Aurelio Lolli a dieci anni dalla morte
Il 30 maggio 1999, esattamente dieci anni fa, moriva il compagno
Aurelio Lolli. Gli mancavano poche settimane per compiere il secolo di
vita, essendo nato a Castel Bolognese – la città in cui è
poi sempre vissuto – il 10 agosto 1899.
Era l'ultimo rappresentante superstite della terza generazione di
anarchici castellani, composta da militanti nati tutti a cavallo
dell'anno 1900 e che avevano iniziato a svolgere attività
politica all'epoca della Prima guerra mondiale. Proprio la Grande
guerra aveva rappresentato, per Aurelio come per tanti altri suoi
coetanei, l'esperienza determinante della vita, quella che maggiormente
lo aveva segnato.
Divenuto anarchico giovanissimo, frequentando i libertari
particolarmente numerosi all'epoca nella cittadina romagnola, si era
schierato contro gli interventisti in nome dei suoi ideali umanitari,
antimilitaristi e pacifisti. Dopo essere stato coinvolto nella chiamata
alla leva dei "ragazzi del '99" era intenzionato a disertare, ma venne
dissuaso dai familiari, consapevoli dei pericoli a cui sarebbe andato
incontro. Rientrato in ritardo – dopo alcuni giorni di latitanza – in
caserma ad Alessandria, dovette scontare alcuni mesi di carcere e venne
poi inviato in Albania, dove rischiò la vita per avere contratto
la malaria e poi la spagnola.
Nel primo dopoguerra diede il suo contributo alla lotta contro il
montante fascismo, prima della definitiva presa del potere da parte di
Mussolini.
Nel 1945, terminata la seconda guerra mondiale, contribuì alla
ricostituzione del Gruppo anarchico di Castel Bolognese. Nel 1973 fu
(con Nello Garavini, Giuseppe Santandrea e altri della sua generazione,
già coinvolti come lui nella costituzione di una prima
esperienza con lo stesso nome, nata nel 1916 e sviluppatasi per pochi
anni nel primo dopoguerra), tra i fondatori della Biblioteca Libertaria
di Castel Bolognese, che trovò una sede in locali di sua
proprietà. Rimasto solo e senza eredi diretti dopo che erano
decedute le due sorelle, Aurelio decise di destinare alla Biblioteca
gli immobili di sua proprietà, e per rendere realizzabile questa
sua volontà nel 1985 venne costituita la Cooperativa Biblioteca
Libertaria "Armando Borghi", di cui fu Presidente fino alla sua morte.
Senza la generosa donazione di Aurelio Lolli la Biblioteca Libertaria
di Castel Bolognese – che oggi costituisce una realtà viva e
attiva sul piano culturale e politico, coinvolgendo persone di varie
generazioni – probabilmente da tempo non esisterebbe più. Anche
in nome di questa consapevolezza, i soci della Cooperativa Biblioteca
Libertaria "Armando Borghi" desiderano in questo decimo anniversario
della morte commemorare il loro primo Presidente, ricordandolo –
con immutati sentimenti di affetto e di gratitudine – come un
esempio di generosità, di coerenza e di fedeltà agli
ideali libertari.
Biblioteca Libertaria "Armando Borghi"
Ho conosciuto un giovane di Castel Bolognese che, come obiettore di
coscienza, aveva fatto l'assistente domiciliare ad Aurelio Lolli,
l'ultimo degli anarchici castellani nati a cavallo tra il XIX e il XX
secolo a lasciarci. Mi raccontò che l'anziano compagno lo
invitava a non passare la giornata in casa sua, di andare a godersela
all'aperto. Già: Aurelio, nato il 10 agosto 1899 e scomparso il
30 maggio sfiorando il secolo di vita, amava le giornate di sole.
E' ancora ragazzo quando esce dall'osteria, ritrovo degli anarchici
castellani, col passo di chi ha scelto un ideale e lo sa portare per
tutta la vita. Quel perpetuato atto d'amore tra sé e
l'umanità, esercitato puntigliosamente, si scontra con i drammi
del "secolo breve": prima guerra mondiale, fascismo, seconda guerra
mondiale, guerra fredda… Il primo confitto vede Aurelio disertore, poi
militare, in cucina però e dopo essersi fatto alcuni mesi di
carcere (nei suoi racconti sapeva rendere il militarismo buffo e
crudele al contempo). Poi la malaria, la spagnola, un fratello morto in
guerra, il biennio rivoluzionario, la Resistenza: "L'abbiamo cominciata
noi anarchici, nel 1920-21".
Nel 1945 è tra i compagni che ricostituiscono il gruppo
anarchico di Castel Bolognese e pochi mesi prima di morire dichiara a
un settimanale faentino: "Anarchico è il pensiero, verso
l'anarchia va la storia. Io lo dico ancora".
La sua scomparsa avviene quando, insieme ai compagni locali, ci si era
proposti di organizzare un piccolo ritrovo per i suoi cento anni,
lasciandomi attonito e un po' smarrito al suo funerale. Ricordo le
bandiere, i canti anarchici, l'assenza del prete. Dieci anni fa.
Marabbo