Umanità Nova, n.25 del 28 giugno 2009, anno 89

informAzione - 2


Napoli, Ancona, Bari. Migranti e Rom: li uccide un gas che si chiama indifferenza

Neanche un anno fa, a Napoli, due ragazzine rom morivano annegate nelle acque di fronte alla spiaggia di Torregaveta, a Napoli. Di fronte ai loro corpi senza vita, i bagnanti continuavano a prendere il sole, a sorseggiare bibite, a conversare, ad addentare sandwich. Poche settimane fa, a Pesaro, una giovane donna incinta, durante uno sgombero effettuato dalle autorità, cadeva al suolo, di fronte a venti agenti della polizia di stato e della polizia municipale. Mentre il suo bambino moriva, nessuno degli uomini in divisa si avvicinava a lei per accertarsi delle sue condizioni e solo le proteste di due attivisti ottenevano che fosse chiamata un'ambulanza. Il 26 maggio 2009, nel corso di una sparatoria fra camorristi alla stazione funicolare di Napoli, proiettili vaganti colpivano a una gamba e al petto Petru Birlandeanedu, un giovane musicista di strada, romeno di etnia rom. Assistito dalla moglie, che chiedeva aiuto disperatamente a decine di passanti, Petru moriva come se fosse stato invisibile. Nessuno si avvicinava a lui, che cadeva al suolo vicino ai tornelli della stazione. Nessuno chiamava il soccorso pubblico. Nei pressi della tragedia, come documentano i nastri della videosorveglianza della Cumana, la gente continuava a timbrare i biglietti, conversare al cellulare, affrettarsi da una parte o dall'altra. A un certo punto arrivava un'ambulanza, ma caricava un ragazzo ferito in modo lieve, lasciando al suolo il giovane rom morente. Questa è l'Italia di oggi, avvelenata da intolleranza e indifferenza. Intolleranza e indifferenza che fanno ormai parte della quotidianità. La propaganda politica e mediatica ha ottenuto il suo scopo, trasformando il popolo italiano in un popolo di razzisti, delatori, persecutori e - nel migliore dei casi - indifferenti. La solidarietà è morta. Migranti e Rom suscitano sentimenti di repulsione e odio. Vagano da un luogo all'altro, in attesa di cadere nelle mani della forza pubblica, di essere sgomberati oppure arrestati, maltrattati, incarcerati ed espulsi. Disperati, cercano di nascondersi per sfuggire alla spietata caccia all'uomo, come facevano gli ebrei - e, anche allora, i Rom - ai tempi di Hitler e Mussolini. Quando sono malati, non si recano più al pronto soccorso degli ospedali né i loro cari chiamano un'ambulanza. Hanno paura di essere denunciati e di finire nella rete della repressione etnica. Piuttosto - come è accaduto recentemente a una badante ucraina a Torre Mare, in provincia di Bari, e a un Rom romeno malato di cancro al pancreas, a Pesaro - preferiscono morire. Settant'anni dopo il grande genocidio che a parole e nelle commemorazioni ipocrite tutti condannano, li avvelena e li uccide un gas ancora più subdolo e letale dello Zyklon B. Un mix - ancora invenzione della chimica umana - di intolleranza e indifferenza.

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Torino. Futuro radioattivo?

Alla Boccia Squat, nel cuore del quartiere Parella, la serata informativa sul nucleare è andata avanti sino alle tre di notte, tra cena bellavita, interventi, proiezioni di documentari e filmati, videoinstallazione con tre schermi che in contemporanea trasmettevano esplosioni atomiche.
Ha introdotto la serata Marco Tafel che, supportato da una vasta documentazione video, ha illustrato l'estrema pericolosità di una tecnologia nata, non per caso, in ambito militare. Le centrali ad energia atomica sono "figlie" delle bombe scaricate su Hiroshima e Nagasaki. Molto interessanti i filmati d'epoca sugli esperimenti atomici nell'atollo di Bikini, che mostrano la tranquilla incoscienza con cui gli stessi militari utilizzavano una tecnologia mortale. Passo dopo passo è emerso che, oltre al pericolo gravissimo per la salute, l'energia atomica, se si considerano anche i costi di smaltimento delle scorie, di dismissione e messa in sicurezza delle vecchie centrali, di utilizzo intensivo di una risorsa preziosa come l'acqua, non è neppure conveniente sul piano economico.
Inoltre le centrali sono di per se un obiettivo bellico, perché, se colpite da bombe o aerei kamikaze, potrebbero produrre disastri enormi.
Il governo italiano si prepara a costruire nuove centrali a due decenni dal referendum che ha chiuso i quattro impianti italiani (Caorso, Trino, Garigliano, Latina). Il referendum si tenne dopo il gravissimo incidente alla centrale sovietica di Chernobyl del 1986 e le durissime lotte ecologiste che attraversarono la penisola.
Il dibattito che è seguito ha posto l'accento sia sulla scelta atomica, sia sulle possibili alternative. Alcuni hanno sottolineato la dipendenza delle scelte energetiche da stili di vita e modelli di consumo improntati ad una logica di profitto e controllo e, quindi, sulla necessità di scelte che privilegino tecnologie a basso impatto ambientale, facilmente reversibili nonché gestibili e controllabili dal basso.

R. Em.


Collegno. 30 kg di merda sull'AMX. Scritte sull'Alenia

Sterco dappertutto intorno e sopra all'AMX Ghibli che da due settimane fa mostra di se sulla rotonda di viale Certosa a Collegno. Un dono dell'Alenia per i World Air Games appena terminati nel prospiciente campo a volo. Sulla placca commemorativa una nuova targa del tutto esplicita "pericolo assassini – pericolo fabbrica di morte".
Attaccato al basamento dell'apparecchio un altro cartello "merda alla guerra!".
Sul muro di cinta dello stabilimento dell'Alenia le scritte "No alle fabbriche di morte", "Chiudere l'Alenia".
Questa la scena che si è presentata la notte tra il 16 e il 17 giugno a chi passava di lì.
Un fotografo di passaggio ha fatto qualche scatto.
Trovate qui le foto dell'azione antimilitarista:
http://piemonte.indymedia.org/article/5224
In un testo diffuso a commento dell'azione di qualche anonimo antimilitarista gli anarchici della FAI torinese scrivono "Vale la pena di ricordare a tutti che l'Alenia fabbrica aerei militari, macchine di morte destinate alle guerre che, in ogni angolo del mondo, uccidono. Uccidono soprattutto civili inermi, le prime vittime della guerra moderna, guerra tecnologica che salvaguardia i combattenti e massacra uomini, donne e bambini indifesi.
L'AMX è un cacciabombardiere tattico, che porta bombe, razzi e un cannone, non un giocattolo da mostrare ai bambini in visita ai Word Air Games, tra mongolfiere e palloncini.
Tra gli ultimi affari dell'Alenia la joint venture con il colosso dell'industria armiera statunitense, la Loockeed Martin, per la costruzione e l'assemblaggio degli F-35. Gli F-35 sono cacciabombardieri monoposto, stealth (invisibili ai radar), adatti anche all'armamento nucleare. Giocattolini da 150 milioni di euro, che verranno assemblati in uno stabilimento di prossima costruzione a Cameri, nei pressi di Novara. Il governo italiano, sponsor dell'intera operazione, ne ha già acquistati 131.
Con i soldi di un solo F-35 si pagherebbe un quartiere all'Aquila, un nuovo ospedale, la manutenzione delle linee ferroviarie per i pendolari… Tante cose utili alla vita di noi tutti, non armi per ammazzare qualcuno dall'altra parte del mondo. Come la bambina che quelli della Folgore hanno ucciso un mese fa in Afganistan.
Se ne ricordano solo quando un militare italiano viene ferito ma l'Italia è in guerra. Truppe tricolori combattono in prima linea. Lo chiamano "peace keeping ma, là, in Afganistan, ogni giorno bombardano, uccidono, imprigionano, torturano.
In Afganistan ci sono 2.600 soldati italiani: questo orrore costa a tutti noi milioni di euro. La spesa di guerra comprende il mantenimento di basi, caserme, aeroporti ed un buon numero di ben addestrati assassini di professione. I governi di destra e quelli di sinistra hanno fatto a gara nel finanziare le imprese belliche.
Bisogna fermarli. Non basta l'opposizione morale, non bastano le bandiere di pace. Bisogna mettersi in mezzo. Farla finita con le guerre e gli eserciti, farla finita con la logica militarista.
A partire da noi, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, aeroporti, scuole militari, fabbriche d'armi."

R. Em.

Torino. Guastata la festa al girotondo razzista

A Torino la candidata del PDL alle provinciali ha calato la sua carta per il ballottaggio di domenica 21 giugno: un girotondo razzista intorno a piazza della Repubblica per dire "Delinquenti arrendetevi! Siete circondati". Roba da ridere se ci si potesse dimenticare che il governo si accinge a varare una nuova legge razzista, se ci si potesse dimenticare di quelli che nei CIE si tagliano, si uccidono, si cuciono le labbra. Per non dire dei migranti e dei profughi respinti in mare e mandati a morire nella Libia dell'amico Gheddafi o dei tanti clandestini che muoiono nei cantieri, dopo aver vissuto un'esistenza da schiavi.
Mercoledì 17 giugno piazza della Repubblica è invasa da polizia e digos. In disparte stanno gli operai maghrebini in attesa che la piazza si liberi per montare i banchi della frutta e verdura per l'indomani. Quelli del PDL, della Lega e della Destra si radunano nello spicchio di piazza dove di solito sono i banchi dell'abbigliamento. Non più di trecento. C'è anche un pullman che scarica quelli venuti da fuori. Non ce la faranno mai ad "abbracciare" la grande piazza: devono accontentarsi della parte centrale, perché Palafuksas, tettoia dell'orologio e tutta la parte alta restano fuori.
Alcuni anarchici della FAI torinese ed antirazzisti girano per la piazza tampinati dalla Digos presente a frotte. La polizia pressa da vicino gli anarchici ma quando passano leghisti e fascisti partono slogan e cori: "fuori i razzisti dalla città", "maiali", "vergogna". Un sonoro "andate a lavorare, pelandroni" in buon torinese manda in bestia i leghisti che da veri raffinati mostrano il dito e insultano. Borghezio urla esagitato e qualcuno gli grida "in piazzale Loreto c'è posto!".
In quel momento all'imbocco della piazza, proveniente da corso Giulio Cesare arriva il bus 51 avvolto in un denso fumo rosso. Alcuni antirazzisti scendono brandendo fumogeni e lanciando volantini: la polizia li accoglie a manganellate e ne ferma uno. Verrà rilasciato dopo un'oretta.
Nello stesso tempo annunciano il loro arrivo con tamburi e slogan i pink. Alcuni degli anarchici che avevano contestato Borghezio e la sua banda di razzisti si uniscono ai pink, che scatenano una indiavolata samba antirazzista. L'antisommossa si schiera indossando i caschi, fascisti e leghisti pressano minacciosi dall'altra parte, insultando e minacciando. Uno invita un compagno ad un incontro ravvicinato nella zona alta della piazza ma poi si guarda bene dal farsi trovare. La tensione sale, la polizia diventa aggressiva ma nessuno se ne va. Anzi. Arriva altra gente e si unisce ai contestatori. Tutto intorno gli immigrati chiedono informazioni e si passano l'un l'altro il volantino della FAI torinese sul pacchetto sicurezza. Un leghista grida ad un compagno siciliano "parla in italiano!", una compagna gli risponde in piemontese "vattene a casa, questa piazza è antirazzista". Un digos un po' nervoso agguanta per il collo un compagno e lo trascina verso il parcheggio, ma deve accontentarsi di identificarlo perché subito viene pressato da più parti. Poco a poco i girotondini di destra lasciano la piazza. Arrivano anche quelli del bus 51 che aprono lo striscione "nessuna pace per i razzisti".
Tutti insieme si parte in corteo al ritmo della samba. Si fa il giro della piazza, alcuni ragazzi maghrebini si uniscono alla band, e Porta Palazzo, per un momento, sembra libera. Non troppo lontano, i lampeggianti dei blindati di polizia e carabinieri sono taglienti lame blu nella notte di Torino.
Più in là, dove la luce è più fioca, gli operai immigrati, la maggior parte in nero e senza carte, montano i banchi per il mercato del giorno dopo.

R. Em.

Torino. Punto info antirazzista e cena squatter in piazza Castello

Il pacchetto sicurezza sta completando il proprio iter parlamentare. Con ogni probabilità verrà approvato durante l'estate. È una legge di guerra. La guerra contro i poveri, gli immigrati, gli oppositori politici.
Martedì 16 giugno in via Po gli anarchici della FAI torinese si sono dati appuntamento per un punto info antirazzista. Distro, bar, volantini, mostra sul pacchetto sicurezza dalle 18 a mezzanotte. In contemporanea gli anarchici di Torino Squatter si sono materializzati sul monumento al Duca D'Aosta nella centralissima piazza Castello per la quinta delle "7 piazze in 7 secondi", la risposta degli squat torinesi alle minacce di sgombero di sindaco e prefetto. Le iniziative che di solito si svolgono negli squat cittadini più altre pensate per l'occasione si sono trasferite in strada: un segnale di guerra per chi pensa di liberarsi degli squatter, sgomberando le case che occupano.
La consueta cena del noto chef "Chez Osvaldin", benefit inguaiati con la legge, che di solito si tiene il martedì all'Asilo di via Alessandria, in piazza Castello ha raccolto un grosso successo di critica e di pubblico. La digestione del questore e della digos non è invece stata delle migliori, perché nonostante le minacce, la celere schierata, il battere di manganelli, alla fine hanno dovuto rassegnarsi all'invasione del salotto buono della città: troppi buongustai se l'avrebbero avuta a male se invece del cibo ci fosse stata la ginnastica. Al termine del punto info in via Po gli anarchici della FAI torinese si sono uniti agli squatter in piazza Castello. Ma notte non era ancora finita e prima dell'alba ci sarebbero state nuove sorprese per i sostenitori dell'industria di guerra e per i tutori del disordine statale
Ma questa è un'altra storia…

R. Em.

Torino. Serata informativa sul pacchetto sicurezza

Giovedì 18 giugno. Settima ed ultima serata del ciclo 7 piazze in 7 secondi, organizzate dagli squatter torinesi contro le minacce di sgombero emerse nell'ultimo vertice cittadino per la sicurezza in prefettura.
Siamo in piazza Madama Cristina nel cuore di S. Salvario, un quartiere complesso, dove una sempre maggiore vivacità culturale non sempre riesce a contrastare spinte xenofobe nei confronti dei numerosi stranieri che risiedono nella zona del "quadrilatero". Un posto dove ogni giorno avvengono retate di immigrati senza documenti. Il luogo giusto per una serata informativa sul pacchetto sicurezza, la legge razzista e liberticida che il parlamento sta discutendo da mesi e che, con ogni probabilità, verrà approvato durante l'estate.
Le relazioni introduttive degli avvocati Claudio Novaro e Simone Bisacca ben evidenziano il carattere criminogeno delle nuove norme, che, di fatto, introducono in modo ancor più marcato che in passato un diritto diseguale per gli stranieri poveri che vivono in Italia senza carte. Violazioni di carattere amministrativo, normalmente risolte con una multa per qualunque cittadino italiano, diventano fatti di rilievo penale e, in quanto tali, perseguiti con durezza.
L'obbligo di presentare sempre il permesso di soggiorno – con la sola eccezione del pronto soccorso e dell'iscrizione alla scuola dell'obbligo per i figli, di fatto nega assistenza sanitaria, nidi e scuole materne, e persino la possibilità di riconoscere i propri bambini agli stranieri senza carte.
Se a ciò si aggiungono le pesanti sanzioni per offesa a pubblico ufficiale e imbrattamento vediamo come oltre agli immigrati, nel mirino dei legislatori sia anche ogni forma di opposizione sociale.
Piazza Madama si è gremita di gente attenta, che ha partecipato al dibattito con numerosi interventi e domande. Un'immigrata africana senza documenti ha ricordato le sofferenze degli emigrati africani sottoposte a violenze, stupri, schiavitù dal governo libico ben foraggiato dai vari governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi anni. Particolare attenzione è stata data alla costituzione delle ronde, sulle quali vi erano pareri diversi: chi le considera una questione poco più che folcloristica e chi invece ne sottolineava la potenziale pericolosità. Tutti concordi sulla necessità di un impegno forte per contrastare l'applicazione del pacchetto sicurezza, mirando ad incepparne i meccanismi.

R. Em.

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