Umanità Nova, n.23 del 14 giugno 2009, anno 89

Mala tempora currunt


Il responso elettorale europeo, sebbene lo si possa analizzare sotto molteplici aspetti, conduce irrimediabilmente ad un'unica risultante, la quale dopo aver constatato l'aumento dell'astensionismo molto prossimo ai limiti fisiologici di un precipitato, deve registrare la sindrome dell'accerchiamento per comprendere il successo elettorale delle destre, caratterizzato sì da accenti xenofobi e razzisti, ma soprattutto da politiche securitarie nazionaliste. Lo dimostra appieno quanto è successo in Italia, ma ancor quanto nei prossimi mesi potrà accadere. Non certo sul piano politico-istituzionale, quanto nell'ambito del controllo sociale, attraverso l'accelerazione dei processi già avviati di militarizzazione del territorio e di controllo repressivo del dissenso.
Del resto la crisi economica, destinata a protrarsi nel tempo, non dispone di significativi ammortizzatori sociali, dal momento che le politiche riformiste sono pressoché assenti nei meccanismi economico/finanziari che governano e dirigono gli indirizzi di ripresa, e l'aumento dei disoccupati aggraverà ancor più la precarietà di una parte consistente della popolazione, con la conseguenza che lo scontro sociale non potrà che innalzarsi soprattutto in quei settori per nulla marginali della produzione del consenso. Perché se è vero che la politica dei bassi istinti conduce a soluzioni che nel "diverso", nell' "estraneo" trovano il capro espiatorio dei mali comuni, affinché sia possibile individuarvi uno spirito identitario fondato sull'essere contro lo straniero visto quale pericolo per il processo di riconoscimento di valori condivisi, quando questi stessi valori a garanzia del futuro (un reddito, un'abitazione, un vivere sereno e armonico) sono messi in discussione e minacciati dall'inasprimento stesso delle politiche statali di controllo e sorveglianza sociale, il confine tra "normale" e "diverso" si affievolisce sempre più, scatenando forme di resistenza e di opposizione che certamente non troveranno alcun rimedio nella speranza di un prossimo esito elettorale favorevole. Per tutta una serie di motivi che la disaffezione nei confronti delle soluzioni parlamentari ha ormai introiettato nel cosiddetto popolo della sinistra, come ampiamente dimostrano le recenti consultazioni europee.
Pertanto, al crescere dei provvedimenti legislativi sull'emergenza sicurezza adottati e imposti da governi e parlamenti al fine di colpire inizialmente le fasce più deboli della popolazione (in primis gli immigrati) come causa d'instabilità sociale ed economica, aumenteranno proporzionalmente forme di resistenza e di opposizione che nel difendere spazi di agibilità politica per garantire il lavoro, la casa, la socialità, ricorreranno a forme d'azione diretta e d'autogestione della propria vita, dove la presenza attiva del movimento anarchico organizzato non potrà che essere qualificata e qualificante al di là del suo effettivo peso specifico. Il che obbligherà gli apparati statali ad un'iniziale campagna mediatica tesa a colpire la credibilità delle pratiche auto-organizzative delle popolazioni (sia che queste si formino per difendere posti di lavoro, oppure per tutelare spazi sociali ed ambientali), e successivamente reprimere chi di queste pratiche è la memoria storica combattiva e affatto residuale.
L'Italia da tempo è ormai diventata un laboratorio per il controllo sociale, e attraverso le campagne mediatiche sull'emergenza – si tratti dei rifiuti, della criminalità, dell'immigrazione, e non ultimo del terremoto – ha fatto del problema "sicurezza" il grimaldello per iniziare a scardinare il suo stesso Stato di diritto, attribuendo sempre più alle forze dell'ordine civile e militare il controllo del territorio e la stretta sorveglianza di tutte quelle forme organizzate di opposizione che praticano concretamente la critica ai metodi di esclusione, passività e obbedienza con i quali si vuole sottomettere l'intera popolazione. E in tal senso non è affatto un caso l'attenzione con la quale la nostra stessa Federazione è soggetta negli ultimi periodi ad impropri e strumentali accostamenti con pratiche e modalità operative che rimangono estranee persino a coloro i quali dovrebbero attribuirsene la paternità (con la logica esclusione degli utili idioti), rimandando a parallelismi storici rinverditi grazie alle compiacenze giornalistiche, politiche e giudiziarie, il cui ruolo appare oggi giorno sempre più evidente, oltre che infamante.
Ma come allora l'operazione non riuscì, ora rischia di tramutarsi in un boomerang molto più che le foto discinte pubblicate da El Pais. Nonostante la sindrome dell'accerchiamento, l'emergenza sicurezza e le conseguenze della crisi economico-sociale.

gianfranco marelli

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