Venerdì 17 aprile 2009 si è svolta presso il Tribunale
di Benevento la seconda udienza del processo che vede imputati cinque
compagni per il reato di "vilipendio delle forze armate", riferito a
un'iniziativa antimilitarista svoltasi il 4 novembre 2006, che
finì – lo ricordiamo – con 4 ore "ricreative" in caserma.
Il Tribunale, era per l'occasione zeppo di guardie e scherani dello
Stato di ogni tipo. All'entrata era stato anche montato un metal
detector per controlli mirati. Per entrare, passando sotto le forche
caudine, gli imputati e alcuni solidali, sono stati sottoposti a una
generica perquisizione.
In aula erano presenti naturalmente carabinieri e Digos, chiamati a
testimoniare contro i compagni. Purtroppo gli "illustri signori" non
hanno potuto aprir bocca, in quanto l'avvocato della difesa, in fase
predibattimentale, ha esposto un vizio di forma nel procedimento.
Sembra che per il reato di vilipendio sia necessaria, per procedere con
le indagini, l'autorizzazione del Ministero di Grazia e Giustizia. Non
solo tale autorizzazione è assente dagli atti, ma latitante
è anche la richiesta stessa di tale atto. Dopo un'affannosa
quanto infruttuosa ricerca dell'atto nel faldone da parte del PM, il
giudice ha deciso il rinvio che dovrebbe dare il tempo all'accusa di
provare (probabilmente invano) a trovare l'autorizzazione mancante.
Il prossimo appuntamento è quindi fissato al 5 giugno. Con le
guardie a bocca asciutta e costrette a un riso amaro, esprimiamo ancora
una volta solidarietà ai nostri compagni e fratelli.
Contro la guerra e chi la produce.
Gruppo Anarchico, "Senza Patria", Benevento
http://gaa.noblogs.org
Come preannunciato, il 5 aprile, nella sede della Biblioteca
Libertaria Armando Borghi di Castelbolognese, si è tenuto il
seminario su "La progettualità anarchica", avente come
riferimento il libro di Andrea Papi Per un nuovo umanesimo anarchico,
appena pubblicato con le edizioni Zero in condotta. Relatori l'autore
del libro e Giampietro "Nico" Berti che ne ha curato la postfazione.
Il seminario si inserisce all'interno di un ciclo su "libertarismo e
politica" che prevede cinque momenti di riflessione e di dibattito, da
svolgersi tutti nell'arco complessivo di un anno. Il primo incontro,
sul tema "Berneri ed il problema di una azione politica libertaria", ha
avuto luogo la domenica 8 febbraio, con Stefano D'Errico come relatore.
Ad entrambi i seminari già svolti hanno preso parte una
quindicina di persone, diverse delle quali provenienti da altre
località. Il prossimo seminario, sul tema "Il problema della
libertà", è previsto per fine maggio.
Andrea Papi ha svolto la sua relazione sviluppando brevemente i punti
del libro incentrati sulle problematiche e sul senso di un progettare
anarchico che voglia agire per l'auto/costruzione di una società
alternativa fondata sui presupposti libertari dell'anarchismo. A tal
fine ha sottolineato che è indispensabile ridefinire
l'immaginario per realizzare un vero e proprio cambio di paradigma
nella collocazione che la specie umana deve fare di sé nel
contesto in cui è collocata (da qui il nuovo umanesimo,
cioè il modo nuovo di concepirsi nel mondo e nell'universo). Ne
consegue l'assunzione della complessità, su cui si fonda
l'esistente, come nuovo riferimento epistemologico, e della
molteplicità come elemento fondante della qualità delle
relazioni. Ne scaturisce la proposta strategica della sperimentazione
fin da ora dell'alternativa, una vera e propria "società nella
società", che tenda a dilatarsi all'insieme del corpo sociale e,
facendosi, a modificare l'immaginario collettivo.
Nico Berti ha incentrato la sua relazione sul fallimento assoluto del
comunismo e sulla completa vittoria del capitalismo. Il capitalismo,
sostiene, ha saputo interpretare la modernità mentre il
comunismo, variante specifica del socialismo, non c'è riuscito.
Comunismo inteso soprattutto come eliminazione della proprietà
privata. A suo dire, questa è la problematica di fondo irrisolta
che ha affondato la sinistra e con essa l'anarchismo. Ne consegue che
finché non si risolveranno questi nodi ogni possibilità
progettuale è destinata al fallimento.
Il dibattito che ne è scaturito è risultato un'ottima
occasione per approfondire le tematiche di partenza e per riflettervi
sopra al di là del banale o dello scontato. Pur non convergendo
verso una vera e propria soluzione dei nodi posti in essere, è
stato convenuto sull'importanza fin d'ora della sperimentazione
dell'alternativa allo stato di cose presente, oltre che
sull'indispensabilità libertaria del superamento delle forme del
capitalismo assunte dal sistema di potere vigente.
L'incaricato
16 Marzo 2003 in via Brioschi muore Davide Cesare (Dax), ucciso a
coltellate da due neofascisti. Quella stessa sera, poche ore dopo,
davanti al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo dove Dax era stato
trasportato, i suoi compagni vennero aggrediti e pestati a sangue da
carabinieri e polizia accorsi in massa e armati di tutto punto.
I giornali riportarono immediatamente la notizia dell'assassinio di Dax
come un fatto di sangue tra punkabbestia e balordi culminato in
tragedia, mentre la feroce carica fin dentro i locali del pronto
soccorso veniva spiegata con un intervento "umanitario" per impedire
che gli amici "tentassero di trafugare la salma" ! Da parte sua, in
maniera più esatta ma ben più agghiacciante l'allora
questore di Milano, Boncoraglio, commentò ironicamente: "A volte
si prendono, a volte si danno".
Seguirono a raffica le notizie che svelavano la verità, quella
vera: un vero e proprio pestaggio contro i compagni del centro sociale
O.R.S.O., nel quale militava Dax, testimoniato da chi tra i presenti,
fosse un medico, una infermiera o un passante, aveva potuto vedere come
si erano svolti effettivamente i fatti. Addirittura, una ripresa video
da una casa vicina aveva immortalato due tutori dell'ordine mentre
colpivano a calci e mazza da baseball chi era caduto a terra inerme
Tutto questo non è stato sufficiente, nei primi due gradi di
giudizio, per ristabilire la verità. Nemmeno i casi di palese
falsa testimonianza che avevano trasformato in aula carabinieri e
poliziotti da testimoni a indagati, nemmeno le incredibili ammissioni
di rapporti costruiti a tavolino, nemmeno le contraddizioni nella
versione delle sedicenti forze dell'ordine.
Anzi, i compagni di Dax sono stati ritenuti colpevoli dalla democratica
magistratura milanese e due di loro (le vittime) sono stati addirittura
condannati alla pena di un anno e otto mesi di carcere, con l'aggiunta
della beffa di essere costretti a risarcire lo stato per la cifra folle
di 100.000 euro, mentre i due soli condannati tra le FF.OO. sono stati
poi prosciolti in appello da una giustizia che - dietro il motto
secondo il quale la giustizia è uguale per tutti - rivela
appieno il suo essere completamente di parte.
Il 7 maggio prossimo la vicenda avrà il suo epilogo a Roma, in
cassazione. Non nutriamo assolutamente l'illusione sul fatto che, in
questo clima di repressione a tutto campo, lo Stato possa tornare sui
suoi passi riconoscendo quale sia stata la verità dei fatti. Per
questo crediamo, ancora una volta, che la verità può
essere affermata solo con un movimento di lotta che si opponga a questa
come a tutte le ingiustizie perpetrate dallo Stato.
RedM
A Reggio Emilia dal 30 marzo 2009 è vietato manifestare in
centro storico durante i fine settimana. Questa decisione è
stata presa da questore, prefetto e sindaco (amministrazione di centro
sinistra) in ossequio alla direttiva con cui il ministro Maroni
consigliava l'applicazione di un simile divieto in tutte le
città. Il divieto non è stato comunicato in nessun modo e
se ne è appresa l'esistenza grazie a un trafiletto sulla
Gazzetta di Reggio in ventesima pagina.
Ma non tutta la città è rimasta a guardare la progressiva
riduzione di libertà che è in atto: venerdì 17
aprile, dalle 19 in poi diverse centinaia di persone si sono riversate
in centro storico con un corteo festoso e comunicativo, organizzato da
diverse realtà tra cui la FAI Reggiana, per dire no agli assurdi
divieti che l'amministrazione sta emanando: divieto di bivaccare, di
sedersi sui gradini in centro, di manifestare. Questa manifestazione
era già in previsione prima di quest'ultimo divieto.
Sabato 18 aprile era stata organizzata, dall'assemblea "Io non ho
paura", a cui partecipano diversi gruppi (lab. Aq16, FAI, sindacati di
base, etc) e singoli una assemblea pubblica in Piazza Fontanesi, una
delle piazze interessate dal divieto, per cominciare un percorso e un
dialogo con la cittadinanza. L'assemblea non era autorizzata. Quando un
consistente gruppo di compagni, una trentina, ha tentato di entrare in
piazza, polizia e carabinieri hanno fatto cordone davanti e dopo pochi
istanti di fronteggiamento hanno estratto i manganelli e hanno
caricato, colpendo diversi manifestanti.
Data l'inagibilità della piazza i manifestanti si sono spostati
verso piazza Prampolini, dove vi è il comune, questa volta in
corteo, ma lì la polizia ha imposto di sgomberare entro pochi
minuti sennò avrebbero caricato. A questo punto il corteo ha
percorso la via Emilia, la principale strada di Reggio. All'improvviso
e senza nessuna ragione un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa
ha caricato la coda del corteo e ha ferito a colpi di manganello almeno
quattro compagni e un passante. Un altro compagno è stato
colpito alle spalle, con un manganello, da un carabiniere quando la
situazione si era calmata. Dopo quest'ultimo attacco a freddo da parte
delle forze dell'ordine i manifestanti hanno raggiunto, in corteo il
centro sociale Aq16 dove si è tenuta un'assemblea.
E' interessante notare che, nonostante sia la prima volta da diversi
anni che a Reggio accadano scontri, seppure di bassa entità, i
giornali locali hanno dato pochissimo spazio alla vicenda con qualche
trafiletto (tranne il Carlino che ci ha dedicato due pagine per lo
più di fotografie) pieno di falsità e riducendo la
vicenda ad uno scontro "estremisti contro polizia". Anche alla
manifestazione di venerdì è stato dedicato pochissimo
spazio.
E' evidente la volontà di occultare qualsiasi gesto di
resistenza e di contestazione al potere. E' evidente come si faccia
passare sotto silenzio le violenze attuate dalla polizia nei confronti
di chi dimostrava, pacificamente, contro un sistema liberticida. E noi
sappiamo benissimo che il silenzio è complice. Nessuna reazione
da parte dei politici locali, intenti in una demagogica campagna
elettorale tutta "legge & ordine".
lorcon
Dopo una settimana di allarmismo preventivo veicolato da Il
Gazzettino, Corriere del Veneto, TG Regionale RAI, etc. che
ipotizzavano fantapolitiche calate di Black Bloc per assediare il G8
dell'Agricoltura, arroccato nel castello di Cison di Valmarino (Tv),
sabato 18 aprile si è tenuto a Vittorio Veneto l'annunciato
presidio promosso dalle realtà anarchiche e libertarie (riunite
nell'Assemblea contro il G8) al quale hanno partecipato quasi un
centinaio di compagn*, nonostante il maltempo e la totale
militarizzazione del centro storico, in ostaggio di oltre duecento
uniformi con contorno di poliziotti-fotografi e giornalisti-sbirri,
sotto la supervisione del comandante provinciale dei CC e del prefetto
di Treviso, coadiuvati dai solerti digos anche di altre città.
L'iniziativa si è svolta comunque positivamente. Dietro lo
striscione "Multinazionali, sfruttamento, ogm: ecco i semi della
democrazia": banchetti con materiali di controinformazione, interventi,
musica, pane e formaggio, nonchè ottimo vino autoprodotto. Alla
salute nostra e alla faccia dei soliti terroristi statali che non hanno
mancato di fermare, prima e dopo il presidio, svariati compagn* sia del
luogo che in trasferta.
Un report
"Il TeLOS rappresenta un pugno nell'occhio nell'ennesima
città vetrina... Meglio zittirci in fretta, prima che le nostre
idee possano attecchire in qualche cuore libero e possano diffondere il
malcontento tra gli sfruttati e gli ultimi, i diseredati e gli
invisibili".
I lettori di U.N. ricorderanno il nome del TeLOS (Territorio Libero
Occupato Saronnese), lo spazio occupato di Saronno (Va), di chiara
ispirazione libertaria (vedi "Saronno: i guastafeste", n.39 del
7/12/08), sgomberato nel gennaio di quest'anno. Ebbene, l'8 marzo 2009
il TeLOS è rinato a nuova vita, occupando alcuni locali facenti
parte di un grande complesso industriale da anni in rovina. Alla
occupazione era seguita, il 14 marzo, una manifestazione che,
nonostante la spropositata presenza di CC, PS e Digos, aveva visto
ancora una volta sfilare per le vie della cittadina alcune centinaia di
giovani, a dimostrazione di come, anche in queste plaghe desolate,
qualcuno resiste caparbiamente alla omologazione e al quieto vivere.
Da allora il TeLOS ha svolto nella nuova sede attività di
aggregazione sociale e giovanile mediante l'organizzazione di concerti
e cineforum, ospitando inoltre attività spiccatamente militanti
quali un incontro con l'Assemblea Antirazzista di Milano, un concerto
di Alessio Lega e la presentazione, a cura dell'autore, del libro Le
scarpe dei suicidi di Tobia Imperato.
La presenza in città di una realtà sociale nei fatti
antagonista, deve però avere causato qualche prurito alla giunta
di centro-destra cittadina che, ultimamente, ha addirittura inaugurato
uno spazio giovanile comunale denominato SpazioAnteprima, un'area di
ben 300 metri quadri dove i giovani possono organizzare concerti,
eventi, aperitivi, insomma, un finto centro sociale creato dal nulla e
al nulla destinato, all'interno del quale però sono stati notati
aderenti a un locale gruppo ultras di estrema destra.
L'altra faccia della medaglia, consiste purtroppo in una serie di
azioni intimidatorie svolte ultimamente nei confronti dei giovani del
TeLOS da parte dei locali carabinieri. Da tempo infatti costoro hanno
iniziato una serie di azioni di disturbo, consistenti inizialmente nel
ronzare di notte di fronte allo stabile, passando poi con la
perquisizione di chi si avvicinava al TeLOS, con il fermo di quattro
aderenti al collettivo, accusati di avere attacchinato nel centro di
Saronno, e quindi portati in caserma con i "consueti metodi" e
rilasciati, solo dopo esservi stati trattenuti per ben dieci ore,
previa denuncia per danneggiamento e resistenza, accompagnata da una
multa per non avere indossato le cinture di sicurezza dell'auto nella
quale si trovavano al momento del fermo.
Infine, il 17 aprile all'alba, quattro carabinieri si sono presentati a
casa di un aderente al collettivo alla ricerca di... udite, udite:
"armi, proiettili, materiale esplodente, missili e bombe". Inutile dire
che di tutto questo armamentario nulla è stato trovato e che,
evidentemente non soddisfatti, i militi hanno preannunciato una
denuncia al compagno per il reato di "presunto danneggiamento" e la
prosecuzione delle indagini.
E' evidente che il TeLOS vivo e in buona salute, capace di richiamare
l'attenzione dei giovani del saronnese e non solo, rappresenta
per il potere locale uno smacco cocente, una anomalia da cancellare il
più presto possibile prima che possa diventare un pericoloso
esempio.
Non sembra però che il TeLOS sia disposto a lasciarsi cancellare senza combattere!
Per maggiori informazioni:
http://collafenice.wordpress.com/
RedM
Si è svolto, nella serata di martedì 14 aprile, presso
la sala Laura del multicentro sociale La Siviera l'incontro-dibattito
con Haggai Matar, di Anarchists Against the Wall, intitolato
"Palestina, apartheid del terzo millennio. Un progetto razziale sotto
l'egida dell'Occidente", promosso da: Circolo Libertario Ternano
"Carlotta Orientale, Circolo anarchico umbro "Sana Utopia",
Individualità anarchiche e libertarie, Blog Lgc, Confederazione
Cobas di Terni.
L'incontro, organizzato in pochissimi giorni, ha avuto una
partecipazione limitata, compensata dal fortissimo interesse dei
presenti e dall'alta qualità del dibattito. Tra i molti punti
interessanti toccati, la descrizione delle diverse e sempre più
pervasive forme di militarizzazione della vita quotidiana di
palestinesi e israeliani, l'isolamento e inebetimento mediatico di
questi ultimi che consente a molti di conservare una "buona coscienza"
nei confronti dei palestinesi, e nel contempo assistere inerti alla
loro strage, gli sviluppi dei comitati e delle azioni dirette contro la
costruzione del muro, l'inasprimento della repressione nei confronti di
tali iniziative, cui ormai neanche la presenza di attivisti israeliani
pone più argine.
L'incontro è stata occasione per la raccolta di un piccolo
contributo per Anarchists Against the Wall, che in questo momento deve
sostenere fortissime spese legali per la tutela dei molti compagni
incarcerati in seguito alle azioni intraprese. Gli organizzatori e i
partecipanti tutti ringraziano fortemente Haggay per la sua
disponibilità e testimonianza.
Per il giorno 8 maggio, è invece previsto, presso la stessa
sede, a cura del Circolo Libertario Ternano "Carlotta Orientale e di
altre organizzazioni e individualità, un incontro sul tema
"Sionismo" con la partecipazione di Miriam Marino (Ebrei contro
l'occupazione) e Mauro Pioppi, autore di un recente saggio
sull'argomento.
M. C.
Venerdì 17 aprile a Milano una comunità di circa
300 migranti, composta per la maggior parte da rifugiati politici
eritrei, etiopi, somali e sudanesi, ha occupato un ex residence
degradato e abbandonato nella periferia Nord della città
dell'Expo, in via Senigallia 6 a Bruzzano.
Donne, uomini e alcuni bimbi provenienti da una situazione di estrema
precarietà, da paesi martoriati dalle nostre bombe nelle
cosiddette "missioni di pace", hanno aperto, paradossalmente, con
quest'azione, una finestra di visibilità. Sono i sopravvissuti
all'indifferenza, ai lager di stato, ai silenzi mediatici e ai rifiuti
dalla politica. Arrivati in Italia da anni e scaricati continuamente da
tutte le amministrazioni locali dei paesi dove in piccoli gruppi si
erano stabiliti, hanno deciso finalmente di non essere
più invisibili. Chi ha lo status di rifugiato non può
iscriversi nelle liste d'assegnazione delle case popolari, non
può accedere al mercato del lavoro, non ha diritto
all'assistenza sanitaria permanente, ma solo soggetta alla
validità del permesso di soggiorno. Antirazzisti e
solidali in questi giorni sono accorsi per dare una mano "vera" e non
quelle pagliacciate tipo Conferenza Antirazzista Mondiale dell' ONU
dove tutti governi del mondo prima producono orrori, guerre,
morte e distruzioni e poi cercano di fare i "businnes" sulla pelle dei
migranti e dei lavoratori del mondo. Altra perla milanese: lo sceriffo
decorato sempre più disturbato, imbozzolato nei suoi deliri
razzisti,autoritari e fascisti se la prende con "i centri sociali
responsabili di tutto". Probabilmente i suoi padroni, quelli che con
l'expo si faranno i soldi veri, gli stanno soffiando sul collo.
Si rassereni sceriffo, siamo solo all'inizio.
Commissione Antirazzista FAI
Mentre ci accingiamo ad andare in stampa i compagni della Commissione
antirazzista ci comunicano che è in corso lo sgombero da parte
delle forze del disordine.
Circa trecento gli occupanti e i compagni presenti. Sul prossimo numero forniremo i dovuti aggiornamenti.
R.Dem