Umanità Nova, n.26 del 5 luglio 2009, anno 89

Economia rimandata a settembre


Il 24 giugno scorso, la Banca Centrale Europea ha concesso prestiti per 442 miliardi di euro a 1121 banche appartenenti all'eurosistema. Si tratta di un'operazione straordinaria, l'ennesima da quando la crisi scoppiata negli Stati Uniti ha raggiunto i paesi europei. L'eccezionalità di tale misura si rileva bene andando a esaminare le caratteristiche di questo prestito: la scadenza è a 12 mesi, periodo lunghissimo, se si pensa che normalmente le emissioni della Bce non superano la durata di tre mesi; il tasso di interesse è generoso, essendo pari all' 1%, allineato quindi al tasso di sconto ufficiale; la Banca Centrale si è inoltre impegnata ad accogliere tutte le richieste che sarebbero state avanzate, senza alcun limite di importo. Si capisce bene perché tanti istituti di credito europei si siano immediatamente precipitati a sottoscrivere tale emissione, raggiungendo un importo monetario di dimensione così rilevante.
Non paga di questa magnanimità, la Banca Centrale Europea ha annunciato almeno altre due operazioni di questo genere previste in settembre e in dicembre.
Qual è la finalità di tali erogazioni? È presto detto "… l'obiettivo del consiglio direttivo della Bce è di calmare le tensioni sul mercato monetario, rassicurare gli istituti di credito, incitarli a prestarsi denaro con maggiore fiducia reciproca e soprattutto rimettere in moto i prestiti alle imprese e in generale all'economia reale"(1).
Dall'altro lato dell'Atlantico, la Federal Reserve si è guardata bene dall'alzare i tassi sui Fed Funds (che oscillano tra lo zero e lo 0,25%) e ha confermato i piani che prevedono l'acquisto di obbligazioni legate ad operazioni immobiliari (fino a 1250 miliardi di dollari) e di titoli a lungo termine del Tesoro degli Stati Uniti (altri 300 miliardi di dollari). Con la prima azione si intende, con tutta evidenza, intervenire in soccorso di quegli istituti finanziari che detengono i cosiddetti "titoli tossici" dal dubbio valore. Più sottile è invece lo scopo che giustifica l'acquisto di titoli pubblici. Con tale manovra si cerca di conseguire due risultati: da un lato mantenere bassi anche i tassi di interesse a medio e lungo termine, dall'altro, in pratica, creare nuova moneta che il governo può spendere per i suoi interventi di sostegno all'economia.
Il comportamento dei due principali istituti di emissione del mondo rende ben chiaro lo stato della situazione. Si immette liquidità nell'economia nel tentativo di scongiurare la deflazione, si ricorre alla ricetta keynesiana della spesa pubblica per controllare le recessione e si spingono le banche a garantire crediti alle imprese e alle famiglie per tenere in piedi il settore produttivo. Tutto nella ansiosa consapevolezza che, nonostante l'ottimismo di facciata delle tante dichiarazioni sul fatto che il peggio è ormai passato, in realtà il vero esame da cui capiremo se abbiamo evitato il baratro sarà a settembre.

Toni Iero

1 Beda Romano, Dalla Bce 442 miliardi alle banche, Il Sole 24 Ore del 25 giugno 2009

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti