A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
Il 26 maggio, con la scorta dell'ufficiale giudiziario e della
digos, si presenta ai cancelli della Innse, in via Rubattino, un
imprenditore proveniente da Vicenza, il quale afferma di avere
acquistato dall'attuale proprietario della Insse, Genta, quattro
macchinari e pretende di portarseli via. Per fare questo si è
portato dietro vari camion e una squadra di operai, oltre al suo
avvocato e a quello di Genta.
Il presidio però ha fatto capire immediatamente che non era
cosa, tanto che i nuovi venuti non sono nemmeno riusciti ad avvicinarsi
ai cancelli e sono stati anzi caldamente invitati ad andarsene per i
fatti propri, ovviamente senza portarsi via nulla. Comprensibile quindi
il loro disappunto, tanto che uno degli avvocati si è permesso
di fare un gesto che non è stato gradito dai lavoratori della
Insse; il malcapitato infatti è stato in tutta fretta portato
in salvo dalla digos prima che qualcuno terminasse di spiegargli
quali sono le buone maniere.
Infine, la folla di indesiderati si è allontanata con le pive nel sacco.
Alla Insse la lotta continua.
"I lavoratori dell'Hilton in lotta" è lo scritto che
campeggiava in un grande cartello all'ingresso del celebre albergo
milanese, della catena americana, nella giornata del 22 maggio, durante
il presidio organizzato dalla Flaica – Cub per protestare contro il
preannunciato licenziamento collettivo di 30 lavoratori dell'ente
alberghiero.
Gravissimo il fatto che per tutta risposta la direzione abbia
sostituito i lavoratori in sciopero con altro personale, per giunta
scelto a caso.
Tutto questo preannuncia quale sia la reale volontà aziendale:
sostituire, per abbassare i costi, quei lavoratori con altri delle
cosiddette cooperative esterne, con riduzione di salari, dei
trattamenti previdenziali e della tutela dei diritti, in favore di una
maggior ricattabilità.
Sabato 23 maggio a Palermo, durante la commemorazione del
diciassettesimo anniversario della strage di Capaci i lavoratori Cobas
si sono presentati con lo striscione che portano in tutte le
manifestazioni antimafia con su scritto: "La mafia ringrazia lo stato
per la morte della scuola."
Le forze del disordine hanno aggredito questi lavoratori sequestrando
violentemente lo striscione antimafia e hanno fermato e condotto in
questura tre esponenti dei Cobas che poi sono stati rilasciati in tarda
serata. Tutto ciò è in perfetta linea con i comportamenti
dettati dal "pacchetto sicurezza."
"Mettere l'accento sul fatto che il taglio delle classi, l'aumento
degli alunni per classe e il licenziamento di quasi sessantamila
insegnanti dequalifica la scuola, crea disagio sociale e fornisce
sempre nuovi argomenti alla mafia per conquistare i giovani emarginati
del meridione per le 'forze del disordine' è un atto non
tollerabile."
La Sallca – CUB ha attuato uno sciopero nazionale nella giornata del
30 aprile nel gruppo bancario Intesa Sanpaolo. Questo in considerazione
del fatto che "l'afflusso di lavoratori alla società consortile
è destinato a continuare (pare ormai confermato l'istituto del
distacco) per le 'deportazioni' già programmate dalle filiali e
per eventuali smantellamenti di uffici." [...] "L'accordo lampo,
fortemente voluto dall'azienda, doveva mettere a tacere la protesta dei
lavoratori."
Le iniziative locali a Torino, con il volantinaggio al dibattito con
Passera durante la "Biennale Democrazia" e il presidio davanti al
Comune (dove è stata ricevuta una delegazione di lavoratori),
poi lo sciopero nazionale del 30 aprile, hanno affermato chiaramente
che molti lavoratori non ci stanno. Malgrado gli sforzi aziendali di
minimizzare lo sciopero non mettendo cartelli di preavviso o mettendoli
in ritardo, creando disorientamento nelle realtà dove la CUB
Sallca è meno presente, si ritiene che questo primo appuntamento
di lotta nazionale abbia dato un risultato rilevante. "Il presidio
davanti alla sede, durante l'assemblea degli azionisti, ha visto
partecipare circa 200 lavoratori e lavoratrici."
Nei poli consortili del Lingotto e di Moncalieri interi uffici sono
rimasti deserti con adesioni fino al 50%. Partecipazioni significative
ci sono stati nei poli di Bari e Genova. "Si sono avute buone adesioni
negli uffici di sedi e di alcuni filiali chiuse, o aperte solo da
giovani con contratti precari."
Crevalcore, 7 gennaio 2005: sulla linea Bologna-Verona un treno
merci e un interregionale si scontrano. E' una strage, 17 persone
perdono la vita e diverse decine rimangono ferite. A distanza di
quattro anni la decisione del Gup di Bologna Andrea Scarpa non lascia
spazio a dubbi: assolti dirigenti, funzionari, amministratori e tutti
coloro che dovrebbero garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro.
L'unica causa di quel disastro è l'errore umano del macchinista,
che in quel terribile incidente perse la vita. "La colpa è
sempre di chi muore - è l'amaro commento dell'Assemblea
Nazionale Ferrovieri - questa sentenza anticipa le modifiche che
vorrebbero fare al Testo unico sulla sicurezza."
" È inaccettabile – aggiunge l'avvocato che ha assistito il
sindacato dei macchinisti Orsa. Crediamo che ci sia stata una
sottovalutazione molto forte di tutto l'aspetto sicurezza e della
predisposizione degli strumenti atti a salvaguardare la vita dei
passeggeri e del personale di macchina."
I sindacati denunciano una progressiva erosione della sicurezza su
quelle linea e puntano il dito sui dirigenti aziendali. Tutti sono
d'accordo, ad esempio, nel dire che se ci fosse stato il sistema Scmt
la strage sarebbe stata evitata. Ma evidentemente, anche in questo
caso, è prevalsa la logica del risparmio su quella della
sicurezza. Nei prossimi giorni verrà valutata l'ipotesi di
appellarsi.
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