Umanità Nova, n.21 del 31 maggio 2009, anno 89

La sicurezza e i suoi sicari


Fra i vari provvedimenti licenziati dalle Camere (aule e commissioni) quello legato al ddl "Alfano" ha introdotto il lodo "007."
Di questo provvedimento è stata data la notizia nelle "interne", soffermandosi sul tema delle intercettazioni, senza clamore, mentre è evidentemente una notizia da commentare.
Torneremo più avanti sui contenuti. Il primo commento è che tale pronunciamento evidenzia la necessità di ridislocare il potere nella compagine governativa.
Infatti il premier potrà avocare atti giudiziari e sottoporli ad un segreto di stato che era stato mitigato nel 2007 (riforma dei servizi segreti, vedi nota a seguito) anche a seguito di una defatigante battaglia di carattere giuridico-istituzionale condotta dai familiari delle vittime delle stragi (da Bologna a Ustica).
Come diciamo spesso e ben si sa: "cane non mangia cane"; alludendo alla compartecipazione alle logiche ed alle scelte del potere da parte di tutti i soggetti coinvolti anche quando questi esercitano funzione di opposizione al governo.
Infatti il segreto di stato non è mai stato abolito così come il non accesso agli archivi è stato prolungato dai canonici 35 anni a ben 70 anni.
La nuova normativa dà al presidente del consiglio dei ministri la facoltà di apporre segreto di stato quando la magistratura indaghi su soggetti appartenenti ai servizi di "informazione e sicurezza" ed obbliga la magistratura a comunicare "entro 5 giorni" ogni iniziativa investigativa indirizzata in tal senso.
A questo punto il capo del governo potrà bloccare o meno (senza limiti alla discrezionalità) l'indagine in corso.
Facciamo una retrospettiva sull'attuale organizzazione dei servizi. Da wikipedia " … in seguito alla legge del 3 agosto 2007 n. 124, con la riforma dei servizi segreti per cui cessano di esistere il CESIS - Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza, il SISMI - Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare, il SISDE - Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica, sostituiti rispettivamente dal Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, dall'Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna, dall'Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna. Gli organi sono stabili dalla predetta legge n. 124/2007."
Quindi le nuove sigle (giusto per confondere e camuffare) sono:
1.    DIS: superservizio alle dipendenze del capo del governo e deputato a controllare gli altri due;
2.    AISI: agisce in patria e non può agire all'estero e nel caso debba debordare da questi limiti le sue operazioni passano sotto il controllo del DIS e vengono avocate da AISE;
3.    AISE: agisce all'estero ed ha vincoli di reciprocità con AISI sotto il controllo del DIS.
AISI si appoggia come struttura operativa sul ministero degli interni, AISE su quello della difesa; per semplicità si può dire che AISI ha scopi politici mentre AISE ha scopi militari e strategici; non è un caso che negli atti parlamentari che hanno promulgato questa riforma si faccia esplicito riferimento a NSA per AISI e a CIA per AISE.
Ma chi controlla i controllori? Fino ad ora le funzioni di controllo potevano essere surrogate dalla magistratura nell'espletamento delle proprie funzioni; cioè di fronte ad una notizia di reato la magistratura aveva la possibilità di aprire un'indagine (come nel caso del famoso Abu Omar) e di indagare anche sui comportamenti degli appartenenti ai servizi.
A questo punto tale funzione è avocata di fatto dal capo del governo e dal DIS che ne compone il gabinetto.
Dopo questa noiosa carrellata sulla struttura dei servizi veniamo agli aspetti politici.
Sulle colonne di questo giornale non siamo certo dei partigiani della magistratura che abbiamo più volte avuto modo di segnalare come uno dei tanti "cani da guardia" di questo regime. Ma come si suol dire: quattro occhi vedono meglio di due ed un controllo più diffuso può far emergere qualche verità anche quando questa sia "scomoda". Non fosse altro che per gli antagonismi che si producono nelle strutture di comando.
La presidenza del consiglio, evidentemente, non è soddisfatta del proprio ruolo di "primus inter pares", ma vuole consolidare la sua egemonia avendo truppe alle proprie dipendenze visto che le altre truppe sono controllate politicamente da Fini e i suoi (guarda caso) "colonnelli" e funzionalmente dai ministeri preposti.
La consistenza di queste "truppe" è stimabile (mancando dati pubblici) nell'ordine di 100.000 effettivi, composti da circa il 30% di uomini dei servizi e per la restante percentuale da "precari e avventizi"; ma l'elemento significativo è che questa struttura "permea" le altre strutture politico militari dello stato. In tutti i corpi (dai carabinieri fino alle guardia di finanza passando per la polizia di stato) ci sono reparti addetti ai servizi e uomini dei servizi all'interno di reparti operativi e di raccordo.
Quindi un provvedimento che garantisca impunità a questi uomini serve a garantirne la fedeltà alla funzione direttiva del governo e del suo capo.
Questa non è che una delle tante "riformette" che stanno, giorno dopo giorno, trasformando la democrazia italiana (regime già di per sé autoritario) in una forma politica ancor più autoritaria. Su questo versante le declinazioni del fenomeno si sprecano: da democrazia oligarchica a democratura (dittatura democratica) a, forse più grossolanamente, ma in maniera efficace, regime fascista.
Agli anarchici, disincantati agitatori in questo marasma, il compito di denunciare, informare e suscitare rivolta per riaffermare spazi di reale libertà in una prospettiva egualitaria e solidale.

Redb

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