La giornata è iniziata alle 10 con un ricordo dell'esperienza
della Volante Rossa a cura di 'Resistenze metropolitane' nel
quartiere di Lambrate ove questa formazione dell'antifascismo militante
– aggregatasi nella locale 'Casa del popolo' e ai margini
dell'ufficialità del PCI - aveva operato nell'immediato
dopoguerra.
Poi è continuata con la manifestazione di quartiere nella zona
di Via Padova, sede di un intervento politico continuativo tra i
numerosi cittadini immigrati che vi risiedono, indetta dal centro
sociale di via dei Transiti e dal Comitato antirazzista, ove un
centinaio di compagni in corteo ha richiamato l'importanza di un
impegno odierno contro il razzismo e la xenofobia montanti.
Entrambe queste iniziative sono poi confluite nel corteo, a carattere
nazionale, in partenza da porta Venezia alle 15. E c'era un po'
di tutto in porta Venezia in questo 25 aprile.
Dai partigiani superstiti di Anpi e Fiap, ai partiti della sinistra ex
parlamentare, al governatore della Lombardia il ciellino Formigoni, ai
centri sociali, ai deportati dell'Aned, ai partiti del centro sinistra,
al candidato del PdL alla provincia, a Cofferati, alla brigata ebraica,
ai profughi politici del corno d'Africa e qualcun altro sicuramente me
lo dimentico. Una massa enorme di gente – 100.000 – la gran parte in
difesa dei valori della Liberazione e della costituzione repubblicana
(il popolo di sinistra), uno sparuto gruppo di berlusconiani – quelli
che non si sono mai visti in questa ricorrenza - in difesa
di una generica 'libertà' conquistata contro un altrettanto
generico 'totalitarismo'. Non sono mancati ovviamente i riferimenti
all'esperienza storica dell'antifascismo classista e rivoluzionario da
parte di un settore del corteo, mentre forte, da parte dei molti
giovani presenti, era il richiamo all'impegno antirazzista e
antifascista, contro le leggi securitarie per un'alternativa sociale.
Al comizio l'intervento di Formigoni è stato sonoramente
fischiato dalla piazza nonostante i tentativi di 'protezione' degli
altri oratori. Una buona dose di fischi e di slogan se li è
presi anche Cofferati al suo passaggio di fianco al banchetto
informativo della Federazione Anarchica Milanese.
In contemporanea al Ticinese, Cox 18 organizzava 'Fazulet foera di
ball', storie di rivolta e resistenza sviluppate con un giro nel
quartiere per raccontarne la storia ribelle, i tanti momenti di lotta
contro i fascisti e lo Stato, di resistenza ai soprusi e di rivolta
contro le ingiustizie, accompagnate dai canti popolari e
anticlericali del coro 'hard coro' di Bologna.
A conclusione della giornata in molti poi hanno raggiunto l'area
parcheggio di Bonola, al Gallaratese, ove la 'rete partigiani in ogni
quartiere' – nata nell'ambito delle mobilitazioni contro la sede di
Cuore Nero - a partire dalle 18 ha organizzato una serata
all'insegna della musica, della cultura e della riflessione politica
con la presenza di esponenti partigiani – Pizzinato e Norina Pesce – di
attori e musicisti – Paolo Rossi, Moni Ovadia, Renato Sarti e molti
altri con l'obiettivo di continuare a valorizzare le periferie, per
conferire agli spazi pubblici un alto valore sociale e per lasciare una
traccia antifascista e solidale nel territorio. Parallelamente un
corteo musicale animato da vari gruppi (Mitoka samba, Coro di Micene,
Voci di mezzo) coinvolgeva gli abitanti nell'iniziativa.
Per concludere: molte attività, ma anche molte ambiguità
e non potrebbe essere altrimenti se, per ricercare una convergenza di
interessi moderati, si accettano le continue capriole, gli
opportunismi, gli sfacciati voltafaccia di chi fino a ieri inneggiava
al duce e oggi diventa il campione della libertà.
In epoche lontane quando il paese era teatro del conflitto tra le
potenze spagnole e francesi vi era un motto che andava alla
grande: 'Francia o Spagna, purché se magna'; oggi tale motto
potrebbe essere aggiornato con 'fascismo o antifascismo, purché
se magna' per le classi dirigenti e proprietarie di questo paese,
impegnate a ridisegnare le forme del potere e della piramide sociale, a
scapito, come sempre, dei ceti popolari e dei lavoratori.
m.v.
Si è svolto, come annunciato, il 25 aprile dell'antifascismo
bolognese; di quell'antifascismo che non condivide la memoria con chi
sta al governo e con chi vuole revisionare la storia cancellando gli
aneliti alla libertà che la lotta partigiana aveva concretamente
dimostrato.
Quest'anno le diverse componenti del movimento si sono date 5 appuntamenti distinti ma solidalmente coordinati:
- Piazza dell'Unità dalle 15 alle 21 ha visto
il palco allestito da XM24 e diversi banchetti (fra i quali quello del
circolo anarchico Berneri) con concerti e interventi dal palco; ampia
diffusione di materiale antifascista; ampia propaganda al Festival
delle Culture Antifasciste che si terrà al parco delle Caserme
Rosse dal 29 maggio al 2 giugno prossimi
- Via del Pratello, anche qui per tutto il
pomeriggio, Facciamo Breccia, Antagonismogay, Fuoricampo Lesbian Group
e MIT hanno dato vita al "Pratello r/esiste" con banchetti, proiezioni
all'aperto, comizi volanti dedicati alla testimonianza antifascista dei
movimenti gay e lesbiche e ricordando il contributo di lotta e di
sangue che questa componente ha dato alla lotta per la libertà
- Al VAG 61, in via Paolo Fabbri, grigliata
partigiana e una bella iniziativa dell'Assemblea Antifascista
Permanente di Bologna che ha presentato il suo lavoro su Luigi Fabbri e
la Controrivoluzione Preventiva; nell'ambito dell'attività di
riedizione di questo fondamentale testo di analisi del fascismo che
verrà edito con Zero in Condotta, l'AAP ha organizzato la prima
di un reading dal titolo "Catilina parla" che nelle prossime settimane
verrà portato all'interno di altri spazi sociali e situazioni di
lotta
- All'Iqbal Masih della Barca, serata "resistente"
con un bel concerto di canti della resistenza e della tradizione di
lotta del movimento operaio; con canti corali che sono andati avanti
fino a tarda sera
- Al casone partigiano di Rubizzano (San Pietro in
Casale), la serata del 24 con l'iniziativa "Suoni resistenti" aveva
aperto le giornate antifasciste in provincia
- Su http://www.zic.it/zic/articles/art_4461.html
é registrata la "diretta radio" in webstreaming della giornata a
testimonianza del carattere plurale e unitario di tutte le inziative
Complessivamente le diverse iniziative hanno visto la partecipazione di
qualche migliaio di persone (soprattutto a Piazza dell'Unità e
al Pratello), a testimonianza della diffusione e del radicamento del
movimento antifascista alla faccia di chi predica la pacificazione
nazionale e la rimozione della memoria.
Nei prossimi giorni non mancheranno le occasioni di lotta: dalle
iniziative contro la Lega Nord che perpetua la sua politica razzista e
reazionaria utilizzando gli spazi della campagna elettorale per
imbastire provocazioni; al contrasto dei raduni di Forza Nuova che
annuncia per il 29 aprile un convegno all'Hotel Europa con lo stesso
taglio e gli stessi intenti provocatori realizzati a Milano il 5 aprile
scorso.
Redb
Un 25 aprile di testimonianza, ricordo, lotta sotto la Mole. I tre
giorni antifascisti promossi dalla FAI torinese si sono articolati
intorno a diverse iniziative: dal punto info alla diffusione di
volantini e manifesti, alla serata dedicata alle rivolte partigiane
dopo la Liberazione, al presidio con bicchierata e commemorazione alla
lapide del "Moro", il comandante della VII brigata SAP alle Ferriere,
l'anarchico Ilio Baroni.
23 aprile. Punto info in via Po
Nella centralissima via Po si è tenuto un punto info
antifascista con distro, mostra, volantinaggio, musica. Come di
consueto in queste occasioni una semplice iniziativa informativa era
guardata a vista da una dozzina di Digos e un gippone di antisommossa.
Un tale passando ha domandato ironicamente se ci si sentisse più
sicuri. Nel volantino distribuito ai passanti si narrava di questo 25
aprile all'insegna del fascismo che ritorna, che colpisce ogni giorno.
In un manifesto diffuso in quasi mille copie è stata riprodotta
la celebre foto di Mussolini appeso a testa in giù in piazzale
Loreto. Il volto di Mussolini è stato sostituito da quello del
razzista padano Mario Borghezio. Ecco il testo, breve ma esplicativo:
"Resistenza! Oggi come ieri.
Ieri camicie nere… oggi camice verdi.
Ieri squadracce… oggi ronde.
Ieri leggi razziali… oggi leggi razziste.
Ieri ebrei e rom… oggi immigrati e rom.
Oggi il fascismo ha il volto della Lega.
Bossi, Maroni, Borghezio…
a piazzale Loreto c'è ancora tanto posto!"
Un paio di giorni prima la polizia aveva intercettato due compagni che
affiggevano questi manifesti, multando la compagna pescata con il
pennello. Secondo quanto riportato da alcuni giornali l'onorevole
Borghezio avrebbe denunciato i due per minacce e calunnia.
Notte tra il 23 e 24 aprile
Borghezio appeso in effige davanti alla Lega.
Le buone idee, si sa, sono contagiose. Così nella notte tra il
23 e il 24 aprile nel cuore di Barriera di Milano, Mario Borghezio,
appeso a testa in giù, la faccia a portata di sputo, faceva
mostra di sè di fronte alla sede provinciale della Lega in via
Poggio 23.
Sui muri la scritta "Lega=fascismo", sotto il campanello il cartello
"Bossi, Maroni, Borghezio… a piazzale Loreto c'è ancora tanto
posto!"
Purtroppo quello di Borghezio era solo un fantoccio.
La mattina successiva intorno a quel fantoccio con la faccia
dell'onorevole appeso a testa in giù con tanto di camicia e
cravatta verde squadrista si agitavano fotografi, giornalisti e un
nugolo di poliziotti, che cercavano "prove" rovistando tra l'immondizia
lasciata fuori dai leghisti. Unanime la condanna dei politici di ogni
tipo, che si sono affrettati e rilasciare dichiarazioni di
solidarietà a Borghezio.
L'esponente leghista si era distinto di recente per una lectio
magistralis tenuta in Francia, a Beaune, nel corso di un'assise
identitaria, cui aveva partecipato il fior fiore dei fascisti europei.
Borghezio aveva suggerito ai camerati di non proclamarsi apertamente
fascisti e nazisti, limitandosi a propagandare idee razziste e
xenofobe. In altre parole la via leghista al potere. L'intervento di
Borghezio ha suscitato feroci polemiche sui principali quotidiani
d'oltralpe: da noi solo un imbarazzato silenzio.
Borghezio, confermando una propria spiccata attitudine esibizionista,
si è fatto riprendere in svariate pose accanto al suo fantoccio
appeso. In una foto lo si vede posare accanto al manichino mostrando
indignato il manifesto della Federazione Anarchica Torinese.
Secondo i giornali, gli 007 della Digos torinese avrebbero già
individuato i responsabili del gesto. Si tratterebbe degli stessi due
compagni pescati ad affiggere il manifesto in questione. Forse la Digos
pensa che questi due compagni abbiano i superpoteri.
24 aprile. Le rivolte partigiane dopo la Liberazione
Marco Rossi ha presentato il suo ultimo libro "Ribelli senza congedo"
nella sede della FAI torinese, in corso Palermo 46. La sala era piena e
i compagni presenti hanno poi dato vita a un confronto vivace ed
interessante.
Il libro di Marco racconta una storia spesso taciuta, quella delle
migliaia di partigiani, che a distanza di poco più di un anno
dalla Liberazione, tornarono in montagna "per rifiuto di abitare nella
Repubblica che mitraglia i contadini, libera i fascisti e mette gli
operai alla disoccupazione". "Il libro", come ha detto Marco
introducendo la serata, "non poteva che essere presentato per la prima
volta a Torino, poiché i due principali episodi di cui narra si
sono svolti in Piemonte".
Si tratta di una vicenda che ancora è oggi scomoda,
perché mette in discussione la storia ufficiale della
Resistenza, che non ha un prima e, soprattutto non ha un dopo. Il 25
aprile diventa così lo spartiacque tra la Resistenza "buona",
inscrivibile, anche se a forza, nel mero quadro della liberazione
"nazionale", da quella "cattiva", delle "componenti più
intransigenti e avanzate del movimento partigiano che avevano vissuto
la lotta armata contro i fascisti come la premessa per la costruzione
di una società diversa". Ne è conseguito che "tali
insorgenze, nonostante le considerevoli dimensioni raggiunte, rimangono
a tutt'oggi una parentesi pressoché ignorata e sconosciuta, a
causa dell'evidente dissonanza che rappresentò e ancora
rappresenta" con la storia congelata nelle cerimonie ufficiali. Il
libro di Marco è un utile strumento per ricostruire questa
storia dimenticata ma, anche, un importante grimaldello contro il
revisionismo imperante, quello della "pacificazione" a tavolino, che 64
anni dopo, prova a fare la destra tornata al governo.
25 aprile. Vino e fiori alla lapide di Ilio
Come ogni anno i compagni e le compagne delle FAI torinese si sono dati
appuntamento in corso Giulio Cesare angolo corso Novara alla lapide che
ricorda Ilio Baroni, che in quel punto morì combattendo il 26
aprile del 1945.
Maria Matteo, in una breve introduzione, ha ricordato che il fascismo
non è morto in quel lontano aprile. A ciascuno di noi riprendere
il cammino contro il fascismo che ritorna con altro nome, ma immutata
ferocia.
Roberto Prato ha fatto un lungo e preciso intervento, che non si
è limitato alla consueta commemorazione ma ha ripercorso la
difficoltà di comunicare oggi il senso profondo della lotta di
chi, in quel quartiere, diede la vita per impedire la distruzione della
città. Roberto ha ricordato come le truppe naziste, nel lasciare
Torino, avessero deciso di lasciare il deserto alle proprie spalle,
distruggendo fabbriche, strade, ponti, ferrovie. I partigiani della
zona nord, quelli delle Ferriere, della Grandi Motori, decisero di
impedirlo, sfidando in pochi, con armi leggere un'intera divisione
nazista. Barriera di Milano è costellata dalla lapidi dei tanti,
in buona parte operai come Baroni, che caddero per conservare il
proprio pane, per la speranza di un mondo migliore, che poi non fu.
Ciascuno fece la sua parte, senza capi e senza ordini, ciascuno forte
della propria determinazione. In ciò Roberto individua la cifra
di un'autonomia che era il segno di un agire intrinsecamente libertario.
Messi i fiori con la dedica "a Ilio Baroni. Gli anarchici", il brindisi
alla "libertà, all'anarchia" a tutti i partigiani della
libertà. Alla fine un anziano partigiano, appoggiato al bastone,
le pantofole alte grigie dei vecchi poveri, ha intonato una delle
canzoni di allora.
Poi via con la distro ai giardini (ir)reali, davanti al Fenix,
sgomberato dopo un corteo antifascista seguito all'accoltellamento di
due anarchici. Gli Squatter Torino, come ormai tradizione dal 2006,
hanno occupato i giardini con concerti, salsicce, bar e banchetti
informativi.
Notevole l'attenzione dei passanti (e della Digos) nei confronti del pannello con le foto di Borghezio a testa in giù.
A quest'indirizzo potete vedere e scaricare il manifesto della FAI torinese "a piazzale Loreto c'è ancora tanto posto":
http://piemonte.indymedia.org/article/4710
A quest'indirizzo foto e comunicato sull'azione alla Lega:
http://piemonte.indymedia.org/article/4772
Qui la rassegna stampa on line:
http://piemonte.indymedia.org/article/4779
Gli articoli di TorinoCronacaqui, La Stampa, Repubblica, La Padania,
Epolis, Libero, Il Giornale del 25 aprile con link e foto sull'azione
antifascista del 24 aprile alla sede della Lega a Torino sono qui:
http://piemonte.indymedia.org/article/4798
e qui:
http://piemonte.indymedia.org/article/4799
R. Em.
Era il luglio del 2008. A Torino in via Germagnano, tra le baracche
dei rom i bambini giocavano nel fango e tra i topi. L'alluvione di
primavera per poco non si era mangiata le miserabili baracche della
parte bassa del campo, dove vivono i più poveri. Alcune
famiglie, stanche di una miseria che aveva segnato ogni momento delle
loro vite, decidono di prendersi la loro parte di futuro, occupando una
palazzina dell'Enel in via Pisa. La casa era abbandonata all'incuria da
molti anni. Uomini donne e bambini hanno dormito sotto ad un tetto sino
al 15 luglio: per alcuni era la prima volta.
La mattina di quel giorno le truppe dello Stato in tenuta antisommossa
hanno fatto irruzione nell'edificio: i bambini, spaventati, si sono
svegliati urlando. Fuori li aspettava un pullman della GTT che li ha
riportati alle baracche di via Germagnano. Uno dei solidali accorsi
venne arrestato e rilasciato due giorni dopo: aveva osato chiedere
notizie sul futuro di quelli di via Pisa.
Due giorni dopo, era il 17 luglio, in piazza d'Armi, nell'ambito del
festival ARCIpelago era prevista una tavola rotonda. Di "Paure
metropolitane" dovevano parlare politici e professori: tra loro Ilda
Curti, assessore con la delega all'integrazione degli immigrati.
Non potevano mancare gli antirazzisti. Armati di striscione, volantini
e megafono hanno parlato a Curti delle paure di chi, giorno dopo
giorno, vive ai margini di una città che spende per giochi e
luci d'artista ma permette che i bambini crescano senza una casa.
Curti non tollera la contestazione, dà in escandescenze ed
infine abbandona il palco. Fila dalla polizia e sporge denuncia per
violenza privata. Prima di andarsene grida "E, io, che c'entro?" Le
stesse parole di Chiamparino di fronte ai bambini che lo inseguivano
con lo striscione dove campeggiava la scritta "casa per tutti".
La mattina del 23 aprile in tribunale era previsto il riconoscimento
"all'americana" di quattro antirazzisti, accusati da Curti di "violenza
privata", "minacce" e "ingiurie". Roba che in tribunale può
costare sino a quattro anni di reclusione. Tra gli imputati una
compagna della FAI torinese. La compagna, per facilitare la memoria
degli assessori Curti e Alfieri, nascosti dietro il vetro della stanza
"ricognizioni", indossava una maglietta con la scritta "Casa per tutti.
Via Pisa non si cancella".
La dignità degli uomini donne bambini di via Pisa è un
forte, silente, atto di accusa contro chi, in questa città, di
fronte alla miseria, alle baracche, ai bimbi morsi dai topi dice "E io
che c'entro?"
R. Em.