Due anarchici della FAI torinese hanno ricevuto dal PM Tatangelo un
avviso di garanzia per minacce gravi e diffamazione a mezzo internet
nei confronti dell'europarlamentare leghista Mario Borghezio.
Facciamo un passo indietro. Ne hanno parlato TV e giornali. I politici
di ogni colore hanno espresso solidarietà all'esponente
leghista.
Era la vigilia del 25 aprile. Nei giorni precedenti manifesti con la
celebre foto di Mussolini legato per i piedi a piazzale Loreto avevano
fatto la loro comparsa per le strade di Torino. Con un abile
fotoritocco la faccia del Cavalier Benito era stata sostituita da
quella dell'eurodeputato del Carroccio.
La notte tra il 23 e il 24 aprile appeso a testa in giù, la
faccia a portata di sputo, Mario Borghezio faceva mostra di sé
di fronte alla sede provinciale della Lega in via Poggio 23, nel cuore
di Barriera di Milano.
Sui muri la scritta "Lega=fascismo", sotto il campanello il cartello
"Bossi, Maroni, Borghezio… a piazzale Loreto c'è ancora tanto
posto!" Un po' più in là una grossa A cerchiata rossa.
Naturalmente quello di Borghezio era solo un fantoccio.
L'originale è un tipo decisamente poco raccomandabile. Comincia
la sua carriera politica nella Legione, poi, dopo una breve parentesi
nella DC, passa ai neonazisti di Ordine Nuovo di Rauti e Maceratini.
Orbita nell'area della rivista Orion e, anche dopo l'approdo leghista,
mantiene stretti legami con la destra neofascista italiana ed europea.
Frequenti i suoi comizi a fianco di Roberto Fiore, il capo di Forza
Nuova, formazione che ha adottato il "dente di lupo", uno dei simboli
delle Waffe SS, e si ispira alla "Guardia di ferro" movimento
antisemita, ultracattolico e terrorista rumeno degli anni '30.
Vale la pena ricordare alcune delle sue più celebri imprese.
Nel 1993 viene condannato ad una multa di 750.000 lire per aver
picchiato un bambino. Naturalmente la sua piccola vittima era un
marocchino.
Nel 2000, a capo di un robusto e bellicoso manipolo di camicie verdi,
sale sull'intercity Torino Milano. In uno scompartimento occupato da
ragazze nigeriane fa partire una vera "pulizia etnica" spruzzando i
sedili e le malcapitate con il disinfettante.
Il primo luglio dello stesso anno appicca il fuoco al ricovero di
alcuni immigrati rumeni sotto un ponte. Per un pelo non ci scappa il
morto. Dopo un'iniziale condanna a 8 mesi se la caverà in
Cassazione con una multa.
L'ultima volta si è fatto beccare con le mani nella marmellata
in Francia, ad un convegno della destra identitaria svoltosi a marzo di
quest'anno. Dopo il suo intervento "ufficiale", parlando ai suoi
camerati neofascisti, Borghezio argomentava che "Occorre insistere
molto sul lato regionalista del movimento. È un buon modo per
non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì
come una nuova forza regionalista, cattolica, eccetera eccetera… ma,
dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi".
Gli anarchici indagati da Tatangelo sono accusati di aver minacciato e
diffamato Borghezio, con manifesti, comunicati internet e con il
fantoccio legato ad un palo di fronte alla sede della Lega.
Mercoledì 3 giugno, in tribunale all'interrogatorio di fronte ad
un ufficiale dei carabinieri incaricato dal PM, i nostri due compagni
hanno scelto di non rispondere alle domande.
Diranno la loro quando si aprirà il dibattimento.
Oggi il fascismo che torna ha il volto della Lega.
Lo sapeva bene chi ha appeso in effige l'onorevole Borghezio.
Come scrivevamo il 25 aprile:
"Quello di Borghezio purtroppo è solo un fantoccio.
Nella nostra città, in occasione del 25 aprile, c'è chi
ha voluto ricordare che oggi il fascismo ha il volto della Lega, che il
fascismo non è morto in quel lontano aprile quando nelle strade
di Barriera i partigiani combattevano e morivano per la libertà
e per la giustizia sociale. Senza se e senza ma.
Oggi, 25 aprile 2009, il fascismo colpisce ogni giorno.
Le squadracce oggi si chiamano ronde, le leggi razziste pacchetto
"sicurezza", le aggressioni agli immigrati e ai rom episodi di
"bullismo", le "leggi speciali" sono diventate "normali", i centri per
immigrati senza documenti stanno trasformandosi nei lager del nuovo
secolo.
Ogni giorno, ogni ora, qualcuno muore in mare, inghiottito dalle norme
razziste che impediscono la libera circolazione degli individui.
Ogni giorno, ogni ora, qualcuno muore di lavoro, ammazzato dalla
precarietà per legge, dalla clandestinità forzata.
In questo 25 aprile vogliamo ricordare le ragioni di chi combatteva il
fascismo, portando in sé il sogno di un'umanità senza
stati né frontiere, solidale. Lottavano perché
uguaglianza/libertà/solidarietà non fossero solo parole
ma il cuore stesso della nostra società. Queste ragioni sono
state dimenticate o gettate nel fango.
Spetta a noi raccoglierle e farne una bandiera. Spetta a noi riprendere
il cammino dei nostri padri e dei nostri nonni. Spetta a noi
conquistare un nuovo aprile.
Oggi come ieri
Resistenza!
Buon 25 aprile!"
Vale la pena riportare il testo del manifesto diffuso a Torino in quei giorni.
Resistenza! Oggi come ieri
Ieri camicie nere… oggi camice verdi. Ieri squadracce… oggi ronde. Ieri
leggi razziali… oggi leggi razziste. Ieri ebrei e rom… oggi immigrati e
rom. Oggi il fascismo ha il volto della Lega. Bossi, Maroni, Borghezio…
a piazzale Loreto c'è ancora tanto posto!
Chi lo volesse scaricare lo trova qui:
http://piemonte.indymedia.org/article/4710
Trovate qui le foto di Borghezio appeso e il testo che abbiamo diffuso per l'occasione.
http://piemonte.indymedia.org/article/4772
Per info e contatti:
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46 – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21
fai_to @inrete.it 338 6594361
Settantotto. Questi i leghisti che hanno sfilato nel quartiere
Aurora contro la nuova moschea di via Urbino. Nei settantotto metteteci
anche i tre o quattro fascisti della Fiamma e della Destra che si sono
uniti al corteo del Carroccio. Niente male per una formazione che vanta
ad ogni piè sospinto il proprio carattere "popolare".
Diverse centinaia i poliziotti, carabinieri, digos che hanno blindato
il quadrilatero tra via del Fortino, via Cigna, piazza Sassari e corso
Principe Oddone dove lo sparuto manipolo leghista ha fatto il suo giro.
Intorno alle otto di sera la polizia in assetto antisommossa ha
proceduto alla pulizia etnica e politica dei giardini di piazza
Sassari, obbligando tutti - compresi gli anziani marocchini sulle
panchine e i ragazzini sulle altalene - a sgomberare la piazza. Vita
dura anche per gli antirazzisti, che, come al solito, non hanno mancato
di fare capolino.
Un gruppo di antirazzisti con tanto di Samba Band ha tentato di
raggiungere i leghisti assiepati all'angolo tra via Cigna e via del
Fortino ma è stato circondato dalla polizia e mollato solo dopo
la manifestazione.
Altri antirazzisti – mobili ed imprevedibili – si sono piazzati con
volantini in via Cigna attendendo il passaggio del corteo. I fogli –
titolati "La sicurezza, quella vera" - sono stati accolti con favore
dai passanti, sia immigrati che italiani. Un ragazzo con due pizze,
alla notizia che i razzisti della Lega giravano nuovamente per il
quartiere, ha detto "spazzoliamo le pizze e poi io, la mamma e la
sorella torniamo in strada, a dire la loro a quelle merde". Un anziano
siciliano racconta della volta che è andato alla sede della
Lega, ha preso per il colletto uno dicendo "voi, da qui, fareste meglio
ad andarvene".
Quando finalmente i leghisti si muovono la polizia non manca di
piazzarsi di fronte agli antirazzisti che continuano il volantinaggio e
dicono ad alta voce la propria. Tra gli slogan più gettonati –
molti in piemontese – "qui siamo tutti terroni", "il quartiere non vi
vuole" "andate a casa" "razzisti" e, riprendendo ironicamente uno dei
loro hit più gettonati, "andate a lavorare, pelandroni". Al
passaggio delle bandiere fasciste un compagno intona "Soffia il vento,
infuria la bufera".
Facendo un po' di slalom gli antirazzisti tallonano i leghisti sino a
corso principe Oddone, dove la polizia "spiega" con la cortesia che
sempre contraddistingue le forze del disordine statale, che è
meglio che si allontanino.
Poco male. Nemmeno un quarto d'ora più tardi gli antirazzisti
sbucano sul ponte della Dora in via Cigna. La polizia si piazza lesta e
spinge un po'. Al passaggio dei leghisti e dei fascisti i compagni a
pugno chiuso intonano "Bella ciao".
I leghisti mostrano il dito, il capomanipolo Carossa dà in
escandescenze, altri fanno il segno della forca, i fasci il saluto
romano.
Qualcuno grida "A piazzale Loreto c'è ancora tanto posto".
R. Em.