A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
Alla società Ambiente SpA di Sora, azienda del comparto di
igiene ambientale che occupa 55 dipendenti, venerdì 24 aprile i
lavoratori sono scesi in sciopero dalle 11 alle 12.
I motivi della protesta sono sostanzialmente due:
il primo è la volontà aziendale di procedere alla
riduzione di orario del lavoro del personale del 35% circa, mentre si
fa quotidianamente ricorso al lavoro straordinario.
L'altra questione, che ha contribuito a riscaldare gli animi dei
lavoratori, è la pretesa aziendale di escludere dal tavolo delle
trattative con i sindacati la rappresentanza del SdL, sindacato
di base che conta il 15% dei lavoratori iscritti.
Questa azienda non solo pretende di ridurre l'orario di lavoro,
costringendo alla decurtazione del salario, ma anche la rappresentanza
dei lavoratori.
La Cooperativa MyLog occupa lavoratrici di origine nord-africana
addette alla selezione dei rifiuti per conto del Consorzio Team Service
di Monselice.
Ultimamente la cooperativa e il consorzio hanno pensato bene di giocare
sporco: adducendo come motivazione la crisi economica e il conseguente
calo del prezzo della plastica, hanno annunciato che la paga oraria
delle lavoratrici sarebbe stata ridotta di 1 euro e 20 centesimi,
passando quindi da 6 euro e 93 centesimi a 5 euro e 73.
Una scusa miseranda, tanto che l'"Associazione difesa lavoratori"
(federata Rdb), alla quale sono iscritte le lavoratrici, rivela che,
essendo la tariffa concordata tra cooperativa e consorzio valida per un
triennio, il guadagno della MyLog non poteva essere variato,
così come non potevano essere messi in discussione i salari
delle addette.
Contro questo abuso, il 30 aprile si è tenuto un tentativo di
incontro con il consorzio committente; fallito questo tentativo, sono
stati occupati gli uffici della sede centrale. Nel pomeriggio, infine,
si è passati alla vera e propria occupazione dell'impianto,
proseguito anche nella giornata del 1 maggio, con l'impegno a resistere
finché non si arriverà a un accordo soddisfacente per le
lavoratrici.
Alla Omnia Network i dipendenti delle due sedi, rispettivamente a
Milano in via Breda e a Corsico, nella giornata dell'11 maggio hanno
incrociato le braccia per chiedere "Il legittimo pagamento dei loro
stipendi e per avere stabili garanzie per la tenuta occupazionale".
L'azienda non aveva rispettato quanto promesso in precedenza e
cioè "che entro l'8 maggio sarebbero stati pagati gli stipendi
di marzo".
Dopo lo sciopero c'è stato un incontro tra le RSU e i vertici
dell'azienda, i quali hanno affermato "di non aver soldi per saldare i
pagamenti dovuti". A questo punto "una ventina di dipendenti circa sono
saliti presso i locali della direzione e si sono ammanettati tra loro"
in segno di protesta.
Non tutti forse ricordano le 11 telefoniste precarie dell'ospedale
di Legnano, licenziate nello scorso settembre dopo sei anni di impieghi
a termine, perchè la direzione aveva deciso di punto in bianco
di affidare il servizio a un call center siciliano. Come nuovo metodo
di lotta, per richiamare l'attenzione della stampa sul loro caso, le 11
lavoratrici avevano inscenato uno strip di protesta «Cosa abbiamo
ancora da perdere? Ci lasciano in mutande, ci toglieremo anche quelle"
e si erano messe all'asta su You Tube.
Il 18 febbraio scorso inoltre, bendate, avevano dato vita allo
"sciopero del futuro", partecipando al presidio davanti a Palazzo
Madama insieme a circa 200 delegati e lavoratori della ricerca, della
sanità, degli Enti locali e Lsu.
Dopo molti mesi però il loro caso non è giunto a
soluzione: "dal Consiglio Regionale al Consiglio Provinciale solo
promesse e sempre la stessa risposta: non dipendeva da loro. L'ospedale
attribuiva il licenziamento alla legge Brunetta; il ministro Brunetta
diceva che era ascrivibile ai vertici aziendali. Il sindaco di Legnano
se ne è lavato le mani e il prefetto, vista l'indifferenza
generale, non sapeva cosa fare".
Ma ora, una svolta. Le 11 lavoratrici d'ora in avanti risponderanno al
numero verde 800.03.42.35.l del "telefono precario". Si tratta del
primo "call center autogestito destinato ai precari nella vita e nel
lavoro", che verrà portato avanti con l'assistenza tecnica di
avvocati e sindacalisti, mentre sul sito www.telefonoprecario.it
sarà possibile ricevere consulenze, trovare materiale utile e
raccontare le proprie storie e lotte.
Il quotidiano vietnamita "Tuoi Tre" ha annunciato martedì 12
maggio che i 500 lavoratori della Minh Phat Garments Company, una joint
venture vietnamita-sudcoreana, sono scesi spontaneamente in
sciopero per ottenere migliori condizioni di lavoro. I lavoratori
protestano contro gli orari di lavoro, spesso oltre le 10 ore
giornaliere, e contro il periodo di prova che, contrariamente ad altre
industrie locali, qui viene protratto oltre i 7 mesi e che viene pagato
l'equivalente di 72 dollari al mese.
In Vietnam gli scioperi sono generalmente dichiarati direttamente dalla
base dei lavoratori e, solo successivamente, avviene l'intervento nella
trattativa delle autorità locali e dei sindacati che, in quanto
emanazione del governo, spesso parteggiano per le imprese
anziché difendere gli interessi dei lavoratori.
Anche in questo caso infatti il sindacato locale, denominato "Bang", ha
preso le parti della società spiegando che le richieste degli
operai difficilmente potranno essere accolte a causa delle
difficoltà causate dalla crisi economica e ha anche annunciato
che la Minh Phat provvederà a licenziare gli scioperanti se il
lavoro non verrà ripreso immediatamente.
La situazione del lavoro in Vietnam appare comunque tumultuosa:
già nel 2008 erano stati registrati 113 casi di sciopero
spontaneo dovuti principalmente a una inflazione balzata al 23 per
cento. Il 2009 non si presenta diversamente, tanto che nei primi tre
mesi dell'anno si sono già verificati 46 scioperi.
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