"Se qualcuno desidera lamentarsi per il comportamento delle forze di
polizia è necessario che lo faccia in maniera esauriente, in
modo da dimostrare con fatti l'accaduto. Questo è molto
importante, sia per preservare la fiducia dei londinesi verso la
polizia, sia per gli uomini della polizia stessa" (comunicato della
polizia metropolitana di Londra dopo i fatti del G20).
Mercoledì 1° aprile, durante le dimostrazioni contro il G20
a Londra, nei pressi della Banca d'Inghilterra, un uomo improvvisamente
cade a terra in Cornhill street, tenta di rialzarsi, ma ricade
sull'asfalto. Qualcuno tra i presenti richiama l'attenzione della
polizia poco distante e dopo poco tempo un'ambulanza interviene, solo
per confermare che l'uomo è ormai deceduto. Sono circa le 19,30
di un giorno che ha visto nella City di Londra fronteggiarsi duramente
la polizia e migliaia di dimostranti appartenenti ai più
svariati schieramenti; nell'immediatezza del fatto nessuno riesce a
dare un'identità al morto, nemmeno l'età è sicura,
tanto che si parla di un trentenne. Ad ogni buon conto, già tre
ore dopo il decesso, un comunicato della polizia nega qualsiasi
coinvolgimento della stessa nell'accaduto.
Solo il giorno successivo, in mattinata, un comunicato della
Metropolitan Police chiarirà che l'uomo è stato
identificato quale Ian Tomlinson, 47enne venditore di giornali nella
City, che nulla aveva a che fare con le dimostrazioni. Restano tuttavia
oscure le cause della morte, finché il successivo 3 aprile
l'autopsia rivela che la morte di Ian Tomlinson è stata causata
da un banale infarto.
Ma anche oltremanica le bugie hanno le gambe corte, a maggior ragione
nel caso di fatti che coinvolgono la polizia. Iniziano quindi a
circolare le prime testimonianze che smentiscono la versione ufficiale
dei fatti.
Si è intanto messa all'opera la solerte IPCC (Indipendent Police
Complaints Commission), la commissione indipendente che è
incaricata di svolgere indagini nel caso di sospetti abusi da parte
della polizia, ma della quale un suo ex membro ha dichiarato
testualmente "(la IPCC) interviene sempre troppo tardi e per deliberare
è ancora più lenta", mentre un alto personaggio rimasto
ignoto ha dichiarato a chiare lettere alla stampa: "sometimes they just
don't seem to be very independent". (Qualche volta non sembrano essere
molto indipendenti)
Di contro, affluiscono ora ai media molte testimonianze di chi ha
assistito al fatto e denuncia le percosse che sarebbero state inferte
al povero Tomlinson, tanto che il quotidiano The Guardian le pubblica
nell'edizione del 5 aprile assieme ad alcune foto che mostrano Ian a
terra dinanzi a un cordone di poliziotti. Per questo la IPCC,
criticando aspramente il giornale con l'accusa di voler aizzare la
famiglia di Tomlinson, conferma come non risulti evidenza alcuna di una
aggressione da parte della polizia.
Il 6 aprile, però, anche la IPCC inizia a vedersi scivolare il
terreno sotto i piedi. Di fronte alla crescente irritazione della
pubblica opinione, la Commissione ora timidamente ammette che in
effetti qualche contatto tra la polizia e Tomlinson sarebbe avvenuto,
tanto che annuncia che la polizia metropolitana sta interrogando i suoi
membri apparsi nelle foto pubblicate dal Guardian.
Il 7 aprile mattina, infine, scoppia la bomba. Il sito del Guardian
mostra un video, girato da un ignoto "Fund Manager" statunitense, nel
quale il povero Tomlinson viene inquadrato mentre cammina
tranquillamente con le mani in tasca a pochi passi da un cordone di
poliziotti che avanza in tenuta antisommossa e munito di cani. Pochi
istanti e uno dei "tutori dell'ordine" si stacca dal cordone e colpisce
Tomlinson alla nuca con un manganello, scaraventandolo poi a terra.
Tomlinson batte violentemente la testa sull'asfalto e resta intontito a
sedere; viene poi aiutato a risollevarsi da un giovane, mentre i
poliziotti presenti assistono passivamente, senza battere ciglio,
nonostante l'azione sia stata assolutamente gratuita e brutale.
Sono stati sufficienti solo cinque giorni per sbugiardare la versione
della polizia e per mettere sotto assedio la IPCC che, per tutta
risposta, imperiosamente intima a The Guardian di togliere
immediatamente il video dal suo sito, evidentemente ignara di vivere
nell'era di Internet. Il video in questione, infatti, è stato
subito postato su Youtube e di lì ha fatto il giro del mondo,
sollevando per ogni dove commenti molto poco edificanti circa i metodi
brutali e le squallide menzogne della polizia inglese.
Iniziata con una immediata quanto incauta asserzione di innocenza da
parte della polizia, la vicenda si é ormai trasformata in un
processo pubblico alla polizia medesima. Da successive testimonianze e
filmati affluiti alla stampa, i poliziotti sono stati infatti
sbugiardati; ad esempio, una testimone ha confermato alla IPCC ed alla
stampa di avere visto Tomlinson malmenato già due volte, molto
prima di finire a terra; è stata inoltre smentita l'asserzione
dei poliziotti di essere stati presi a sassate e tiri di bottiglie
mentre assistevano Ian Tomlinson steso a terra. E' risultato infatti
che una sola bottiglia di plastica (vuota) è stata tirata, come
si vede in un filmato in mano alla redazione del Guardian; l'equipaggio
dell'ambulanza, inoltre, dichiara di aver tentato di contattare via
radio la polizia, ma che la chiamata era stata da questa rifiutata. Per
finire in bellezza, dai filmati e dalle foto risulta in maniera
lampante che molti poliziotti avevano il volto volutamente mascherato,
così come avevano nascosto la propria targhetta di
identificazione. Insomma, una vera e propria Waterloo per la polizia
londinese, tanto che i sondaggi la danno in caduta verticale nella
considerazione dei cittadini.
Ma non tutto brilla sotto il sole e anche nelle isole britanniche la
polizia è pur sempre la polizia. Attualmente, infatti, il
poliziotto che ha colpito Tomlinson è stato sospeso dal
servizio, ma, dopo ben 48 ore dalla sospensione, non è ancora
stato interrogato dalla "imparziale" IPCC. Pesantissimi dubbi sono
stati inoltre sollevati circa la scelta del medico cui affidare la
prima autopsia, il Dr. F. Patel, nel recente passato al centro di due
controversi casi di cronaca nera, conclusi dal valente dottore con un
bel verdetto di morte per attacco cardiaco. Uno dei casi riguardava un
uomo di colore, deceduto mentre era custodito in una stazione di
polizia...
Nulla di nuovo sotto il sole, diranno i nostri italici lettori, abbiamo visto ben altro noi.
Ma qui siamo in Inghilterra, la patria dell'habeas corpus, non siamo in
lontani paesi quali, esempio del tutto casuale, la penisola italiana,
citata due giorni fa nell'editoriale di uno dei principali quotidiani
britannici come patria dei famigerati "police thugs of Genoa G8".
Riuscirà una sequenza video girata casualmente a non far
dimenticare negli anni a venire l'assurda morte di Ian Tomlinson?
S. Holmes