Passata la sbornia elettorale – dagli esiti poco brillanti per le
liste civiche sponsorizzate da parte dei No Tav - tornano al pettine i
nodi di sempre. A Chianocco e Chiomonte sono stati pizzicati alcuni
tecnici a partita IVA fare rilievi e segnare il territorio. Inutile
dire che appena arrivati non sono passati inosservati. A Chianocco,
nell'area dove già nel 2004 era stato prontamente smontato il
minicantiere installato per fare un carotaggio, sono stati beccati tre
tizi che alle domande sul loro lavoro hanno risposto in modo
contraddittorio e confuso prima di darsela a gambe.
A Chiomonte, in alta Val Susa, i tecnici sono stati visti fare segni
arancio in una vigna. I contadini che li hanno notati hanno subito
avvisato i No Tav che li hanno infine pescati nel parcheggio della
Maddalena. Pressati dai No Tav hanno dichiarato di fare rilievi per la
Musinet, la società che dovrebbe occuparsi della seconda canna
del Frejus, quella spacciata ufficialmente per galleria di servizio.
Forse è così, forse no. Quel che è certo sono le
numerose contraddizioni in cui è caduto quello dei tre
più disponibile a conversare.
Il quotidiano la Stampa, prontamente avvertito dai tecnici (della
Musinet o di LTF – Lyon Turin ferroviarie?) ha titolato sui No Tav sul
piede di guerra. Poco male poiché in un'assemblea svoltasi il 28
giugno a Chiomonte, nell'area della Maddalena, i No Tav hanno ribadito
la ferma volontà a presidiare costantemente il territorio, per
impedire qualsiasi sondaggio, rilievo, carotaggio.
In una successiva passeggiata alle vigne segnate di arancio dai tre
tecnici circa duecento No Tav hanno preso visione dell'area. Dopo il
passaggio dei No Tav numerose pietre macchiate di vernice non erano
più visibili. Magie dell'azione diretta, quella che non ha
bisogno di deleghe, delibere, fasce tricolori.
Per chi nutrisse ancora qualche illusione sulla democrazia reale
è arrivata una decina di giorni fa la notizia della decisione
della magistratura di archiviare l'inchiesta contro la polizia per le
violenze contro i manifestanti la notte del 6 dicembre 2005 a Venaus.
R. Em.
Si è svolta domenica 28 giugno ultimo scorso l'ulteriore giornata "per la libertà ed i diritti dei migranti".
Promossa dal Coordinamento migranti di Bologna e provincia una giornata
di sport "non competitivo", interculturale e interetnico rivolto alle
giovani generazioni.
Un centinaio di giovani e giovanissimi cinesi, est-europei,
nord-africani, sud-americani, indiani e pakistani hanno giocato a
basket formando delle squadre a 3-4 o 5 in cui si mischiavano colori,
paesi ed età.
La cornice, ormai usuale, di piazza dell'Unità immersa nel
quartiere della Bolognina sempre più vissuto ed abitato dalla
"nuova classe operaia immigrata".
Supporto solidale del circolo anarchico Berneri e del centro sociale XM24 con banchetti di pizze, dolci e bevande.
La giornata si è conclusa con la proiezione del film "un giorno
senza messicani" assai adatto a rendere l'idea del vuoto creato dallo
sciopero del lavoro migrante.
Un evento, quello dello sciopero, che vede il Coordinamento impegnato
su molti fronti a sostegno della piattaforma e per ampliare il
coinvolgimento delle realtà sociali e di base.
Presenti, per inciso, anche gli sfrattati di via Algardi di cui diamo conto in un'altra info.
RedB
Quantunque il nuovo sindaco di Bologna abbia dichiarato che lo
sgombero della palazzina di via Algardi si sia svolto qualche ora prima
dal suo insediamento ufficiale, si può dire che il passaggio di
consegne tra lo «sceriffo» Cofferati e Flavio Delbono sia
avvenuto nel segno di una piena continuità: «come prima,
più di prima...».
A Bologna, ogni anno, ci sono oltre 8000 domande per alloggi popolari e
solo 300 assegnazioni. Il 20 giugno precari, cassintegrati, sfrattati e
famiglie migranti avevano occupato otto appartamenti vuoti da
più di dieci anni in una strada della prima periferia. Nel
pomeriggio del 25 giugno era stato fissato un incontro in Questura per
aprire una trattativa. Ma all'alba del 25 i carabinieri hanno sfondato
le porte e sfrattato gli occupanti con grande spavento dei circa 20
bambini (di età compresa fra i 30 giorni e i 7 anni). Gli
occupanti hanno sùbito manifestato dietro a uno striscione:
«C'è Delbono a Bologna: 7 famiglie in mezzo alla
strada». Certo è che nel quartiere l'occupazione ha
destato simpatia e solidarietà: in una città con
tantissime case sfitte come Bologna la prospettiva di liberare spazi
prende sempre più piede (vedi
http://bolognaprendecasa.noblogs.org).
Intanto anche gli studenti universitari sono alle prese con
l'autoritarismo accademico. Nonostante il nuovo rettore debba
insediarsi solo in ottobre, nel breve interregno estivo le gerarchie
baronali se la prendono con una recente occupazione studentesca: il
Bartleby, nato dall'Onda bolognese. Ecco che il Rettorato certifica
l'inagibilità dello stabile (appena ristrutturato!), studia
cavillosi pretesti di sgombero, minaccia l'intervento della polizia,
prospetta sanzioni disciplinari contro singoli studenti animatori della
«sedizione» (la sospensione di un anno dalle
attività di studio). Ma l'aver messo in discussione le gerarchie
feudali dell'Università ha destato anche molte simpatie e
più di ottanta docenti hanno firmato un appello in difesa dello
spazio occupato. Lunedì 29 giugno, fin dalle 6 del mattino,
erano una sessantina gli studenti che presidiavano contro l'eventuale
sgombero sbocconcellando brioches e leggendo i giornali. Alle 8 vi era
circa un centinaio di persone, fra cui qualche docente. E, tranne due
agenti della Digos, la polizia non si è fatta vedere.
Di fatto l'Università di Bologna tratta gli studenti come una
fastidiosa eccedenza: chiude le sale studio, appalta al ribasso i
servizi, taglia i fondi alle biblioteche, nega ogni spazio autogestito
di aggregazione e produzione culturale. E nonostante il nuovo rettore
abbia promesso solennemente che non alzerà le tasse,
nell'interregno estivo c'è chi ci ha già pensato con un
trucco avvocatesco e classista (le agevolazioni per fasce di reddito
saranno subordinate al numero di esami sostenuti). Per rispondere a
questa ennesima provocazione, martedì 30 giugno, alle 8 del
mattino, l'Onda assedierà il Consiglio d'amministrazione
dell'Università di Bologna che intende approvare questo aumento.
Insomma, a Bologna sono cambiati i suonatori, ma la musica rimane la
stessa.
RedB
L'istruzione, per chi è clandestino, vale un tesserino di plastica e sedici caratteri.
Al liceo Margherita di Savoia di Napoli, la ventenne ucraina Daria si
è vista negare l'accesso alla prova di maturità
scolastica perché, essendo clandestina, non era in possesso del
codice fiscale. Alle professionali Da Vinci di Padova a otto ragazzi
immigrati è stato altresì richiesto di presentare
il permesso di soggiorno in vista dell'esame di maturità. I casi
hanno anche dei precedenti a Genova dove la preside degli Istituti
Casaregis, Einaudi e Galilei aveva fatto scrivere sulle lavagne i
cognomi agli alunni immigrati in procinto di diventare maggiorenni, e
dunque nella possibilità di non poter più far valere il
permesso di soggiorno per motivi di famiglia. Sono per ora
questi alcuni effetti di una recente (22 maggio 2009)
circolare emanata dal ministro Gelmini, nell'ambito del pacchetto
sicurezza anti-immigrati.
Oltre a essere passata in sordina, la circolare non ha nemmeno
incontrato nella sua applicazione sostanziali resistenze da parte
del centro-sinistra. Citando la dichiarazione del responsabile scuola
del Pd Mariangela Bastico: "Quella del ministero è una scelta
interessante anche se non prioritaria, perché nel Paese manca
una completa ed efficiente anagrafe degli studenti." Alla vena razzista
dello Stato mancava il tassello della scuola.
Un anno scolastico aperto con i grembiulini, il voto di condotta, i
tagli, e che si chiude con la discriminazione ormai aperta e dichiarata
nei confronti degli alunni stranieri.
M@
Sabato 27 un corteo di circa 1500 persone ha sfilato in città
per protestare contro l'approvazione del ddl "sicurezza" del governo e
contro la proposta di legge regionale che non garantisce l'accesso alle
prestazioni sociali a chi non risiede in Friuli da 15 anni.
La manifestazione era stata organizzata da un vasto arco di
associazioni di stampo cattolico e da tutto l'arco della sinistra
ufficiale (cgil, arci, rc, pdci ecc).
Il padrino della manifestazione era il sindaco di Udine Honsell
(centro-sinistra) il quale da giorni è in rotta con la regione
(di centro-destra) su queste questioni.
In piazza la parte del leone l'ha fatta la CGIL (di fatto oltre la
metà dei partecipanti era sua), a seguire rifondazione.
Moltissimi i migranti. Ecco sicuramente uno dei pochi dati positivi
è stata la composizione del corteo divisa in egual modo fra
immigrati e italiani.
La parola d'ordine di tutta l'iniziativa era "legalità buona"
(quella del centrosinistra ovviamente!) contrapposta alla
"legalità cattiva" (quella razzista del centrodestra).
Ovviamente nessun accenno neanche minimo alle leggi razziste del centro
sinistra, ai CPT creati dalla Turco-Napolitano ecc.
In questo quadro l'unica voce fuori dal coro è stato lo spezzone
anarchico e libertario che si è posizionato in fondo al corteo e
senza aderire allo stesso (ovviamente censurato dai media).
Nonostante sia stato organizzato in tre giorni oltre una sessantina di
compagni/e di tutta la regione è venuta all'iniziativa con
volantini, giornali, slogan, bandiere e striscioni dai contenuti
chiari: "la vostra legalità è solo razzismo", "nostra
patria è il mondo intero – siamo tutti clandestini –
solidarietà ai fratelli e sorelle immigrati/e" e "immigrati non
lasciateci soli con gli italiani".
Fra i compagni e le compagne se vi è soddisfazione per lo
spezzone, si è anche avviato un dibattito affinché queste
occasioni ci trovino più preparati e soprattutto sui modi per
rimarcare una nostra autonomia di percorso e di proposta, evitando il
rischio sempre presente di accodarsi e basta alle iniziative di stampo
istituzionale o comunque democraticista. Per foto, articoli e volantini
www.info-action.info
Un compagno presente