All'ombra della Mole le elezioni per la Provincia sono finite in
pari. Così il 23 si gioca la bella con il ballottaggio.
Sicurezza e legalità tra i temi più gettonati della
campagna: pompati alla grande da destra, certo non disdegnati da un PD
in salsa Chiamparino che, in piena campagna elettorale ha licenziato il
PRC dalla maggioranza in comune, avviando trattative con l'UDC.
Trattative che portano oggi il candidato di PD e IDV, Antonio Saitta, a
incamerare l'appoggio del partito di Casini contro la candidata del
PDL, Claudia Porchietto.
Domenica 14 giugno, ad una settimana dalla seconda tornata per la
Provincia, Chiamparino ha giocato la sua carta su Porta Palazzo, dove
da mesi e mesi, si combatte la guerra contro il mercato domenicale
abusivo degli immigrati della zona. Un mercato che, come dice certa
stampa, è sostenuto dagli anarchici.
Il comune, in accordo con l'Associazione per la rinascita di Porta
Palazzo, ha organizzato una sorta di festa del mercato. In altre parole
ha promosso l'apertura domenicale dei banchi che, di solito, occupano
la grande piazza dal lunedì al sabato. In tal modo, scrive
TorinoCronacaqui, riferendo le affermazioni bellicose del presidente
dell'associazione, Giuseppe Bellia, "il mercatino abusivo non ci
sarà, altrimenti sarà guerra".
"Sarà, dice sempre Bellia, una giornata di festa e commercio
regolare. Per un ritorno alla normalità, non altro. Dimostreremo
come il quartiere possa (…) godere anche della propria
multietnicità, delle enormi differenze che rendono questo
quartiere un grande laboratorio di cittadinanza". La guerra ai poveri
in crosta antirazzista: una ricetta targata PD.
Domenica 14 intorno alle 8 e mezza del mattino la grande piazza
è tutta un fervere di attività: gente che piazza i
banchi, altri che montano le giostre, altri ancora che si affollano
intorno ad un tizio con i numeri per farsi assegnare i posti rimasti
liberi.
Un tale con fare da uomo di panza alla fine affitta anche gli spazi
"abusivi" dietro alla fermata del tre. Chiede la licenza ma nemmeno la
guarda mentre intasca venti euro per ogni piazzola che disegna sul
momento a terra.
Agli angoli della piazza ci sono camionette di polizia e uomini della
digos con i numeri delle grandi occasioni. Due tizi vicino all'edicola
di corso Giulio, davanti alla vecchia stazione della Cirié
Lanzo, dicono "oggi c'è la guerra agli anarchici per i posti del
mercato".
Davanti alla tettoia dell'orologio un vasto spiazzo è
transennato: al centro c'è un gazebo elettorale del PDL, che per
l'intera mattinata sarà presidiato da macchine di polizia,
carabinieri, vigili urbani e alpini.
E gli abusivi? Le donne che vendono il pane e la menta, i ragazzi con i
vestiti taroccati e quelli con la roba cinese, quelli dei cellulari e
quelli dei libri arabi, quelli delle cassette di musica e film…
Sulla destra, dietro la tettoia dell'orologio, nella zona dove gli
altri giorni sono i banchi dei contadini, sin dal mattino presto
compaiono i teli e le merci che, le altre domeniche facevano mostra di
sé vicino al Palafuksas. Quelli di The Gate, la sinistrissima
associazione diessina che da sempre aspira alla ruolo di mediatrice tra
le istituzioni e gli immigrati che si arrangiano al mercato, ha fatto
la mediazione. Gli abusivi hanno un posto anche se "ufficialmente" non
ci sono, la guerra è rimandata al dopo elezioni. Tutti felici e
contenti. Domani, passata la festa e gabbato lo santo, si vedrà.
Unici guastafeste, piazzati appena fuori dalla tettoia dei contadini,
antirazzisti e anarchici armati di gazebo e banchetti. Due striscioni,
uno in arabo e l'altro in italiano, appesi all'esterno indicano con una
freccia "mercato abusivo".
Inutilmente i due di The Gate provano a farli togliere. Uno, in brache
rosse e sandalo da sinistro per bene, argomenta "tu non sai chi sono…"
poi corregge il tiro in un politicamente corretto "tu non conosci la
mia storia personale".
Intorno all'una un microcampetto di calcio, disegnato a calce con tanto
di porte, compare accanto al "suk" illegale: accanto l'alpino barrato e
la scritta "fuori gli alpini dalle città". Partono alcune
partite di calcio: giocano i grandi e anche i bambini. È l'ormai
celebre "calcio all'alpino", simbolo di resistenza e solidarietà
tra abusivi, clandestini, poveri, anarchici.
Più tardi la polizia pressa un po' ma non si muove. Il mercato,
quello legale con le piazzole e i caporali di giornata, e quello
abusivo, che c'è ma si fa finta che non ci sia, vanno avanti uno
accanto all'altro.
C'è stato un tempo che a Porta Palazzo comparivano fulminei
quelli del gioco delle tre carte, molto diffuso anche nella versione
delle tre campanelle. Tutti sapevano che era una truffa ma tanti
giocavano lo stesso, convinti di essere più furbi dei furbi di
professione. Di solito ne uscivano cornuti e mazziati. Qualche rara
volta un amico ti dava la dritta giusta. Qualcuno, questa domenica ha
provato il gioco con il mercato degli abusivi. C'è ma non si
vede: sollevi la carta e non lo trovi.
Qualche monello però ha indicato con un dito impertinente la campanella giusta.
Game over.
Per info e contatti:
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46 – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21
fai_to @inrete.it 338 6594361
Si è svolto con successo il convegno "Vogliamo l'uguaglianza,
Vogliamo la libertà" svoltosi a Reggio Emilia il 13 giugno,
durante il quale è stata ribadita e discussa la chiara impronta
internazionalista e anarchica della nascita del socialismo a Reggio
Emilia nel periodo storico tra il 1864 e il 1884. Numeroso il pubblico
che è passato per il centro sociale "Catomes Tot" ad ascoltare
le due sessioni, mattutina e pomeridiana, del convegno.
Nella prima diversi relatori hanno contribuito a chiarire la situazione
internazionale del movimento: Fabio Palombo con l'intervento su "I
primi anni dell'Internazionale" ha fatto emergere i passaggi
storici dell'Internazionale, i congressi, le rotture con la componente
autoritaria fondamentali per comprenderne gli sviluppi anche su
scala locale. Federico Ferretti con "La Comune e l'Internazionale" ha
evidenziato la profonda impronta che la rivolta di Parigi del 1871 ha
impresso sui moti e le impostazioni dell'Internazionale dei Lavoratori.
Franco Schirone con "L'Internazionale in Italia" ha fatto uno zoom
sugli avvenimenti e le caratteristiche della federazione italiana. In
ultimo è stata letta la relazione scritta da Massimo Ortalli
"L'Internazionale e la stampa borghese" nella quale sono emerse
l'opposizione di stampa clericale e borghese alle nuove istanze di
libertà ed emancipazione delle classi oppresse.
Un giusto ristoro per relatori e pubblico nell'intervallo prima della
sessione pomeridiana caratterizzata da una prospettiva locale; il
primo intervento di Fabrizio Somieri ha chiarito "La situazione
economica e sociale a Reggio Emilia"; hanno proseguito poi Tomaso
Marabini con "Internazionalisti reggiani e emiliani" e Francesco
Palella con "Anarchici e socialisti reggiani."
In ultimo Gianandrea Ferrari ha concluso con "Considerazioni
sull'Internazionale" che hanno ribadito l'attualità di una
politica antiautoritaria, autogestionaria, federalista, che lotti per
l'abolizione dello Stato e del capitalismo; intervento che ha aperto un
vivace dibattito alla fine del quale si è proposto di continuare
la discussione in un futuro convegno di approfondimento.
Ha sancito la buona riuscita dell'evento inoltre la bella cena al
circolo anarchico di via don Minzoni al termine della quale i canti di
Donato Landini e Pietro del Prete hanno chiuso una intensa giornata di
discussione e di convivialità.
La FAI reggiana ringrazia calorosamente tutti i relatori e il pubblico presente al convegno.
FAI reggiana
Sabato 13 giugno, più di duemila persone hanno sfilato per le
strade di Pisa contro lo sfratto di Rebeldia. Erano presenti tutte le
associazioni e i collettivi che fanno parte del progetto Rebeldia,
altre associazioni e gruppi che spesso svolgono le loro attività
dentro e insieme a Rebeldia, gli altri spazi sociali della città
e della Toscana nordoccidentale e moltissime persone comuni,
scese in piazza per difendere uno spazio di libertà e
autogestione. C'era anche un nutrito gruppo di compagne e compagni
anarchiche/i provenienti da diverse città toscane.
La giornata era iniziata con la lettura sui quotidiani locali delle
minacce del sindaco Filippeschi che il giorno prima aveva convocato una
conferenza stampa per dire che presto l'affaire-Rebeldia verrà
risolto "con le buone o con le cattive" e che il centro sociale di via
Battisti verrà presto sgomberato per dare il via all'Operazione
Sesta Porta, la speculazione immobiliare da 32 milioni di euro pronti a
finire nelle capaci tasche dei comitati d'affari legati al PD.
Gli attivisti di Rebeldia non si sono fatti però intimorire
dalle minacce di Filippescu (in questi giorni, peraltro, nervosissimo,
al punto che nel corso dell'incontro con la stampa aveva duramente
rimproverato due giovani croniste colpevoli di aver dato "troppo
spazio" alle ragioni di Rebeldia). E così sabato hanno dato vita
a una delle manifestazioni più belle e colorate mai viste da
queste parti.
Un corteo pieno di persone di tutte le età che ancora una volta
si sono ritrovate assieme per difendere l'esperienza unica di uno
spazio autogestito che è un piccolo mondo, dove si incontrano
quotidianamente culture diverse. La manifestazione ha fatto una serie
di tappe per denunciare il malgoverno di una città sempre
più sporca, inquinata e degradata. La prima tappa è stata
in piazza Guerrazzi dove è stato affisso uno striscione al
cancello della Stazione Leopolda con la scritta "Leopolda al
bando" per ricordare che l'assegnazione degli spazi all'interno
dell'ex stazione è avvenuta senza bandi pubblici. Poi si
è spostato in via San Martino dove ci si è fermati
davanti a una delle aiuole realizzate nell'ambito del progetto
"Guerrilla Gardening" per denunciare la mancanza di spazi verdi e il
tentativo di cementificare i pochi spazi liberi della città.
Infine, nella piazza del Comune, i ragazzi di Equilibri Precari (la
palestra di arrampicata che fa parte del Progetto Rebeldia), hanno
scalato le impalcature del restauro del Loggiato dei Banchi e hanno
issato uno striscione con su scritto "No a una città calata
dall'alto". Un fragoroso applauso di tutta la piazza, stracolma di
gente, è seguito all'affissione dello striscione. Poco dopo, un
altro grandissimo applauso ha salutato la bandiera di Rebeldia
issata sul pinnacolo di Ponte di Mezzo. Poi il lungo corteo è
arrivato fino a Piazza Carrara, dove dopo un ultimo intervento che
annunciava l'udienza di sfratto fissata per il 18 giugno prossimo
e invitava tutti a ritrovarsi sotto il tribunale, è
iniziata la festa-concerto finale. Migliaia di persone hanno assistito
alle esibizioni dei gruppi e dei sound-system pisani, tutti intervenuti
gratuitamente per sostenere Rebeldia.
La battaglia di Rebeldia non finisce certo qui. La manifestazione del
13 giugno ha dimostrato comunque ancora una volta di quanto sostegno e
di quanto affetto goda il Progetto Rebeldia.
robertino