Il periodico 'El libertario' di
Caracas aderisce e sostiene la campagna nazionale ed internazionale in
atto che vuole costruire una forza reale per opporsi ai sicari che
stanno spezzando la vita degli attivisti sindacali nel paese. Di
seguito il testo del manifesto di indizione della campagna.
Basta morti e alt alla repressione contro i lavoratori in lotta!
Il 5 maggio è stato colpito e assassinato da sicari il dirigente
sindacale Argenis Vásquez, segretario organizzativo del
sindacato della transnazionale Toyota, mentre usciva dalla sua
abitazione, a Cumaná. Questo assassinio avviene subito
dopo la conclusione dello sciopero di quasi un mese dei
lavoratori Toyota per le loro rivendicazioni; il lavoratore assassinato
aveva guidato la protesta ed era al centro dello scontro con l'impresa
e i dirigenti. Tutto porta a pensare che si tratti di una 'risposta'
non ufficiale dell'impresa che non era riuscita ad imporre la sua
volontà nel conflitto.
Sono passati solo tre mesi da quando, sempre nelle regioni orientali,
ad Anzoátegui, morirono gli operai Pedro Suárez e Javier
Marcano per mano della violenta repressione della polizia regionale
diretta dal governatore Tarek Willian Saab, nel corso del tentativo di
delocalizzazione di una transazionale giapponese, la Mitsubishi Motors.
I lavoratori avevano occupato la fabbrica per respingere il licenziamento di 135 di loro ed avanzare altre rivendicazioni.
Questi fatti si sommano all'atroce assassinio di tre dei principali
dirigenti dell'Unione Nazionale dei Lavoratori (UNT) nello stato di
Aragua, sempre per mano di sicari, il passato 27 novembre nella zona de
La Encrucijada.
Si tratta di Richard Gallardo, presidente della sezione regionale della
UNT, Luís Hernández, dirigente sindacale dell'impresa
Pepsi-Cola e Carlos Requena, delegato per la sicurezza della impresa
Produvisa, membri a loro volta dell'organizzazione politica Unidad
Socialista de Izquierda (USI). Questi dirigenti operai erano alla testa
della centrale sindacale in uno degli stati con la maggiore
conflittualità operaia nel paese e animavano la
solidarietà degli altri lavoratori nell'occupazione della
transnazionale colombiana Lácteos Alpina di fronte alla minaccia
di chiusura della stessa che aveva comportato duri scontri con la
polizia regionale diretta dal governatore Didalco Bolìvar.
Sono quindi sei gli operai assassinati nel corso di lotte rivendicative
in appena cinque mesi. Nella maggioranza dei casi si tratta di una
politica che punta ad una 'colombianizzazione' dei conflitti tra operai
e padroni: assumere sicari per assassinare i dirigenti sindacali e
spaventare in tal modo la classe operaia e disarticolare le sue
organizzazioni. Non si deve dimenticare che anche i lavoratori della
Sanitarios Maracay (in Aragua) sono stati oggetto di diverse minacce e
di persecuzioni mirate durante la loro lotta, che i lavoratori della
Mitsubishi Motors denunciarono che un'automobile nella quale si
trovavano alcuni di loro fu oggetto di colpi d'arma da fuoco mentre
stavano diffondendo il film sull'assassinio dei due operai e che nel
giugno dell'anno scorso Gloria Palomino, dirigente operaia della
impresa di ventilatori FM (Fundimeca) a Carabobo, fu ferita da un
proiettile ad una gamba mentre si trovava di fronte all'entrata della
fabbrica esigendo che si compisse un ordine di reintegro al lavoro.
Questi assassinii (e attentati) a lavoratori in lotta stanno
evidenziando un metodo di 'risoluzione' dei conflitti
operaio-padronali, in un clima di grande impunità, dato che a
tutt'oggi non vi è alcun responsabile intellettuale o politico
degli attentati e delle morti che sia stato individuato, giudicato
né condannato. Al contrario vi è un processo di
criminalizzazione della lotta operaia, con centinaia di lavoratori o
lavoratrici con giudizi in corso o con imputazioni varie per aver
partecipato a qualche protesta. Per tutto questo le organizzazioni e le
individualità sottoscrittrici protestano energicamente contro
questa situazione, elevano fortemente la loro voce di ripudio contro
l'assassinio degli operai in lotta, tanto dai sicari assoldati dai
padroni come dai corpi ufficiali di sicurezza, protestano contro
l'impunità imperante verso questi crimini ed esigono condanne e
pene esemplari per i responsabili politici ed intellettuali.
Siamo convinti e convinte che se si lasciano passare questi fatti,
possiamo precipitare pericolosamente verso uno scenario nazionale di
prostrazione e annichilimento della forza della legittima protesta dei
lavoratori per le loro rivendicazioni.
Basta agli assassinii di operai in lotta per i loro diritti!
Esigiamo da tutti i poteri dello Stato processo e condanna per i
responsabili di questi crimini, e per questo proponiamo la formazione
di una Commissione d'Indagine Indipendente, composta dalle
organizzazioni dei lavoratori, organismi per i diritti umani e
familiari, che abbia accesso a tutta l'informazione disponibile e
libertà d'azione per indagare seriamente fino all'individuazione
dei colpevoli!
Esigiamo l'annullamento dei procedimenti in corso per i lavoratori denunciati per aver lottato per i propri diritti!
Vogliamo che la Guardia Nazionale, l'Esercito e la polizia stiano fuori dai conflitti operai!
Sollecitiamo la più ampia coordinazione e mobilitazione concreta
delle organizzazioni dei lavoratori, degli studenti, dei diritti umani,
degli intellettuali ed artisti veramente democratici, per aumentare le
forze in una grande campagna nazionale ed internazionale contro questi
crimini!
Giugno 2009
Inviare le adesioni a
v.contrarepresionobrera@yahoo.com
specificando il nome, il nome dell'organizzazione (sindacale, politica,
studentesca, di diritti umani, comunitaria, artistica, intellettuale,
ecc.) se vi si appartiene, la città, il paese.
(a cura della CRInt)