La quarta edizione della Biennale Arte & Anarchia ha visto un
nutrito gruppo di artisti esporre le proprie opere nei locali del
circolo anarchico "Ettore Bonometti".
Se nelle precedenti edizioni ci si era confrontati sul tema del rifiuto
della guerra in "Luoghi d'ombra" o sull'autobiografia e l'importanza
della memoria in "Memo", quest'anno abbiamo fatto nostro un passo del
poeta pesarese Gianni D'Elia: "Non c'è libertà. E'
carcere l'intera città".
Lo strozzamento delle libertà individuali e lo smantellamento
dei pochi diritti faticosamente conquistati sono ormai pratica
quotidiana non solo del governo centrale. In un contesto di
autoritarismo crescente, a fronte di un imbarazzante vuoto culturale,
assistiamo a dichiarazioni dal sapore surreale anche da chi amministra
il potere locale.
Basta citare alcuni punti del regolamento di polizia urbana emanato a
fine novembre 2008 dalla giunta di centrodestra, "gargarismi al vento"
per giustificare i nuovi emendamenti con gli stereotipi di sempre,
salvaguardare la convivenza civile, la più ampia
fruibilità dei beni comuni, tutelare la qualità della
vita e dell'ambiente. Ecco qui di seguito declinate alcune perle:
"vietato legarsi (?) o legare biciclette ai pali, divieto di
volantinaggio alle intersezioni stradali, salire sugli alberi in tutte
le aree verdi, mangiare nei parchi o bere in città,
obbligo per l'amministratore condominiale di applicazione della targa
indicante nominativo e recapito telefonico di pronta
reperibilità del 'collaborazionista' di turno…".
Prevenzione, Ordine & Decoro poi Sicurezza, Rispetto delle Norme,
Sanzioni... e via di questo passo. Quanto basta per innescare
irrefrenabili e inammissibili sussulti discriminatori. "Vietato giocare
a cricket in tutte le aree verdi"!... Dobbiamo aggiungere qualche
parola per capire il senso di queste norme o possiamo togliere divieti
e sanzioni come la nuova amministrazione sradica le panchine,
perché si siedono quelli che i postfascisti di turno definiscono
sui quotidiani cittadini "perdigiorno" (leggere tra le lettere
extracomunitari)? Per non parlare del Bonus Bebè di 1000 euro
destinato solo a bambini nati da genitori italiani DOC residenti a
Brescia.
"La rivendicazione identitaria è la rivendicazione di un
riflusso. L'identità rinviando a ciascun individuo o a ciascuna
cultura a un'appartenenza, designa la loro origine, a partire da quel
che erano una volta e non da quello che stanno diventando.
L'identità è pensiero in cemento armato, un pensiero
della retromarcia, avanziamo, per così dire, a ritroso nel
tempo." (F. Laplantine in - Identità e metissage – ed. Eleutera
2004).
E' in questo contesto cittadino che è stata inaugurata la quarta
edizione della Biennale Arte & Anarchia promossa dalla rivista
"ApARTE: materiali irregolari di cultura libertaria"( ApARTE C.P.85 –
Mestre Succ.8, 30171 MESTRE VE). L'esposizione ha registrato
l'intervento di un pubblico numeroso ed è stata
caratterizzata da opere che seppur riconducibili a linguaggi e
sensibilità diverse, hanno avuto il merito di confrontarsi con
il tema indicato, proponendo riflessioni non
banali.
Agostino Perrini
La Lega ha iniziato la propria crociata contro il progetto di una
nuova moschea in via Urbino, che sostituirà i locali di corso
Giulio Cesare 6. Si tratterebbe di un centro culturale islamico con
sala di preghiera. I soldi li metterà il governo di Rabat. Tutto
questo non piace ai razzisti della Lega ma non piace neppure ad alcuni
politici e intellettuali della comunità marocchina, che poco
gradiscono il diretto controllo del governo del loro paese su un
importante centro di potere come la nuova moschea.
In prima fila Mohammed Lamsuni, che, pur di dare visibilità alla
propria protesta, si è alleato con la Lega Nord. In una
conferenza stampa fatta nella sede della Lega, Lamsuni e Borghezio sono
fianco a fianco. Borghezio, il difensore dell'Italia cattolica, quando
si tratta di islamici, si scopre un'anima "laica". Alla crociata di
Borghezio si sono immediatamente accodati fascisti e postfascisti.
L'assessore all'immigrazione, Ilda Curti, invece sostiene il progetto:
le giunte di centrosinistra sono solite appoggiarsi a preti ed imam
perchè sono utili strumenti di controllo degli immigrati.
È ben nota la partecipazione, tra il 1999 e il 2000, di Bouriki
Bouchta, l'imam preferito degli "antagonisti" torinesi, al comitato per
l'ordine e la sicurezza del vicesindaco Carpanini, uno dei primi
diessini a guadagnarsi il "nick" di "sceriffo". La collaborazione
cessò quando Bouchta, nel 2001 si sbilanciò un po' troppo
a favore delle politiche del palazzinaro saudita Osama bin Laden e
venne scaricato dai suoi amici nelle istituzioni ed infine espulso in
Marocco.
Mentre la moschea divide la chiesa unisce destra e sinistra. In Sala
Rossa non ci sono contrasti sulla prossima ostensione della Sindone che
verrà finanziata da una montagna di soldi pubblici.
Giovedì 28 aprile si è tenuto in via Po un punto info su "casa, chiesa, moschea" promosso dalla FAI torinese.
Nel volantino distribuito si diceva in modo chiaro che "finanziare e
sostenere iniziative islamiche o cattoliche è un affronto alla
libertà degli uomini e, soprattutto, delle donne che subiscono
il giogo di religioni maschiliste, autoritarie, gerarchiche che negano
l'autonomia dei singoli, mirando a modellare su di se l'intera vita
sociale." Si faceva altresì rilevare che "per la povera gente,
quella che fa fatica ad arrivare a fine mese, quella dei lavori precari
senza un posto per vivere, le risorse non ci sono mai.
Nel silenzio e nell'indifferenza si consuma la vita delle migliaia e
migliaia di uomini, donne e bambini, italiani ed immigrati che vivono
in strada, in baracche, roulotte, tra le rovine delle fabbriche
abbandonate.
Per loro niente indignazione e niente soldi. Destra e sinistra sono bipartisan.
Quelli che alzano la testa e decidono di dare dignità e futuro a
se ed ai propri figli trovano solo manganelli e polizia." Come i 300
profughi del corno d'Africa, sgomberati, pestati, blanditi e infine
lasciati in strada dall'amministrazione comunale milanese.
Come le famiglie rom di Torino che, lo scorso luglio, occuparono una
palazzina dell'Enel abbandonata, vennero sgomberati e poi deportati
nelle baracche piene di topi lungo la Stura.
Il sindaco Chiamparino e l'assessore Curti, di fronte ai senza casa che protestavano risposero sprezzanti "E io che c'entro?".
Tranne poi sostenere chiese e moschee per farli star buoni.
R. Em.
Continua la lotta dei lavoratori ex CGS contro il caporalato, per il salario e il lavoro.
Giovedì 30 aprile hanno fatto un presidio al centro commerciale
Le Roy Merlin, in via Postiglione, a duecento metri dallo stabilimento
Ilte di Moncalieri, dove, sino allo scorso dicembre, lavoravano come
operai poligrafici, anche se se avevano un contratto da facchini. A
dicembre sono stati lasciati a casa senza liquidazione, né
pagamento delle ultime mensilità.
Il presidio del 30 maggio è stata l'ultima di una lunga serie di
iniziative di lotta. Al presidio, oltre a un sindacalista CUB, erano
presenti compagni dell'Assemblea antirazzista e della FAI.
Quelli di CGS erano addetti alla parte finale della lavorazione di
Pagine Bianche e Pagine Gialle, due prodotti che tutti conoscono,
perché sono sugli scaffali di ogni casa.
A dicembre Gesconet, che aveva l'appalto per questo lavoro lo perde e
subentra HDL. Gli operaie e le operai dipendenti da Gesconet sono stati
riassorbiti in HDL ed hanno continuato a lavorare. Quelli di CGS, da
cui Punto Lavoro li aveva affittati per conto di Gesconet, vengono
lasciati a casa perché "c'é più lavoro".
I lavoratori ex CGS sono tra i tanti operai "usa e getta" della nostra
città: CGS, Punto Lavoro e Gesconet hanno lucrato sulla loro
pelle ed ora si rimpallano le responsabilità. Molti sono
immigrati sottoposti al ricatto del lavoro che rende "liberi", grazie
all'equiparazione tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno.
Non sono stati neppure licenziati quindi per loro niente liquidazione e niente indennità di disoccupazione.
Gli ex CGS chiedono di essere a loro volta assunti da HDL,
vogliono i salari non versati ed il riconoscimento delle mansioni
effettivamente svolte che implicavano una ben diversa retribuzione.
Da dicembre ad oggi hanno manifestato in più occasioni, sia al
Solarium della proprietaria di CGS, sia alle sedi di Gesconet e Hdl,
infine più volte anche alla Ilte.
I vari caporali di questa vicenda hanno tentato di sottrarsi.
Dopo lunghi mesi di lotta pare finalmente aprirsi qualche spiraglio:
quelli di Gesconet hanno riconosciuto il loro diritto alla paga ed
hanno anche avanzato un'offerta di lavoro – a Milano, Piacenza, Bologna
- che i lavoratori stanno vagliando.
La lotta va avanti… Nuove iniziative sono in cantiere.
R. Em.