Umanità Nova, n.18 del 10 maggio 2009, anno 89

il nostro mAggio - 1


Spezzano Albanese

Un cielo denso di nubi di colore nerastro, un acquazzone pomeridiano che minacciava di trasformarsi in temporale ci lasciavano pensare che il comizio programmato dalla FMB per le ore 20,00 sicuramente non si sarebbe potuto svolgere, nonostante che sul palco allestito nella centrale Piazza Matteotti sin dalla mattina le bandiere rossonere continuassero a sventolare. Ci eravamo ormai quasi rassegnati: "vuol dire che il primo maggio 2009 lo celebreremo anche noi anarchici e libertari spixagnot e cusdinra (spezzanesi e cosentini) tra musica, canti e bevute col concerto programmato per la serata nel Cafè Culturale il Galeone", era questo insomma ciò che in molti pensavamo. Ma ecco che nel tardo pomeriggio l'azzurro prende il posto delle nuvole ed un sole splendente ci fa completamente ricredere: il comizio si farà!
Verso le ore 19,00 ci portiamo in piazza e cominciamo a ravvivarla col canzoniere anarchico mentre iniziano intanto ad arrivare compagne e compagni anarchici dal cosentino, e naturalmente le/gli spixagnot. Che il comizio fosse molto atteso in loco, a dire il vero non ne avevamo avuto un gran che di sentore, ma a pensare che potesse essere addirittura rispettato da una forza storicamente avversaria al punto di rinunciare alla propria manifestazione, non ci passava neanche per l'anticamera del cervello, ed invece… ecco che proprio un ex sindaco che ha spadroneggiato in loco per un ventennio negando agli anarchici la sala consiliare e le piazze ci manda a dire che rinunciava al suo comizio, che avrebbe dovuto tenere in una piazza vicina quale segno di rispetto nei confronti del comizio della FMB. Praticamente si rinuncia alla pubblicità elettorale per la propria lista comunale per rispetto alle posizioni astensioniste degli anarchici e dei libertari. Che dire? Boh. Vogliamo chiamarlo miracolo elettorale alla rovescia?
Ad aprire il comizio è l'intervento del compagno A. Nociti che mira a puntualizzare col suo dire la politica dell'apparire dei politicanti di mestiere, dall'essere degli anarchici e dei libertari facendo da un lato riferimento alle passerelle berlusconiane in terra d'Abruzzo con strette di mano, baci ed abbracci riprese da televisioni, radio, stampa e dall'altro, invece, all'agire degli anarchici e dei libertari tra i terremotati, completamente oscurato dai media del potere. Man mano che il comizio procede, la piazza si riempie di centinaia e centinaia di persone ed è proprio allora che avvertiamo quanto fosse atteso nella nostra comunità il primo maggio comunalista degli anarchici e dei libertari.  All'intervento di Tonino segue quello del compagno Domenico Liguori che, ad una piazza ormai stracolma di popolo, parla delle nefandezze degli stati e dei padroni, della crisi che fa avanzare precarietà, miseria, fame, delle guerre sparse nel mondo, del razzismo contro immigrati, rom, e della politica spettacolo con cui Berlusconi, Franceschini, Fini et similia, fronteggiano il tutto.
Riferimenti vengono inoltre fatti da Domenico alla situazione locale annunciando per l'intero mese di maggio una forte campagna sociale anarchica e libertaria che porterà nelle piazze la "Spezzano Altra", la Spezzano comunalista e libertaria, a far fronte contro la demagogia e le promesse elettoralistiche di chi si candida per conservare il potere comunale o per conquistarlo.
L'attiva e attenta partecipazione al comizio una cosa l'avrà sicuramente fatta intendere alle tre probabili liste in lizza, ossia che chiunque vinca tra loro tre, una cosa è intanto certa: nessuna potrà tranquillamente decidere sulla testa del popolo di Spezzano senza fare i conti con la Spezzano dell'autogoverno. A comizio terminato, dopo scambi di vedute, congratulazioni ed abbracci con gente del luogo, ci siamo portati al Galeone per il concerto di "Sand Creek" e di "Bashkim radici etnofolk dal sud-Italia contaminato", dove tra musica, canti, tarantelle, vino a volontà ed in chiusura col canto in corale del Primo maggio di Pietro Gori e del Galeone ci siamo dati appuntamento al Primo Maggio del 2010.

L'incaricato

Piombino

Gli anarchici sono di nuovo in piazza a Piombino, storico territorio di giornate di lotta e sovversione anche in occasione del Primo Maggio. Il Primo Maggio del 2009 le bandiere rossonere sono tornate a sventolare, a sottolineare che oggi, di fronte alla crisi, voluta e sostenuta dall'economia capitalista, deve riprendere l'azione degli sfruttati per ricostruire, nei posti di lavoro come fuori nel sociale, la lotta quotidiana autogestita, fuori dalla logica dei politici e sindacalisti di professione. Già nella sera del 30 aprile, si è svolta, nella sede della Federazione Anarchica Elbano maremmana, una partecipata e interessante conferenza tenuta dal compagno Sergio Onesti su Pietro Gori "Avvocato e criminologo". Nella mattinata del Primo Maggio corteo per le strade di Piombino che proprio a Pietro Gori ha dedicato una delle vie principali del suo centro. Come anche a F. Ferrer. Il corteo si è soffermato sotto le lapidi volute dalla popolazione di Piombino a ricordo dell'importanza di questi compagni e pensatori libertari e posto fiori profumatissimi, cantato canzoni. Il Primo Maggio è nato per sovvertire la logica dello sfruttamento, anche per la richiesta della giornata lavorativa di otto ore, ma i 5 lavoratori impiccati a Chicago nel 1887 volevano costruire una società libera fra eguali. Una società senza sfruttamento. In questo senso a Piombino abbiamo "festeggiato" il Primo Maggio. Ricordando P. Gori, imprigionato, esiliato, F. Ferrer, ucciso per le sue idee libertarie. Infine il nutrito comizio, aperto dal compagno Umberto, che ha ricordato la storia e le ragioni del Primo Maggio, delineando bene come questa giornata è nata sovversiva e in questa maniera si deve rivendicare. I cinque lavoratori anarchici furono impiccati per le loro idee sovversive! A seguire l'intervento molto critico della concezione salvatrice del lavoro del compagno Mario che ha posto molto chiaramente un interrogativo che è stato emarginato da molto tempo: si deve davvero rinunciare a tutto, alla vita, alla dignità per un posto di lavoro? Il compagno Tiziano ha sottolineato l'urgenza delle lotte autogestite dei lavoratori per "uscire" dalla crisi. La validità delle idee principali che hanno costituito la forza dei movimenti libertari e che a ben vedere costituiscono dei validissimi strumenti. di coscienza proletaria e quindi di lotta sociale. Anche l'intervento della compagna Patrizia dell'UniCobas ha specificatamente posto le urgenze di costituire sui posti di lavoro, come nella scuola o nel pubblico impiego distrutto dalle ultime politiche governative, organizzazioni autogestite e in grado di contrastare la perdita ormai emorragica dei diritti e garanzie dei lavoratori. Il compagno Sergio dell'Unione Sindacale Italiana, sindacato anarcosindacalista, ha ancora di più rafforzato la necessità della costruzione della capacità di organizzazione dei lavoratori, riportando una dura realtà: oggi, per normativa, molti lavoratori sono costretti a lavorare fino a 12 ore e mezzo senza sicurezza, altro che otto ore! La necessità di organizzazione per la costruzione parallela di lotte sindacali ed obiettivi libertari. Tutti gli interventi hanno sottolineato che i lavoratori, quando lottano in prima persona, non solo difendono le proprie condizioni di lavoro e la qualità della vita, ma sono capaci anche di solidarietà, emarginano i carrozzoni politici e sindacali e riescono ad avere coscienza delle enormi possibilità di lotta sociale. Gli anarchici a Piombino, unici in piazza per il Primo Maggio a dare solidarietà ad una città che sta vivendo la crisi dei padroni sulla pelle dei lavoratori. Dopo, una merenda sul mare molto gioiosa e appetitosa.

Federazione Anarchica Elbano - Maremmana

Parma

Nonostante la sera prima avessimo avuto chiari riscontri del nostro essere invisi alle sfere divine (se mai esistono), con rotture in serie (furgoni, generatore, impianti, ecc.), ugualmente siamo riusciti a far andare tutto per il meglio.
La manifestazione, organizzata da USI-AIT e RDB-CUB, con l'ausilio fondamentale della FAI di Parma, ha potuto contare su almeno 600 partecipanti (dato questura, nonostante i virtuosi – anche tra noi – del "se abbassiamo il numero a casa altrui è più figo"), oltre ad altri passati nel pomeriggio. Il corteo, con tanto e rinfrancante rosso-nero che sventolava, si è snodato nella storica zona dei Navigli, nei quali nell'agosto del '22 si combatté duramente contro i fascisti. Comandante di quella zona (quella dagli scontri più duri) era Antonio Cieri, che abbiamo ricordato con fiori sulla lapide. Il corteo è poi confluito in p.le della Pace, dove s'è tenuto l'applauditissimo comizio di Giordano Cotichelli. Altrettanto apprezzato il saluto del Segr. Naz. USI Angelo Mulè e quello di Betti dell'RDB-CUB. In p.le S. D'Acquisto si è poi tenuta la festa: pranzo autogestito grazie ai compagni e alle compagne della montagna, birra di qualità, vino, banchetti, ecc. Un interessante e variegato concerto (ben sei le band coinvolte) hanno accompagnato fino alle 19 l'iniziativa. Da registrare, la presenza di tre fascistelli ucraini, prontamente allontanati, "grazie" ai quali le tv locali hanno fatto un breve cenno, mentre qualche articoletto in più è apparso sulla stampa. Evidentemente, non gli piacciamo granché, ma, si sa, non è un grande problema..

m. ilari

Torino

Un Primo Maggio difficile all'ombra della Mole, dove la crisi ha messo alle corde migliaia di lavoratori e le loro famiglie.
Il tradizionale corteo che, come ogni anno, parte da piazza Vittorio e si conclude in piazza S. Carlo, attraversando via Po, piazza Castello, via Roma, era diviso in due da un filo invisibile, ma robusto. C'è stato il Primo Maggio dei politici a caccia di voti per la prossima tornata elettorale di giugno, dove in palio c'è la Provincia e numerosi consigli comunali. Come in passerella hanno sfilato Di Pietro, l'ex ministro supporter del Tav, e il suo ex collega, Paolo Ferrero, il ministro delle promesse mancate; i due sceriffi del PD, Chiamparino e Cofferati, quest'ultimo accolto da una bordata di fischi da ampi settori del corteo; Saitta, in campagna per la rielezione alla presidenza della Provincia, accanto alla governatrice Bresso e a Fassino.
Nella stessa piazza, ma su ben altro pianeta politico, c'è stato il Primo Maggio di chi lotta per il proprio futuro, perché la crisi dei padroni non la paghino i lavoratori.
Gli anarchici della FAI hanno promosso uno spezzone rosso e nero che, all'arrivo in piazza S. Carlo, raccoglieva circa 300 anarchici e libertari. Presenti anche alcuni compagni del laboratorio anarchico Perlanera di Alessandria.
In apertura, dopo il camion con l'ampli, lo striscione "azione diretta contro lo stato e il capitale". I compagni che sono intervenuti durante il percorso hanno ribadito la necessità di rompere il meccanismo perverso della guerra tra poveri, innescando processi di solidarietà tra lavoratori italiani e migranti, sviluppando l'autonomia degli sfruttati.
Argomenti che rispecchiavano il volantino distribuito in piazza dove si ribadiva che "In un tempo in cui chi lavora è chiamato a pagare l'ennesima crisi del capitalismo con disoccupazione, tagli ai servizi, maggior flessibilità, in una parola: con più povertà; in un tempo come questo, il Primo Maggio può e deve essere un giorno in cui ci si ferma a pensare a quanto siano contrapposti e lontani gli interessi dei padroni e dei lavoratori, degli sfruttati e degli sfruttatori. (…) Quanto della crisi attuale è frutto della favola ipocrita, della mistificazione, che vi siano comuni interessi tra lavoro e capitale? (…)
Davanti alla cruda verità che il capitale si basa sull'impoverimento del lavoro e della natura; davanti al fallimento dei progetti politici che volevano vender la favola della "partecipazione democratica" mantenendo inalterato un sistema basato sulla schiavitù legalizzata del lavoro salariato; davanti al ruolo spudoratamente asservito agli interessi dei padroni di troppo sindacalismo, sindacalismo che è diventato un mestiere come altri, burocratico e ripiegato su se stesso, sempre teso a rafforzare la propria organizzazione, anziché a fare gli interessi dei lavoratori; davanti ad un governo fascista, clericale, servo degli interessi dei padroni al punto da attaccare ogni giorno il salario, la sicurezza, il diritto di sciopero; ebbene, davanti a tutto questo, i lavoratori non possono più delegare ad alcuno la loro difesa, perché dovrebbe essere ormai chiaro che è proprio nel meccanismo della delega il punto nodale della debolezza del lavoro davanti al capitale."
Dopo il corteo, nella sede della FAI torinese, in corso Palermo 46, si è svolta l'ormai tradizionale festa, con pranzo benefit per i compagni che hanno qualche guaio con la legge.

R. Em.

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