Domenica 17 Teodoro Buontempo, detto "er pecora", presidente del
partito fascista La Destra, è stato a Livorno per presentare la
lista "Identità e Territorio" che partecipa alle amministrative
locali. Non ha però avuto una giornata tranquilla. La
presentazione che avrebbe dovuto cominciare alle 18, si è potuta
svolgere solo con un notevole ritardo. Buontempo è infatti stato
sorpreso con alcuni suoi camerati fuori da un noto bar del lungomare
livornese, la notizia si è sparsa rapidamente, e presto è
stato costretto a rifugiarsi all'interno del locale ormai vuoto,
accerchiato da una cinquantina di persone, con le porte sbarrate e un
pugno di DIGOS all'esterno. Mentre decine di persone inveivano contro
di lui e molti passanti si fermavano ridendo nel guardare il fascista
attraverso le vetrine del bar, attaccato al telefono e visibilmente
agitato, sono arrivati alcuni mezzi di polizia e carabinieri che si
sono posti nel parcheggio dietro al locale, senza intervenire.
Inizialmente Buontempo e i suoi (era presente Pecoriello, noto
stragista nero) hanno cercato il contatto con i contestatori per
provocare, per poi sfogarsi con saluti romani in serie. Solo dopo oltre
un'ora hanno osato uscire dal retro, attraverso un cordone di DIGOS per
salire di nascosto in una macchina in mezzo all'antisommossa, si sono
quindi rapidamente diretti verso la sala circoscrizionale dove li
aspettavano meno di dieci persone per la conferenza. Anche là si
erano radunate alcune decine di persone, alta la tensione, alimentata
dall'aggressività dei carabinieri in assetto antisommossa. Anche
qui la gente si ferma e si unisce ai cori, molti alle finestre, i
fascisti rispondono coi saluti romani. Dopo circa un'ora, al termine
della conferenza, i fascisti sono andati via scortati. Si è
continuato a presidiare la zona fino a quando anche le forze
dell'ordine non hanno iniziato ad allontanarsi e la sala non era ormai
chiusa.
Dario
Rebeldia è di nuovo al centro del mirino. Gli attivisti del
noto centro sociale pisano saranno impegnati presto in due processi. Il
primo (che inizierà il 27 maggio) è per occupazione nel
2003 dell'ex Nettezza Urbana dove Rebeldia vide la luce nel maggio di 6
anni fa, per essere poi sgomberata dopo neanche due mesi dagli sbirri
armi alla mano. Il secondo (previsto per il 18 giugno) è,
invece, una causa di sfratto che riguarda l'attuale sede di via
Battisti 51 e che vede Rebeldia opporsi alla CPT, l'azienda dei
trasporti pubblici pisana proprietaria degli stabili di v. Battisti.
Da oltre due anni la CPT vorrebbe sgomberare Rebeldia per farci al suo
posto una stazione degli autobus che dovrebbe sostituire quella che
attualmente si trova dall'altro lato della strada e che è stata
peraltro costruita nel 2005. Le ragione di tanto accanimento
naturalmente sono le palanche: il nuovo inutilissimo parcheggio degli
autobus sarebbe al centro di una speculazione edilizia da 30 milioni di
euro pronti a finire nelle tasche dei comitati d'affari legati al PD
che governa la città. Gli attivisti di Rebeldia naturalmente non
hanno nessuna intenzione di cedere e intensificano i momenti di
mobilitazione. Tra i prossimi appuntamenti sabato 23 maggio ci
sarà una Critical Mass che partirà da Rebeldia alle 15 e
30 per raggiungere tutti insieme in bici Piazza della Pera dove si
terrà una festa-presidio fino a tarda sera. Sabato 30,
invece, Rebeldia parteciperà con un proprio spezzone alla street
parade antiproibizionista Canapisa. Infine, sabato 13 giugno vi
sarà una manifestazione cittadina che nelle intenzioni degli
organizzatori spera di ripetere il successo della manifestazione del 7
giugno dello scorso anno quando più di tremila persone scesero
in piazza per difendere Rebeldia.
Rebeldia, infatti, è un posto che merita di essere difeso con
tutte le nostre forze. Gestito da un cartello di 30 gruppi ed
associazioni impegnati su fronti diversissimi (dal commercio equo e
solidale agli hackers, dalla Ciclofficina ai gruppi che si occupano di
solidarietà internazionale, antirazzismo, etc) e tutti
completamente autonomi tra loro, rappresenta un esempio davvero unico
nel mondo dei centri sociali troppo spesso egemonizzati da un'unica
corrente (o un unico partito, se si preferisce). Proprio per questa sua
natura "libertaria", Rebeldia è un luogo da sempre molto
friendly con gli anarchici, che spesso ha ospitato iniziative dei
gruppi della galassia libertaria pisana e serate di autofinanziamento
per la nostra stampa.
Per maggiori informazioni consultare il sito www.rebeldia.net
rb
Venerdì 15 maggio 2009, sotto un cielo plumbeo e
pioggerellino, si è snodato per le vie del centro milanese, il
corteo indetto dalla Confederazione Unitaria di Base, dall'Unione
Sindacale Italiana – sez. A.I.T. e da A.L. Cobas a fronte dello
sciopero generale indetto dalle medesime organizzazioni sindacali.
Circa un migliaio i partecipanti che hanno ribadito la volontà
di non essere le vittime sacrificali dei costi ingenerati dalla crisi
capitalistica in atto. La soluzione alla crisi non può essere
delegata a chi della crisi ne è responsabile e, per certi versi,
beneficiario viste le attuali politiche governative tutte a vantaggio
di classe padronale e istituti bancari.
Quindi, considerata la gravità della situazione e della
condizione materiale della classe lavoratrice, non vi sono margini per
politiche sindacali di tipo concertativo, ma altresì la
necessità di rilanciare il conflitto a partire da ogni posto di
lavoro.
Il corteo si è concluso nella centrale Piazza della Scala, sede
del Comune di Milano, con un fitto lancio di uova contro immagini
stilizzate di banchieri e contro la facciata della Banca Commerciale
Italiana.
Da segnalare, per tutta la durata del corteo, la presenza all'interno
dello stesso di oltre cinquanta agenti Digos armati di mini-telecamere
digitali…
P.M.
I giardini di piazza Sassari, a ridosso di via Cigna, sono uno degli
snodi fisici e sociali di questo pezzo del quartiere Aurora, a due
passi dal centro, ma vicino vicinissimo a Porta Palazzo e Barriera.
Qui gli immigrati sono tanti e le tensioni, alimentate dalla destra, sono cresciute parecchio nell'ultimo periodo.
Siamo in una delle tante periferie dove la crisi morde e molti fanno
fatica ad arrivare alla fine del mese. Il lavoro, quando c'è,
è precario, pericoloso, malpagato. In tanti, in troppi, vivono
l'incubo del mutuo da pagare, dei figli da mandare a scuola, degli
anziani che hanno bisogno di cure ed assistenza. I paracadute sociali
che nei decenni passati garantivano qualche servizio, una pensione
decente, l'accesso all'istruzione, la difesa del lavoro sono stati
eliminati uno a uno. Oggi, per la prima volta da decenni, figli e
figlie rischiano di avere un futuro peggiore di quello di padri e
madri.
Nei quartieri dove non è mai stato facile vivere, la crisi
strangola un po' tutti: se i lavoratori dipendenti se la vedono brutta,
non va meglio ad artigiani e commercianti. Se il salario è poco,
se l'impiego c'è e non c'è, tutti guardano il centesimo e
difficilmente ci scappa una pizza o un paio di scarpe nuove. In via
Urbino dovrebbe sorgere una nuova moschea, che dovrebbe prendere il
posto dell'angusto scantinato di corso Giulio Cesare 6. Contro questo
progetto, per la militarizzazione del territorio e in
solidarietà alle forze dell'ordine nelle scorse settimane PDL e
Lega da un lato, Comitati spontanei dall'altro hanno fatto ben due
manifestazioni. Da allora il quartiere è finito sotto i
riflettori: i media hanno amplificato ad arte sia le proteste razziste,
sia le numerose scritte antirazziste.
Giovedì 14 maggio la FAI torinese ha promosso un punto info
proprio nei giardini di piazza Sassari. Alcuni abitanti si sono fermati
a fare quattro chiacchiere e a discutere. Oltre la canea razzista
numerose sono le voci dissonanti.
Riportiamo alcuni passaggi del testo distribuito: "Accanto a noi vivono
persone sotto ricatto, giorno dopo giorno. Sono persone che lavorano in
nero, arricchiscono chi lucra sulle loro vite. In silenzio, a testa
bassa, perché se lavori in nero non hai le carte e se non hai le
carte diventi illegale. Chi lavora con i libretti se non accetta le
condizioni dei padroni, perde il lavoro, perde anche le carte e piomba
nella clandestinità, rischiando ogni giorno il CIE e
l'espulsione forzata. La propaganda razzista ci dice che gli immigrati
sono i nostri nemici, che sono tutti delinquenti, violenti cattivi.
Dicevano le stesse cose dei nostri padri arrivati a Torino con una
valigia di cartone tenuta insieme dal filo della speranza in un
avvenire migliore. (…)
Tanti anni fa, in questa città, torinesi vecchi e nuovi si
unirono, nelle fabbriche per il salario, contro i ritmi, il controllo,
la gerarchia. Gli stessi si ritrovarono poi nelle periferie per le
case, le scuole, i trasporti. I nostri nonni e padri, nonne e madri
seppero capire che i nemici, quelli veri siedono nei consigli di
amministrazione delle aziende, sui banchi del governo, tra le ville in
collina.
Dopo e per molto tempo la loro vita fu più sicura, perché
la sicurezza, quella vera, si conquista nella solidarietà e nel
mutuo appoggio. Ronde, prigioni per migranti, pattuglie nei mari sono
solo strumenti di guerra. Una guerra razzista."
Nelle prossime settimane è in programma un cineforum
antirazzista di strada, punti info e mostra sul pacchetto sicurezza.
R. Em.