Umanità Nova, n.24 del 21 giugno 2009, anno 89

Bel lAvoro


A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese

Vigo (Galizia, Spagna): sciopero generale dei lavoratori del settore metallurgico

Due giornate, quelle del 3 e 4 giugno, che a Vigo saranno ricordate a lungo.
Da mesi sale la pressione in Galizia, Spagna del nord ovest, dove è in crisi crescente il settore metallurgico che  nella sola regione di Pontevedra riunisce circa 2.500 imprese che occupano 27.000 addetti, prevalentemente nel settore della cantieristica navale (i cosiddetti astilleros) e dell'auto (gruppo PSA francese). Il 31 dicembre scorso è giunto a scadenza un accordo regionale che istituiva, tra l'altro, una agenzia di collocamento per il settore e prevedeva la progressiva trasformazione dei contratti precari in lavoro a tempo indeterminato, un accordo che però nel corso del biennio è stato regolarmente disatteso dalla locale associazione imprenditoriale (la CEOE).
Già dal mese di febbraio sono iniziati primi scioperi che hanno portato alla creazione di una  commissione che deve trattare per un nuovo contratto; la situazione è pesante: i sindacati chiedono ragione del mancato rispetto del precedente contratto e avanzano richieste ritenute troppo onerose dalle imprese che, il 15 maggio, organizzano a Vigo un incontro nel quale studiare una  strategia comune.
Vengono dichiarate le prime 4 giornate di sciopero per il 6, 7, 20 e 21 maggio che portano in piazza nella sola Vigo 12.000 lavoratori e che vedono nella giornata del 21 i primi scontri con la polizia anti-sommossa. Il giorno successivo a Vigo gli operai dei cantieri navali e del gruppo automobilistico PSA manifestano in città contro l'azione poliziesca del giorno precedente e dal giorno 30 parte lo sciopero generale a tempo indeterminato. Nei giorni 3 e 4 giugno i lavoratori penetrano nel centro di Vigo occupando strade e piazze e bloccando completamente il traffico cittadino, venendo poi caricati dalla polizia. Seguono ore di scontri con lancio di lacrimogeni e pallottole di gomma, alle quali viene risposto con il tiro di bulloni, sassi, petardi e biglie di ferro, mentre molti cassonetti vengono dati alle fiamme e vengono innalzate barricate di pneumatici cui viene dato fuoco.
Attualmente, dopo una settimana dalle giornate cruciali del 3 e 4 giugno, lo stabilimento della PSA è costantemente picchettato per impedire l'uscita delle auto già pronte mentre, continuano le occupazioni giornaliere del centro città e la Asime (Asociación de Industriales Metalúrgicos de Galicia) strepita contro il governo di Madrid che si dimostra incapace di riprendere in mano la situazione.

Torino: alle carrozzerie di Mirafiori sciopero contro il taglio dei tempi

Il 15 maggio il capo del reparto montaggio alle carrozzerie di Mirafiori comunica ai lavoratori" la necessità di una salita produttiva" per portare "un significativo aumento di vetture prodotte per ogni turno di lavoro". E' evidente che ciò significhi la soppressione di posti di lavoro: dove si lavora in due la mansione verrebbe svolta da un solo operaio.
Questo è il modo di Marchionne di aumentare la produzione a scapito della riduzione degli organici.
Gli operai addetti al montaggio hanno ritenuto sconcertante la pretesa dell'azienda, già sottoposti ai sabati lavorativi e ai drastici tagli dei tempi di lavoro. Come risposta è stata data grande adesione allo sciopero dichiarato dall'SdL dalle ore 7,30 nella giornata del 18 maggio, con astensioni dal lavoro protratte sino a fine turno.

Reggio Emilia: contro il "progetto emoticon"

Continua in Emilia-Romagna la mobilitazione per contrastare lo smantellamento dei servizi pubblici e in particolare il "progetto emoticons" introdotto da Brunetta che prevede il voto ai dipendenti pubblici da parte degli utenti che ricevono il servizio, voto che andrà a incidere sul salario e sulla conservazione stessa del posto di lavoro.
Un'operazione smaccatamente di facciata e che tende ad addossare eventuali disservizi delle amministrazioni ai dipendenti, invece che a dirigenti e politici. Dopo l'INPS di Bologna, dove i delegati della R.d.B./C.U.B. hanno fatto fallire la sperimentazione spiegando tutta la faccenda ai cittadini che si sono poi rifiutati di prestarsi all'indegna messa in scena, dopo le proteste al Comune di Parma che accoglieva per l'occasione il mini ministro Brunetta, il mese di maggio è terminato con un presidio davanti agli uffici anagrafe di Reggio Emilia.
Nell'occasione i delegati R.d.B./C.U.B. del pubblico impiego reggiano hanno distribuito volantini e risposto alle domande degli utenti e dei colleghi del Comune, che si sono mostrati parecchio interessati, anche perché nessun altro sindacato ha fatto sentire la sua voce contro questo progetto.
Seguiranno altre iniziative di informazione e di contrasto al progetto emoticon e alla riforma della pubblica amministrazione, che permetterà alla dirigenza di operare pesanti tagli salariali e addirittura licenziare anche sulla base delle "pagelle" scaturite dal progetto emoticon.
Queste iniziative culmineranno  a inizio luglio nello sciopero generale del pubblico impiego.

La "legge" del padrone Fiat

Francesco Ferrentino, operaio della Fiat-Sata di Melfi dal 1995. Un operaio pronto a difendere i suoi compagni di lavoro, per la Fiat un elemento difficile da controllare. Nel 2007, RSU in carica, del sindacato di base, viene licenziato, accusato di volantinare diffamazioni nei confronti di un capo. Un pretesto, per la Fiat, decisa a dare un esempio capace di intimorire gli  operai che alzano la testa e reagiscono ai soprusi. Ferrentino prova a rientrare in fabbrica e tramite  la FLMUniti-CUB impugna il licenziamento chiedendo il reintegro con procedura d'urgenza. Dopo varie traversie, nel novembre 2008 il tribunale di Melfi accoglie il ricorso e ne dispone l'immediato reintegro. Tutto sembrava volgere al meglio, ma non appena i giudici di Melfi dichiarano l'illegittimità del provvedimento, appena un mese dopo scatta un altro licenziamento, con le stesse accuse di un anno prima. Tutto ricomincia da capo. L'obbiettivo della Fiat  è di tenere fuori dalla fabbrica Ferrentino in qualità di delegato RSU e guadagnare tempo visto che fra un anno il suo mandato scadrà e, se rientrerà in fabbrica, non potrà esercitare il ruolo di Rappresentanza.

Roma: Per il diritto alla casa picchetti antisfratto

Oltre a dover campare con salari da fame (idem per pensioni) e il terrore di rimanere da un momento all'altro senza lavoro, per i ceti popolari c'è sempre più presente l'incubo di rimanere senza casa. Mentre governo, regioni e comuni parlano di "piani casa" i cittadini vengono sfrattati senza alcuna garanzia del "passaggio da casa a casa" come previsto dalle stesse norme di legge. A Roma, per esempio, ci sono 5.000 famiglie a basso reddito a rischio nei prossimi mesi. "Il 30 giugno 2009 scade la sospensione degli sfratti per i nuclei famigliari in difficoltà e la Regione non ha predisposto nessun piano d'intervento".
A fronte di tale situazione l'Unione Inquilini a Roma si è fatta carico di organizzare due picchetti antisfratto il 5 luglio, in via Massaia 14 (Garbatella) e in via Arco del Monte 99 (Centro, piazza Farnese) allo scopo d'impedire l'esecuzione dello sfratto ai danni di due nuclei familiari.
L'Unione Inquilini, nel dichiarare che continuerà per tutto il mese di giugno i presidi antisfratto, chiede alle "autorità", a cominciare dal governo, la sospensione degli sfratti e al prefetto di Roma di non inviare la "forza pubblica" nell'esecuzione degli stessi.

Per contatti e invio informazioni:
bel-lavoro@federazioneanarchica.org

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