Umanità Nova, n.15 del 19 aprile 2009, anno 89

Materiale per il dibattito. Tempi moderni?


Il periodo attuale ha delle analogie con quello che ha preceduto il ventennio fascista nonostante le innegabili differenze di fondo che caratterizzano le due epoche. Il fascismo è storicamente il braccio brutale del potere economico, in particolar modo quando questo teme che le forze atte a mediare le istanze popolari non siano più capaci di fare il proprio compito: calmare gli animi e garantire il mantenimento dell'assetto sociale senza perderne il controllo assoluto. Da questo punto di vista parrebbe che l'attuale calma del conflitto sociale non possa in alcun modo preoccupare il potere economico nostrano; a ben guardare, taluni fatti mostrano che il periodo attuale è molto più complesso di come appare. Alcune lotte che in questi anni hanno avuto caratteristiche di massa, si sono espresse in maniera vivace dove ampi strati della popolazione hanno fatto propria la pratica dell'azione diretta, non esitando a combattere fianco a fianco a individui e organizzazioni apertamente rivoluzionari (No Tav, No dal Molin, No Ponte, Contro i Cpt o Cie,  ecc...).
Questo di per sé non parrebbe straordinario, ma, se ci pensiamo bene, non succedeva più da anni! La crisi economica, già prevista da tempo (anche se non con questa intensità), sarà inevitabilmente motore di conflittualità; ciò potrebbe non far dormire sonni tranquilli a non pochi (fra signori e signorie). Di conseguenza per impedire che il disagio economico-esistenziale prenda una strada di aperto conflitto sociale, il sistema sta cercando di inserire altri fattori di scontro quali: l'astio nei confronti dei lavoratori del pubblico impiego, dei rom, il razzismo contro gli immigrati e gli emarginati. In questo contesto, l'uso di formazioni di stampo squadrista assume il duplice ruolo di propaganda e di arruolamento che possiede anche una funzione di deterrente, atto ad impegnare le componenti più radicali dei movimenti, intavolando con loro scontri fisici e spingendoli così fuori dal conflitto sociale (costringendoli in battaglie non comprese dai più). La crescita della sfiducia nei confronti di chi gestisce la cosa pubblica, ha coinciso con un aumento di un clima di terrore diffuso a regola d'arte dagli organi d'informazione. In questa maniera si cerca di recuperare consenso creando una richiesta, per lo più indotta, di maggiore sicurezza e di maggiore presenza degli apparati repressivi. Questo porta di conseguenza un margine maggiore di azioni svincolate da regole di garanzia dei diritti per poliziotti e tutori dell'ordine imposto dallo stato. In questo contesto si può leggere il ricorso a nuovi corpi di polizia e il tentativo di coinvolgere, se pure in maniera simbolica, gli strati reazionari della popolazione nel controllo delle città. Lo stato attuale non è uno stato dittatoriale né uno stato ponte che precede una dittatura simile a quelle che hanno segnato l'Italia e la Germania nel novecento, ma contiene pericolose analogie in campo repressivo, razzista e di limitazione della libertà. Oggi una dittatura in senso stretto, visti gli attuali equilibri mondiali, i sofisticati mezzi per un capillare controllo sociale, il quasi totale intervento di controllo e di deviazione dell'informazione, la possibilità d'intervenire pesantemente sui comportamenti e sul pensiero collettivo rendono questa eventualità remota e probabilmente anche inutile; non di meno, in questo contesto, un uso più totalitario del potere unito alla riscoperta di valori quali patria, chiesa, famiglia e al culto della personalità, garantiscono a chi comanda di agire indisturbato. Consci del fatto che la storia non si ripete mai in maniera analoga, ma si ripropone, è necessario per noi evidenziarne le similitudini.

Laboratorio Anarchico Perlanera Alessandria

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