Umanità Nova, n.17 del 3 maggio 2009, anno 89

Rettifica


Pubblichiamo una rettifica fattaci pervenire dall'autrice al pezzo "Economia politica dello stupro" pubblicato sul numero doppio per l'otto marzo (UN n. 9/2009).
Accanto alla rettifica, doverosa, la bella notizia: l'articolo di Umanità Nova è stato ripreso dalla pubblicazione rumena Gazeta Romaneasca.

<< [Riguardo a] il mio articolo Economia politica dello stupro, pubblicato originariamente in Umanità Nova e ora tradotto e ripreso da Gazeta Românească, settimanale d'informazione delle comunità rumene residenti in Italia. Mi fa un piacere enorme per motivi facilmente intuibili a quant* sono attiv* nella lotta al razzismo e al sessismo, ma anche perché mi da l'opportunità di rettificare quanto ho scritto a proposito della confessione religiosa di Giovanna Reggiani che era in realtà valdese e non cattolica, come mi ha fatto notare Patrizia Ottone, che da tanto mi accompagna in Marginalia con affetto e puntuali note e osservazioni. Il suo commento e le mail che ci siamo scambiate a partire dal mio errore (uno "scherzo della memoria" dovuto alla non rilettura, mai giustificabile, delle fonti) ha innescato un fecondo ragionare intorno al concetto di "minoranza". Giovanna Reggiani era, in quanto valdese, appartenente ad una minoranza, minoranza storicamente perseguitata ed emarginata dalla chiesa cattolica come anche dal fascismo che la considerò religione "straniera". Interessante sarebbe quindi analizzare come i media (in un contesto dove forte è l'uso delle religioni per alimentare il discorso sullo "scontro di civiltà") abbiano posto, all'epoca dello stupro/omicidio, grande enfasi sul doppio rito valdese/cattolico (il marito era di confessione cattolica) usato per i funerali e alle iniziative e dichiarazioni volte a sottolineare l'apparteneza dei valdesi alla grande comunità cristiana. Al di là delle intenzioni della famiglia Reggiani (che ha respinto con forza ogni uso strumentale dello stupro in chiave razzista e securitaria), credo sia possibile ravvisare in questa enfasi, un tentativo di diluire la "minoranza" nella "maggioranza", una rappresentazione tendente a sopprimere, al momento oppurtuno, l'eccesso di potere di quest'ultima [...].>>

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