Umanità Nova, n.25 del 28 giugno 2009, anno 89

Trasformazione sociale adesso


Di seguito l'editoriale del periodico anarchico "Humanidad",  Lima, numero speciale del 7 giugno 2009 (www.periodicohumanidad.wordpress.com), uscito subito dopo i due mesi di proteste e la sanguinaria repressione delle popolazioni indios da parte della polizia e dell'esercito peruviano (vedi UN n. 23). Nel frattempo il governo ha sospeso temporaneamente i controversi decreti legislativi che autorizzano la vendita ai privati di milioni di ettari di superficie boschiva (vedi "brevi dal mondo".

Il conflitto tra le popolazioni amazzoniche e il governo di Lima è passato a un nuovo livello: innanzitutto tende a generalizzarsi per la simpatia che il movimento amazzonico suscita nelle classi popolari del paese e in secondo luogo ha assunto i tratti di una ribellione violenta alle continue provocazioni dei poteri dello stato (esecutivo e parlamento), la cui politica non fa che causare la continuazione  dello sciopero dei nativi che continua ormai da due mesi. Gli operai, i contadini, gli impiegati, i piccoli artigiani e i commercianti, i disoccupati, i giovani studenti di entrambi i sessi, organizzati in sindacati o in comunità agrarie della Sierra, i disoccupati, i pensionati poverissimi, insomma, l'insieme delle classi sfruttate e oppresse, daranno eco alla rivolta e la faranno propria?
Può essere che il movimento riesca a ottenere l'allontanamento di García [Presidente del Perù] e la sua sostituzione al posto di comando da parte di un'altra persona o partito politico. Ma questo garantirà un cambiamento reale, considerando che dietro le persone ci sono le classi e gli interessi di classe? Perché è evidente che al di là dei decreti legislativi a essere contestata è la classe capitalista peruviana associata al capitalismo imperialista transnazionale. Non è forse vero che Dionisio Romero [storico presidente del Banco de crédito del Perù] e gli imprenditori stranieri suoi amici pretendono di ricevere in concessione o  di comprare niente meno che dieci milioni di ettari della Amazzonia con l'obiettivo di tagliare alberi e produrre etanolo per continuare a sostenere la civiltà del trasporto automobilistico e la tanto amata "crescita" a spese dell'ecosistema mondiale?
L'APRA [Aliancia Popular Revolucionaria Americana oggi al governo] e i suoi alleati cercano di depredare l'amazzonia, di espropriare i nativi dei propri territori e di distruggere quel che viene considerato il polmone dell'umanità. Di conseguenza, visto che non otterremo nulla cambiando gli uomini al potere nello stato, noi anarchici andiamo più in là nella questione e non vogliamo solo "mandare a casa" García, ma tutta la classe capitalista peruviana, testa di ponte del capitale imperiale non solo nordamericano, ma anche europeo e asiatico. Questo è il significato della parola d'ordine che viene dal popolo: "Se ne vadano tutti!" Ad andarsene deve essere tutta la classe politica specializzata nel governare e nel dettare misure e leggi dall'alto al basso, senza consultare nessuno,  al fine di imporre le proprie soluzioni che distruggono la coesione sociale invece che arricchirla. Essa deve essere rimpiazzata dal popolo organizzato che prenda finalmente le redini della propria vita.
Dietro al luttuoso conflitto in Amazzonia e allo scontro fratricida tra nativi e poliziotti spediti al sacrificio dal regime – conflitto del quale si occultano le cifre riguardo alle vittime civili (ufficialmente vengono riconosciuti 6 civili morti, e 23 poliziotti, quando i testimoni e gli osservatori della Defensoría e altri organismi dichiarano che ci sono più di 100 civili scomparsi) – dietro a tutto questo, che va avanti come una rappresentazione in tragedia, c'è la protesta ancestrale di una società che esige emanciparsi da una oppressione che dura da 500 anni. Con il titolo di questo editoriale abbiamo riassunto la nostra posizione: non vogliamo un cambiamento di persone, né solamente uno politico, ma una trasformazione sociale radicale che guardi al socialismo libertario.
E chi propone  un'uscita istituzionale mediante una Costituente che sottoponga a revisione il "modello neoliberale" e non il sistema capitalista, la cui esistenza garantisce l'esistenza dello Stato (fino a quando non lo distruggeremo), pretende solo di appropriarsi del vecchio potere statale per servire se stesso e non per servire la società, per portare avanti (diffondendo la menzogna per cui il "caudillo" debba stare al comando per continuare la "grande trasformazione"), una "grande trasformazione" che è tale solo a parole, in quanto di fatto è la continuazione dello sfruttamento capitalista, solamente rafforzato dall'autoritarismo di uno stato che pratica l'assistenzialismo mentre allo stesso tempo favorisce gli affari della nuova borghesia arricchita dai contratti statali e la cui crescita è garantita da un potere che irreggimenta le "masse lavoratrici". Esempi di tutto ciò li abbiamo qui vicino: il più prossimo a noi è il chavismo in Venezuela.
La notte del venerdì quando cominciarono a prodursi i primi fatti luttuosi, Mercedes Cabanillas [attuale Ministro degli interni] ha dichiarato in televisione che Alberto Pinzango [Presidente dell'Asociación interetnica de desarollo de la selva peruana] e i dirigenti amazzonici vogliono il "regno del caos, il disordine, l'anarchia e il crimine". Che dichiarazione spaventosa! Ancora una volta ci si appella al sentimento comune riguardo alla parola "anarchia" per infondere paura nella popolazione e fare che in modo che accetti la perdita della sua libertà, ma l'anarchia non è disordine; è ordine basato sul consenso e non sull'imposizione brutale.
Al di là della Costituente, dell'allontanamento di una persona o di un gruppo di persone, al di là della condanna di Simon [Yehude Simon, Primo ministro peruviano], i compagni che hanno una sensibilità emancipatrice e rivoluzionaria devono realizzare la parola d'ordine: "Se ne vadano tutti!" per inaugurare un nuovo periodo della nostra storia, l'era dell'autogoverno degli operai e del popolo che ci porti al socialismo libertario, superando le alternative senza uscita, come per esempio quella dell'"economia nazionale di mercato" che non è altro se non una nuova forma di capitalismo, ancora più repressiva dal momento che ha in sé le caratteristiche del populismo fascistoide.
Tutto questo ovviamente richiede la solidarietà tra noi e il popolo a livello continentale e mondiale. Continuiamo nella autorganizzazione della solidarietà con i popoli amazzonici e, se lo Stato non vorrà abolire i decreti legislativi contestati, rendiamo permanente la resistenza con l'obiettivo di passare, in qualsiasi momento, all'offensiva popolare che ponga fine al capitalismo ingiusto, predatorio, liberticida e, alle condizioni attuali, totalmente assurdo.

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