L'aritmetica elettorale applicata all'esito delle recenti elezioni
europee non lascia spazi per sotterfugi: siamo di fronte ad una cocente
sconfitta politica del primo ministro italiano che puntava ad una sorta
di legittimazione plebiscitaria della sua persona più ancora che
della coalizione che sostiene il suo esecutivo. Il premier ha
ripetutamente dichiarato che il suo obiettivo era raggiungere il 40% –
45% dei voti con il Popolo delle Libertà e, con la Lega,
superare il fatidico 50% dei suffragi. Non è andata così.
In realtà, il satrapo di Arcore si presentava a questa tornata
elettorale indebolito da una serie di vicende poco edificanti emerse
recentemente: ambigue relazioni con ragazzine, festini nelle sue ville
con ospiti trasportati in aereo a spese dei contribuenti, condanna
dell'avvocato inglese Mills che agì "da falso testimone" per
consentire alla Fininvest e al suo proprietario l'impunità
giudiziaria. Ma, soprattutto, pesava sulla sua immagine la pubblica (e
ben pubblicizzata) richiesta di divorzio che sua moglie ha comunicato
direttamente alla stampa. Tra le dichiarazioni della signora ve ne
è una, in particolare, che colpisce, laddove invita gli amici
del marito a stargli vicini "come si farebbe con una persona che non
sta bene"! Affermazione che lascia trasparire quantomeno un giudizio di
fragilità psicologica nei confronti dell'inquilino di Palazzo
Chigi.
Benché tali avvenimenti siano stati trattati dai media italiani
(anche se spesso a favore del presidente del consiglio), sono stati i
giornali esteri, spesso americani e inglesi, che hanno aperto il fuoco
contro il nostro leader: New York Times, Economist, The Times, Wall
Street Journal, Time si sono avventati assetati di sangue su queste
notizie senza lesinare giudizi negativi sul premier italiano,
classificato come un clown (da The Times di Londra) nel caso più
benevolo, fino ad essere paragonato ad un satrapo asiatico dal
settimanale americano Time.
Il padrone di Mediaset non ha avuto esitazioni nel denunciare un
complotto eversivo che starebbe dietro questi attacchi mediatici.
Chissà, magari ha anche ragione. Certo è che qualcosa, o
meglio, qualcuno è cambiato rispetto a pochi mesi prima: il
presidente degli Stati Uniti d'America. I rapporti tra la nuova
amministrazione democratica e il governo italiano non sono più
quelli di quando c'era l'amico George (Bush). La gaffe del premier
italiano, che ha definito "abbronzato" Barack Osama, è stata
solo l'inizio di un'involuzione delle relazioni con il potente alleato
d'oltre oceano. Agli Stati Uniti non piace un capo del governo che, per
seguire il proprio tornaconto personale, mette in secondo piano
l'allineamento geopolitico (come nel caso della guerra Russia –
Georgia), strizza l'occhio a personaggi ambigui come il colonnello
Gheddafi e mantiene amicizie sospette come quella con Putin. Di tale
malumore non sono mancate chiare manifestazioni: dopo l'insediamento
della nuova amministrazione americana, il nostro ministro degli esteri
è stato ricevuto per ultimo tra gli alleati; gli Stati Uniti
hanno rispedito al mittente la proposta italiana di porsi come
mediatore con Russia e Iran; è stata cancellata la commessa per
l'acquisto dell'elicottero presidenziale Usa da Finmeccanica (azienda
controllata dal governo italiano). Poi arriva la campagna stampa sugli
scandali, i problemi coniugali e la pubblicazione di alcune tra le
migliaia di foto scattate di nascosto durante gli allegri festini sardi
che l'Unto del Signore organizza per rilassarsi dopo le tante fatiche
(e gaffe) diplomatiche.
Ecco perché il satrapo di Arcore aveva così impellente
bisogno di una larga affermazione elettorale. Doveva puntellare il suo
potere dall'interno contro le minacce che giungono dall'estero. Gli
è andata male.
Lo ha capito D'Alema che, in accordo con la sua natura, si sta
subdolamente candidando alla segreteria del Partito Democratico. La sua
affermazione secondo cui l'opposizione deve prepararsi per approfittare
di una possibile scossa negli equilibri politici lascia intendere che
il post comunista salentino abbia fatto sue due considerazioni:
il leader del Popolo delle Libertà è in difficoltà
serie. Se gli americani lo scaricano potrebbe non durare fino alla fine
della legislatura. Senza di lui lo schieramento di centro destra
tenderà a sfaldarsi. È possibile quindi che si possa
aprire una nuova fase politica (originata dalla "scossa") anche a
livello nazionale; i vincitori delle ultime elezioni sono stati la Lega
e Di Pietro, tuttavia anche il Pd ha ottenuto un risultato positivo.
Non è crollato, come molti prevedevano, poiché se si
sommano ai suoi voti quelli ottenuti dai Radicali si arriva al 30% dei
suffragi, risultato non troppo distante da quello ottenuto alle
precedenti elezioni politiche. Inoltre il Pd è riuscito a
neutralizzare, alla propria sinistra, i nostalgici del comunismo
sovietico, che non hanno raggiunto il quorum del 4%, dimostrando
così non solo di essere irrilevanti dal punto di vista della
proposta politica, ma anche di essere sufficientemente stupidi da non
trovare un accordo tra loro. Insomma, questo Pd potrebbe essere
qualcosa da non buttare via.
Quindi D'Alema ha cominciato a tessere l'ambiziosa trama di un Partito
Democratico pronto a tornare al potere, cercando alleanze e appoggi.
Però c'è qualcuno che ha già preso le distanze dal
presidente del consiglio e ha già accumulato ampia ed
indiscutibile credibilità istituzionale: dal suo punto di vista,
anche Gianfranco Fini ha vinto le elezioni e occorre tenere presente
che, da Presidente della Camera, ha dimostrato di agire con equilibrio
e lungimiranza, diventando, di fatto, il vero candidato per l'eventuale
successione al satrapo di Arcore.
Mentre i nostri politici giocano ai congiurati cercando l'appoggio di
potenti all'interno del paese e fuori, gli italiani, come la maggior
parte degli altri popoli, combattono la loro battaglia quotidiana
contro il rischio di disoccupazione, salari bassi, precariato, degrado
ambientale, un livello di convivenza civile minato dal riemergere di
tensioni razziste e il ritorno alla luce del sole di organizzazioni
fasciste (vietate proprio da quella Costituzione che tutti asseriscono
considerare un testo sacro). Ma una classe politica autoreferenziale,
ben pagata e con una pensione garantita dopo pochi anni di "lavoro" non
sembra seriamente interessata ad occuparsi di questi noiosi problemi.
Ci sarebbe bisogno di una scossa al buon senso delle persone
affinché prendessero coscienza della realtà e si
attivassero per costruire organizzazione dal basso. Solo in tal modo
sarà possibile migliorare la qualità della nostra vita e
porre argine alla pericolosa deriva autoritaria di una parte importante
dell'opinione pubblica italiana.
Toni