La caratteristica di questa tornata degli incontri al vertice dei
"signori della terra" noto come G8 summit è quella della
diffusione e sfasatura dei tavoli tematici affrontati dalle diverse
delegazioni governative.
Dopo i mega-annunci del governo italiano e del suo presidente
Berlusconi che davano la Maddalena e poi L'Aquila come sedi dei summit
abbiamo assistito ad una decina di incontri delle delegazioni
ministeriali: da Siracusa a Torino, da Lecce a Trieste. La stessa
composizione dei summit era, per così dire, a geometria
variabile: 8, 12, 20, 4 i paesi rappresentati ai tavoli.
Ma ormai si annuncia l'evento: dal 8 al 10 di luglio le delegazioni si
incontreranno al massimo livello nel martoriato Abruzzo. Sede del
vertice sarà l'ormai famosa caserma delle Guardia di Finanza di
Coppito. Sito del tutto virtuale visto che la massima accoglienza della
caserma (già oggi sede di diversi uffici terremotati e quartier
generale di Bertolaso) è di circa 2000 posti mentre la sola
delegazione statunitense è di un migliaio di persone, i
giornalisti accreditati circa 5000 (per lo più, questi, verranno
dislocati a Chieti a 100 Km).
E' evidente che anche nel momento clou del summit i capi di stato e di
governo si recheranno a Coppito per la foto ricordo mentre le riunioni
operative, verosimilmente, si svolgeranno nelle sedi ministeriali e
delle ambasciate di Roma.
A parte questo, gli abitanti e gli sfollati abruzzesi hanno bisogno di tutto fuorché di questa pagliacciata.
Interventi di solidarietà alla popolazione colpita dal terremoto
fin che si vuole e se si vuole davvero disturbare il vertice, le
manifestazioni vanno fatte a Roma e si deve intervenire a rendere
problematiche le comunicazioni fra Roma e L'Aquila.
Dalle prime ore che hanno seguito il terremoto si è sviluppato
un movimento di solidarietà al di fuori dai circuiti mediatici e
istituzionali; i compagni della zona e molti altri (in particolare
romani e napoletani) hanno affiancato la risposta alla catastrofe e si
pongo nell'ottica di una ricostruzione completa, senza speculazioni e
autodeterminata.
Oggi si può dire "compagni a L'Aquila sono tutti benvenuti, gli unici malvenuti sono i potenti della terra".
Le manifestazioni di maggiore senso e spessore sono quelle che, a
prescindere dai riflettori del G8, gli abitanti del cratere stanno
conducendo, rompendo la cortina mediatica che vorrebbe gli abruzzesi
proni e riconoscenti nei confronti del governo che "tanto" sta facendo
per loro. Sabato 27 giugno si è svolta una manifestazione dei
"comitati" per la ricostruzione "100%" rivendicando criteri di
trasparenza e partecipazione. Criteri, evidentemente, non presenti
nelle politiche della ricostruzione adottate dal governo e dal
commissario straordinario Bertolaso.
Le notizie che si rincorrono sulla rete danno il senso di un "controG8"
in tono minore segnato da nervosismi e forzature. La sindrome del
riflettore sembra colpire alcuni pezzi del movimento contro la
globalizzazione anche se, opportunamente, gli "stranieri" se ne
staranno a casa.
Intanto, no-global o meno, le misure di "sicurezza" anti-manifestanti
sono in essere: per 20 giorni saranno sospese i diritti della "libera
circolazione"; i posti di blocco alle frontiere, nelle stazioni, ai
porti e negli aeroporti daranno segno e misura del livello di
militarizzazione di cui questo stato è capace. Militarizzazione
già espressa nella trasformazioni delle tendopoli in veri e
propri campi di concentramento. La linea emergenza-militarizzazione si
afferma come soluzione dei problemi sociali.
Le veline del quartier generale adombrano "manifestazioni spontanee" come i più probabili momenti di contestazione.
Nei prossimi numeri daremo conto degli sviluppi.
Walter Siri