Umanità Nova, n.20 del 24 maggio 2009, anno 89

informAzione - 2


Livorno. Giornata difficile per "er pecora"

Domenica 17 Teodoro Buontempo, detto "er pecora", presidente del partito fascista La Destra, è stato a Livorno per presentare la lista "Identità e Territorio" che partecipa alle amministrative locali. Non ha però avuto una giornata tranquilla. La presentazione che avrebbe dovuto cominciare alle 18, si è potuta svolgere solo con un notevole ritardo. Buontempo è infatti stato sorpreso con alcuni suoi camerati fuori da un noto bar del lungomare livornese, la notizia si è sparsa rapidamente, e presto è stato costretto a rifugiarsi all'interno del locale ormai vuoto, accerchiato da una cinquantina di persone, con le porte sbarrate e un pugno di DIGOS all'esterno. Mentre decine di persone inveivano contro di lui e molti passanti si fermavano ridendo nel guardare il fascista attraverso le vetrine del bar, attaccato al telefono e visibilmente agitato, sono arrivati alcuni mezzi di polizia e carabinieri che si sono posti nel parcheggio dietro al locale, senza intervenire. Inizialmente Buontempo e i suoi (era presente Pecoriello, noto stragista nero) hanno cercato il contatto con i contestatori per provocare, per poi sfogarsi con saluti romani in serie. Solo dopo oltre un'ora hanno osato uscire dal retro, attraverso un cordone di DIGOS per salire di nascosto in una macchina in mezzo all'antisommossa, si sono quindi rapidamente diretti verso la sala circoscrizionale dove li aspettavano meno di dieci persone per la conferenza. Anche là si erano radunate alcune decine di persone, alta la tensione, alimentata dall'aggressività dei carabinieri in assetto antisommossa. Anche qui la gente si ferma e si unisce ai cori, molti alle finestre, i fascisti rispondono coi saluti romani. Dopo circa un'ora, al termine della conferenza, i fascisti sono andati via scortati. Si è continuato a presidiare la zona fino a quando anche le forze dell'ordine non hanno iniziato ad allontanarsi e la sala non era ormai chiusa.

Dario

Pisa. Rebeldia sotto processo e sotto sfratto

Rebeldia è di nuovo al centro del mirino. Gli attivisti del noto centro sociale pisano saranno impegnati presto in due processi. Il primo (che inizierà il 27 maggio) è per occupazione nel 2003 dell'ex Nettezza Urbana dove Rebeldia vide la luce nel maggio di 6 anni fa, per essere poi sgomberata dopo neanche due mesi dagli sbirri armi alla mano. Il secondo (previsto per il 18 giugno) è, invece, una causa di sfratto che riguarda l'attuale sede di via Battisti 51 e che vede Rebeldia opporsi alla CPT, l'azienda dei trasporti pubblici pisana proprietaria degli stabili di v. Battisti.
Da oltre due anni la CPT vorrebbe sgomberare Rebeldia per farci al suo posto una stazione degli autobus che dovrebbe sostituire quella che attualmente si trova dall'altro lato della strada e che è stata peraltro costruita nel 2005. Le ragione di tanto accanimento naturalmente sono le palanche: il nuovo inutilissimo parcheggio degli autobus sarebbe al centro di una speculazione edilizia da 30 milioni di euro pronti a finire nelle tasche dei comitati d'affari legati al PD che governa la città. Gli attivisti di Rebeldia naturalmente non hanno nessuna intenzione di cedere e intensificano i momenti di mobilitazione. Tra i prossimi appuntamenti sabato 23 maggio ci sarà una Critical Mass che partirà da Rebeldia alle 15 e 30 per raggiungere tutti insieme in bici Piazza della Pera dove si terrà una festa-presidio fino a tarda sera.  Sabato 30, invece, Rebeldia parteciperà con un proprio spezzone alla street parade antiproibizionista Canapisa. Infine, sabato 13 giugno vi sarà una manifestazione cittadina che nelle intenzioni degli organizzatori spera di ripetere il successo della manifestazione del 7 giugno dello scorso anno quando più di tremila persone scesero in piazza per difendere Rebeldia.
Rebeldia, infatti, è un posto che merita di essere difeso con tutte le nostre forze. Gestito da un cartello di 30 gruppi ed associazioni impegnati su fronti diversissimi (dal commercio equo e solidale agli hackers, dalla Ciclofficina ai gruppi che si occupano di solidarietà internazionale, antirazzismo, etc) e tutti completamente autonomi tra loro, rappresenta un esempio davvero unico nel mondo dei centri sociali troppo spesso egemonizzati da un'unica corrente (o un unico partito, se si preferisce). Proprio per questa sua natura "libertaria", Rebeldia è un luogo da sempre molto friendly con gli anarchici, che spesso ha ospitato iniziative dei gruppi della galassia libertaria pisana e serate di autofinanziamento per la nostra stampa.
Per maggiori informazioni consultare il sito www.rebeldia.net

rb
      

Milano. Sciopero generale

Venerdì 15 maggio 2009, sotto un cielo plumbeo e pioggerellino, si è snodato per le vie del centro milanese, il corteo indetto dalla Confederazione Unitaria di Base, dall'Unione Sindacale Italiana – sez. A.I.T. e da A.L. Cobas a fronte dello sciopero generale indetto dalle medesime organizzazioni sindacali.
Circa un migliaio i partecipanti che hanno ribadito la volontà di non essere le vittime sacrificali dei costi ingenerati dalla crisi capitalistica in atto. La soluzione alla crisi non può essere delegata a chi della crisi ne è responsabile e, per certi versi, beneficiario viste le attuali politiche governative tutte a vantaggio di classe padronale e istituti bancari.
Quindi, considerata la gravità della situazione e della condizione materiale della classe lavoratrice, non vi sono margini per politiche sindacali di tipo concertativo, ma altresì la necessità di rilanciare il conflitto a partire da ogni posto di lavoro.
Il corteo si è concluso nella centrale Piazza della Scala, sede del Comune di Milano, con un fitto lancio di uova contro immagini stilizzate di banchieri e contro la facciata della Banca Commerciale Italiana.
Da segnalare, per tutta la durata del corteo, la presenza all'interno dello stesso di oltre cinquanta agenti Digos armati di mini-telecamere digitali…

P.M.

Torino. La sicurezza, quella vera

I giardini di piazza Sassari, a ridosso di via Cigna, sono uno degli snodi fisici e sociali di questo pezzo del quartiere Aurora, a due passi dal centro, ma vicino vicinissimo a Porta Palazzo e Barriera.
Qui gli immigrati sono tanti e le tensioni, alimentate dalla destra, sono cresciute parecchio nell'ultimo periodo.
Siamo in una delle tante periferie dove la crisi morde e molti fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Il lavoro, quando c'è, è precario, pericoloso, malpagato. In tanti, in troppi, vivono l'incubo del mutuo da pagare, dei figli da mandare a scuola, degli anziani che hanno bisogno di cure ed assistenza. I paracadute sociali che nei decenni passati garantivano qualche servizio, una pensione decente, l'accesso all'istruzione, la difesa del lavoro sono stati eliminati uno a uno. Oggi, per la prima volta da decenni, figli e figlie rischiano di avere un futuro peggiore di quello di padri e madri.
Nei quartieri dove non è mai stato facile vivere, la crisi strangola un po' tutti: se i lavoratori dipendenti se la vedono brutta, non va meglio ad artigiani e commercianti. Se il salario è poco, se l'impiego c'è e non c'è, tutti guardano il centesimo e difficilmente ci scappa una pizza o un paio di scarpe nuove. In via Urbino dovrebbe sorgere una nuova moschea, che dovrebbe prendere il posto dell'angusto scantinato di corso Giulio Cesare 6. Contro questo progetto, per la militarizzazione del territorio e in solidarietà alle forze dell'ordine nelle scorse settimane PDL e Lega da un lato, Comitati spontanei dall'altro hanno fatto ben due manifestazioni. Da allora il quartiere è finito sotto i riflettori: i media hanno amplificato ad arte sia le proteste razziste, sia le numerose scritte antirazziste.
Giovedì 14 maggio la FAI torinese ha promosso un punto info proprio nei giardini di piazza Sassari. Alcuni abitanti si sono fermati a fare quattro chiacchiere e a discutere. Oltre la canea razzista numerose sono le voci dissonanti.
Riportiamo alcuni passaggi del testo distribuito: "Accanto a noi vivono persone sotto ricatto, giorno dopo giorno. Sono persone che lavorano in nero, arricchiscono chi lucra sulle loro vite. In silenzio, a testa bassa, perché se lavori in nero non hai le carte e se non hai le carte diventi illegale. Chi lavora con i libretti se non accetta le condizioni dei padroni, perde il lavoro, perde anche le carte e piomba nella clandestinità, rischiando ogni giorno il CIE e l'espulsione forzata. La propaganda razzista ci dice che gli immigrati sono i nostri nemici, che sono tutti delinquenti, violenti cattivi. Dicevano le stesse cose dei nostri padri arrivati a Torino con una valigia di cartone tenuta insieme dal filo della speranza in un avvenire migliore. (…)
Tanti anni fa, in questa città, torinesi vecchi e nuovi si unirono, nelle fabbriche per il salario, contro i ritmi, il controllo, la gerarchia. Gli stessi si ritrovarono poi nelle periferie per le case, le scuole, i trasporti. I nostri nonni e padri, nonne e madri seppero capire che i nemici, quelli veri siedono nei consigli di amministrazione delle aziende, sui banchi del governo, tra le ville in collina.
Dopo e per molto tempo la loro vita fu più sicura, perché la sicurezza, quella vera, si conquista nella solidarietà e nel mutuo appoggio. Ronde, prigioni per migranti, pattuglie nei mari sono solo strumenti di guerra. Una guerra razzista."
Nelle prossime settimane è in programma un cineforum antirazzista di strada, punti info e mostra sul pacchetto sicurezza.
R. Em.

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