Governi, latifondisti e compagnie dell'industria del legno,
minerarie e petrolifere portano avanti un'aperta e regolare politica di
sterminio delle popolazioni indigene dell'Amazzonia, attraverso la
deforestazione e lo sfruttamento delle risorse naturali, mentre la
ferocia delle forze poliziesche e i decreti legislativi dei vari
governi esautorarano di fatto il controllo dei nativi sulle proprie
terre.
In questo contesto, la scorsa primavera, il governo peruviano ha
approvato una legge per la privatizzazione della selva a favore
dell'impresa petrolifera statale. Questo decreto è stato poi
dichiarato anticostituzionale da una commissione parlamentare, senza
che ciò fermasse l'iter di espropriazione delle terre abitate
storicamente dai popoli della selva.
A inizio aprile circa cinquemila indigeni di diverse tribù,
riuniti nella Associazione Interetnica di Sviluppo della Selva
Peruviana hanno cominciato un'agitazione contro il decreto e per la
propria sopravvivenza, portando avanti una serie ininterrotta di
occupazioni, manifestazioni, scioperi, blocchi stradali. In
risposta a questa mobilitazione il cinque giugno nella selva amazzonica
del Perù settentrionale la polizia e l'esercito sono intervenuti
con armi automatiche, elicotteri, granate assordanti e lacrimogeni,
massacrando almeno trentaquattro indios, ferendone circa altri
centocinquanta.
Da notare che il presidente del consiglio dei ministri, Alan
García, ha affermato che tra le vittime figuravano undici
poliziotti e non più di tre nativi, mentre tutte le altre fonti
(collegio medico Chachapoyas, ospedali, mezzi di comunicazioni e
organizzazioni indigene) confermavano da subito almeno venticinque
vittime. Le forze di polizia hanno inoltre ostacolato in tutti i
modi il ricovero dei feriti; molti sono stati gli arresti e gli
esponenti più in vista delle popolazioni indigene sono stati
accusati di essere terroristi o traditori al soldo delle nazioni
confinanti.
Gli abitanti della selva si sono difese provocando diversi morti tra le
forze di polizia e prendendone in ostaggio trentotto, che
erano stati posti a pesidiare una stazione dell'oleodotto Nordpeurano,
di proprietà dell'ente di stato Petroperu.
Gli anarchici di Lima esortano alla solidarietà con gli indios e
alla ribellione e invitano a denunciare questo massacro
perpetrato dallo stato e dal capitale davanti ai consolati e alle
ambasciate peruviane.
Per maggiori info
http://www.autistici.org/nodosolidale
http://peru.indymedia.org
www.onic.org.co
Da una corrispondenza con alcuni compagni peruviani