In Sudafrica l'African National Congress, il maggior protagonista
della decennale lotta all'apartheid e partito di governo dal 1994, ha
vinto, come previsto, le elezioni anticipate del 22 aprile. Questo
nonostante l'ANC sia reduce da una recente scissione "a destra": nel
dicembre 2007 il compagno di partito-rivale Jacob Zuma ha provocato la
caduta del governo di Thabo Mbeki, il quale ha sbattuto la porta in
faccia all'ANC per fondare il Congress of the People (COPE).
Lo scorso aprile si sono ripetute le stesse scene che avevano fatto il
giro del mondo nel 1994, al tempo delle prime elezioni libere del dopo
apartheid, quelle lunghe code ai seggi che parevano simboleggiare la
vittoria della democrazia. In maniera apparentemente simile è
ricomparso sulla scena il novantenne "Madiba" (Nelson Mandela) a dare
il proprio supporto al candidato dell'ANC Zuma. E ancora, come nel
1994, l'ANC ha incassato il supporto del partito comunista sudafricano
(SACP) e soprattutto del maggiore sindacato, il COSATU, che da sempre
è stato un soggetto politico fondamentale nella scena politica
sudafricana, una sorta di ago della bilancia della popolarità
dell'azione di governo. Soprattutto il COSATU ha svolto un ruolo
fondamentale per assicurare il potere all'ANC, guadagnando a sé
quasi tutti i movimenti sociali nati negli ultimi quindici anni: dopo
la fine dell'apartheid e i primi anni di governo dell'ANC, una parte
della società – in particolare quegli strati popolari che
vivevano nella miseria delle townships (baraccopoli) delle maggiori
città – delusa dalla mancanza di politiche popolari da parte del
governo, aveva dato vita a diversi comitati di lotta in particolare
contro le privatizzazioni di vari servizi essenziali. L'Anti
Privatisation Forum, di impostazione trozkista, che raccoglieva diversi
movimenti sociali, è stato via via cooptato dal COSATU; lo
stesso è accaduto, seppure in diversi gradi, ai movimenti in
lotta per la redistribuzione delle terre, tra i quali l'influente
Landless People's Movement o per il diritto alla casa e
all'elettricità (Soweto Crisi Committee). Il COSATU,
dietro la facciata di paladino delle aspirazioni popolari e in nome
della lotta alla corruzione, ha in realtà rispettato il suo vero
ruolo di cinghia di trasmissione dell'ANC. Così i movimenti che
chiedevano lavoro, il rilancio dell'edilizia popolare, dei trasporti,
dell'educazione scolastica, uno stop alle privatizzazioni di servizi
fondamentali quali l'accesso all'acqua e all'elettricità hanno
guadagnato un certo spazio e le speranze di molti sudafricani fin verso
il 2001, ma sono poi stati affossati dalle rassicurazioni del COSATU.
Questi si diceva, e si dice tuttora, portavoce delle istanze popolari
presso l'ANC, un sindacato di lotta e di governo che ha portato ben
pochi miglioramenti per le classi popolari sudafricane, ottenendo
invece una porzione importante di potere. Non a caso, nonostante la
fine dell'apartheid e la conquista dei diritti civili, la situazione
economica in Sudafrica non ha subito nessun cambiamento significativo.
Il 43% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno, la
disoccupazione tocca quasi un sudafricano su due; nel paese ci sono
circa sei milioni di sieropositivi (su una popolazione di meno di
cinquanta milioni) e i crimini negli ultimi anni sono aumentati
esponenzialmente in misura proporzionale a una sempre maggiore
sperequazione sociale, tanto che si contano circa cinquanta omicidi
ogni giorno.
Le statistiche mostrano come i più poveri oggi stanno
economicamente peggio che nel 1995 e il gap tra ricchi e poveri si
è ulteriormente divaricato negli ultimi due anni. I ricchi sono
diventati sempre più ricchi: lo stipendio dei manager nel 1994
era sei volte quello dei lavoratori, nel 2004 era cinquanta volte e da
allora è aumentato ancora.
Dopo queste elezioni la coalizione "di sinistra" formata da ANC, COSATU
e SACP guiderà un paese affetto da un deficit cronico nella
bilancia dei pagamenti, il cui tasso di crescita economica è
stato negli ultimi anni tanto elevato quanto fittizio, prosperato su
una disuguaglianza sociale mostruosa al suo interno: tutte dinamiche
che si faranno ancora più acute con gli effetti devastanti della
crisi economica mondiale che, anche in Sudafrica, hanno tra l'altro
già dato la stura a sentimenti nazionalisti e razzisti nei
confronti di tutti quei migranti che dagli altri Stati africani cercano
fortuna nella "nazione di Mandela".
Come negli ultimi quindici anni, c'è assai poco da aspettarsi da
questo governo "di sinistra": con i movimenti sociali "addomesticati",
come sono oggi, non ci sarà nessuna redistribuzione delle
ricchezze, il gap tra ricchi e poveri continuerà ad aumentare,
così come cresceranno sentimenti xenofobi e nazionalisti. I
movimenti della sinistra extraparlamentare, tra i quali un piccola
federazione comunista anarchica (ZABALAZA), non si fanno soverchie
illusioni sulla possibilità a breve termine di trasformazioni
sociali di una certa importanza e guardano con terrore più che
con speranza agli effetti della crisi economica. Non per questo
smetteranno di fare attività di base, nelle townships e nelle
campagne e continueranno a svelare le false promesse che ANC e alleati
continuano a propinare ai poveri.
A. Soto