Umanità Nova, n.16 del 26 aprile 2009, anno 89

Una mattina mi sono alzato...


Il 7 aprile è cominciato il processo a 4 giovani spoletini, accusati di essere dei terroristi anarchici per aver fatto delle scritte sui muri. L'articolo contestato a Michele, Dario, Damiano e Andrea è l'ormai famigerato 270bis, articolo di matrice fascista che può prevedere condanne fino a 15 anni di carcere. Il processo, che si svolgerà presso la Corte d' Assise di Terni, conclude due anni molto intensi di lotte e repressione per la piccola cittadina umbra. 

LA LOTTA
Nella primavera del 2007 esplode una vera e propria rivolta ambientalista nella città di Spoleto, la gente è ormai esasperata da decenni di devastazioni e scempi: luoghi di natura meravigliosa come Colle San Tommaso e Colle Risana disboscati e trasformati in zone residenziali per i ricchi, altri come Montepincio del tutto spianato e eretto al suo posto il mega centro commerciale Coop, altri cantieri spaventosi in progetto come il cosiddetto "svincolo sud", per non dimenticare le scale mobili che per portare i turisti in centro hanno abbattuto decine di alberi o i parcheggi sotterranei alle porte della città; è la dittatura del cemento, un'economia che fa profitto per pochi da un lato e provoca morti sul lavoro e disastri ecologici dall'altro, un'economia che una volta ingrassata dalle speculazioni del terremoto che ha colpito le nostre terre oltre dieci anni fa non accetta alcun riflusso, alcuna decrescita, imponendosi con opere inutili e faraoniche pur di continuare a mangiare sulle spalle delle popolazioni locali e dei lavoratori. La nostra terra non si è mai lasciata piegare, tutti ricordano la mitica battaglia contro l'inceneritore mascherato da centrale a biomasse nella zona industriale di Santo Chiodo, una lotta dura che ha visto centinaia di persone occupare per mesi i terreni dove doveva sorgere il mostro e il consiglio comunale, prendendo perfino in ostaggio il sindaco. Una lotta vinta, con l'impegno di tutti, ma al prezzo carissimo di oltre 50 denunciati. Poi sono passati gli anni, la popolazione ha ingoiato fin che ha potuto, ma poi è di nuovo esplosa la collera. In un primo momento ad alimentare le tensioni è stata la strage sul lavoro di Campello sul Clitunno (dicembre 2006), una strage annunciata dai movimenti ambientalisti che denunciavano da anni i pericoli di un'azienda come l'Umbria Oli, soprattutto se in mano ad un farabutto come Giorgio del Papa, lo stesso che è tornato alla ribalta anche delle cronache nazionali per la decisione scellerata di denunciare i 4 operai morti nel disastro, chiedendo alcuni milioni di euro ai familiari. Poi a Spoleto a fare da detonatore è stato un palazzo, da tutti ribattezzato come l'ecomostro di via della Posterna, un'opera faraonica che distruggerà per sempre uno dei più belli scorci del centro storico. Intorno a quel palazzo si raccoglie la mobilitazione, viene eretta una tenda e per oltre un mese va avanti un picchetto che paralizzerà la città. Fino al 9 giugno del 2007, quando un corteo di 600 persone attraverserà la città. Nel frattempo la protesta dilaga in tutta la Regione, in particolare nei paesi vicini alla fonte del Rio Fergia contro la multinazionale Rocchetta che gli ruba l'acqua, con la complicità trasversale di centrosinistra e centrodestra regionali e la finta opposizione della sinistra radicale che si oppone, ma si guarda bene dal far cadere la Giunta: viene tentata l'occupazione del consiglio regionale, vengono fatti blocchi stradali con ruspe e trattori e in due occasioni si arriva alla contrapposizioni fisica in località "Boschetto" fra la popolazione che ha occupato la sorgente e eretto barricate di paglia nei sentieri e i mezzi dei carabinieri che invano tentano di risalire la montagna e rimangono incastrati e ingolfati fra la vegetazione. Poi c'è la protesta a Terni contro gli inceneritori e a Perugia per i danni fatti dal mini-metrò. Ci si mette anche la magistratura che arresta un architetto costruttore, fra l'altro, anche di numerosi ecomostri-centri commerciali della coop e indaga il marito della Presidente Umbra Lorenzetti. 

LA REPRESSIONE
"Una mattina mi sono alzato e ho trovato l'invasor...". Il potere sentendosi sotto scacco risponde come ha sempre fatto: con la violenza. La mattina del 23 ottobre 2007 la cittadina di Spoleto viene circondata e poi invasa, le principali vie di accesso sono assediate, 4 elicotteri sorvolano la zona e 108 carabinieri armati di mitra, protetti da giubbotti antiproiettile e nascosti dal passamontagna irrompono in una decina di abitazioni e arrestano 5 persone. Una sesta ragazza di Firenze è indagata a piede libero e la sua casa viene perquisita. Gli arrestati sono: Michele Fabiani, 20 anni, accusato di essere il capo della cellula (questi repressori non riescono proprio a liberarsi dalle loro manie autoritarie e non lo vogliono proprio capire che gli anarchici non hanno e non vogliono avere leader e sottoposti!), accusato anche di aver incendiato un cantiere a Colle San Tommaso, al Giro della Rocca e la centralina elettrica dell'ecomostro, di alcune scritte sui muri e di aver mandato una lettera con 2 proiettili alla Lorenzetti; Andrea Di Nucci, 20 anni, per aver fornito i proiettili a Michele e per aver partecipato ad un incendio e a delle scritte murali; Dario Polinori, 21 anni, per aver danneggiato una ruspa; Damiano Corrias, 24 anni, per una scritta sul muro. Sia Dario che Damiano ammettono subito l'unico reato che gli viene contestato, malgrado ciò rimarranno in carcere per 21 giorni e si faranno ben 11 mesi di custodia cautelare, entrambi sono stati rinviati a giudizio per associazione sovversiva e quindi rischiano, per una scritta su un muro, fino a 15 anni di condanna! Andrea di carcere si farà ben 3 mesi, tutti in isolamento, e con i domiciliari la custodia cautelare arriverà ai 13 mesi, così come Michele, che ha passato ben 400 giorni senza libertà, di cui quasi 300 in carcere. Il quinto arrestato è Fabrizio Reali Roscini, ha più di quaranta anni e non conosce gli altri, la sua unica colpa è di essere presente la sera in cui Andrea dice a Michele "ho un regalo per te", linguaggio in codice che indicherebbe le pallottole. Le prove che comunque lo tengono in carcere per 2 settimane sono così scarse che il PM non chiederà nemmeno il rinvio a giudizio. Come mai è finito nell'inchiesta allora?
Con un po' di immaginazione possiamo concludere che, siccome in passato ha avuto delle pistole, allora i carabinieri trovandogliele avrebbero potuto usarle a fini mediatici per impressionare ancora di più la popolazione. Infatti, durante l'irruzione a casa, gli "eroi in divisa" gli hanno puntato le armi alla fronte e immobilizzato sul letto gli hanno urlato: "dove cazzo stanno le pistole!". Ma quelle pistole, di cui Fabrizio aveva regolare permesso, sono state restituite da alcuni anni alla polizia.

LA LINGUA BIFORCUTA
La figura di merda delle pistole è emblematica. Dimostra che l'inchiesta è stata gestita interamente dai ROS del generalissimo Ganzer, imputato da anni per associazione a delinquere, il PM Manuela Comodi è solo una prestanome che si è sempre limitata a ubbidire agli ordini dei militari, ignorando non solo una lunga serie di elementi difensivi, ma perfino le relazioni della Polizia.
Si ha da subito una "biforcazione" dell'inchiesta, da una parte quella reale che perde pezzi, dall'altra i riti formali dei tribunali, che se ne fregano. Un caso ancor più grave delle pistole riguarda il timbro postale della lettera ricevuta dalla Lorenzetti: la Polizia Scientifica sostiene che essa è datata 8 agosto 2007, cioè prima dell'intercettazione sul "regalo" (15 agosto) e quando Michele era in Puglia, la cosa quindi dimostra in maniera inequivocabile l'innocenza dei nostri ragazzi. Questo elemento importantissimo era già noto due mesi prima dell'arresto, ma il PM lo ignora completamente e i ROS che le danno gli ordini le dicono di scrivere che essa è data 17 agosto 2007. Una data completamente inventata, dato che anche un cieco può leggere in esso "8-8" e nel 2007 questo può significare solo una cosa. Di fronte a una rivelazione così importante ci saremmo aspettati l'immediata scarcerazione degli imputati, ma la cosa non avviene. L'unica risposta sconcertante fornita dal GIP Nicla Flavia Restivo è: "le prove della difesa non sono idonee a superare quelle di segno opposto dell'accusa". Centinaia di pagine scritte dagli avvocati sul fatto della data non contano, la risposta è sempre e solo la stessa. Così come il tribunale del Riesame, che quando manda ai domiciliari lo fa per ragioni custodiali e quando li nega lo fa perché l'imputato ha avuto un atteggiamento irrispettoso. Nel frattempo altre prove cadono a pezzi: in una rivendicazione viene trovata l'impronta del probabile colpevole, ma essa non appartiene a nessuno degli imputati. Più tardi ancora verrà fuori una relazione fatta dai Vigili del Fuoco in cui si sostiene che l'incendio all'ecomostro non sia doloso. La relazione è stata fatta esattamente la mattina dopo l'incendio, ma nessuno gliela ha mai chiesta. Il PM si è limitata a firmare quello che i ROS le scrivevano e non è nemmeno andata ad interrogare i vigili che sono intervenuti sul luogo. Essa stessa non ha mai visitato i luoghi dei delitti, in un caso infatti sbaglia pure a scrivere una via in cui sono state fatte delle scritte con la vernice.
Questo non è un processo politico, ha esclamato in una lettera Michele, questo è un processo para-militare! (nel senso che tutto è gestito dai militari CC).

LA SOLIDARIETA'
Ma Spoleto non ha mai abbandonato i propri ragazzi. Il pomeriggio stesso del 23 ottobre 50/60 persone si ritrovano in una assemblea/conferenza stampa di solidarietà. Il 26, durante gli interrogatori di garanzia, si svolge un presidio spontaneo fuori dal carcere di Perugia con un centinaio di partecipanti, vengono appesi striscioni con scritto "ardatece 'sti bardasci" [ridateci questi ragazzi] e "cogito ergo terrorista" e vengono fischiati PM e GIP. Il 9 novembre si svolge una fiaccolata a Spoleto a cui aderiscono circa 300 persone. Nel frattempo il Consiglio Comunale assediato da decine di persone vota all'unanimità una mozione di solidarietà con i propri concittadini in carcere, un gesto dettato da opportunismo ma anche dall'emotività, un gesto che provocherà le ire dei post-fascisti di AN e dello stesso duce Fini, che minaccerà di commissariare il circolo di Spoleto se non farà immediata retromarcia sulla solidarietà agli anarchici. Un episodio tutto istituzionale certamente, ma la dice lunga su quanto fosse unanime la solidarietà in città. Gli anarchici organizzeranno poi un nuovo presidio musicale fuori dal carcere. Nel frattempo a Perugia c'è stata una manifestazione per Aldo Bianzino, che era stato trovato morto in carcere pochi giorni prima, partecipano circa 2500 persone, ci sono anche gli striscioni e i volantini degli anarchici e del comitato 23 ottobre. Manifestazioni, cene di sottoscrizione e presidi vengono organizzati a Roma, Napoli e Viterbo. Si arriva così al 23 novembre, quando circa 400 persone sfilano per chiedere la libertà per i compagni in carcere e ai domiciliari (Dario e Damiano erano stati mandati a casa pochi giorni prima). Un mese dopo, il 22 dicembre, ci sarà un nuovo presidio con circa 50 partecipanti sotto il carcere. Due giorni dopo, la notte fra il 14 e il 15 dicembre, si svolge una nuova fiaccolata sotto il carcere per non lasciare soli Michele e Andrea la notte di natale, evento organizzato dai gruppi un po' più "moderati", ma che raccoglierà circa 60 persone. Decine di giovani sfideranno la pioggia battente il 12 gennaio per un concerto di solidarietà: hanno suonato fra gli altri i "Place Pigalle" di cui ricordiamo il mitico Gabriel morto pochi giorni fa, fu il suo ultimo concerto, i compagni e gli appassionati di musica non lo dimenticheranno mai. Dal 31 gennaio al 5 febbraio un presidio solidale si è svolto sotto il Palazzo della Regione, il 2 febbraio (a 100 giorni dall'arresto) un immenso girotondo ha assediato i palazzi del potere (Regione, Provincia e Tribunale), il 5 un centinaio di solidali irrompono nel consiglio regionale, interrompono i lavori e mentre la Lorenzetti scappa, il presidente Tippolotti (prc) concede la parola agli occupanti e gli lascia leggere un loro intervento, che verrà messo a verbale, cosa storica come ricorderanno i partiti di destra nelle loro proteste. Il 16 febbraio, mentre Michele "festeggiava" il suo ventunesimo compleanno in cella, si è svolta la manifestazione "artisti per la libertà"; anche in questa occasione dobbiamo ricordare un grande artista e un grande compagno che ha dedicato le sue ultime energie a questa causa, Renato Capanna morto alcune settimane dopo. Il 5 aprile gli anarchici di Viterbo organizzano un presidio sotto il carcere di Sulmona dove era stato trasferito 3 mesi prima Michele, partecipano un centinaio di compagni scortati da un numero impressionante di sbirri. Il 23 aprile, a 6 mesi dagli arresti si svolge un presidio a Spoleto in Piazza Garibaldi. A luglio esce il libro di controinformazione e cronaca del comitato 23 ottobre "Sono Michele, detto Mec come direbbero i giudici, eh eh!" tratto dalla prima frase della prima lettera scritta dal carcere; prossimamente uscirà una seconda versione aggiornata e in allegato ci sarà anche il CD con il singolo di Chiara Marchetta, anch'esso intitolato "MEK", dedicata al compagno Fabiani. Un nuovo presidio si svolge il 29 settembre, a Perugia, durante l'udienza preliminare e un paio di affollate assemblee a Spoleto in novembre e in gennaio (la presenza media a questi ultimi eventi è intorno ai 50 compagni). In decine ci siamo poi ritrovati il 7 aprile in occasione della prima udienza a Terni, fuori dal tribunale hanno sventolato le bandiere dei Cobas e degli anarchici, distribuiti volantini del Circolo Umbro Sana Utopia e del Circolo Libertario Carlotta Orientale di Terni 

INFO E APPUNTAMENTI
Prossime udienze ci saranno il 28 aprile e il 12 maggio, l'appuntamento è alle ore 9 in via Bramante n° 39 a Terni. Ulteriori info nella trasmissione de La7 "Malpelo" e nei siti internet www.comitato23ottobre.com, liberatemichele.blogspot.com, www.anarchaos.it. Conto corrente postale n° 85325504 intestato a Giancarlo Donati e Antonio Briguori. Non lasciamo sola la verità, da sola potrebbe non farcela.

Alcuni bardasci

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