Un terremoto ha sconvolto la città de L'Aquila ed i paesi vicini seminando macerie, morte e distruzione.
Visto lo sciacallaggio giornalistico cui stiamo assistendo in questi
giorni relativamente a quest'evento vien quasi voglia di non parlarne
per nulla, lasciando il commento ed il ragionamento a quando si saranno
spenti i riflettori sui drammi delle genti d'Abruzzo e ci sarà
da impegnarsi per ricostruire quanto distrutto dalla natura e
dall'ingordigia degli uomini.
Corre però l'obbligo di scriverne per dar conto di quanto si sta
facendo e per denunciare quanto viene sottaciuto dalla cronaca, unanime
più del solito nel distorcere la realtà e pronta ad
ascrivere qualsiasi critica alla gestione dell'emergenza nella sterile
categoria delle "polemiche inutili" di fronte a siffatta tragedia.
Noi riteniamo che sia criminale lasciare la gestione dei soccorsi e
della ricostruzione alle stesse persone che hanno avuto
responsabilità nelle cause della tragedia e per questo ci stiamo
muovendo autonomamente nell'aiutare le vittime di questa catastrofe.
La macchina dei soccorsi non ha funzionato alla perfezione, tutt'altro.
A 24 ore dal sisma mancavano molti generi di prima necessità,
acqua potabile, coperte. Ci siamo attivati noi stessi (come molti altri
volontari autorganizzati mossi solo da sentimenti di
solidarietà), su indicazione dei nostri compagni della zona, per
sopperire alle carenze più drammatiche. A 48 ore dal sisma
alcune zone non erano ancora state raggiunte dai soccorsi. A una
settimana manca il riscaldamento in moltissime tende e sono ancora
molti quelli costretti a dormire in macchina.
Di positivo c'è stato il volontariato fatto da gente che sa bene
che dallo stato c'è da aspettarsi nulla e che si è
mossa da sola per portare aiuti direttamente alle vittime.
Di negativo ci sono gli sciacalli che si sono lanciati su questa
tragedia. Dei giornalisti abbiamo detto, persone inquietanti che si
complimentano per l'audience raggiunta dai programmi sulla catastrofe.
Che non si fermano di fronte al dolore delle persone. Sempre pronti ad
assecondare il potente di turno venuto a fare passerella (e propaganda
elettorale) nelle zone disastrate.
I politici, locali e nazionali, che sanno di poter sfruttare
l'emergenza terremoto per ottenere più soldi e potere. Si
inventano gli "sciacalli" che ruberebbero nelle case dei terremotati
(peccato che finora non ne sia stato sorpreso uno) per poter fermare i
camion dei compagni che portano aiuti ed inasprire la legislazione
sulla "sicurezza". Pensano alle "new town" per poter devastare
ulteriormente il territorio ed intanto sparpagliano gli sfollati in
tutta la provincia (vorrebbero anche fare deportazioni in altre
regioni) per poter distruggere il tessuto umano di solidarietà
tra gli abitanti de L'Aquila e far passare senza opposizione i loro
folli progetti di ulteriore devastazione territoriale.
Torneremo su costoro nei prossimi numeri del giornale, quando si
entrerà nel vivo della discussione sui progetti per la
ricostruzione.
Sul nostro lato invece, va segnalata la prontezza dimostrata dai
compagni de L'Aquila, in particolare quelli attivi nello Spazio Libero
51 che, fin dalla sera del terremoto, si sono organizzati nel campo di
Fossa divenendo punto di riferimento per tutti gli sfollati lì
ospitati e occupandosi della gestione delle emergenze che di volta in
volta si creavano in quel campo e nei campi vicini. Immediata è
stata anche la solidarietà dei compagni della Federazione delle
zone limitrofe (soprattutto Roma e Napoli) che da subito hanno
organizzato convogli con beni di prima necessità. Vanno citati
anche i compagni dei centri sociali romani che organizzandosi come
"epicentro solidale" hanno organizzato una raccolta nei centri sociali
e stanno provvedendo alla distribuzione nelle zone terremotate. Uno dei
progetti che già è partito è quello della
scuola-campo: si stanno riattivando nelle tendopoli, ad opera dei
compagni, le scuole elementari. Questo progetto, ad oggi pienamente
operativo solo nel campo di Fossa, ha riscosso appoggio da parte di
molti lavoratori della scuola abruzzesi e non solo.
Per carenza di spazio non possiamo citare tutti quelli (sindacati di
base, centri sociali, radio libere, gruppi anarchici) si sono messi in
contatto con i compagni attivi nel cratere sismico per offrire
solidarietà, disponibilità e portare aiuti.
Visto che noi non ci muoviamo con l'attualità mediatica e
riteniamo che, purtroppo, i tempi saranno lunghi, ci sarà modo
di dettagliare i progetti di solidarietà di cui si va discutendo
in queste ore e quelli che saranno individuati in seguito.
Per quanto riguarda l'aspetto delle responsabilità, alcune colpe
della catastrofe vanno denunciate da subito. Ci sono persone che su
quanto successo hanno grosse responsabilità e su cui invece
c'è silenzio. In particolare, in un circo mediatico dove i
politici sono disposti a scannarsi perché la loro opinione
(su una cosa o sul suo contrario) compaia nei notiziari della
sera, verifichiamo il totale consenso nei confronti del Dott. Guido
Bertolaso, immarcescibile gestore delle emergenze di questo paese.
Ha cominciato nel 1982, con Andreotti Ministro degli Esteri, ad
occuparsi dell'assistenza sanitaria ai paesi poveri. Ha proseguito con
la responsabilità della Protezione Civile dal 1996 (Governo
Prodi). Rutelli lo incaricò di gestire il Giubileo del 2000. Con
Storace si occupò dell'emergenza SARS. Dal 2001 è
ininterrottamente capo del Dipartimento della Protezione Civile presso
la Presidenza del Consiglio, quale che sia il Presidente del Consiglio.
Attualmente è sottosegretario del governo Berlusconi,
commissario incaricato della gestione del G8 alla Maddalena,
commissario dei rifiuti a Napoli (cosa per la quale è
inquisito), presidente del comitato organizzatore dei mondiali di nuoto
a Roma, Sovraintendente ai beni archeologici di Roma e Ostia ed ha
appena finito di essere commissario per la piena del Tevere ed
organizzatore dei mondiali di ciclismo a Varese.
Forse perché così pieno d'impegni il "commissario a
ripetizione" Dott. Bertolaso, non voleva occuparsi anche dei rischi che
correva L'Aquila, e che gli avrebbero, di certo, fruttato un altro
pesante (anche se ben remunerato) incarico.
Gli abitanti de L'Aquila erano, infatti, preoccupati perché da
alcuni mesi si susseguivano, quasi quotidianamente, scosse di
terremoto. Oltretutto, benché non ci sia concordia nel mondo
scientifico sulla possibilità di prevedere i terremoti, c'era
stata anche la denuncia di un forte rischio sismico, fatta dal Prof.
Giuliani, che studia le fuoriuscite di Radon dalla crosta terrestre, un
gas considerato precursore di terremoti.
Insomma, invece di avviare misure di prevenzione all'indomani di una
scossa del 4º grado della scala Richter verificatasi all'Aquila il
30 marzo scorso, il Dottor Bertolaso ha preferito far riunire la
commissione Grandi Rischi proprio a L'Aquila il giorno successivo per
tranquillizzare tutti.
La cosa migliore sarebbe stata, comunque, un invito alla prudenza, non
si sa mai, ed invece, visto che il fine era quello di tranquillizzare,
nel verbale della riunione viene considerato "Improbabile che ci sia a
breve una scossa come quella del 1703, pur se – bontà loro – non
si può escludere in maniera assoluta". Al termine della riunione
si raccomanda "nei prossimi rilievi agli edifici scolastici, verificare
la presenza di tali elementi quali controsoffittature, camini,
cornicioni in condizioni precarie".
Insomma, non c'era alcun pericolo, al massimo sarebbe potuto cadere un po' di intonaco!!
Per convalidare la cosa Bertolaso stesso ha auspicato la denuncia di Giuliani per "procurato allarme".
Peccato che la faglia non sapesse leggere e sei giorni dopo quella riunione devastasse la città de L'Aquila.
Gli stessi commissari si sono allora riuniti in gran fretta il
pomeriggio del terremoto per giustificare la magra figura fatta e
dimostrando di non saper imparare dai propri errori, oltre alla
ripetizione delle affermazioni sulla impossibilità di prevedere
il terremoto, per quanto "Un terremoto di elevata magnitudo era quindi
da attendersi" (e allora perché non l'avete scritto una
settimana prima!), si sbilanciano in un'altra previsione "repliche di
rilevante entità nella stessa zona epicentrale nei prossimi mesi
sono poco probabili". Detto fatto, il giorno dopo e nei giorni
successivi, altri terremoti di intensità analoga al primo si
sono succeduti nella città de L'Aquila.
Tanto per capire l'attività svolta da questi signori ricordiamo
che la commissione Grandi Rischi è la stessa che nel 2003
certificò l'antisismicità dell'Ospedale San Salvatore
dell'Aquila, quello costruito dall'Impregilo e divenuto inagibile alla
prima scossa di terremoto.
Fortunatamente la commissione ha smesso di riunirsi, spero vivamente
che gli esimi membri si diano all'astrologia: la capacità
previsionale sarà la stessa, ma almeno faranno meno danni.
Guido Bertolaso invece è rimasto in sella a gestire la macchina dei soccorsi.
Altri personaggi sono in sella e si preparano a gestire la
ricostruzione, pur avendo avuto un ruolo nella catastrofe. Si tratta
dei costruttori aquilani, i vari Cicchetti, Barattelli, Irti, Martella,
Tiberi, Ianni, quelli che hanno costruito a L'Aquila in questi
anni. Perché, se gli appalti grossi (come quello dell'Ospedale
San Salvatore) se li è presi l'Impregilo ed altre grosse imprese
nazionali, quelli piccoli li hanno fatti tutti loro. Cicchetti, nella
sua veste di presidente provinciale dell'associazione costruttori ha
dichiarato "Nelle case fuori dalle mura cittadine sono caduti solo
ninnoli, soprammobili, intonaci". Peccato che la Casa dello studente,
l'Ospedale, l'albergo Duca degli Abruzzi, la Prefettura, il Catasto, il
Tribunale fossero tutti edifici moderni. E peccato che i 300 morti non
si siano accorti che cadevano solo ninnoli e che i cinquantamila
senzatetto non sappiano che basti dare una stuccata per tornare ad
abitare nelle loro case.
Di pari passo con i palazzinari, vanno, da sempre, i latifondisti de
L'Aquila, gli Scassa, i Vittorini, i Berti-De Marinis proprietari dei
terreni a Pettino, il più grande quartiere de L'Aquila,
costruito, grazie al piano regolatore del 1975 proprio sulla faglia del
terremoto del 1703. Queste famiglie erano quelle che, quando il piano
regolatore venne approvato, controllavano l'assessorato comunale
all'urbanistica, sono quelli che hanno fatto i soldi quando il
quartiere venne edificato e sono quelle a cui i 20.000
abitanti/sfollati di Pettino dovranno andare a chiedere il conto.
La magistratura promette inchieste, noi non ci crediamo. In tutti
questi anni non ha voluto mettere in discussione il sistema di potere
che ha governato L'Aquila, anche di fronte alle più sfacciate
evidenze (vedi caso Del Turco) si è limitata a qualche arresto
eccellente. I crolli inspiegabili sono figli del cemento armato senza
tondini, dei cambi di destinazione d'uso, dell'edificabilità in
aree vincolate, delle sopraelevazioni, degli scavi per l'inutile
metropolitana di superficie che in questi anni, nonostante le puntuali
denuncie dei compagni, hanno visto la totale acquiescenza di tutti gli
organismi preposti ai controlli.
Torneremo pertanto, nei prossimi numeri del giornale, ad affrontare le
responsabilità del terremoto e a denunciare quello che
già si annuncia come il ricco mercato degli appalti per la
ricostruzione.
Chiudiamo ricordando il Professor Guido Zingari, docente di filosofia
del linguaggio a Tor Vergata e collaboratore della casa editrice Le
Nubi: è morto nella propria casa durante il terremoto.
A lui e a tutte le altre vittime va il nostro cordoglio, ai loro carnefici la nostra rabbia.
Fricche