Umanità Nova, n.24 del 21 giugno 2009, anno 89

Il sogno americano


Gli attacchi e i combattimenti in cui, in queste ultime settimane, sono state coinvolte quasi quotidianamente le truppe italiane in Afghanistan confermano il loro crescente impiego nelle operazioni antiguerriglia, secondo le direttive Nato e Usa accolte e rilanciate dal governo italiano, con la motivazione del contrasto alla coltivazione dell'oppio.
Così, come testimoniano l'aggravarsi della guerra e la crescita delle forze "insorgenti": basti dire che se nella prima settimana di giugno dello scorso anno gli attacchi dei combattenti afgani alle truppe occupanti erano stati circa 50, quest'anno nella stessa settimana hanno raggiunto il numero di 400 (notizia riferita dalla stampa statunitense, ma ignorata da quella italiana).
Da parte sua il generale Marco Bertolini, capo di stato maggiore della missione Isaf-Nato, ha rivendicato che i militari italiani stanno "combattendo battaglie importanti (…) molto aspre contro gli insorti" a fianco dei reparti governativi. In particolare l'iniziativa bellica italiana sta entrando nelle aree ribelli su ben tre fronti di combattimento: quello sud-occidentale di Farah (Bala Baluck, Pust-e-Rod, Delaram) quello nord-occidentale di Badghis (Bala Murghab) e quello orientale a sud di Kabul (Musahi). E, nei comunicati ufficiali diramati dai comandi, oltre all'elenco degli agguati e delle vittime riportate, sempre più spesso ci si imbatte nell'espressione "neutralizzare la minaccia" utilizzato per indicare l'uccisione di presunti "terroristi" o "talebani" da parte dei soldati italiani nel corso di vere e proprie battaglie. Una formula asettica quale sinonimo ipocrita di "ammazzare", ma comunque il generale Bertolini non ha nascosto la sua soddisfazione per il fatto che gli aggressori "devono aver subito parecchie vittime".
Come opportunamente sottolineato da PeaceReporter, "L'esitazione e l'imbarazzo del governo Prodi, che lasciava combattere solo le nostre forze speciali rifiutandosi di ammetterlo, sono stati sostituiti dall'interventismo e dall'orgoglio militare del governo Berlusconi, che ha inviato al fronte i parà della Folgore autorizzandoli al combattimento e rendendo pubbliche le notizie dei loro attacchi e perfino - novità assoluta - delle perdite inflitte al nemico". Infatti, lo scorso 29 maggio il comando italiano di Herat ha dato conto di una violenta battaglia a Bala Murghab (provincia di Badghis) nel corso della quale i parà del reggimento Nembo hanno martellato con mortai da 120 mm ed elicotteri Mangusta le postazioni talebane, uccidendo "25 insorti". Nel corso, invece, della battaglia svoltasi nella zona di Badghis il 10 giugno, il maggiore Marco Amoriello, portavoce del contingente italiano, ha dichiarato che "sono stati neutralizzati circa 90 insorti".
Qualche informazione in più viene ora fornita anche sull'attività delle forze speciali (presenti almeno dal 2006): lo scorso 3 giugno, si è appreso ufficialmente di un'operazione condotta dalle forze speciali della Task Force 45, nel corso della quale gli incursori del reggimento Col Moschin avrebbero catturato quattro presunti capi talebani nella provincia di Farah.
Permane invece la reticenza nel riferire le vittime civili, ma dopo l'uccisione di una bambina avvenuta il 3 maggio, le donne della RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan) hanno confermato che il 16 maggio, nel villaggio di Pusht-e-Rod nella provincia di Farah, un contadino di nome Abdul Manan è stato falciato da una raffica proveniente da un blindato con la scritta "Italia" in caratteri persiani, provocando rabbiose proteste popolari.
Considerate le dinamiche sempre più aggressive e scellerate dell'intervento italiano che, sulla carta, dovrebbe essere una missione di pace, facile anticipare l'incremento delle vittime tra il contingente tricolore di cui il ministro La Russa ha annunciato un ulteriore incremento di 400 unità in occasione delle elezioni previste per il 20 agosto (attualmente, per l'Afghanistan, il governo italiano autorizza la partecipazione di 2.795 militari italiani).
D'altra parte, dopo l'arrivo di Obama alla Casa Bianca e la riconferma del guerrafondaio Robert Gates come segretario alla Difesa, oltre a registrarsi un ulteriore incremento della guerra (previsti altri 21.000 soldati di rinforzo entro al fine dell'anno) va sottolineato come la missione Isaf-Nato appare sempre più subalterna a Washington, tanto che i ministri della Difesa della Nato hanno definitivamente accettato un comando unico a guida statunitense, come proposto proprio da Gates, comprendente sia i contingenti multinazionali Isaf che la missione soltanto americana Enduring Freedom. In altre parole, sotto la presidenza Obama si è compiuto il sogno di Bush, ossia di arruolare in Enduring Freedom tutte le forze militari delle diverse nazioni impegnate nel conflitto. Un passo questo che toglie ogni residua ambiguità politica ad una guerra senza vittoria da oltre otto anni.

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