Umanità Nova, n.17 del 3 maggio 2009, anno 89

Ribelli senza congedo


Marco Rossi, Ribelli senza congedo. Rivolte partigiane dopo la Liberazione 1945-1947, Zero in Condotta, 2009, euro 7.

25 aprile: non basta una data, temo, per fare i conti con la storia. Fosse così, sarebbe tutto molto più semplice. A distanza di oltre sessant'anni, ferite aperte e cicatrici doloranti ci ricordano ancora, con una certa costanza greve, che la cesura prodottasi nella società italiana dopo la sconfitta degli ultimi fascisti della Rsi,  e dei loro alleati nazisti, continua a produrre indisturbata i suoi effetti.
Tutt'altro che riconciliata, la memoria nazionale si divide  in maniera piuttosto netta, ancor oggi, tra due schieramenti che non trovano pacificazione alcuna.
Questo fenomeno, piuttosto interessante, di contrapposizione ideologica proprio in questi anni, i nostri per l'appunto, nei quali da più parti ci si è affannati e ci si affanna a dichiarare scomparsa la politica dei blocchi contrapposti preferendo un deciso orientamento verso la rimozione a ogni costo della stessa ideologia in favore di una definitiva riconciliazione tra gli opposti, ci insegna almeno una cosa, e cioè che l'abbandono della storia, come elemento fondativo e indispensabile per una miglior comprensione del passato, lo schiacciamento sul presente, la rinuncia all'analisi critica e per quanto possibile all'obiettività nel ricostruire passaggi essenziali degli eventi che hanno costituito l'ossatura delle vicende più importanti del nostro Paese, forniscono materia sufficiente a dismettere un insieme di ricordi e di fatti, che per quanto complessi e contraddittori, stanno alla base della nostra contemporaneità e ne hanno determinato l'evoluzione.
Ricordare il passato per meglio vivere il presente, al contrario, è esercizio paziente e qualche volta sfibrante. Ma soltanto così, discutendo criticamente su ciò che è stato, potremo gettare uno sguardo sul futuro, apprestandoci a viverlo nel miglior modo possibile, costruendolo, in una parola, a partire da una continua interrogazione su quanto ci ha preceduto.
Il libro di Marco Rossi va proprio in questa direzione, proponendo una riflessione, storiograficamente matura e con convincente stile narrativo, intorno ad un bienno che va considerato come costitutivo della nostra storia repubblicana. Due anni, quelli che vanno dal '45 al '47, decisivi sotto molti punti di vista. Il 25 aprile del 1945 non si era in realtà concluso, come la stessa data celebrativa nel tempo a venire in qualche maniera avrebbe voluto sancire, lo scontro tra  partigiani e fascisti, destinato a protrarsi ben oltre e non soltanto con le armi in pugno. In quel breve volgere di mesi si assistette, infatti, in aperta contestazione alla linea strategica promossa dal Partito comunista di Togliatti per una rapida ricomposizione delle fratture e di inconciliabili pratiche sociali e politiche, "visioni del mondo" verrebbe quasi da dire, a un diffuso rigurgito di quello che Rossi chiama il "ribellismo" che "seppur minoritario, coinvolse in modo spontaneo migliaia di volontari", delusi nei propositi di riscossa sociale per la quale avevano creduto in origine di dover combattere. Molti accorsero al richiamo della rivolta permanente in nome di una liberazione sociale che era apparsa, sin dai primi giorni, ampiamente disattesa quando non addirittura tradita.
Ribelli senza congedo è la storia, a suo modo, di un'epopea rimossa un po' troppa in fretta, di grandi affetti respinti, di un "gettare il cuore oltre l'ostacolo" che sorprese, per la forza di quella spinta e di quel desiderio, gli stessi protagonisti di quei giorni. In molti casi fu anche un destino di dolore e di una sconfitta dell'anima che pesò su tanti e che si stemperò nel clima afono di una nazione che non è mai riuscita a trovare il bandolo della matassa ingarbugliata, dal cinismo e dall'ipocrisia di apologeti in cattiva fede e storici disattenti, attorno  alla memoria degli italiani.  

Mario Coglitore

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti