Uno dei principi del pensiero anarchico che si caratterizza come
indiscutibile elemento di teoria pedagogica è quello
dell'autoregolazione dell'individuo sia come singolo che nella
regolazione dei rapporti con i suoi simili, la convivenza sociale. Da
tale principio ne discende il legame indissolubile tra apprendimento e
comportamento. Il soggetto, cosciente e agente, diviene possessore
delle conoscenze da esso stesso create e quindi il sapere stesso
diviene conseguenza di un processo auto-iniziato e auto-motivato. Il
soggetto, nel suo esperire, trasforma le "cose" in idee grazie alla
natura del pensiero. Tale processo non ha solo un risvolto teoretico,
ma assume un forte impatto pratico nel modo di concepire e di
realizzare sia la scuola che i rapporti interpersonali in tutte le
forme in cui si esplica l'attività educativa, e cioè, in
breve, nell'intera vita sociale. Sin dalla età infantile, nel
rapporto con l'adulto il bambino sviluppa un io capace di ricevere e
offrire. Nella fasi di insegnamento e apprendimento è
importantissimo che il fanciullo sia messo nelle reale condizioni di
poter prendere parte al processo decisionale di colui col quale
è in rapporto. Il processo poietico dato dall'educazione si
sostanzia e si misura nella capacità di assicurare al soggetto
in formazione una reale capacità di pensiero autonomo, critico,
che sappia, nel farsi dell'esperienza, avere la possibilità di
superare situazioni di crisi grazie alla sua capacità di
formulare ipotesi e condizioni per la loro verifica. Ma la condizione
necessaria perché la maggiore possibile pienezza di
realizzazione personale sia assicurata a tutti è di carattere
sociale. Alla socialità propria del pensiero si aggiunge qui
un'esigenza di socialità che coinvolge la vita di relazione
più vasta, l'esistenza di forme di convivenza che cementano
mediante l'eliminazione di ogni condizione di soggezione e di dominio
le istanze primarie di libertà. La tematica educativa quindi
permea tutti gli aspetti della vita sociale e l'acquisizione di un
principio e capacità autoregolativa pone, condizione sine qua
non, l'eleminazione di qualsiasi forma gerarchica e di dominio dalle
diverse modalità di convivenza sociale. Una gestione diretta
della cosa pubblica, della partecipazione attiva e non delegata della
vita sociale, per il superamento dell'organizzazione statale come
elemento regolativo della convivenza civile, esige che una educazione
libertaria sia assicurata ed esplicata attraverso una radicale
trasformazione dell'organizzazione della società in tutte le sue
dimensioni politiche, economiche e culturali. Il principio anarchico
della coerenza tra fini e mezzi mai emerge così nitidamente e
imprescindibilmente come nel campo educativo. A salvaguardia di una
società liberata dal dominio e dalla gerarchia deve essere
garantito e preservato il diritto a tutti di un proprio sviluppo
personale su tutte le proprie capacità. Diviene quindi
imperativo il superamento della divisione del lavoro in lavoro
intellettuale e lavoro manuale. Tale superamento comporta un radicale
cambiamento delle attuali strutture sia della società che
dell'educazione.
Come diceva Kropotkin, l'abolizione della divisione del lavoro, ossia
che la giornata di ogni uomo sia per metà lavorativa e per
metà "da dedicare all'arte, alla scienza o a qualsiasi altra
occupazione preferita", estendendo, peraltro, la durata della seconda
fino a comprendere l'intera giornata "una volta raggiunta una certa
età", caratterizzano insieme, ancora una volta la nuova
società e la nuova educazione.
Superata quindi la divisione e contrapposizione fra il tempo lavorativo
e il tempo libero verranno sicuramente ampliati metodi e strumenti per
la creazione di un libero sviluppo individuale e della cultura in
generale. Ma se tale processo è di per sé necessario
però non è sufficiente a garantirne il successo. Vi
è anche la necessità, nel soggetto in formazione, di
garantire una imprescindibile educazione alle arti, all'estetica. Le
arti sono elementi originari e fondativi degli esseri umani e delle
società che ne derivano dalla loro volontà di vita
associata.
La dimensione estetica dell'esistenza preserva in sé una grande
forza liberatoria e la sua educazione diviene elemento imprescindibile
al fine di una personalità complessiva. Le arti, tra le forme
più alte della cultura, non sono soltanto fattori primari dello
sviluppo personale, ma altresì e nel contempo "l'apparenza" e
l'anticipazione di una società e di una realtà nuove.
Più in generale, la cultura non è genitrice della
politica; indipendentemente da essa nei suoi modi d'essere e di
operare, esercita sulla politica un potere catartico, senza mai
tuttavia in essa risolversi.
La dimensione del potere che è intrinseca alla politica segna la
sua nota distintiva dalla cultura, che appunto in virtù di essa
riafferma il suo carattere "metapolitico". L'acquisto di questa
consapevolezza da parte del pensiero libertario lo colloca lungo la
linea di sviluppo del movimento più avanzato della pedagogia
contemporanea.
Essa ne sottolinea il carattere dinamico, di teoria mai definitivamente
conclusa, aperta al nuovo e all'inedito, nemica della dottrina e della
violenza di cui questa è perennemente matrice.
Paolo Masala