Nelle pieghe del famigerato “pacchetto sicurezza†si nascondeva -
nella versione licenziata in prima lettura dal Senato - anche un
articolo dedicato ad Internet. Titolato “Repressione di attività
di apologia o incitamento di associazioni criminose o di
attività illecite compiuta a mezzo internetâ€, prevedeva che il
Ministro degli Interni potesse (su indicazione della Magistratura)
ordinare ai fornitori di accesso alla Rete di rendere inaccessibili le
pagine web incriminate entro 24 ore dalla ricezione dell’ordine, pena
una ammenda da 50 a 250 mila euro.
L’articolo non specificava il sistema da usare per “oscurare†le pagine
web “criminoseâ€, demandando ad un successivo decreto i dettagli
tecnici, ma (quasi sempre) l’unico sistema per ottenere questo
risultato è quello di impedire l’accesso a tutto il sito nel
quale queste pagine sono archiviate. Censurarne mille per bloccarne
uno. La norma, che aveva sollevato molte proteste e non solo tra gli
utenti di Internet, per il momento è stata abrogata, ma potrebbe
anche rispuntare fuori all’ultimo minuto o magari essere riproposta
alla prima occasione.
Questa è solo una delle nubi che continuamente si addensano
sulla testa degli internauti. In questi mesi ne sono state avvistate di
altrettanto minacciose.
Una deputata del PdL, ha presentato un progetto di legge: “Disposizioni
per assicurare la tutela della legalità nella rete internetâ€,
spacciato come un provvedimento contro la pedofilia on-line, un
argomento sempre alla moda. A ben vedere però tale iniziativa
sembrava indirizzata più verso un aumento del controllo delle
attività di chi usa la comunicazione elettronica, già
abbastanza controllata, e soprattutto come un sostegno alla lotta
contro chi scarica musica e film dalla Rete.
Questo tentativo che è al momento parcheggiato in qualche
Commissione, ha mostrato la cialtronaggine dei suoi promotori, a
partire dalla paternità del testo della proposta, che è
stato materialmente scritto, non dalla proponente ma dal Presidente di
una associazione di categoria che si occupa di materiali audiovisivi.
Fatto ammesso solo dopo che era stato scoperto e che aveva provocato
innumerevoli sberleffi da parte di tutti coloro che usano, oltre a
Internet, anche la testa.
Molto più vicina è invece l’approvazione della legge
sulle “intercettazioni†(approvata l’11 giugno alla Camera) che, tanto
per cambiare, si occupa anche di Internet e prevede che anche per i
“siti informatici†(una definizione alquanto vaga) valgano le norme che
intimano l’obbligo di rettifica entro 48 ore dal ricevimento della
richiesta.
A questi andrebbero aggiunti altri fantasiosi e pericolosi
provvedimenti che per il momento sono ancora in alto mare, come per
esempio il Disegno di legge C2188, che inasprisce le pene per chi
scarica musica e video dalla Rete, in quanto provoca un danno
all’industria dell’intrattenimento.
E non è certo un caso che esistano chiare connessioni tra
proposte di legge repressive e determinati interessi economici, che ci
porteranno - prima o poi - in una situazione simile a quella francese.
All’inizio di maggio il Parlamento d’oltralpe ha varato la cosiddetta
“norma dei tre colpiâ€. Un riferimento che già da solo fa
rabbrividire, ricorda infatti la statunitense “Three strikes lawsâ€,
secondo la quale dopo tre condanne - anche per reati non
necessariamente gravi - viene comminata al malcapitato una pena molto
maggiore di quella prevista per l’ultimo reato commesso. Nel nostro
caso i “tre colpi†sono le misure che verranno prese quando un francese
verrà scoperto a scaricare illegalmente musica o altro da
Internet.
Il primo “colpo†sarà di avvertimento, gli verrà spedito
una e-mail che dice: “guarda che ti abbiamo visto, non farlo
più!â€. Il secondo prevede ancora una e-mail, ma accompagnata da
un avvertimento ufficiale, tipo lettera raccomandata e, infine, al
terzo “colpo†al malcapitato verrà tagliato (senza processo)
l’accesso a Internet per un tempo variabile da qualche mese a un anno.
Una norma del genere sfida il ridicolo: cosa succede se in una casa
c’è un solo accesso ad Internet e più utilizzatori, oltre
a quello “colpevole� Come faranno i condannati ad accedere a tutti
quei servizi che esistono solo via internet? Come scopriranno i
colpevoli se non controllando tutto e tutti? Che danni economici
subiranno le imprese che si vedranno “sparire†migliaia di potenziali
clienti?
Dopo l’approvazione, la norma è stata modificata dal Consiglio
Costituzionale francese che ha ribadito il divieto di procedere a
sanzioni che non siano state comminate dall’autorità giudiziaria.
Applicare alla lettera una normativa del genere avrebbe effetti
incalcolabili: è ben noto che oggi la maggior parte del traffico
sulla Rete consiste proprio nello scambio di materiali protetti da
copyright e che, se non fosse per questa (ed altre) attività
considerate “illegali†molti dei fornitori di connessione fallirebbero.
Ma altre lobby non possono rinunciare ad offrire servizi su Internet,
ed hanno quindi bisogno di utenti che possano usare la Rete e non di
utenti disconnessi. Prima o poi si arriverà ad un equilibrio fra
queste due esigenze contrapposte, anche se oggi è difficile
prevedere a favore di quale delle due penderà il piatto della
bilancia.
Pepsy