Il responso elettorale europeo, sebbene lo si possa analizzare sotto
molteplici aspetti, conduce irrimediabilmente ad un'unica risultante,
la quale dopo aver constatato l'aumento dell'astensionismo molto
prossimo ai limiti fisiologici di un precipitato, deve registrare la
sindrome dell'accerchiamento per comprendere il successo elettorale
delle destre, caratterizzato sì da accenti xenofobi e razzisti,
ma soprattutto da politiche securitarie nazionaliste. Lo dimostra
appieno quanto è successo in Italia, ma ancor quanto nei
prossimi mesi potrà accadere. Non certo sul piano
politico-istituzionale, quanto nell'ambito del controllo sociale,
attraverso l'accelerazione dei processi già avviati di
militarizzazione del territorio e di controllo repressivo del dissenso.
Del resto la crisi economica, destinata a protrarsi nel tempo, non
dispone di significativi ammortizzatori sociali, dal momento che le
politiche riformiste sono pressoché assenti nei meccanismi
economico/finanziari che governano e dirigono gli indirizzi di ripresa,
e l'aumento dei disoccupati aggraverà ancor più la
precarietà di una parte consistente della popolazione, con la
conseguenza che lo scontro sociale non potrà che innalzarsi
soprattutto in quei settori per nulla marginali della produzione del
consenso. Perché se è vero che la politica dei bassi
istinti conduce a soluzioni che nel "diverso", nell' "estraneo" trovano
il capro espiatorio dei mali comuni, affinché sia possibile
individuarvi uno spirito identitario fondato sull'essere contro lo
straniero visto quale pericolo per il processo di riconoscimento di
valori condivisi, quando questi stessi valori a garanzia del futuro (un
reddito, un'abitazione, un vivere sereno e armonico) sono messi in
discussione e minacciati dall'inasprimento stesso delle politiche
statali di controllo e sorveglianza sociale, il confine tra "normale" e
"diverso" si affievolisce sempre più, scatenando forme di
resistenza e di opposizione che certamente non troveranno alcun rimedio
nella speranza di un prossimo esito elettorale favorevole. Per tutta
una serie di motivi che la disaffezione nei confronti delle soluzioni
parlamentari ha ormai introiettato nel cosiddetto popolo della
sinistra, come ampiamente dimostrano le recenti consultazioni europee.
Pertanto, al crescere dei provvedimenti legislativi sull'emergenza
sicurezza adottati e imposti da governi e parlamenti al fine di colpire
inizialmente le fasce più deboli della popolazione (in primis
gli immigrati) come causa d'instabilità sociale ed economica,
aumenteranno proporzionalmente forme di resistenza e di opposizione che
nel difendere spazi di agibilità politica per garantire il
lavoro, la casa, la socialità, ricorreranno a forme d'azione
diretta e d'autogestione della propria vita, dove la presenza attiva
del movimento anarchico organizzato non potrà che essere
qualificata e qualificante al di là del suo effettivo peso
specifico. Il che obbligherà gli apparati statali ad un'iniziale
campagna mediatica tesa a colpire la credibilità delle pratiche
auto-organizzative delle popolazioni (sia che queste si formino per
difendere posti di lavoro, oppure per tutelare spazi sociali ed
ambientali), e successivamente reprimere chi di queste pratiche
è la memoria storica combattiva e affatto residuale.
L'Italia da tempo è ormai diventata un laboratorio per il
controllo sociale, e attraverso le campagne mediatiche sull'emergenza –
si tratti dei rifiuti, della criminalità, dell'immigrazione, e
non ultimo del terremoto – ha fatto del problema "sicurezza" il
grimaldello per iniziare a scardinare il suo stesso Stato di diritto,
attribuendo sempre più alle forze dell'ordine civile e militare
il controllo del territorio e la stretta sorveglianza di tutte quelle
forme organizzate di opposizione che praticano concretamente la critica
ai metodi di esclusione, passività e obbedienza con i quali si
vuole sottomettere l'intera popolazione. E in tal senso non è
affatto un caso l'attenzione con la quale la nostra stessa Federazione
è soggetta negli ultimi periodi ad impropri e strumentali
accostamenti con pratiche e modalità operative che rimangono
estranee persino a coloro i quali dovrebbero attribuirsene la
paternità (con la logica esclusione degli utili idioti),
rimandando a parallelismi storici rinverditi grazie alle compiacenze
giornalistiche, politiche e giudiziarie, il cui ruolo appare oggi
giorno sempre più evidente, oltre che infamante.
Ma come allora l'operazione non riuscì, ora rischia di
tramutarsi in un boomerang molto più che le foto discinte
pubblicate da El Pais. Nonostante la sindrome dell'accerchiamento,
l'emergenza sicurezza e le conseguenze della crisi economico-sociale.
gianfranco marelli