Venerdì 17 aprile una comunità di profughi politici
provenienti da Etiopia, Eritrea, Sudan e Somalia, 299 tra donne e
uomini più 2 bimbi, occupa uno stabile vuoto da anni (ex
residence), degradato, ma capace di dare tetto, seppur temporaneo, a
centinaia di persone a Bruzzano periferia nord di Milano.
Antirazzisti solidali, appena saputo dell'occupazione, hanno dato una
mano per rendere più agevole possibile l'occupazione portando
cibo, vestiti e quanto serviva per rendere vivibile quel luogo.
Martedì 21 un feroce intervento della polizia ha scacciato con
brutale violenza gli occupanti, che hanno dichiarato:
"Siamo rifugiati provenienti da Eritrea, Etiopia,Sudan e Somalia. Siamo
in una difficile situazione, stiamo chiedendo che vengano rispettati i
nostri diritti. Oggi ci hanno picchiati come animali. Loro non vogliono
fare nulla per noi: noi combatteremo fino alla fine della nostra vita.
Ora loro usano la violenza e allo stesso tempo c'è
un'uguale e opposta reazione. Noi non vogliamo usare la forza, ma se
loro continuano le stesse azioni noi siamo pronti a fare la stessa
cosa. Il governo italiano non vuole rispettare i nostri diritti, e allo
stesso tempo non vuole che viviamo nel suo paese. Non hanno il diritto
di ucciderci in silenzio con le loro azioni disumane. Se in Europa
c'è davvero umanità, chiediamo che i nostri diritti siano
rispettati ora."
I Rifugiati, occupanti di via Senigallia 6
Dopo una giornata convulsa all'insegna di una violenza poliziesca a dir
poco feroce contro persone inermi, i profughi hanno occupato
i binari della stazione di Bruzzano. Caricati e picchiati hanno
percorso la tangenziale Nord di Milano in corteo, dopo averla bloccata
e per questo essere stati ancora una volta caricati e picchiati.
Hanno infine trovato rifugio presso l'associazione Olinda,
all'interno dell'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini in via Ippocrate.
L'ospitalità pelosa non dura oltre le otto del mattino seguente:
bisogna anche dire che all'interno del Paolo Pini c'è una
chiesa di rito copto. Guarda caso molti dei rifugiati sono copti,
ma il prete che cosa fa? Naturalmente chiude la chiesa e le
persone dormono sotto la pioggia coperti solo da una tettoia.
La Caritas non è da meno: alla richiesta di intervenire con cibo
e quant'altro la risposta è stata che finché non
intervenivano le istituzioni loro non si muovevano, alla faccia della
carità cristiana.
Mercoledì, dopo vari tentativi di dividere il gruppo che
però rimane compatto, i profughi si trovano nei giardini
di Porta Venezia, luogo che diventa il cuore organizzativo della
comunità.
I rifugiati organizzano una manifestazione che sfila in corso Venezia,
e si ferma poi in Piazza San Babila dove hanno tenuto un presidio fino
a mezzanotte, chiedendo una casa. I rappresentanti dell'ONU e della CE,
che sono intervenuti, non sono riusciti a proporre un bel niente.
L'unica soluzione è stato il dormitorio dei preti (al Gratosoglio): uomini da una parte e donne d'altra.
Proposta tipicamente «carceraria», che i rifugiati hanno
giustamente rifiutato per restare tutti uniti. E hanno deciso,
così, di trascorrere la notte all'addiaccio nei giardini
di Porta Venezia.
Giovedì 23 aprile: alle ore 13,30, nei giardini pubblici di
Porta Venezia un forte spiegamento di forze di polizia, carabinieri,
guardia di finanza (con il supporto della polizia locale) ha circondato
i profughi. Li ha caricati sui pullman e li ha trasferiti (sembra)
nella caserma di Quarto Oggiaro. Proprio come facevano i nazisti nei
paesi occupati. E come allora, quando i deportati erano gli ebrei,
l'operazione è avvenuta nell'indifferenza dei bravi cittadini,
che a quell'ora passeggiavano nel parco.
Milano col cuore in mano, quella delle cartoline deamicisiane, è solo una favola per bambini.
I capi delle associazioni industriali e commerciali sbraitano e
soffiano sul collo di chi hanno piazzato nei ruoli più alti del
potere affinché controllino la città e difendano i
loro interessi. Lo sceriffo Decorato, impazzito, se la prende con
i centri sociali, per lui lunga mano di ogni cosa succeda a Milano. La
sindaca, il prefetto, il questore, i preti, la curia, la provincia, la
regione, insomma tutti, si mobilitano per togliere "questa vergogna":
3/400 africani che osano disturbare gli affari di coloro che contano,
proprio durante la fiera del mobile. I grandi AFFARISTI e SPECULATORI
chiedono il conto ai loro uomini.
Ma, come spesso avviene, qualche volta si fanno i conti senza l'oste.
Nessuna trattativa riesce: anche se la stanchezza è forte,
il comitato antirazzista milanese insieme ad altri antirazzisti
solidali, invade le vie della moda e del salone del mobile
con cortei piccoli, ma fastidiosi e vocianti; slogan
e volantini denunciavano quello che stava accadendo a Milano.
Il 25 aprile i profughi erano in piazza a far sentire la loro voce e ancora la sentiremo nei prossimi giorni.
Nessuna tregua contro l'ingiustizia, contro i poteri forti della
città, quegli stessi che versano lacrime di coccodrillo davanti
allo spettacolo degli sfollati del terremoto dell'Aquila,
ma che creano continuamente sfollati nelle città: ieri i Rom,
oggi i profughi, domani chi altro?
Il prossimo appuntamento sarà il corteo antirazzista
del 1° Maggio organizzato dal Comitato Antirazzista proprio nel
quartiere simbolo della Milano multietnica: Viale Padova.
Partirà da via dei Transiti e percorrerà le vie del
quartiere e quei luoghi simbolo dove ogni giorno i lavoratori
vengono fatti oggetto di discriminazioni dalle forze del
disordine,dalla speculazione edilizia, dallo sfruttamento.
Un 1° maggio solidale che speriamo saprà aprire la strada a
lotte radicali per affermare la giustizia sociale, l'autorganizzazione,
la chiusura dei lager e di tutte le carceri.
Per un mondo senza sfruttati e senza sfruttatori, senza padroni senza preti e senza stati.
Commissione Antirazzista FAI