Il 7 aprile è cominciato il processo a 4 giovani spoletini, accusati di essere dei terroristi anarchici per aver fatto delle scritte sui muri. L'articolo contestato a Michele, Dario, Damiano e Andrea è l'ormai famigerato 270bis, articolo di matrice fascista che può prevedere condanne fino a 15 anni di carcere. Il processo, che si svolgerà presso la Corte d' Assise di Terni, conclude due anni molto intensi di lotte e repressione per la piccola cittadina umbra.
LA LOTTA
Nella primavera del 2007 esplode una vera e propria rivolta
ambientalista nella città di Spoleto, la gente è ormai
esasperata da decenni di devastazioni e scempi: luoghi di natura
meravigliosa come Colle San Tommaso e Colle Risana disboscati e
trasformati in zone residenziali per i ricchi, altri come Montepincio
del tutto spianato e eretto al suo posto il mega centro commerciale
Coop, altri cantieri spaventosi in progetto come il cosiddetto
"svincolo sud", per non dimenticare le scale mobili che per portare i
turisti in centro hanno abbattuto decine di alberi o i parcheggi
sotterranei alle porte della città; è la dittatura del
cemento, un'economia che fa profitto per pochi da un lato e provoca
morti sul lavoro e disastri ecologici dall'altro, un'economia che una
volta ingrassata dalle speculazioni del terremoto che ha colpito le
nostre terre oltre dieci anni fa non accetta alcun riflusso, alcuna
decrescita, imponendosi con opere inutili e faraoniche pur di
continuare a mangiare sulle spalle delle popolazioni locali e dei
lavoratori. La nostra terra non si è mai lasciata piegare, tutti
ricordano la mitica battaglia contro l'inceneritore mascherato da
centrale a biomasse nella zona industriale di Santo Chiodo, una lotta
dura che ha visto centinaia di persone occupare per mesi i terreni dove
doveva sorgere il mostro e il consiglio comunale, prendendo perfino in
ostaggio il sindaco. Una lotta vinta, con l'impegno di tutti, ma al
prezzo carissimo di oltre 50 denunciati. Poi sono passati gli anni, la
popolazione ha ingoiato fin che ha potuto, ma poi è di nuovo
esplosa la collera. In un primo momento ad alimentare le tensioni
è stata la strage sul lavoro di Campello sul Clitunno (dicembre
2006), una strage annunciata dai movimenti ambientalisti che
denunciavano da anni i pericoli di un'azienda come l'Umbria Oli,
soprattutto se in mano ad un farabutto come Giorgio del Papa, lo stesso
che è tornato alla ribalta anche delle cronache nazionali per la
decisione scellerata di denunciare i 4 operai morti nel disastro,
chiedendo alcuni milioni di euro ai familiari. Poi a Spoleto a fare da
detonatore è stato un palazzo, da tutti ribattezzato come
l'ecomostro di via della Posterna, un'opera faraonica che
distruggerà per sempre uno dei più belli scorci del
centro storico. Intorno a quel palazzo si raccoglie la mobilitazione,
viene eretta una tenda e per oltre un mese va avanti un picchetto che
paralizzerà la città. Fino al 9 giugno del 2007, quando
un corteo di 600 persone attraverserà la città. Nel
frattempo la protesta dilaga in tutta la Regione, in particolare nei
paesi vicini alla fonte del Rio Fergia contro la multinazionale
Rocchetta che gli ruba l'acqua, con la complicità trasversale di
centrosinistra e centrodestra regionali e la finta opposizione della
sinistra radicale che si oppone, ma si guarda bene dal far cadere la
Giunta: viene tentata l'occupazione del consiglio regionale, vengono
fatti blocchi stradali con ruspe e trattori e in due occasioni si
arriva alla contrapposizioni fisica in località "Boschetto" fra
la popolazione che ha occupato la sorgente e eretto barricate di paglia
nei sentieri e i mezzi dei carabinieri che invano tentano di risalire
la montagna e rimangono incastrati e ingolfati fra la vegetazione. Poi
c'è la protesta a Terni contro gli inceneritori e a Perugia per
i danni fatti dal mini-metrò. Ci si mette anche la magistratura
che arresta un architetto costruttore, fra l'altro, anche di numerosi
ecomostri-centri commerciali della coop e indaga il marito della
Presidente Umbra Lorenzetti.
LA REPRESSIONE
"Una mattina mi sono alzato e ho trovato l'invasor...". Il potere
sentendosi sotto scacco risponde come ha sempre fatto: con la violenza.
La mattina del 23 ottobre 2007 la cittadina di Spoleto viene circondata
e poi invasa, le principali vie di accesso sono assediate, 4 elicotteri
sorvolano la zona e 108 carabinieri armati di mitra, protetti da
giubbotti antiproiettile e nascosti dal passamontagna irrompono in una
decina di abitazioni e arrestano 5 persone. Una sesta ragazza di
Firenze è indagata a piede libero e la sua casa viene
perquisita. Gli arrestati sono: Michele Fabiani, 20 anni, accusato di
essere il capo della cellula (questi repressori non riescono proprio a
liberarsi dalle loro manie autoritarie e non lo vogliono proprio capire
che gli anarchici non hanno e non vogliono avere leader e sottoposti!),
accusato anche di aver incendiato un cantiere a Colle San Tommaso, al
Giro della Rocca e la centralina elettrica dell'ecomostro, di alcune
scritte sui muri e di aver mandato una lettera con 2 proiettili alla
Lorenzetti; Andrea Di Nucci, 20 anni, per aver fornito i proiettili a
Michele e per aver partecipato ad un incendio e a delle scritte murali;
Dario Polinori, 21 anni, per aver danneggiato una ruspa; Damiano
Corrias, 24 anni, per una scritta sul muro. Sia Dario che Damiano
ammettono subito l'unico reato che gli viene contestato, malgrado
ciò rimarranno in carcere per 21 giorni e si faranno ben 11 mesi
di custodia cautelare, entrambi sono stati rinviati a giudizio per
associazione sovversiva e quindi rischiano, per una scritta su un muro,
fino a 15 anni di condanna! Andrea di carcere si farà ben 3
mesi, tutti in isolamento, e con i domiciliari la custodia cautelare
arriverà ai 13 mesi, così come Michele, che ha passato
ben 400 giorni senza libertà, di cui quasi 300 in carcere. Il
quinto arrestato è Fabrizio Reali Roscini, ha più di
quaranta anni e non conosce gli altri, la sua unica colpa è di
essere presente la sera in cui Andrea dice a Michele "ho un regalo per
te", linguaggio in codice che indicherebbe le pallottole. Le prove che
comunque lo tengono in carcere per 2 settimane sono così scarse
che il PM non chiederà nemmeno il rinvio a giudizio. Come mai
è finito nell'inchiesta allora?
Con un po' di immaginazione possiamo concludere che, siccome in passato
ha avuto delle pistole, allora i carabinieri trovandogliele avrebbero
potuto usarle a fini mediatici per impressionare ancora di più
la popolazione. Infatti, durante l'irruzione a casa, gli "eroi in
divisa" gli hanno puntato le armi alla fronte e immobilizzato sul letto
gli hanno urlato: "dove cazzo stanno le pistole!". Ma quelle pistole,
di cui Fabrizio aveva regolare permesso, sono state restituite da
alcuni anni alla polizia.
LA LINGUA BIFORCUTA
La figura di merda delle pistole è emblematica. Dimostra che
l'inchiesta è stata gestita interamente dai ROS del
generalissimo Ganzer, imputato da anni per associazione a delinquere,
il PM Manuela Comodi è solo una prestanome che si è
sempre limitata a ubbidire agli ordini dei militari, ignorando non solo
una lunga serie di elementi difensivi, ma perfino le relazioni della
Polizia.
Si ha da subito una "biforcazione" dell'inchiesta, da una parte quella
reale che perde pezzi, dall'altra i riti formali dei tribunali, che se
ne fregano. Un caso ancor più grave delle pistole riguarda il
timbro postale della lettera ricevuta dalla Lorenzetti: la Polizia
Scientifica sostiene che essa è datata 8 agosto 2007,
cioè prima dell'intercettazione sul "regalo" (15 agosto) e
quando Michele era in Puglia, la cosa quindi dimostra in maniera
inequivocabile l'innocenza dei nostri ragazzi. Questo elemento
importantissimo era già noto due mesi prima dell'arresto, ma il
PM lo ignora completamente e i ROS che le danno gli ordini le dicono di
scrivere che essa è data 17 agosto 2007. Una data completamente
inventata, dato che anche un cieco può leggere in esso "8-8" e
nel 2007 questo può significare solo una cosa. Di fronte a una
rivelazione così importante ci saremmo aspettati l'immediata
scarcerazione degli imputati, ma la cosa non avviene. L'unica risposta
sconcertante fornita dal GIP Nicla Flavia Restivo è: "le prove
della difesa non sono idonee a superare quelle di segno opposto
dell'accusa". Centinaia di pagine scritte dagli avvocati sul fatto
della data non contano, la risposta è sempre e solo la stessa.
Così come il tribunale del Riesame, che quando manda ai
domiciliari lo fa per ragioni custodiali e quando li nega lo fa
perché l'imputato ha avuto un atteggiamento irrispettoso. Nel
frattempo altre prove cadono a pezzi: in una rivendicazione viene
trovata l'impronta del probabile colpevole, ma essa non appartiene a
nessuno degli imputati. Più tardi ancora verrà fuori una
relazione fatta dai Vigili del Fuoco in cui si sostiene che l'incendio
all'ecomostro non sia doloso. La relazione è stata fatta
esattamente la mattina dopo l'incendio, ma nessuno gliela ha mai
chiesta. Il PM si è limitata a firmare quello che i ROS le
scrivevano e non è nemmeno andata ad interrogare i vigili che
sono intervenuti sul luogo. Essa stessa non ha mai visitato i luoghi
dei delitti, in un caso infatti sbaglia pure a scrivere una via in cui
sono state fatte delle scritte con la vernice.
Questo non è un processo politico, ha esclamato in una lettera
Michele, questo è un processo para-militare! (nel senso che
tutto è gestito dai militari CC).
LA SOLIDARIETA'
Ma Spoleto non ha mai abbandonato i propri ragazzi. Il pomeriggio
stesso del 23 ottobre 50/60 persone si ritrovano in una
assemblea/conferenza stampa di solidarietà. Il 26, durante gli
interrogatori di garanzia, si svolge un presidio spontaneo fuori dal
carcere di Perugia con un centinaio di partecipanti, vengono appesi
striscioni con scritto "ardatece 'sti bardasci" [ridateci questi
ragazzi] e "cogito ergo terrorista" e vengono fischiati PM e GIP. Il 9
novembre si svolge una fiaccolata a Spoleto a cui aderiscono circa 300
persone. Nel frattempo il Consiglio Comunale assediato da decine di
persone vota all'unanimità una mozione di solidarietà con
i propri concittadini in carcere, un gesto dettato da opportunismo ma
anche dall'emotività, un gesto che provocherà le ire dei
post-fascisti di AN e dello stesso duce Fini, che minaccerà di
commissariare il circolo di Spoleto se non farà immediata
retromarcia sulla solidarietà agli anarchici. Un episodio tutto
istituzionale certamente, ma la dice lunga su quanto fosse unanime la
solidarietà in città. Gli anarchici organizzeranno poi un
nuovo presidio musicale fuori dal carcere. Nel frattempo a Perugia
c'è stata una manifestazione per Aldo Bianzino, che era stato
trovato morto in carcere pochi giorni prima, partecipano circa 2500
persone, ci sono anche gli striscioni e i volantini degli anarchici e
del comitato 23 ottobre. Manifestazioni, cene di sottoscrizione e
presidi vengono organizzati a Roma, Napoli e Viterbo. Si arriva
così al 23 novembre, quando circa 400 persone sfilano per
chiedere la libertà per i compagni in carcere e ai domiciliari
(Dario e Damiano erano stati mandati a casa pochi giorni prima). Un
mese dopo, il 22 dicembre, ci sarà un nuovo presidio con circa
50 partecipanti sotto il carcere. Due giorni dopo, la notte fra il 14 e
il 15 dicembre, si svolge una nuova fiaccolata sotto il carcere per non
lasciare soli Michele e Andrea la notte di natale, evento organizzato
dai gruppi un po' più "moderati", ma che raccoglierà
circa 60 persone. Decine di giovani sfideranno la pioggia battente il
12 gennaio per un concerto di solidarietà: hanno suonato fra gli
altri i "Place Pigalle" di cui ricordiamo il mitico Gabriel morto pochi
giorni fa, fu il suo ultimo concerto, i compagni e gli appassionati di
musica non lo dimenticheranno mai. Dal 31 gennaio al 5 febbraio un
presidio solidale si è svolto sotto il Palazzo della Regione, il
2 febbraio (a 100 giorni dall'arresto) un immenso girotondo ha
assediato i palazzi del potere (Regione, Provincia e Tribunale), il 5
un centinaio di solidali irrompono nel consiglio regionale,
interrompono i lavori e mentre la Lorenzetti scappa, il presidente
Tippolotti (prc) concede la parola agli occupanti e gli lascia leggere
un loro intervento, che verrà messo a verbale, cosa storica come
ricorderanno i partiti di destra nelle loro proteste. Il 16 febbraio,
mentre Michele "festeggiava" il suo ventunesimo compleanno in cella, si
è svolta la manifestazione "artisti per la libertà";
anche in questa occasione dobbiamo ricordare un grande artista e un
grande compagno che ha dedicato le sue ultime energie a questa causa,
Renato Capanna morto alcune settimane dopo. Il 5 aprile gli anarchici
di Viterbo organizzano un presidio sotto il carcere di Sulmona dove era
stato trasferito 3 mesi prima Michele, partecipano un centinaio di
compagni scortati da un numero impressionante di sbirri. Il 23 aprile,
a 6 mesi dagli arresti si svolge un presidio a Spoleto in Piazza
Garibaldi. A luglio esce il libro di controinformazione e cronaca del
comitato 23 ottobre "Sono Michele, detto Mec come direbbero i giudici,
eh eh!" tratto dalla prima frase della prima lettera scritta dal
carcere; prossimamente uscirà una seconda versione aggiornata e
in allegato ci sarà anche il CD con il singolo di Chiara
Marchetta, anch'esso intitolato "MEK", dedicata al compagno Fabiani. Un
nuovo presidio si svolge il 29 settembre, a Perugia, durante l'udienza
preliminare e un paio di affollate assemblee a Spoleto in novembre e in
gennaio (la presenza media a questi ultimi eventi è intorno ai
50 compagni). In decine ci siamo poi ritrovati il 7 aprile in occasione
della prima udienza a Terni, fuori dal tribunale hanno sventolato le
bandiere dei Cobas e degli anarchici, distribuiti volantini del Circolo
Umbro Sana Utopia e del Circolo Libertario Carlotta Orientale di
Terni
INFO E APPUNTAMENTI
Prossime udienze ci saranno il 28 aprile e il 12 maggio, l'appuntamento
è alle ore 9 in via Bramante n° 39 a Terni. Ulteriori info
nella trasmissione de La7 "Malpelo" e nei siti internet
www.comitato23ottobre.com, liberatemichele.blogspot.com,
www.anarchaos.it. Conto corrente postale n° 85325504 intestato a
Giancarlo Donati e Antonio Briguori. Non lasciamo sola la
verità, da sola potrebbe non farcela.
Alcuni bardasci