Fin dal mattino la centralissima Unter den Linden, a ridosso della
Porta di Brandeburgo, è occupata da migliaia di persone,
banchetti, bandiere rosse, cibo e birra in quantità, secondo un
copione classico, organizzato dal sindacato a cui prendono parte anche
molte formazioni e gruppi di sinistra, associazioni ecologiste, della
società civile come Amnesty, il Partito comunista iraniano e,
tra gli altri, gli anarchici della biblioteca Der Freien e gli
anarcosindacalisti della FAUD. Il corteo che attraversa il centro
è caratterizzato dalle parole d'ordine "lavoro" e "diritti".
Un'aria composta e "ufficiale" che svanisce invece dall'altra parte
della città, nello storico quartiere proletario e multiculturale
di Kreuzberg, dove per tutto il giorno va avanti una festa
popolare assai più numerosa che in centro. Decine e decine di
migliaia di persone si riversano in strada dando vita a un mix di
comizi e bandiere – rosse, nere, antifasciste – di odori e sapori, di
alcol e suoni, di punk e melodie arabe: una festa rabbiosa,
orgogliosamente "mista", antifascista e anticapitalista. Alle 13:00 una
prima manifestazione organizzata da gruppi comunisti turchi attraversa
il quartiere, ma è solo un assaggio dell'attesa manifestazione
serale. Qui sono presenti in forze i gruppi autonomi e antifascisti,
gli anarchici, la sinistra turca e tedesca, il coordinamento "Free
Mumia" (per la liberazione di Mumia Abu-Jamal), gruppi curdi,
palestinesi e antimilitarsti. Alcuni di questi, circa tremila, si erano
mobilitati già dal primo mattino, per impedire agli estremisti
di destra del NPD di manifestare a Wittenbergplatz. In realtà
dei circa mille neonazisti preannunciati non se ne erano visti
più di duecento che hanno infine rinunciato al corteo per
rimanere dentro una loro sede protetti da un migliaio di
poliziotti.
Il corteo di Kreuzberg parte invece alle 18: gli slogan "Libertad" e
"Antikapitalismus" chiamano a una manifestazione imponente,
aperta dallo striscione "Kapitalismus is krieg und krisis" ("Il
capitalismo è guerra e crisi"): la testa del corteo, davanti e
ai lati, è protetta dagli striscioni e avanza a sbalzi,
ondeggiando. L'urlo "Alerta antifascista" e lo scoppio di un innocuo
petardo sono il segnale: il corteo non è partito che da dieci
minuti e la prima fila di antisommossa riceve la prima dose di pietre e
bottiglie. La polizia, presente in forze, bene organizzata ed
equipaggiata, carica a più riprese. Il corteo riesce tuttavia a
proseguire e a attraversare il quartiere; dalle case occupate vengono
calati striscioni contro la crisi e la disoccupazione. Ma ben presto la
pressione dei poliziotti si fa veramente pesante: prima affiancano il
corteo e poi lo rompono in più punti, caricando anche con
l'utilizzo di spray urticante; infine presidiano ogni incrocio e le
piazze dove si tengono i concerti. Un elicottero controlla dall'alto
gli scontri che proseguono comunque per diverse ore: circa cento sono i
fermi tra i manifestanti e il questore il giorno dopo lamenterà
più di duecentocinquanta poliziotti feriti (nessuno in
modo serio).
Giovani e meno giovani, tedeschi e immigrati di prima e seconda
generazione guardano con soddisfazione al corteo: molto
più simile a quelli di una decina di anni fa, che a
quelli, un po' scialbi, degli ultimi anni. E' vero che gli scontri il
1° maggio a Kreuzberg sono un "classico" e non stupiscono
più di tanto. Ma sono anche un segno di resistenza, o forse,
più che altro, un termometro della situazione sociale,
attraverso cui da una parte risulta evidente che la crisi sta
cominciando a battere forte anche in Germania, dall'altra che le forze
dell'ordine non hanno nessuna intenzione di lasciare molto spazio alla
protesta. Perchè la consapevolezza che il capitalismo sia
"guerra e crisi" è, ai loro occhi, sin troppo diffusa e questo
potrebbe diventare molto pericoloso...
Si sono svolte manifestazioni in tutte le maggiori città:
Atene, Salonicco, Patrasso, Larissa, Lesbos ed Heraklion, nell'isola di
Creta.
Ad Atene, la manifestazione indipendente di anarchici,
anarcosindacalisti e sindacati autonomi ha attratto più di un
migliaio di persone a dispetto delle misure "anti-anarchiche". Il
corteo ha attraversato i quartieri a più alta densità di
immigrati - recentemente denigrati dal governo e dai media - e ha
colpito l'entrata della sede dell'ISAP, sfasciandola. L'ISAP è
la compagnia pubblica dei treni elettrici che dava lavoro a Konstantina
Kouneva, un'addetta alle pulizie sindacalista e immigrata, ricoverata
in ospedale dopo essere stata attaccata lo scorso dicembre con acido
solforico sulla faccia. Durante la rivolta di dicembre la sede
dell'ISAP fu occupata dai manifestanti in solidarietà con la
Kouneva e con la lotta degli addetti alle pulizie.
Lo stesso giorno un corteo in solidarietà con la Kouneva si
è tenuto anche a Sofia, in Bulgaria, con un bus di manifestanti
arrivati anche dal confine greco. Alla fine della manifestazione, il
corteo è stato attaccato dai fascisti ma nessuno dei
manifestanti è stato ferito.
Due eventi hanno caratterizzato il 1° maggio di Minsk. Nella
mattinata, un gruppo di anarchici ha manifestato festosamente in un
ipermercato informando gli avventori del vero significato della
giornata. Dopo aver attraversato da una parte all'altra l'ipermercato,
i manifestanti si sono dispersi e nessuno è stato fermato. La
sera, quasi un centinaio di persone si sono riunite in un corteo
denunciando la politica delle istituzioni che finanziano copiosamente
la locale centrale nucleare e si dimenticano dei bassi salari. Al
termine della manifestazione, avvenuto prima del previsto, quattro
compagni sono stati fermati.
Nel centro di Praga più di un centinaio di persone hanno
partecipato alle celebrazioni organizzate dalla ceskoslovenska
anarchisticka federacia (caf) ed avvenute senza incidenti.
La giornata è iniziata con un festival contro il razzismo il cui
motto era "Ama la musica, odia i nazisti". Sul palco si sono succedute
band locali e straniere.
Si è poi tenuto un corteo anarchico che ha attraversato la
città ricordando i martiri di Chicago e le origini del 1°
maggio.
Il 1° maggio in molte delle principali città turche come
Istanbul, Ankara e Antalya si sono tenute manifestazioni partecipate
anche da anarchici.
Ad Ankara, molti gruppi anarchici hanno partecipato alla manifestazione
ognuno con la propria sigla e le proprie bandiere. Si sono verificati
scontri con la polizia e lancio di lacrimogeni da parte di quest'ultima
quando il corteo ha tentato di entrare nella piazza principale della
città.
Anche a Istanbul nonostante i divieti e le intimidazioni, mıglıaıa di
persone hanno comunque manifestato nei luoghi autorizzati ai raduni. Il
centro cittadino dove si trova anche la piazza principale di Taksim,
luogo simbolo per Istanbul e per tutta la Turchia, è però
rimasto off limits. A margine delle manifestazioni sindacali, si sono
registratı incidenti tra dimostrantı che tentavano di raggiungere il
centro nonostante il divieto, e le forze di polizia, diverse decine di
migliaia dislocate soprattutto nel centro cittadino.
Era praticamente impossibile entrare nella zona rossa che comprendeva
tutta l'area intorno alla Piazza Taksim. La polizia ha fatto largo uso
di gas lacrimogeni e idranti. Numerosi i feritı e più di cento
gli arrestati. Alla fine dopo un lungo braccio di ferro e stato
possibile tenere un comizio nella piazza centrale che è durato
comunque poco è che è stato prontamente interrotto dalla
polizia. Le vie adiacenti al Corso principale che porta nella Piazza di
Taksim erano chiuse ermeticamente e i tentativi da parte di gruppuscoli
di forzare il blocco, sono stati respintı dalla polizia ın assetto
antısommossa. E' stata comunque una festa nonostante i divieti e
migliaia di persone appartenenti ai sindacati, ai partitı e ai gruppi
extraparlamentari hanno dato vita a una grande dimostrazione di
coraggio e di voglia dı lottare per i propri diritti.
A Sofia centinaia di giovani anarchici hanno partecipato al corteo
che si è snodato da Piazza Garibaldi, dove si sono avuti piccoli
scontri con la polizia, fino alla periferia della città. Gli
organizzatori hanno sottolineato l'importanza della giornata al di
là delle singole sigle. Solo nel dicembre 2008, 15.000
lavoratori bulgari sono stati licenziati e si prevedono 60-80.000
esuberi per la metà del 2009. "Il Partito Socialista Bulgaro
è un partito capitalista che non protegge i diritti dei
lavoratori" affermano alcuni compagni parlando del partito bulgaro con
più voti al comando di una coalizione di larghe intese.
a cura di jacob, edvino e alcuni compagni tedeschi