Umanità Nova, n.19 del 17 maggio 2009, anno 89

Bel lAvoro


A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese

Vita dura… per i manager in Francia

E' passato del tempo ormai da quando in Francia si era verificato il primo caso di "sequestro di manager" e oramai la stampa internazionale tende (chissà perché) a stendere un velo su tutto quello che riguarda questa nuova ed eclatante forma di lotta.
Al di fuori delle frontiere francesi sembra che tutto sia tornato alla normalità, ma così non è; proseguono infatti le dure lotte alla Caterpillar e alla Continental, alle quali si sono aggiunte nella seconda metà di aprile quelle iniziate in due ulteriori siti produttivi: la Faure et Machet di Woippy in Mosella, un'impresa di logistica (gruppo Fm Logistic), dove i 120 dipendenti, al grido di "prosperità, profitti, 489 licenziamenti", hanno tenuto per dieci ore in ostaggio cinque membri della direzione, nello stabilimento che dovrà chiudere entro il 2010, protestando contro le condizioni poste per i licenziamenti. Giovedì 16 aprile, in mattinata, i manager sono stati chiusi nella sala riunioni, perché sono state giudicate «insufficienti» le misure prese per compensare il piano di licenziamenti.
La situazione si è poi risolta quando i dirigenti sono stati lasciati liberi di uscire con l'impegno da parte dell'azienda di riaprire le trattative. Analoga vicenda alla Molex Automotive di Villemur-sur-Tarn, nei pressi di Tolosa, filiale francese della statunitense Molex, dove il 19 aprile alcuni dipendenti hanno impedito l'uscita dagli uffici a due dirigenti,  il vice direttore generale Marcus Kerriou e la direttrice delle risorse umane, Coline Colboc.
La Molex aveva annunciato già nello scorso mese di ottobre la chiusura dell'impianto e il trasferimento delle attività in Cina, con la perdita di 300 posti di lavoro: nel frattempo però è saltato fuori che la dirigenza era a conoscenza del piano di chiusura molto prima dell'annuncio ufficiale e che da mesi l'azienda aveva iniziato a spostare le sue materie prime verso altri stabilimenti all'estero.
Questo fatto ha scatenato l'ira dei lavoratori che ora esigono il mantenimento dello stabilimento e dei propri posti di lavoro anche nel caso in cui l'azienda dovesse decidere di lasciare l'attività: "Devono restituire i materiali e andarsene, perché nessuno vuole più lavorare per la Molex, ma devono anche lasciarci 100 milioni di euro di indennità per aver mentito e rubato da quando hanno rilevato l'azienda, cinque anni fa".
A la prochaine.

Contro le discriminazioni antisindacali della Fiat di Pomigliano

Continua alla Fiat di Pomigliano il braccio di ferro tra l'azienda ed i lavoratori, in particolare per quanto riguarda i 316 addetti che Marchionne aveva spostato d'imperio alla unità logistica di Nola, motivando questa "deportazione" con le solite necessità aziendali.
Il vero motivo di questo spostamento di personale si può leggere invece nel fatto che l'operazione ha coinvolto circa l'80% degli iscritti Slai Cobas, allontanati proprio dallo stabilimento di Pomigliano in prossimità delle elezioni per il rinnovo della RSU, previste per il mese di giugno.
Non può quindi sfuggire a nessuno come una manovra di questo genere sia assolutamente strumentale e finalizzata a depotenziare le lotte nello stabilimento Fiat più noto al Sud, proprio in un momento di pesante crisi del settore auto e mentre a Pomigliano si fa ricorso massicciamente alla cassa integrazione.
Contro l'azione della Fiat lo Slai Cobas sta reagendo con la mobilitazione e con la richiesta  - presentata al giudice del lavoro - di un decreto d'urgenza per il rientro di tutti i lavoratori.

Alla Maflow dopo la delocalizzione si rischia la chiusura

La Maflow è una azienda metalmeccanica che produce tubi per condizionatori a Trezzano sul Naviglio alle porte di Milano.
Ricordiamo che in quest'ultimo periodo questa azienda ha utilizzato il sistema della cassa integrazione come se fosse il lavoro a chiamata.
Ora la situazione è diventata drammatica e, di fronte a una trattativa caratterizzata da scarsa chiarezza, i lavoratori sono stato costretti ad una forte mobilitazione. Il 15 aprile una sessantina di lavoratori hanno organizzato un presidio davanti alle porte dello stabilimento. "In questi ultimi cinque anni la direzione ci ha raccontato che per restare competitivi sul mercato si doveva delocalizzare e così hanno svuotato lo stabilimento, portando le macchine in Polonia. E adesso siamo alla liquidazione – afferma Massimo Lettieri delegato della FLMUniti-CUB  - a questo punto chiediamo che possa subentrare al più presto un nuovo investitore".

Le responsabilità della 'ndrangheta negli appalti non le debbono pagare i lavoratori

Da mercoledì 8 aprile per tre giorni consecutivi i lavoratori delle cooperative che facevano capo al Consorzio Impresa Ytaca sono stati in presidio davanti alla sede alla SMA di Rozzano, nell'hinterland milanese.
Il motivo principale di questa lotta è che la SMA, revocando l'appalto alle cooperative che gestivano lo scarico e carico delle merci nei suoi magazzini di Segrate ha lasciato i 110 operai, quasi tutti immigrati, improvvisamente senza lavoro e senza lo stipendio degli ultimi due mesi. La magistratura infatti ha messo sotto sequestro i beni del Consorzio Imprese Ytaka i cui responsabili sono stati arrestati nel corso di un'operazione contro la 'ndrangheta. Ne è seguito che la committente SMA ha affidato l'appalto a una cooperativa subentrata, prendendo al lavoro solo 50 dei 110 lavoratori occupati, senza seguire le normali regole e procedure, pretendendo gli stessi volumi di movimentazione delle merci.
L'SdL Intercategoriale, che segue la vicenda, chiede che tutti i lavoratori vengano assorbiti dalla nuova cooperativa rispettando il contratto di lavoro e che vengano retribuiti i mesi arretrati, perché i lavoratori non debbono pagare le colpe dei padroni.

Lavoratori in lotta alla Cooperativa sociale Il Fontanile

A Milano, Il Fontanile é una Cooperativa sociale nonché ONLUS che gestisce alcune comunità riabilitative per disabili, situate nel bel mezzo del Parco Lambro, un grande parco periferico mal frequentato di notte e che rappresenta un problema per la sicurezza delle lavoratrici quando, da sole, svolgono il loro turno notturno.
A ciò si aggiunge il fatto che, come sovente accade in questo settore, Il Fontanile non rispetta il Contratto nazionale, quello integrativo e i contratti individuali e, in alcuni casi specifici, le norme di legge che disciplinano l'orario di lavoro.
Contro chi si é rivolto al sindacato, Il Fontanile ha oltretutto pensato bene di muovere contestazioni disciplinari assolutamente strumentali.
A sostegno di questi lavoratori si é però messa in moto la solidarietà dei lavoratori del settore, di associazioni e di privati cittadini – sia da Milano che dall'intera Provincia – con l'invio di numerose emails di protesta contro le pratiche discriminatorie messe in atto da Il Fontanile.
Questo movimento di appoggio ha favorito la CUB Sanità nel sostenere le richieste avanzate dai lavoratori, preannunciando il ricorso ad azioni di lotta e di vertenza qualora il Fontanile proseguisse con le attività antisindacali e discriminatorie sinora messe in atto.

Per contatti ed invio informazioni:
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