Umanità Nova, n.25 del 28 giugno 2009, anno 89

L’altra internet. Nubi nere all'orizzonte


Nelle pieghe del famigerato “pacchetto sicurezza” si nascondeva - nella versione licenziata in prima lettura dal Senato - anche un articolo dedicato ad Internet. Titolato “Repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecite compiuta a mezzo internet”, prevedeva che il Ministro degli Interni potesse (su indicazione della Magistratura) ordinare ai fornitori di accesso alla Rete di rendere inaccessibili le pagine web incriminate entro 24 ore dalla ricezione dell’ordine, pena una ammenda da 50 a 250 mila euro.
L’articolo non specificava il sistema da usare per “oscurare” le pagine web “criminose”, demandando ad un successivo decreto i dettagli tecnici, ma (quasi sempre) l’unico sistema per ottenere questo risultato è quello di impedire l’accesso a tutto il sito nel quale queste pagine sono archiviate. Censurarne mille per bloccarne uno. La norma, che aveva sollevato molte proteste e non solo tra gli utenti di Internet, per il momento è stata abrogata, ma potrebbe anche rispuntare fuori all’ultimo minuto o magari essere riproposta alla prima occasione.
Questa è solo una delle nubi che continuamente si addensano sulla testa degli internauti. In questi mesi ne sono state avvistate di altrettanto minacciose.
Una deputata del PdL, ha presentato un progetto di legge: “Disposizioni per assicurare la tutela della legalità nella rete internet”, spacciato come un provvedimento contro la pedofilia on-line, un argomento sempre alla moda. A ben vedere però tale iniziativa sembrava indirizzata più verso un aumento del controllo delle attività di chi usa la comunicazione elettronica, già abbastanza controllata, e soprattutto come un sostegno alla lotta contro chi scarica musica e film dalla Rete.
Questo tentativo che è al momento parcheggiato in qualche Commissione, ha mostrato la cialtronaggine dei suoi promotori, a partire dalla paternità del testo della proposta, che è stato materialmente scritto, non dalla proponente ma dal Presidente di una associazione di categoria che si occupa di materiali audiovisivi. Fatto ammesso solo dopo che era stato scoperto e che aveva provocato innumerevoli sberleffi da parte di tutti coloro che usano, oltre a Internet, anche la testa.
Molto più vicina è invece l’approvazione della legge sulle “intercettazioni” (approvata l’11 giugno alla Camera) che, tanto per cambiare, si occupa anche di Internet e prevede che anche per i “siti informatici” (una definizione alquanto vaga) valgano le norme che intimano l’obbligo di rettifica entro 48 ore dal ricevimento della richiesta.
A questi andrebbero aggiunti altri fantasiosi e pericolosi provvedimenti che per il momento sono ancora in alto mare, come per esempio il Disegno di legge C2188, che inasprisce le pene per chi scarica musica e video dalla Rete, in quanto provoca un danno all’industria dell’intrattenimento.
E non è certo un caso che esistano chiare connessioni tra proposte di legge repressive e determinati interessi economici, che ci porteranno - prima o poi - in una situazione simile a quella francese.
All’inizio di maggio il Parlamento d’oltralpe ha varato la cosiddetta “norma dei tre colpi”. Un riferimento che già da solo fa rabbrividire, ricorda infatti la statunitense “Three strikes laws”, secondo la quale dopo tre condanne - anche per reati non necessariamente gravi - viene comminata al malcapitato una pena molto maggiore di quella prevista per l’ultimo reato commesso. Nel nostro caso i “tre colpi” sono le misure che verranno prese quando un francese verrà scoperto a scaricare illegalmente musica o altro da Internet.
Il primo “colpo” sarà di avvertimento, gli verrà spedito una e-mail che dice: “guarda che ti abbiamo visto, non farlo più!”. Il secondo prevede ancora una e-mail, ma accompagnata da un avvertimento ufficiale, tipo lettera raccomandata e, infine, al terzo “colpo” al malcapitato verrà tagliato (senza processo) l’accesso a Internet per un tempo variabile da qualche mese a un anno.
Una norma del genere sfida il ridicolo: cosa succede se in una casa c’è un solo accesso ad Internet e più utilizzatori, oltre a quello “colpevole”? Come faranno i condannati ad accedere a tutti quei servizi che esistono solo via internet? Come scopriranno i colpevoli se non controllando tutto e tutti? Che danni economici subiranno le imprese che si vedranno “sparire” migliaia di potenziali clienti?
Dopo l’approvazione, la norma è stata modificata dal Consiglio Costituzionale francese che ha ribadito il divieto di procedere a sanzioni che non siano state comminate dall’autorità giudiziaria.
Applicare alla lettera una normativa del genere avrebbe effetti incalcolabili: è ben noto che oggi la maggior parte del traffico sulla Rete consiste proprio nello scambio di materiali protetti da copyright e che, se non fosse per questa (ed altre) attività considerate “illegali” molti dei fornitori di connessione fallirebbero.
Ma altre lobby non possono rinunciare ad offrire servizi su Internet, ed hanno quindi bisogno di utenti che possano usare la Rete e non di utenti disconnessi. Prima o poi si arriverà ad un equilibrio fra queste due esigenze contrapposte, anche se oggi è difficile prevedere a favore di quale delle due penderà il piatto della bilancia.

Pepsy

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