Il periodo attuale ha delle analogie con quello che ha preceduto il
ventennio fascista nonostante le innegabili differenze di fondo che
caratterizzano le due epoche. Il fascismo è storicamente il
braccio brutale del potere economico, in particolar modo quando questo
teme che le forze atte a mediare le istanze popolari non siano
più capaci di fare il proprio compito: calmare gli animi e
garantire il mantenimento dell'assetto sociale senza perderne il
controllo assoluto. Da questo punto di vista parrebbe che l'attuale
calma del conflitto sociale non possa in alcun modo preoccupare il
potere economico nostrano; a ben guardare, taluni fatti mostrano che il
periodo attuale è molto più complesso di come appare.
Alcune lotte che in questi anni hanno avuto caratteristiche di massa,
si sono espresse in maniera vivace dove ampi strati della popolazione
hanno fatto propria la pratica dell'azione diretta, non esitando a
combattere fianco a fianco a individui e organizzazioni apertamente
rivoluzionari (No Tav, No dal Molin, No Ponte, Contro i Cpt o
Cie, ecc...).
Questo di per sé non parrebbe straordinario, ma, se ci pensiamo
bene, non succedeva più da anni! La crisi economica, già
prevista da tempo (anche se non con questa intensità),
sarà inevitabilmente motore di conflittualità; ciò
potrebbe non far dormire sonni tranquilli a non pochi (fra signori e
signorie). Di conseguenza per impedire che il disagio
economico-esistenziale prenda una strada di aperto conflitto sociale,
il sistema sta cercando di inserire altri fattori di scontro quali:
l'astio nei confronti dei lavoratori del pubblico impiego, dei rom, il
razzismo contro gli immigrati e gli emarginati. In questo contesto,
l'uso di formazioni di stampo squadrista assume il duplice ruolo di
propaganda e di arruolamento che possiede anche una funzione di
deterrente, atto ad impegnare le componenti più radicali dei
movimenti, intavolando con loro scontri fisici e spingendoli
così fuori dal conflitto sociale (costringendoli in battaglie
non comprese dai più). La crescita della sfiducia nei confronti
di chi gestisce la cosa pubblica, ha coinciso con un aumento di un
clima di terrore diffuso a regola d'arte dagli organi d'informazione.
In questa maniera si cerca di recuperare consenso creando una
richiesta, per lo più indotta, di maggiore sicurezza e di
maggiore presenza degli apparati repressivi. Questo porta di
conseguenza un margine maggiore di azioni svincolate da regole di
garanzia dei diritti per poliziotti e tutori dell'ordine imposto dallo
stato. In questo contesto si può leggere il ricorso a nuovi
corpi di polizia e il tentativo di coinvolgere, se pure in maniera
simbolica, gli strati reazionari della popolazione nel controllo delle
città. Lo stato attuale non è uno stato dittatoriale
né uno stato ponte che precede una dittatura simile a quelle che
hanno segnato l'Italia e la Germania nel novecento, ma contiene
pericolose analogie in campo repressivo, razzista e di limitazione
della libertà. Oggi una dittatura in senso stretto, visti gli
attuali equilibri mondiali, i sofisticati mezzi per un capillare
controllo sociale, il quasi totale intervento di controllo e di
deviazione dell'informazione, la possibilità d'intervenire
pesantemente sui comportamenti e sul pensiero collettivo rendono questa
eventualità remota e probabilmente anche inutile; non di meno,
in questo contesto, un uso più totalitario del potere unito alla
riscoperta di valori quali patria, chiesa, famiglia e al culto della
personalità, garantiscono a chi comanda di agire indisturbato.
Consci del fatto che la storia non si ripete mai in maniera analoga, ma
si ripropone, è necessario per noi evidenziarne le similitudini.
Laboratorio Anarchico Perlanera Alessandria