Umanità Nova, n.26 del 5 luglio 2009, anno 89

Ermeneutica del soggetto libertario


Uno dei principi del pensiero anarchico che si caratterizza come indiscutibile elemento di teoria pedagogica è quello dell'autoregolazione dell'individuo sia come singolo che nella regolazione dei rapporti con i suoi simili, la convivenza sociale. Da tale principio ne discende il legame indissolubile tra apprendimento e comportamento. Il soggetto, cosciente e agente, diviene possessore delle conoscenze da esso stesso create e quindi il sapere stesso diviene conseguenza di un processo auto-iniziato e auto-motivato. Il soggetto, nel suo esperire, trasforma le "cose" in idee grazie alla natura del pensiero. Tale processo non ha solo un risvolto teoretico, ma assume un forte impatto pratico nel modo di concepire e di realizzare sia la scuola che i rapporti interpersonali in tutte le forme in cui si esplica l'attività educativa, e cioè, in breve, nell'intera vita sociale. Sin dalla età infantile, nel rapporto con l'adulto il bambino sviluppa un io capace di ricevere e offrire. Nella fasi di insegnamento e apprendimento è importantissimo che il fanciullo sia messo nelle reale condizioni di poter prendere parte al processo decisionale di colui col quale è in rapporto. Il processo poietico dato dall'educazione si sostanzia e si misura nella capacità di assicurare al soggetto in formazione una reale capacità di pensiero autonomo, critico, che sappia, nel farsi dell'esperienza, avere la possibilità di superare situazioni di crisi grazie alla sua capacità di formulare ipotesi e condizioni per la loro verifica. Ma la condizione necessaria perché la maggiore possibile pienezza di realizzazione personale sia assicurata a tutti è di carattere sociale. Alla socialità propria del pensiero si aggiunge qui un'esigenza di socialità che coinvolge la vita di relazione più vasta, l'esistenza di forme di convivenza che cementano mediante l'eliminazione di ogni condizione di soggezione e di dominio le istanze primarie di libertà. La tematica educativa quindi permea tutti gli aspetti della vita sociale e l'acquisizione di un principio e capacità autoregolativa pone, condizione sine qua non, l'eleminazione di qualsiasi forma gerarchica e di dominio dalle diverse modalità di convivenza sociale. Una gestione diretta della cosa pubblica, della partecipazione attiva e non delegata della vita sociale, per il superamento dell'organizzazione statale come elemento regolativo della convivenza civile, esige che una educazione libertaria sia assicurata ed esplicata attraverso una radicale trasformazione dell'organizzazione della società in tutte le sue dimensioni politiche, economiche e culturali. Il principio anarchico della coerenza tra fini e mezzi mai emerge così nitidamente e imprescindibilmente come nel campo educativo. A salvaguardia di una società liberata dal dominio e dalla gerarchia deve essere garantito e preservato il diritto a tutti di un proprio sviluppo personale su tutte le proprie capacità. Diviene quindi imperativo il superamento della divisione del lavoro in lavoro intellettuale e lavoro manuale. Tale superamento comporta un radicale cambiamento delle attuali strutture sia della società che dell'educazione.
Come diceva Kropotkin, l'abolizione della divisione del lavoro, ossia che la giornata di ogni uomo sia per metà lavorativa e per metà "da dedicare all'arte, alla scienza o a qualsiasi altra occupazione preferita", estendendo, peraltro, la durata della seconda fino a comprendere l'intera giornata "una volta raggiunta una certa età", caratterizzano insieme, ancora una volta la nuova società e la nuova educazione.
Superata quindi la divisione e contrapposizione fra il tempo lavorativo e il tempo libero verranno sicuramente ampliati metodi e strumenti per la creazione di un libero sviluppo individuale e della cultura in generale. Ma se tale processo è di per sé necessario però non è sufficiente a garantirne il successo. Vi è anche la necessità, nel soggetto in formazione, di garantire una imprescindibile educazione alle arti, all'estetica. Le arti sono elementi originari e fondativi degli esseri umani e delle società che ne derivano dalla loro volontà di vita associata.
La dimensione estetica dell'esistenza preserva in sé una grande forza liberatoria e la sua educazione diviene elemento imprescindibile al fine di una personalità complessiva. Le arti, tra le forme più alte della cultura, non sono soltanto fattori primari dello sviluppo personale, ma altresì e nel contempo "l'apparenza" e l'anticipazione di una società e di una realtà nuove. Più in generale, la cultura non è genitrice della politica; indipendentemente da essa nei suoi modi d'essere e di operare, esercita sulla politica un potere catartico, senza mai tuttavia in essa risolversi.
La dimensione del potere che è intrinseca alla politica segna la sua nota distintiva dalla cultura, che appunto in virtù di essa riafferma il suo carattere "metapolitico". L'acquisto di questa consapevolezza da parte del pensiero libertario lo colloca lungo la linea di sviluppo del movimento più avanzato della pedagogia contemporanea.
Essa ne sottolinea il carattere dinamico, di teoria mai definitivamente conclusa, aperta al nuovo e all'inedito, nemica della dottrina e della violenza di cui questa è perennemente matrice.

Paolo Masala

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