Umanità Nova, n.26 del 5 luglio 2009, anno 89

Come in un romanzo d'appendice


Vent'anni di lotte, vent'anni di urla, vent'anni di accuse. E dopo vent'anni, finalmente, si scopre che noi anarchici avevamo ragione. Dopo essere passati per visionari, allarmisti, terroristi e chi più ne ha più ne metta, siamo giunti al punto che è vero: quel palazzo sta crollando a causa della speculazione selvaggia.
Molti di voi lettori si ricorderanno l'antefatto: il 23 giugno dello scorso anno, a tiro di Congresso IFA, ci fu il cedimento di uno dei pilastri dell'ingresso del teatro, sottostante al salone del Germinal. L'intero edificio venne evacuato e fummo costretti a rimediare all'ultimo momento una diversa sede per permettere il regolare svolgimento del congresso.
L'evacuazione del palazzo metteva, nuovamente, a rischio la permanenza del gruppo Germinal all'interno della sua sede storica. Ci fu una settimana di presidio ininterrotto, giorno e notte, di fronte all'edificio durante la quale venne fatta una ulteriore intensa campagna di informazione.
A quel punto, nessuno poteva più negare che quel fabbricato era a rischio di crollo. Obbligato dagli eventi, il comune di Carrara emise qualche timida ordinanza, badando più a non rompere il velo con il quale ha da sempre, giunta dopo giunta, impacchettato, avvolgendo di silenzio, chi sa se per incapacità o complicità, tutta la devastazione che stava subendo il palazzo.
Nei giorni immediatamente successivi, viene fatto un primo intervento provvisorio e d'urgenza per la messa in sicurezza del pilastro collassato e vengono rafforzati i pilastri adiacenti, anch'essi lesionati.
Dopo aver mal recepito l'ordinanza emessa dai vigili del fuoco, che recita testualmente: "l'inagibilità deve essere mantenuta fino alla realizzazione di una definitiva opera di consolidamento," il comune riconcede l'agibilità.
Passa l'estate e, dopo aver colpevolmente sospeso il monitoraggio dei pilastri, incarica un professore dell'università di Pisa di redigere una perizia che viene consegnata il 25 febbraio di quest'anno, ben otto mesi dopo. Da subito ci si rende conto del gioco sporco che si vuole portare avanti. Il professor Bartelletti, l'emerito dell'università di Pisa incaricato della valutazione, affibbia la colpa ai mattoni: sono vecchi e malfatti. Incaricato dal Comune e dalla Nuova Caprice, la società subentrata alla Caprice originaria e responsabile degli abusi edilizi, non poteva fare miglior lavoro per tentare di assolvere i veri colpevoli e addossare le responsabilità a qualcosa di così lontano e astratto. Il lavoro, poi, non è fatto neanche così bene; nel Comitato cittadino che da anni lotta per la difesa del palazzo, e del quale siamo promotori, sono attivi anche alcuni architetti e ingegneri che in men che non si dica, smontano pezzetto per pezzetto la perizia. E' incompleta, non suffragata da esami approfonditi e, soprattutto, non tiene in minima considerazione i sovraccarichi del sottotetto, responsabili dello schiacciamento dei pilastri. Da subito i vigili del fuoco parlano, nei loro rapporti, di "cedimento da schiacciamento" e, in italiano, questo significa una cosa: c'è qualcosa sopra che pesa.
Noi continuiamo la nostra lotta di controinformazione al messaggio che  amministrazione comunale e proprietà vogliono far passare: la colpa non è degli abusi edilizi, ma dei mattoni che sono vecchi. E arriviamo a oggi.
La procura ha aperto un'indagine e incaricato dei periti – delle Università di Genova e Parma – di effettuare le valutazioni necessarie. Abbiamo avuto modo di seguire i sopralluoghi dei tecnici, avvenuti anche nei locali del Gruppo Germinal-FAI, nel salone e in quelli dell'Archivio Germinal. Quello che viene fuori è sconcertante: nessuna opera di messa in sicurezza è stata fatta (e questo lo sapevamo); i pilastri stanno continuando a cedere; a quelli già lesionati se ne sono aggiunti altri; le crepe che si vedono nei mattoni sono tutte da schiacciamento; il monitoraggio è stato sospeso il 30 ottobre dello scorso anno e ripreso in fretta e furia solo dopo un fax allarmante inviato dai vigili del fuoco al comune a seguito del primo sopralluogo effettuato; anche i mattoni nuovi stanno cominciando a cedere; le planimetrie – sulle quali dovrebbe aver lavorato Bartelletti – consegnate dal comune ai periti non corrispondono assolutamente allo stato attuale dell'edificio, modificato dagli interventi fatti per creare appartamenti laddove prima non c'erano, e i periti devono lavorare su planimetrie fatte da un ingegnere del comitato; sempre sulle planimetrie, al genio civile non esiste alcuna documentazione dei lavori di ristrutturazione eseguiti; non esiste una perizia sismica, obbligatoria in caso di ristrutturazione di un edificio vecchio (e noi siamo in zona 2). Insomma, una situazione quasi tragica. Sicurezza a livello zero per un palazzo di enorme cubatura situato nella zona centrale della città, densamente frequentata. E tutto questo grazie all'ingordigia degli avvoltoi dell'edilizia e al colpevole silenzio e all'inettitudine delle amministrazioni comunali che fino a oggi non sono intervenute per porre un limite a queste speculazioni.
E, finalmente, oggi anche i giornali locali, da sempre a fianco di amministrazione e proprietà, sono obbligati dagli eventi a dire le cose come stanno: le accuse della procura sono per abuso edilizio e procurato crollo.
Dovremmo essere felici per questo, ci sono voluti vent'anni, ma alla fine ci hanno dato ragione. Invece, purtroppo, non è così. Lo scenario che si apre ora è preoccupante. Se tutto avviene come deve avvenire, lo stabile verrà nuovamente sgomberato. E non si sa per quanto. Il gruppo Germinal-FAI e l'Archivio Germinal, saranno di nuovo messi fuori dalla loro sede. E questo non per un evento naturale imprevedibile, ma a causa della colpevole condotta delle amministrazioni che hanno da sempre omesso controlli e verifiche, ignorando le nostre contestazioni, mettendo a rischio l'incolumità di chi, nei dintorni del palazzo, ci vive, ci lavora e ci si muove. Se non ci sarà una risposta decisa e seria da parte dell'attuale amministrazione comunale che preveda una soluzione definitiva e veloce al problema, colpendo i colpevoli, sarà di nuovo lotta. Una lotta non solo per la propria sede, ma contro questo sistema di sciacallaggio delle città, contro la violenta appropriazione di spazi collettivi da parte di gruppi affaristici e contro la convivenza politica/affari caratterizzante la nostra vita sociale.

RedC

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