Umanità Nova, n.26 del 5 luglio 2009, anno 89

La scossa


L'aritmetica elettorale applicata all'esito delle recenti elezioni europee non lascia spazi per sotterfugi: siamo di fronte ad una cocente sconfitta politica del primo ministro italiano che puntava ad una sorta di legittimazione plebiscitaria della sua persona più ancora che della coalizione che sostiene il suo esecutivo. Il premier ha ripetutamente dichiarato che il suo obiettivo era raggiungere il 40% – 45% dei voti con il Popolo delle Libertà e, con la Lega, superare il fatidico 50% dei suffragi. Non è andata così.
In realtà, il satrapo di Arcore si presentava a questa tornata elettorale indebolito da una serie di vicende poco edificanti emerse recentemente: ambigue relazioni con ragazzine, festini nelle sue ville con ospiti trasportati in aereo a spese dei contribuenti, condanna dell'avvocato inglese Mills che agì "da falso testimone" per consentire alla Fininvest e al suo proprietario l'impunità giudiziaria. Ma, soprattutto, pesava sulla sua immagine la pubblica (e ben pubblicizzata) richiesta di divorzio che sua moglie ha comunicato direttamente alla stampa. Tra le dichiarazioni della signora ve ne è una, in particolare, che colpisce, laddove invita gli amici del marito a stargli vicini "come si farebbe con una persona che non sta bene"! Affermazione che lascia trasparire quantomeno un giudizio di fragilità psicologica nei confronti dell'inquilino di Palazzo Chigi.
Benché tali avvenimenti siano stati trattati dai media italiani (anche se spesso a favore del presidente del consiglio), sono stati i giornali esteri, spesso americani e inglesi, che hanno aperto il fuoco contro il nostro leader: New York Times, Economist, The Times, Wall Street Journal, Time si sono avventati assetati di sangue su queste notizie senza lesinare giudizi negativi sul premier italiano, classificato come un clown (da The Times di Londra) nel caso più benevolo, fino ad essere paragonato ad un satrapo asiatico dal settimanale americano Time.
Il padrone di Mediaset non ha avuto esitazioni nel denunciare un complotto eversivo che starebbe dietro questi attacchi mediatici. Chissà, magari ha anche ragione. Certo è che qualcosa, o meglio, qualcuno è cambiato rispetto a pochi mesi prima: il presidente degli Stati Uniti d'America. I rapporti tra la nuova amministrazione democratica e il governo italiano non sono più quelli di quando c'era l'amico George (Bush). La gaffe del premier italiano, che ha definito "abbronzato" Barack Osama, è stata solo l'inizio di un'involuzione delle relazioni con il potente alleato d'oltre oceano. Agli Stati Uniti non piace un capo del governo che, per seguire il proprio tornaconto personale, mette in secondo piano l'allineamento geopolitico (come nel caso della guerra Russia – Georgia), strizza l'occhio a personaggi ambigui come il colonnello Gheddafi e mantiene amicizie sospette come quella con Putin. Di tale malumore non sono mancate chiare manifestazioni: dopo l'insediamento della nuova amministrazione americana, il nostro ministro degli esteri è stato ricevuto per ultimo tra gli alleati; gli Stati Uniti hanno rispedito al mittente la proposta italiana di porsi come mediatore con Russia e Iran; è stata cancellata la commessa per l'acquisto dell'elicottero presidenziale Usa da Finmeccanica (azienda controllata dal governo italiano). Poi arriva la campagna stampa sugli scandali, i problemi coniugali e la pubblicazione di alcune tra le migliaia di foto scattate di nascosto durante gli allegri festini sardi che l'Unto del Signore organizza per rilassarsi dopo le tante fatiche (e gaffe) diplomatiche.
Ecco perché il satrapo di Arcore aveva così impellente bisogno di una larga affermazione elettorale. Doveva puntellare il suo potere dall'interno contro le minacce che giungono dall'estero. Gli è andata male.
Lo ha capito D'Alema che, in accordo con la sua natura, si sta subdolamente candidando alla segreteria del Partito Democratico. La sua affermazione secondo cui l'opposizione deve prepararsi per approfittare di una possibile scossa negli equilibri politici lascia intendere che il post comunista salentino abbia fatto sue due considerazioni:
il leader del Popolo delle Libertà è in difficoltà serie. Se gli americani lo scaricano potrebbe non durare fino alla fine della legislatura. Senza di lui lo schieramento di centro destra tenderà a sfaldarsi. È possibile quindi che si possa aprire una nuova fase politica (originata dalla "scossa") anche a livello nazionale; i vincitori delle ultime elezioni sono stati la Lega e Di Pietro, tuttavia anche il Pd ha ottenuto un risultato positivo. Non è crollato, come molti prevedevano, poiché se si sommano ai suoi voti quelli ottenuti dai Radicali si arriva al 30% dei suffragi, risultato non troppo distante da quello ottenuto alle precedenti elezioni politiche. Inoltre il Pd è riuscito a neutralizzare, alla propria sinistra, i nostalgici del comunismo sovietico, che non hanno raggiunto il quorum del 4%, dimostrando così non solo di essere irrilevanti dal punto di vista della proposta politica, ma anche di essere sufficientemente stupidi da non trovare un accordo tra loro. Insomma, questo Pd potrebbe essere qualcosa da non buttare via.
Quindi D'Alema ha cominciato a tessere l'ambiziosa trama di un Partito Democratico pronto a tornare al potere, cercando alleanze e appoggi. Però c'è qualcuno che ha già preso le distanze dal presidente del consiglio e ha già accumulato ampia ed indiscutibile credibilità istituzionale: dal suo punto di vista, anche Gianfranco Fini ha vinto le elezioni e occorre tenere presente che, da Presidente della Camera, ha dimostrato di agire con equilibrio e lungimiranza, diventando, di fatto, il vero candidato per l'eventuale successione al satrapo di Arcore.
Mentre i nostri politici giocano ai congiurati cercando l'appoggio di potenti all'interno del paese e fuori, gli italiani, come la maggior parte degli altri popoli, combattono la loro battaglia quotidiana contro il rischio di disoccupazione, salari bassi, precariato, degrado ambientale, un livello di convivenza civile minato dal riemergere di tensioni razziste e il ritorno alla luce del sole di organizzazioni fasciste (vietate proprio da quella Costituzione che tutti asseriscono considerare un testo sacro). Ma una classe politica autoreferenziale, ben pagata e con una pensione garantita dopo pochi anni di "lavoro" non sembra seriamente interessata ad occuparsi di questi noiosi problemi. Ci sarebbe bisogno di una scossa al buon senso delle persone affinché prendessero coscienza della realtà e si attivassero per costruire organizzazione dal basso. Solo in tal modo sarà possibile migliorare la qualità della nostra vita e porre argine alla pericolosa deriva autoritaria di una parte importante dell'opinione pubblica italiana.

Toni

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