A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
Nella regione di Vigo, Galizia, lavoratori del settore metallurgico
che dai primi giorni del mese sono in sciopero a tempo indeterminato
per ottenere un nuovo contratto regionale di lavoro hanno ideato nuove
forme di mobilitazione e di lotta. Ad esempio, sin dalle prime ore
della mattina del 16 giugno si sono presentati in massa davanti alle
concessionarie automobilistiche della regione e, una volta entrati, uno
dopo l'altro hanno chiesto agli addetti alla vendita informazioni
dettagliate circa il prezzo delle singole auto in vendita e circa le
forme di finanziamento offerte. In questo modo per l'intera giornata
sono riusciti a bloccare qualsiasi vendita di auto, proprio in un mese
nel quale, grazie agli aiuti governativi, i concessionari sperano di
riuscire a fare buoni guadagni.
Mentre le concessionarie venivano bloccate, altri lavoratori si
dirigevano verso i nodi stradali strategici della regione, quali
Puxeiros, Vincios, Porrino, Ponteareas, Nigrán, Camino do
Caramuxo o la carretera de Baiona, per causare difficoltà al
traffico e quindi anche ai rifornimenti destinati alle aziende.
Alle 12 infine una grande assemblea dei lavoratori si è tenuta
direttamente in strada, nella Avenida de Madrid di Vigo, dove il leader
sindacale della CIG, Antolín Alcántara, al termine del
suo discorso, informava che qualsiasi notifica di infrazione o reato
dovesse nei prossimi giorni essere consegnata, verrà
immediatamente impugnata dal sindacato.
Augusta è un'azienda leader mondiale nel settore "pala
rotante", situato in località Vergiate presso Varese. L'azienda
vanta di aver "ridotto gli infortuni" e di aver "raddoppiato il
fatturato in pochi anni", ma tutti sanno che il miracolo è
dovuto "ai lavoratori delle aziende degli appalti che lavorano spesso
senza sicurezza e con salari da fame".
Il lavoratori assunti dalla cooperativa Auto Mot Service, che opera
all'interno di Augusta Westland di Vergate, si occupano di
movimentazione e gestione magazzini. Questi lavoratori sono costretti a
subire "12 ore di lavoro per mille euro al mese, turni di lavoro
massacranti, alti rischi di infortunio e sono inquadrati con due
categorie in meno dei colleghi Augusta". Non contenta di ciò la
cooperativa ha smesso di pagare lo straordinario effettuato. A iniziare
da venerdì 5 giugno i lavoratori per protesta si sono messi in
sciopero per 5 giorno consecutivi con presidio ai cancelli, ma la
situazione non si è sbloccata. L'azienda rifiuta d'incontrasi
con le rappresentanze della FLAICA Uniti – CUB, mentre si prosegue con
lo sciopero ad oltranza.
Intanto Augusta dice che non sono suoi problemi, mentre osserva tutto
attraverso le decine di telecamere sparse nella ditta e continua a
chiamare la polizia nei confronti dei presidi ai cancelli. Ci si
preoccupa solo di arraffare profitti e garantire "stipendi da favola
per certi dirigenti", sfruttando le centinaia di lavoratori soci
cooperatori.
Alla DHL di Corteolona (PV), una azienda di 500 lavoratori dove il
70% sono immigrati e dove il sistema delle cosiddette cooperativo viene
largamente utilizzato, sono stati commessi atti di vessazione e di
gravi minacce nei confronti di lavoratori che più si sono
esposti nella lotta di rivendicazione dei propri diritti. Nella
mattinata del 13 giugno, all'interno del parcheggio della DHL, sono
state danneggiata a scopo intimidatorio e mafioso alcune macchine di
lavoratori aderenti al sindacato di base Slai Cobas. Per un'adeguata
risposta "a fronte di attacchi spaventosi portati avanti contro i
diritti dei lavoratori, la cui condizione di vita e di lavoro assume
sempre più i toni cupi dello schiavismo" è stato promosso
uno sciopero iniziato nelle primissime luci dell'alba nella giornata di
lunedì 15 giugno, attuando il blocco delle portinerie.
Già si preannunciano altre mobilitazioni.
I lavoratori del negozio "Replay" di Milano hanno partecipato in
larga maggioranza allo sciopero di otto ore indetto il 19 giugno dalla
Cub per protesta contro la chiusura del negozio di largo Corsia dei
Servi. Per otto ore i lavoratori hanno rifiutato di partecipare
all'attività di imballo e recupero merci per smantellare il
locale, organizzando un presidio fuori dal negozio. Seguiranno nei
prossimi giorni altre azioni di protesta in quanto si tratta di un
licenziamento mascherato da trasferimento, oltre che per i tempi
ridotti, anche perchè ai dipendenti sarebbe stato proposto di
andare a lavorare presso altri negozi del marchio a Roma, Napoli e
Caserta.
"Siamo gli operai della Innse, da più di un anno resistiamo
alla chiusura della fabbrica. Presidiamo lo stabilimento giorno e notte
sabato e domenica. Siamo stati licenziati, messi in
mobilità ma non ci siamo arresi, finchè c'è la
fabbrica e ci sono gli operai c'è la possibilità di
riprendere il lavoro. Tutti dicono che i posti di lavoro non vanno
cancellati, si fanno belli parlando delle politiche attive del lavoro,
dimostrino cosa sono capaci di fare.
Noi, come operai Innse, abbiamo dimostrato lavorando, gestendo
direttamente la produzione contro la decisione del padrone di cessare
l'attività, che la fabbrica funzionava e funziona.
Lo abbiamo fatto da giugno a settembre dello scorso anno, finchè
su ordine del magistrato siamo stati messi fuori dalla fabbrica, ci
siamo accampati in portineria e da quel giorno non siamo andati
più via. Diversi acquirenti si sono proposti per acquisire la
fabbrica ma il vecchio padrone aveva altri interessi, in accordo con
l'immobiliare voleva ripulire il capannone e vendersi tutte le macchine.
Per un anno ha tentato e ritentato di smontare il macchinario, si
è fatto scortare dalle forze dell'ordine, fino a far picchiare a
manganellate gli operai che si opponevano, è successo il
10 febbraio. Un fatto che ci rimarrà impresso nella memoria (…)
Operai delle fabbriche della Provincia di Milano, vi chiediamo il
sostegno diretto perché siamo convinti che la lotta della INNSE
non è solo la nostra lotta, è la lotta di tutti gli
operai che sono stati buttati in mezzo alla strada, di tutti quegli
operai che ricattati hanno subito la chiusura delle loro fabbriche ma
non si sono rassegnati. Se l'Innse resiste tutti possono resistere, e
l'Innse potrà resistere solo con il vostro sostegno."
Confermate la vostra solidarietà. Aderite al presidio della Innse, telefonate a 349 520 5238
Le RSU della INNSE
Milano Lambrate 22 giugno 2009
Per contatti e invio informazioni:
bel-lavoro@federazioneanarchica.org