Nelle prime ore in cui si danno i dati definitivi, il commento sulla
tornata elettorale è unisono: gli elettori hanno disertato le
urne.
Visto che gli anarchici sono fra i pochi a condurre da sempre una lotta
contro la delega (soprattutto quando è in bianco come nel caso
delle elezioni) si dovrebbe brindare. In realtà la nostra
attività astensionista è stata di "basso profilo" in
quanto oggi la delegittimazione del sistema di potere avviene per via
endogena: è il sistema stesso che si delegittima.
La sua legalità prescinde dal livello di consenso e di
partecipazione e, realisticamente, si basa sui rapporti di forza:
militare in primo, economico e sociale.
Il modello statunitense, considerato dagli ascari della democrazia
avanzata come il modello per eccellenza, ce lo ha dimostrato negli
ultimi decenni. Anche nella vecchia Europa la tendenza in atto
accompagna le indicazioni nord-atlantiche.
In Europa erano chiamati al voto circa 350 milioni di persone ed hanno
risposto all'appello meno di 160 milioni; la composizioni del
parlamento europeo, che ha un impianto semi-proporzionale, rappresenta
meno di 120 milioni di europei. Per altro è noto come questa
istituzione sia a tutt'oggi fortemente depotenziata in un ruolo poco
più che consultivo.
Il potere reale risiede nella "commissione" che è espressione
dei governi dei singoli stati quindi con una rappresentanza che sta al
di sotto degli 80 milioni di persone. Meno del 25% del corpo
elettorale; meno del 20% della popolazione; meno della stessa
rappresentanza del governo federale statunitense.
Per comprendere meglio la distribuzione del rapporto
cittadino-istituzione è interessante notare la distribuzione
della "fedeltà" al voto: le aree più vicine alla
"commissione" (Belgio e Lussemburgo) votano al 90%; le percentuali
più basse si registrano nei paesi con governi forti (Germania,
Francia e UK) o nei paesi lontani dal centro. L'Italia con il suo 66,5%
si pone come paese dal governo debole e desideroso di partecipare alle
lobby europee.
L'orientamento politico del voto va secondo i commentatori italiani
verso la destra. E' indubbio che le formazioni nazi-fasciste, xenofobe
e razziste abbiano guadagnato consensi e siano in grado (al di
là della loro rappresentanza sociale) di orientare la politica;
è indubbio che in tutt'Europa si assista, ogni giorno di
più, a raid "punitivi". Ma la consistenza elettorale di questi
gruppi è inferiore al 1% dei votanti.
Il potere si addensa nelle aree così dette liberal-democratiche
che a dispetto di ogni semantica e di ogni etimologia rappresentano il
vero volto autoritario del regime. In queste formazioni si addensano
numerosi nazi-fascisti e nelle formazioni "autonomiste" i razzisti di
ogni specie.
Ma veniamo all'Italia dove assistiamo ad un estendersi dell'astensionismo.
Qui su 50 milioni di aventi diritto si sono recati alle urne 33,5
milioni di italiani; di questi, altri 3 milioni hanno consegnato la
scheda in bianco o con celie ad uso degli scrutatori. Il numero dei
voti raccolti dalla pletora di liste rappresenta quindi il 61% degli
aventi diritto e questo ridimensiona significativamente la
rappresentanza dei partiti.
Il PdL, per esempio, non gode del (ufficiale) 35,3%, bensì del
21,4% (10 milioni di elettori su 50 milioni di aventi diritto); la Lega
ha un risultato reale del 6,2% (3 milioni di elettori).
Il governo, nel suo complesso, gode di un consenso del 29,03% del corpo
elettorale, contro il 43,7 % che gli verrebbe accreditato basandosi
solo su chi è andato alle urne e contro il 47,8% di chi ha
realmente votato. La percentuale di astensione si è ridotta
significativamente per le elezioni provinciali (72%) e quelle comunali
(78%). Queste percentuali sono comunque in calo del 6% rispetto ai dati
dell'ultima tornata. Questo significa che 5-6 milioni di persone si
sono recate ai seggi e non hanno ritirato la scheda delle europee.
L'ultimo commento ai dati lo possiamo esprimere comparando la
consistenza elettorale della così detta "sinistra" con la
"destra radicale". La lista comunista più Sinistra e
libertà più il Partito Comunista dei Lavoratori hanno
preso poco più di 2 milioni di voti; Fiamma più Forza
Nuova più La Destra hanno preso 1 milione di voti. Il peso della
componente finiana del PdL può stimarsi in circa 3 milioni di
voti; se infine sommiamo i 3 milioni della Lega abbiamo che le
posizioni esplicitamente di destra sovrastano quelle di sinistra.
Questa è una oggettiva chiave di lettura circa l'orientamento
che queste forze sono capaci di imprimere alle politiche governative.
Contro questo non vi è soluzione nel sostegno a liste di
sinistra, per quanto "di lotta", viste le esperienze già
maturate con gli appoggi esterni dei primo governo Prodi e l'inclusione
nell'Unione dell'ultimo governo.
E' evidente come il "popolo della sinistra" possa ribaltare questa
situazione solo per mezzo della via rivoluzionaria, extra-parlamentare
ed extra-istituzionale.
Lo registriamo ogni giorno nelle iniziative di massa nelle quali siamo
parte e protagonisti; un sempre maggior numero di compagne e compagni
si muovono su un concreto terreno di lotta, costruendo, dal basso,
istanze di contestazione e di alternativa reale a questo sistema.
E' oggi, forse ed ancora, un movimento delle "avanguardie". I 20
milioni di italiani che non hanno espresso il loro consenso al sistema
sono spesso "invisibili" e "senza voce". A noi il compito di
coinvolgerli nel movimento di emancipazione capace di sovvertire
l'ordine delle cose esistenti.
Walter Siri