Umanità Nova, n.23 del 14 giugno 2009, anno 89

Un re mezzo nudo


Nelle prime ore in cui si danno i dati definitivi, il commento sulla tornata elettorale è unisono: gli elettori hanno disertato le urne.
Visto che gli anarchici sono fra i pochi a condurre da sempre una lotta contro la delega (soprattutto quando è in bianco come nel caso delle elezioni) si dovrebbe brindare. In realtà la nostra attività astensionista è stata di "basso profilo" in quanto oggi la delegittimazione del sistema di potere avviene per via endogena: è il sistema stesso che si delegittima.
La sua legalità prescinde dal livello di consenso e di partecipazione e, realisticamente, si basa sui rapporti di forza: militare in primo, economico e sociale.
Il modello statunitense, considerato dagli ascari della democrazia avanzata come il modello per eccellenza, ce lo ha dimostrato negli ultimi decenni. Anche nella vecchia Europa la tendenza in atto accompagna le indicazioni nord-atlantiche.
In Europa erano chiamati al voto circa 350 milioni di persone ed hanno risposto all'appello meno di 160 milioni; la composizioni del parlamento europeo, che ha un impianto semi-proporzionale, rappresenta meno di 120 milioni di europei. Per altro è noto come questa istituzione sia a tutt'oggi fortemente depotenziata in un ruolo poco più che consultivo.
Il potere reale risiede nella "commissione" che è espressione dei governi dei singoli stati quindi con una rappresentanza che sta al di sotto degli 80 milioni di persone. Meno del 25% del corpo elettorale; meno del 20% della popolazione; meno della stessa rappresentanza del governo federale statunitense.
Per comprendere meglio la distribuzione del rapporto cittadino-istituzione è interessante notare la distribuzione della "fedeltà" al voto: le aree più vicine alla "commissione" (Belgio e Lussemburgo) votano al 90%; le percentuali più basse si registrano nei paesi con governi forti (Germania, Francia e UK) o nei paesi lontani dal centro. L'Italia con il suo 66,5% si pone come paese dal governo debole e desideroso di partecipare alle lobby europee.
L'orientamento politico del voto va secondo i commentatori italiani verso la destra. E' indubbio che le formazioni nazi-fasciste, xenofobe e razziste abbiano guadagnato consensi e siano in grado (al di là della loro rappresentanza sociale) di orientare la politica; è indubbio che in tutt'Europa si assista, ogni giorno di più, a raid "punitivi". Ma la consistenza elettorale di questi gruppi è inferiore al 1% dei votanti.
Il potere si addensa nelle aree così dette liberal-democratiche che a dispetto di ogni semantica e di ogni etimologia rappresentano il vero volto autoritario del regime. In queste formazioni si addensano numerosi nazi-fascisti e nelle formazioni "autonomiste" i razzisti di ogni specie.
Ma veniamo all'Italia dove assistiamo ad un estendersi dell'astensionismo.
Qui su 50 milioni di aventi diritto si sono recati alle urne 33,5 milioni di italiani; di questi, altri 3 milioni hanno consegnato la scheda in bianco o con celie ad uso degli scrutatori. Il numero dei voti raccolti dalla pletora di liste rappresenta quindi il 61% degli aventi diritto e questo ridimensiona significativamente la rappresentanza dei partiti.
Il PdL, per esempio, non gode del (ufficiale) 35,3%, bensì del 21,4% (10 milioni di elettori su 50 milioni di aventi diritto); la Lega ha un risultato reale del 6,2% (3 milioni di elettori).
Il governo, nel suo complesso, gode di un consenso del 29,03% del corpo elettorale, contro il 43,7 % che gli verrebbe accreditato basandosi solo su chi è andato alle urne e contro il 47,8% di chi ha realmente votato. La percentuale di astensione si è ridotta significativamente per le elezioni provinciali (72%) e quelle comunali (78%). Queste percentuali sono comunque in calo del 6% rispetto ai dati dell'ultima tornata. Questo significa che 5-6 milioni di persone si sono recate ai seggi e non hanno ritirato la scheda delle europee.
L'ultimo commento ai dati lo possiamo esprimere comparando la consistenza elettorale della così detta "sinistra" con la "destra radicale". La lista comunista più Sinistra e libertà più il Partito Comunista dei Lavoratori hanno preso poco più di 2 milioni di voti; Fiamma più Forza Nuova più La Destra hanno preso 1 milione di voti. Il peso della componente finiana del PdL può stimarsi in circa 3 milioni di voti; se infine sommiamo i 3 milioni della Lega abbiamo che le posizioni esplicitamente di destra sovrastano quelle di sinistra.
Questa è una oggettiva chiave di lettura circa l'orientamento che queste forze sono capaci di imprimere alle politiche governative.
Contro questo non vi è soluzione nel sostegno a liste di sinistra, per quanto "di lotta", viste le esperienze già maturate con gli appoggi esterni dei primo governo Prodi e l'inclusione nell'Unione dell'ultimo governo.
E' evidente come il "popolo della sinistra" possa ribaltare questa situazione solo per mezzo della via rivoluzionaria, extra-parlamentare ed extra-istituzionale.
Lo registriamo ogni giorno nelle iniziative di massa nelle quali siamo parte e protagonisti; un sempre maggior numero di compagne e compagni si muovono su un concreto terreno di lotta, costruendo, dal basso, istanze di contestazione e di alternativa reale a questo sistema.
E' oggi, forse ed ancora, un movimento delle "avanguardie". I 20 milioni di italiani che non hanno espresso il loro consenso al sistema sono spesso "invisibili" e "senza voce". A noi il compito di coinvolgerli nel movimento di emancipazione capace di sovvertire l'ordine delle cose esistenti.

Walter Siri

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