Il Ddl "Sicurezza" che sarà discusso e assai probabilmente
approvato in via definitiva dal parlamento nei giorni 23, 24 e 25
giugno, ha suscitato reazioni molto negative persino all'interno del
Consiglio Superiore della Magistratura per quanto riguarda l'impianto
delle norme dedicate agli immigrati.
L'atto di accusa è rivolto alle violazioni dei diritti,
soprattutto dei minori, al pericolo di paralisi dei meccanismi
giudiziari e si esprimono sostanziali perplessità sull'efficacia
stessa delle misure in vista della sicurezza pubblica (almeno per come
i giudici intendono la "sicurezza pubblica" - ma questo è un
altro discorso).
In particolare, l'Associazione magistrati per i minorenni e la famiglia
ha rilevato come il Ddl si ponga «in contrasto con il diritto
della persona minore di età alla propria identità
personale e alla cittadinanza da riconoscersi immediatamente al momento
della sua nascita», previsto dalla Convenzione sui diritti del
fanciullo «determinando una iniqua condizione del figlio di
genitori stranieri non regolari nel nostro territorio», con la
conseguenza che lo stesso non solo «verrebbe privato della
propria identità ma potrebbe essere più facilmente
esposto ad azioni volte a falsi riconoscimenti da parte di terzi, per
fini illeciti e in violazione della legge sull'adozione».
Questo giudizio fa riferimento alla previsione contenuta nel disegno di
legge che impedisce l'accesso «agli atti di stato civile»
da parte dello straniero sprovvisto del permesso di soggiorno,
nonché alla impossibilità da parte dell'immigrato
irregolare di poter riconoscere i propri figli.
Sul reato di clandestinità, i giudici hanno rilevato
«l'incidenza negativa in tema di accesso a servizi pubblici
essenziali relativi a beni fondamentali tutelati dalla Costituzione -
il diritto alla salute, ad esempio - da parte degli immigrati non
dotati, o non più dotati, di un valido titolo di
soggiorno».
Per i giudici, l'introduzione del reato provocherà un
«eccezionale aggravio» per l'attività giudiziaria,
con il rischio di una «totale paralisi in molti uffici del
giudice di pace e la contravvenzione con pena pecuniaria prevista non
avrà un efficace effetto deterrente per chi è spinto ad
emigrare da condizioni disperate o comunque difficili, né il
presunto disvalore di tale condotta è tale da ammettere, anche
in astratto, maggiori rigori sanzionatori».
Se, dunque, la stessa giustizia borghese pone delle severe critiche di
merito a questi provvedimenti, significa che il dibattito sul pacchetto
sicurezza non sarà archiviato tanto facilmente anche dopo la sua
approvazione.
È possibile che l'insostenibilità del portato repressivo
contenuto in queste norme tenga alto il livello dello scontro sociale e
alimenti l'opposizione di tutti quelli che in questo paese non vogliono
rassegnarsi all'accanimento del governo nei confronti dei soggetti
più deboli della società.
TAZ
laboratorio di comunicazione libertaria