L'anno scolastico che si sta concludendo è stato
caratterizzato fra l'altro dal cosiddetto movimento No Gelmini. Il
movimento, che è cresciuto costantemente dal primo giorno di
scuola almeno sino alla fine di ottobre, in particolare nelle
elementari, nasceva dalla preoccupazione per i quasi 8 miliardi di euro
di tagli contenuti nell'articolo 64 della legge 133, approvata il 6
agosto 2008.
I timori, non solo dei docenti, ma anche degli alunni e delle loro
famiglie, non venivano certo dissipati dalla bozza di Piano
Programmatico presentata dal Ministero dell'Istruzione a fine settembre
e dal decreto legge 137 del 1° settembre (dal 29 ottobre Legge
169). Appariva subito chiaro che "la riforma" nulla aveva a che vedere
con i grembiulini, sui quali pure la stampa si andava interrogando. In
estrema sintesi i testi di legge prevedevano:
- Tagli economici (art. 64, L 133): "economie di spesa, non inferiori a
456 milioni di € per il 2009, a 1.650 milioni di € per il 2010, a 2.538
milioni di € per il 2011 e a 3.188 milioni di € dal 2012."
- Tagli per i lavoratori (Piano Programmatico, pag. 14): 44.500 non
docenti e 87.341 docenti in meno nel triennio 2009-2012 (circa 30.000
per ognuno dei tre ordini di scuola). In totale 131.841 precari non
vedrebbero riconfermato il proprio contratto.
- Per tutti gli ordini di scuola:
* Aumento degli alunni per classe: (c.1, art.64, L.133): "sono adottati
interventi e misure volti ad incrementare, gradualmente, di un punto il
rapporto alunni/docente".
* Docenti più flessibili (c.4, art.64, L.133): "accorpamento
delle classi di concorso, per una maggiore flessibilità
nell'impiego dei docenti."
* Chiusura delle "piccole scuole," (P.P. pag. 9): "un minimo certo del
15% e un massimo probabile del 20%, non potrà funzionare come
istituzione autonoma."
- Nella scuola d'infanzia (P.P. pag. 6): "...anche solamente nella
fascia antimeridiana, impiegando una sola unità di personale
docente per sezione."
- Nella scuola primaria (P.P. pag. 6): "Classi affidate ad un unico
docente per un orario di 24 ore settimanali." Insegnerà
l'Inglese alle elementari il docente unico, grazie ad un corso di
150/200 ore (pag.7). Dall'art.4 della L.169: "si tiene conto delle
esigenze… delle famiglie, di una più ampia articolazione del
tempo-scuola… in ogni caso senza maggiori oneri per la finanza
pubblica."
- Nella scuola media (P.P. pag.8): "L'orario obbligatorio delle lezioni
è definito, in via ordinaria, nella misura di 29 ore
settimanali." Vengono cancellati i laboratori.
- Nella scuola superiore (P.P. pag. 8): l'orario "nei licei classici,
linguistici, scientifici e delle scienze umane sarà pari ad un
massimo di 30 ore settimanali…Per tecnici e professionali non
potrà essere superiore a 32 ore, comprensive del laboratorio."
La "riforma della scuola," vista da vicino, appariva a tutti poco
più di un piano di soli tagli, pensato per risparmiare sulla
cultura e sul futuro di bambini e ragazzi.
Intanto si decideva di spendere sempre di più per armamenti (14
miliardi per 131 nuovi cacciabombardieri Joint Strike Fighters, una
nuova portaerei), per aprire il rubinetto dei finanziamenti per quel
ponte sullo stretto che non vedrà mai la luce o per regalare
un'Alitalia senza debiti ai "soci italiani."
L'autunno caldo della scuola
La mobilitazione parte dalle prime spontanee manifestazioni cominciano
a costituirsi primi sporadici gruppi "di resistenza", un po' in tutta
Italia, quasi sempre al di fuori delle realtà sindacali e
politico-istituzionali. Si tratta certo, di docenti e non docenti
precari, ma si tratta anche di insegnanti di ruolo, che mettono al
primo posto non tanto la difesa del proprio posto di lavoro, che non
corre pericolo, ma la qualità della scuola e dell'insegnamento.
È principalmente grazie a questi piccoli nuclei di resistenza
che i reali contenuti della riforma vengono "divulgati" a tutti: agli
alunni, alle famiglie, ai cittadini in generale. Non c'è bisogno
di fare "polemica politica," basta riassumere fedelmente cosa dicono
gli articoli di legge per mostrare chiaramente a tutti che, piacciano o
meno professori e bidelli, il programma Gelmini-Tremonti danneggia
tutti coloro che non potranno permettersi una scuola privata.
La diminuzione del tempo scuola, ad esempio, mette in difficoltà
soprattutto quelle famiglie nelle quali lavorano entrambi i genitori e
non è un caso se le presenze alle manifestazioni di dissenso, in
queste prime settimane di scuola, si moltiplicano in maniera
esponenziale soprattutto nel nord Italia.
Ottobre è il mese sul quale vale la pena soffermarsi
maggiormente, perché ritengo costituisca il momento più
alto del Movimento della scuola, quello durante il quale si ha la
chiara percezione che anche un governo monolitico, con una maggioranza
schiacciante, possa essere costretto a ritirare i propri provvedimenti.
Dalla "base" si decide di prendere parte a tutti i momenti di protesta,
a prescindere da quale organizzazione sindacale li proclami e questa
è la ricetta che garantisce la riuscita degli scioperi e delle
manifestazioni del 17 (2) e del 30 ottobre (3).
Proprio il 30 ottobre il movimento, giunto al culmine, sconta la sua
principale ambiguità e cioè la delega che, in qualche
modo, ha dato ai sindacati. CISL – UIL - SNALS e Gilda firmano
sia il contratto della scuola che un protocollo sulla riforma della
contrattazione. Le ragioni dell'apparato predominano su quelle del
movimento. Nulla di sconvolgente se vogliamo ma una frattura che
attraversa il corpo del movimento.
Ancora il 12 dicembre è il giorno dello sciopero generale di
tutte le categorie proclamato sia dai sindacati di base che dalla
CGIL, che non gradisce gli incontri separati tra governo e la coppia
CISL – UIL.
È chiaro a tutti che, visto il clima generale, sarà il
movimento della scuola a dover svolgere il ruolo di protagonista.
Non è un caso se il pomeriggio dell'11, a poche ore dallo
sciopero, i ministri Gelmini, Sacconi e Brunetta convocano i sindacati
confederali, la Gilda e quelli "meno distanti" e si impegnano a
recepire il parere della commissione cultura ed in particolare: nella
scuola dell'infanzia a garantire le 40 ore; nella scuola elementare a
lasciare alle famiglie possibilità di scelta tra i modelli a 24,
27, 30 e 40 ore; nelle scuole medie a garantire il funzionamento di un
tempo prolungato con non meno di 36 e fino ad un massimo di 40 ore; a
congelare per l'anno 2009/2010 l'incremento del numero massimo di
alunni per classe; a tutelare il rapporto di un docente ogni due alunni
disabili; a rinviare al 2010-2011 l'attuazione dei regolamenti per le
scuole superiori; a costruire un tavolo di confronto sul tema del
precariato. I sindacati coinvolti esultano anche se, come vedremo,
c'è poco di concreto.
Nonostante il riflusso del movimento che pure si manifesta ancora con
mille iniziative, è interessante notare che, a primavera, la
gran parte dei genitori delle elementari chiede il tempo pieno alle
elementari. Un governo che pretende di legare la scuola alle richieste
della "clientela" si trova, di conseguenza, in contraddizione: da una
parte pretende di proseguire con i tagli, dall'altro dovrebbe
soddisfare una domanda sociale che va in controtendenza.
Le prospettive
Con il prossimo anno scolastico faremo i conti:
1. con gli effetti pratici della prima tranche dei tagli a livello di
istituto e con il conseguente incremento di vertenze a livello di
istituto. Si tratterà di agire, di conseguenza, a partire
dalla rivendicazione della sicurezza nelle scuole e dalla richiesta di
reddito dei precari;
2. con l'avvicinarsi dei tagli nella scuola superiore. Se lo scorso
anno, nonostante l'ampiezza del movimento, ha visto al centro le
elementari, sarà necessario che la secondaria scenda in campo
con forza e determinazione:
3. con la necessità di operare per una maggiore autonomia del
movimento rispetto alle rappresentanze sindacali, partitiche ed
istituzionali.
L'anno passato è stato ricco di esperienze ed insegnamenti, sta a noi non disperderli.
Cosimo Scarinzi
1 Per la stesura di questo appunto ho ampiamente utilizzato l'ampio
saggio "2008/2009: cronistoria e bilancio di un anno scolastico in
movimento" di Tullio Carapella. Reperibile sul sito
www.cubpiemonte.org
2 Lo sciopero del 17, proclamato dal sindacalismo di base, riguarda
tutte le categorie, ma ha un successo al di sopra delle aspettative
soprattutto nelle scuole: circa la metà degli istituti è
costretta a chiudere. La manifestazione nazionale a Roma conta
centinaia di migliaia di partecipanti, il no-Gelmini day Milanese quasi
50.000.
3 Proclamato dai sindacati confederali, ai quasi si uniscono anche i
sindacati di base, con adesioni intorno al 70%, è lo sciopero
dei lavoratori della scuola più partecipato della storia della
repubblica. Il percorso del corteo romano si dimostrerà troppo
breve per veder sfilare l'enorme numero di manifestanti (un milione
secondo gli organizzatori), tanto che la coda del corteo non
riuscirà a partire, ma anche Torino, Milano e altre città
del centro-nord accoglieranno manifestazioni di grandi dimensioni.