A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
Il 29 aprile 2006, in preparazione della May Day, un centinaio di
precari irruppero mascherati nel supermercato Plus in calle Arroyo a
Siviglia, accompagnati dalla "Virgen de la precariedad", per protesta
contro il licenziamento di Fatima Fernandez.
Per un'ora le casse del supermercato restarono ferme, mentre i
dimostranti lanciavano slogan chiedendo lavoro e diritti per tutti, per
poi uscire dai locali portandosi dietro tre carrelli carichi di merce.
Durante la manifestazione, Nicolas Sguiglia e Javier Toret,
rappresentanti sindacali rispettivamente della CGT e della SOC-SAT,
intervennero per giungere a un accordo con la proprietà che,
invece, sporse denuncia contro i due compagni.
Il 17 aprile scorso si è finalmente svolta la prima e unica
udienza del processo nel quale i due compagni rischiavano addirittura
due anni di galera in quanto accusati di "rapina con intimidazione".
Il giudice ha assolto Nico e Javier, riconoscendo nel loro operato una
azione unicamente di mediazione con la direzione del supermercato per
la revoca del licenziamento della compagna Fatima.
Soddisfazione quindi per tutte le organizzazioni sindacali e sociali
che, a Siviglia e in tutta la Spagna, in questi mesi hanno sostenuto
Nico e Javier con manifestazioni e presidi.
Nell' hinterland milanese, Nerviano Medical Sciences, il più
importante centro di ricerca europeo di farmaci antitumorali, è
stato gratuitamente ceduto nel 2004 da "Pfizer", prima multinazionale
farmaceutica mondiale, alla "Congregazione dei figli della immacolata
concezione", ente di diritto vaticano, assieme a una ricca dote di 250
milioni di euro. La multinazionale doveva disfarsi in modo pulito del
centro, originariamente della Farmitalia Carlo Erba, che aveva
acquisito la Pharmacia. Per l'ente della "Congregazione" è stata
un'occasione per entrare nel mondo "degli affari della ricerca" e nelle
stesso tempo acquisire gratuitamente il patrimonio immobiliare del
centro (valore dai 130 ai 160 milioni) per intraprendere operazioni di
speculazione nel territorio. A causa del mancato arrivo dei
finanziamenti statali promessi a sostegno della ricerca, il consiglio
d'amministrazione di Nerviano ha minacciato di portare i libri in
tribunale il 6 aprile scorso, fatto che provocherebbe il fallimento e
la conseguente perdita dell'occupazione per tutti i 650 lavoratori,
ricercatori, impiegati e operai, oltre 300 addetti dell'indotto.
Le dismissioni del centro sono state contrastate da una
partecipata mobilitazione dei lavoratori, iniziata il 18 marzo con un
presidio a Saronno davanti alla sede della Congregazione, seguita da
una manifestazione sotto il Pirellone, sede della regione, e culminato
il 2 aprile con il blocco della statale del Sempione. L'elevata
partecipazione dei lavoratori alla lotta ha portato alla convocazione
di un tavolo di trattativa per il 16 aprile tra sindacato, consiglio
d'amministrazione, Congregazione e regione Lombardia. Per scongiurare
la chiusura del Centro ricerche di Nerviano i lavoratori continuano a
mantenere un elevato livello di mobilitazione, sia per difendere i
propri posti di lavoro che per salvaguardare un importante settore di
ricerca che dovrebbe essere d'interesse generale.
Nel gennaio 2008, allo stabilimento Fiat di Pomigliano aveva preso
il via il "piano Marchionne", con l'annuncio di licenziamenti e
l'evidente intento di alimentare un clima di paura tra i lavoratori,
confinando quelli più combattivi nel reparto logistica di Nola.
Di fronte alle mosse dell'azienda i lavoratori avevano reagito con
scioperi e presidi ai cancelli che durarono per ben sei giorni
ottenendo la solidarietà dei movimenti sociali della Campania e
di numerosi lavoratori di altre aziende.
Oggi, per quei fatti, la procura ha inviato 16 avvisi di garanzia di
cui per altro i diretti interessati sono venuti a conoscenza solo
leggendo i propri nomi sui giornali.
Ancora una volta la magistratura si è schierata con i padroni,
proprio in un momento in cui è sempre più forte il timore
di una chiusura dello stabilimento. Un'azione, quella dei magistrati,
con l'evidente scopo di intimidire gli operai, colpire chiunque
combatta contro la precarietà e criminalizzare coloro che
reagiscono alla crisi con la lotta sociale e sindacale.
Uno sciopero, un picchetto, una manifestazione di lotta e di rabbia
è etichettata con parole che esprimono sin troppo bene l'intento
criminalizzante: gli operai sono accusati di "violenza privata",
"minacce", "violazione dell'ordinanza di sgombero" eccetera.
La CUB, COBAS, SDL hanno già in cantiere diverse iniziative di
risposta. Non sarà permesso trattare come un criminale chi lotta
per i propri diritti.
Il 20 aprile nel tribunale di Milano Massimo Vinci, operaio della
Fiat e delegato dello Slai Cobas, è stato processato con
l'accusa di aver colpito con un bastone l'auto dell'allora sindaco di
Milano Gabriele Albertini.
Il fatto si sarebbe svolto nel settembre 2004, durante una
manifestazione di protesta contro le espulsioni dei lavoratori
dell'Alfa Romeo di Arese messe in atto dall'azienda, mentre l'Albertini
partecipava a una cerimonia ufficiale nel quartiere Bicocca.
In quella occasione ci furono gravi incidenti provocati dalle forze di polizia che aggredirono i manifestanti.
Il P.M. aveva chiesto la condanna a due anni di carcere. Il lavoratore,
difeso dall'avv. Mirko Mazzali, ha dimostrato che l'accusa era
infondata, in quanto nell'occasione "aveva in mano una semplice
bandiera con un'asta di plastica…" per cui il Tribunale l'ha assolto.
"Massimo Vinci è stato messo in cassa integrazione a zero ore
dal 2002 ed è stato licenziato dalla Fiat il 1° marzo 2008"
dichiara lo Slai Cobas dell'Alfa Romeo, concludendo: "Basta
speculazioni sull'area di Arese. Vogliamo lavoro per Massimo e gli
altri compagni licenziati"!
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