Sembra una notizia di quelle che passano solo sui media economici:
dalle indicazioni emerse dal recente G20 di Londra e dalla recente
riunione dei G7 di Washington, la principale agenzia sopranazionale del
capitalismo contemporaneo dovrà fare ricorso alla raccolta del
pubblico risparmio.
L'FMI ha adottato, per la prima volta nella sua ultrasessantennale
storia, il ricorso al prestito obbligazionario per finanziare i suoi
programmi. Ciò si è determinato proprio a seguito della
"spaccatura" registrata nei colloqui londinesi: i paesi "emergenti"
(Brasile, Russia, India e Cina, noti come BRIC) si sono rifiutati di
capitalizzare il fondo se, in cambio, non verrà rivista la
compagine azionaria dell'agenzia economica. In sostanza niente soldi se
non c'è spazio nel potere di indirizzo delle scelte del FMI.
Da un punto di vista dell'economia politica questa è una sorta di codice arancione: preallerta in vista della guerra.
Nonostante l'azione diplomatica di Obama che cerca di tamponare la
perdita di leadership degli USA, volando il più basso possibile,
i contendenti al governo del mondo stanno affilando le spade.
Su questo giornale non sono mancate le analisi che vedono in questa
"grande crisi" non solo un punto di non ritorno per il capitalismo
così come si è manifestato negli ultimi 20 anni ma anche
come il prodromo di una nuova "grande guerra" per il predominio
mondiale.
Se pensiamo che l'FMI, assieme alla Banca Mondiale, sono state le
istituzioni principe, a livello sovranazionale, dell'attuale modello di
sviluppo, non mancano le condizioni affinché una loro messa in
crisi preluda ad una redistribuzione dei pesi dei diversi stati nello
scacchiere mondiale. Una redistribuzione che nonostante la fitta agenda
di incontri internazionali non è pensabile avvenga a livello
politico e, tantomeno, a livello economico.
L'altro elemento di interesse, legato a questa vicenda, è
determinato dal fatto che in questa partita stanno intervenendo e,
probabilmente la sottoscrizione dei fondi obbligazionari darà
loro ancora più spazio, una serie di soggetti che travalicano la
sfera statale intesa in senso politico; parliamo dei così detti
fondi sovrani, veri e propri caveau contenenti quei miliardi di dollari
che oggi le sedi economico-diplomatiche mondiali stanno invocando per
un superamento della crisi.
Accanto all'area BRIC si collocano innumerevoli soggetti: dalle
petromonarchie arabe alle petro-patrie-del-socialismo (Venezuela in
testa) senza dimenticare le regioni "autonome" controllate da moderni
pirati che a suon di noli "illegali", controllano la circolazione delle
merci lungo le principali vie di traffico (dal Corno d'Africa
all'oceano Pacifico).
La strada della raccolta obbligazionaria potrebbe indicare la
necessità per il board dell'FMI di associare finanziatori utili
a bilanciare il potere economico, politico e militare rappresentato da
Brasile, Russia, India e Cina.
W.S.