A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
Con buona pace di tutta la folta schiera degli estimatori/fruitori
del lavoro interinale e precario in genere, capita a volte che - grazie
alla solidarietà tra tutti i lavoratori – anche questa forma di
sfruttamento intensivo "usa e getta" della mano d'opera possa essere
messa in crisi.
E' il caso dei 25 interinali "in missione" presso la Plastic
Components, ex Ergom (gruppo Magneti Marelli), fornitrice di componenti
per la Grande Punto che viene prodotta nello stabilimento Fiat Sata di
Melfi, ai quali l'azienda - dopo averli utilizzati per ben 3 anni con
un contratto a termine e poi, da settembre assunti come interinali - ha
deciso ora di non rinnovare il contratto, sostituendoli con lavoratori
in cassa integrazione provenienti dagli stabilimenti Fiat di Pomigliano
d'Arco e di Cassino.
Tanto è bastato per far scattare lunedì 25 maggio uno
sciopero di tutti i lavoratori della fabbrica, sia interinali che a
tempo indeterminato. Analoga situazione anche alla Magneti Marelli
Sistemi Sospensioni, a causa del mancato accordo con la direzione
aziendale sul rientro in fabbrica di 32 interinali il cui contratto
terminava a fine maggio.
La fermata dei due stabilimenti ha di conseguenza bloccato la
produzione alla Fiat Sata che, a sua volta, è stata costretta a
fermarsi dichiarando inizialmente tre giorni di fermo della produzione
per "senza lavoro", in tal modo - a cascata - il blocco di tutto
l'indotto nelle fabbriche della zona.
Da ciò è nato in tutta l'area produttiva di Melfi un
movimento di solidarietà verso i lavoratori delle due aziende in
sciopero, con la proclamazione di due ore iniziali di sciopero nello
stabilimento Fiat Sata, al quale decidevano di partecipare anche tutte
le altre aziende dell'indotto. Altre manifestazioni di protesta si sono
inoltre sviluppate nei giorni seguenti.
Dopo una settimana di scioperi, cortei e tensioni in tutta l'area di
Melfi che hanno costretto anche i sindacati concertativi a seguire il
movimento di lotta, mentre la Fiat lamentava sulla stampa nazionale di
avere perso qualcosa come 7.000 Punto nuove di zecca, è stato
raggiunto un accordo tra FIAT e sindacati concertativi, con la
benedizione delle autorità locali (Regione e Confindustria
locale). L'accordo prevede l'utilizzo fino al 31 luglio 2009 di
32 operai interinali alla Magneti Marelli, di 25 lavoratori interinali
presso la ex Ergom mentre 13 lavoratori interinali, ai quali non era
stato rinnovato il contratto lo scorso 16 maggio, vengono ricollocati
presso altre aziende dell'indotto.
Si tratta quindi purtroppo di un accordo assolutamente negativo che
vanifica un'intera settimana di mobilitazione, caratterizzata dalla
totale solidarietà tra le due categorie di lavoratori,
solidarietà che era riuscita a spezzare il gioco del "divide et
impera" tanto gradito ai nostri imprenditori.
I sindacati che hanno svenduto gli obiettivi della lotta, ora parlano
di vittoria, sostenuti da una stampa che cita pudicamente la
"perplessità degli interinali" mentre suona la tromba sulla
ripresa del lavoro. Per quanto ci riguarda, rileviamo che, seppure
tradita nelle sue conclusioni, questa settimana di lotta ha visto la
Fiat in grave difficoltà, impotente dinanzi alla fermezza dei
lavoratori, segno che se è stata persa una battaglia, la guerra
è tuttavia ancora da fare.
Da giorni ormai i lavoratori della Tanta Linen Company sono in
sciopero a tempo indeterminato per ottenere il pagamento del "bonus"
non corrisposto dall'azienda sin dal 2003, anno in cui il governo
egiziano la cedette a una società saudita, e la riassunzione dei
licenziati per rappresaglia.
Già nel 2006 gli operai della Tanta Linen Co. dopo un lungo
sciopero erano arrivati a un accordo sul pagamento, accordo che
l'azienda non aveva poi rispettato. Nel 2007 ebbe luogo un secondo
sciopero, al termine del quale non solo l'azienda disattese ancora una
volta gli accordi raggiunti grazie alla mediazione del governo, ma
addirittura licenziò alcuni dipendenti.
Ancora una volta, nel luglio del 2008, i lavoratori scesero in
sciopero; ma anche questa volta l'azienda rispose licenziandone nove,
tra i quali due sindacalisti, e chiudendo le rappresentanze sindacali
aziendali. Questa volta la direzione della Tanta Linen ha addirittura
minacciato di licenziare immediatamente chiunque aderisse allo
sciopero, ma questo non è stato sufficiente a fermare
l'agitazione.
Roberto Scavo, lavoratore precario di 20 anni, che prestava servizio
alle Poste Italiane nella funzione di postino, è morto il 10
marzo 2008, in un incidente stradale con il motorino dell'azienda,
mentre consegnava le raccomandate a Limido Comasco in una maledetta
giornata di pioggia. "Lavoro precario, sicurezza precaria". Alle Poste
si sono verificati 12 morti in un anno per incidenti stradali.
Circa 70.000 sono i precari alle Poste dei quali, in una vertenza dei
Cobas pt-CUB si richiede l'assunzione in azienda: la maggior parte
lavorano negli appalti di servizi esternalizzati.
Quella di Roberto Scavo è "una morte bianca, silenziosa, una
morte assurda ed evitabile". Ma la cosa ancora più assurda,
facendo crescere la rabbia dei colleghi, è che "l'accaduto
è stato considerato solo un incidente stradale e non come morte
sul lavoro", per cui ne è stata richiesta l'archiviazione. E'
stato raggelante l'atteggiamento "dell'azienda, dei sindacati
confederali/concertativi, dell'Inail, dell'organo giudiziario, delle
norme attuali (risalenti ancora all'epoca del fascismo)." 1700 euro
è considerato il valore della vita di un giovane precario delle
Poste Italiane: l'Inail riconosce solo l'assegno funebre.
La mattina del 28 maggio, davanti al tribunale di Como, mentre
all'interno si teneva la causa per la morte di Roberto Scavo, si
è svolto un importante presidio di protesta da parte dei suoi
colleghi e dei cittadini.
Mercoledì 27 maggio il Coordinamento Lavoratori della Scuola
"3 ottobre" dalle ore 15,30 ha promosso un presidio/occupazione davanti
alla sede del provveditorato, in via Ripamonti 85, con l'obbiettivo di
rimarcare un secco no alla legge 133 e al DDL Aprea.
Le rassicurazioni, solo verbali, dei giorni scorsi da parte del
Provveditore non si comprende come si possano conciliare "con i tagli
confermati dal Ministero dell'Istruzione, che soltanto in Lombardia per
il prossimo anno saranno 4 mila". Tutto questo rende la situazione
preoccupante per il futuro immediato di migliaia di precari.
Lo scopo della mobilitazione è determinato dalla "giusta pretesa
di risposte concrete circa il futuro lavorativo da settembre in avanti
di un gran numero di docenti, anche in linea con il principio di
trasparenza delle nomine".
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