I rifiuti rappresentano il tema in cui risulta più evidente l'intreccio tra affarismo criminale e militarismo.
I rifiuti più tossici e pericolosi sono quelli di origine
militare e, inoltre, questi rifiuti sarebbero in grado di rivelare allo
spionaggio straniero tutte le attività che si svolgono in una
base militare, con le relative tecnologie utilizzate. Per questi due
motivi, attorno alla questione dello smaltimento si sviluppa un
gigantesco apparato che si avvale della copertura sia del segreto
militare che del segreto di stato.
I militari possono permettersi perciò di violare la legge – del
tutto legalmente, per ragione di stato – anche arruolando criminali
comuni per impiantare discariche abusive, o per usare abusivamente
discariche e inceneritori legali. Ma tutto questo apparato è
troppo imponente e costoso per non prestarsi ad un altro uso,
cioè al traffico e allo smaltimento di rifiuti tossici di
origine industriale di ogni parte del mondo.
Il business dello smaltimento dei rifiuti tossici è quindi un
sottoprodotto della militarizzazione del territorio. Man mano
però che il business si allarga, da effetto secondario, esso
diventa movente primario. Il territorio viene militarizzato
perché in tal modo crescono e proliferano le occasioni
affaristiche.
Centoquattordici basi militari straniere in Italia – senza contare le
basi militari "italiane" – non si possono spiegare con esigenze di
carattere strettamente militare, ma costituiscono la conseguenza
dell'intreccio tra militarismo e affarismo, per cui l'uno alimenta
l'altro e viceversa.
Ma in questo intreccio vi è un terzo fattore da considerare:
l'informazione, o, per meglio dire, la disinformazione, intesa come
arma di guerra. Uno degli apparati tipici della guerra moderna è
quello della guerra psicologica, la diffusione di false notizie utili a
creare una "realtà" adatta a favorire le operazioni militari e a
confondere il nemico.
Quelli che vengono chiamati impropriamente organi di informazione, sono
gestiti e diretti in base a esigenze militari e vengono quindi
imbeccati, momento per momento, da agenzie di guerra psicologica;
ciò, ovviamente, senza neppure tenere conto dei numerosi
giornalisti che sono degli agenti segreti a tutti gli effetti. Un
territorio prescelto come sito prioritario per la discarica di rifiuti
tossici, dovrà perciò essere innanzitutto ricoperto di
immondizia tossico-informativa, cioè sarà presentato
sotto una luce razzistica che sigilli e consacri il legame tra questo
territorio e l'immagine dell'immondizia.
Questo discorso può apparire teorico, mentre in realtà
costituisce la storia concreta della Campania, che è sotto il
potere assoluto di un Commissariato straordinario di governo per
l'emergenza rifiuti da ben quindici anni, quindi da molto prima che
l'emergenza rifiuti esplodesse. Anche il mitico Guido Bertolaso – che i
media hanno santificato presentandolo come l'eroe che nel 2008 ha
risolto l'emergenza rifiuti a Napoli – in realtà era stato
Commissario straordinario per questa emergenza già nel 2006, su
nomina del governo Prodi, quindi un anno prima dell'emergenza. Allora,
questo Commissariato straordinario è stato creato per risolvere
l'emergenza rifiuti, oppure per pianificarla e organizzarla?
La Campania è inoltre la Regione italiana in cui, in base
all'articolo 2 comma 4 della Legge 123/2008, le discariche e gli
inceneritori di rifiuti sono sotto la copertura del segreto militare,
per il quale chi viola le norme di accesso a questi siti rischia
l'arresto da tre mesi a un anno, come stabilito dall'articolo 682 del
Codice Penale.
La Campania è anche la Regione sottoposta ad uno dei più
massicci bombardamenti mediatici della Storia. Sulle emergenze campane
è persino sorto il divismo giornalistico dei Saviano e delle
Gabanelli, il cui mito di reporter si basa sull'illusione di una sorta
di presa diretta sulla realtà.
Che non si tratti di realtà, ma di "reality", è indicato
dal fatto che in tutta la rappresentazione manchino sempre domande
semplici, ma essenziali, che dovrebbero essere preliminari ad ogni
discorso serio sulla questione dello smaltimento dei rifiuti.
Ad esempio: visto che in Campania vi sono quattordici basi militari USA
o NATO (l'ultima è in costruzione a Giugliano, in provincia di
Napoli e al confine con quella di Caserta), dove finiscono i rifiuti di
queste basi?
In particolare, dove vengono smaltite le scorie tossiche dei
sommergibili nucleari statunitensi, che hanno proprio nel porto di
Napoli il principale molo del Mediterraneo?
Se un giornalista rivolgesse alle autorità questa ovvia domanda,
la altrettanto ovvia risposta sarebbe: segreto militare. Ma se a questa
risposta si aggiungesse la constatazione che in Campania, in base alla
Legge 123/2008, i rifiuti sono oggetto di segreto militare, ecco che la
risposta sarebbe completa ed esauriente.
Ma i giornalisti d'assalto non soltanto non rivolgono alle
autorità quella semplice domanda sui rifiuti delle basi
militari, ma non ci fanno neppure sapere nulla della Legge 123/2008,
cioè mantengono il segreto giornalistico sul segreto militare.
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