare la magra figura fatta e dimostrando di non saper imparare dai propri errori, oltre alla ripetizione delle affermazioni sulla impossibilità di prevedere il terremoto, per quanto "Un terremoto di elevata magnitudo era quindi da attendersi" (e allora perché non l'avete scritto una settimana prima!), si sbilanciano in un'altra previsione "repliche di rilevante entità nella stessa zona epicentrale nei prossimi mesi sono poco probabili". Detto fatto, il giorno dopo e nei giorni successivi, altri terremoti di intensità analoga al primo si sono succeduti nella città de L'Aquila.
Tanto per capire l'attività svolta da questi signori ricordiamo che la commissione Grandi Rischi è la stessa che nel 2003 certificò l'antisismicità dell'Ospedale San Salvatore dell'Aquila, quello costruito dall'Impregilo e divenuto inagibile alla prima scossa di terremoto.
Fortunatamente la commissione ha smesso di riunirsi, spero vivamente che gli esimi membri si diano all'astrologia: la capacità previsionale sarà la stessa, ma almeno faranno meno danni.
Guido Bertolaso invece è rimasto in sella a gestire la macchina dei soccorsi.
Altri personaggi sono in sella e si preparano a gestire la ricostruzione, pur avendo avuto un ruolo nella catastrofe. Si tratta dei costruttori aquilani, i vari Cicchetti, Barattelli, Irti, Martella, Tiberi, Ianni,  quelli che hanno costruito a L'Aquila in questi anni. Perché, se gli appalti grossi (come quello dell'Ospedale San Salvatore) se li è presi l'Impregilo ed altre grosse imprese nazionali, quelli piccoli li hanno fatti tutti loro. Cicchetti, nella sua veste di presidente provinciale dell'associazione costruttori ha dichiarato "Nelle case fuori dalle mura cittadine sono caduti solo ninnoli, soprammobili, intonaci". Peccato che la Casa dello studente, l'Ospedale, l'albergo Duca degli Abruzzi, la Prefettura, il Catasto, il Tribunale fossero tutti edifici moderni. E peccato che i 300 morti non si siano accorti che cadevano solo ninnoli e che i cinquantamila senzatetto non sappiano che basti dare una stuccata per tornare ad abitare nelle loro case.
Di pari passo con i palazzinari, vanno, da sempre, i latifondisti de L'Aquila, gli Scassa, i Vittorini, i Berti-De Marinis proprietari dei terreni a Pettino, il più grande quartiere de L'Aquila, costruito, grazie al piano regolatore del 1975 proprio sulla faglia del terremoto del 1703. Queste famiglie erano quelle che, quando il piano regolatore venne approvato, controllavano l'assessorato comunale all'urbanistica, sono quelli che hanno fatto i soldi quando il quartiere venne edificato e sono quelle a cui i 20.000 abitanti/sfollati di Pettino dovranno andare a chiedere il conto.
La magistratura promette inchieste, noi non ci crediamo. In tutti questi anni non ha voluto mettere in discussione il sistema di potere che ha governato L'Aquila, anche di fronte alle più sfacciate evidenze (vedi caso Del Turco) si è limitata a qualche arresto eccellente. I crolli inspiegabili sono figli del cemento armato senza tondini, dei cambi di destinazione d'uso, dell'edificabilità in aree vincolate, delle sopraelevazioni, degli scavi per l'inutile metropolitana di superficie che in questi anni, nonostante le puntuali denuncie dei compagni, hanno visto la totale acquiescenza di tutti gli organismi preposti ai controlli.
Torneremo pertanto, nei prossimi numeri del giornale, ad affrontare le responsabilità del terremoto e a denunciare quello che già si annuncia come il ricco mercato degli appalti per la ricostruzione.
Chiudiamo ricordando il Professor Guido Zingari, docente di filosofia del linguaggio a Tor Vergata e collaboratore della casa editrice Le Nubi: è morto nella propria casa durante il terremoto.
A lui e a tutte le altre vittime va il nostro cordoglio, ai loro carnefici la nostra rabbia.

Fricche

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