Umanità Nova, n.27 del 12 luglio 2009, anno 89

Sicurezza impacchettata


Con tre distinti voti di fiducia, giovedì 2 luglio il Parlamento italiano ha approvato il «pacchetto sicurezza», un'insalata mista di provvedimenti razzisti, xenofobi e autoritari che vorrebbe ridisegnare l'Italia dei prossimi anni. D'ora in poi, insultare un pubblico ufficiale sarà di nuovo reato penale; i sindaci potranno limitare la libertà di incontrarsi in parchi e piazze o di manifestare per le strade cittadine; arrivano le «ronde» al fine di instaurare un nuovo, opprimente «decoro urbano»; chi disegna o scrive sui muri sarà passibile di sanzioni esemplari... Tuttavia l'aspetto più odioso e inquietante di questo «pacchetto sicurezza» è certamente quello della discriminazione razzista. Viene infatti introdotto il reato di «ingresso e soggiorno illegale» che colpisce le persone migranti cancellando il loro diritto a esistere: l'assistenza sanitaria, l'istruzione, aver casa, far qualche risparmio. Chi è senza permesso di soggiorno resterà escluso dalle cure mediche, non potrà riconoscere figlie e figli alla nascita, né sposarsi, né inviare soldi a casa, né denunciare il datore di lavoro in nero. Anche il prolungamento fino a sei mesi dei tempi di detenzione nei CIE (Centri di identificazione ed espulsione, ex CPT) non dipende da esigenze di identificazione, ma costituisce una sorta di sanzione punitiva. Infine, chi aiuta un immigrato irregolare rischia una condanna fino a cinque anni.
Oggi in Italia ci sono, a dir poco, più di tre milioni di lavoratori «clandestini». Solo nel 2008 sono state presentate 700 mila domande di regolarizzazione a fronte di 70 mila posti disponibili. Va da sé che la finalità delle nuove leggi razziali non sia quella di espellere tutti i «clandestini», ma di sfruttarli nel modo più duro e brutale, costruendo due fasce di lavoratori nettamente separate: da una parte le famiglie italiane che riproducono lavoratori-consumatori; dall'altra i lavoratori usa e getta, non garantiti, da sfruttare al massimo grado.
Dalla legge Turco-Napolitano del 1998 fino all'allarmismo securitario di questi anni, le istituzioni hanno perseguito questo progetto soltanto accrescendo la ricattabilità sociale dei migranti, ghettizzandone gli insediamenti, fomentando le aggressioni di stampo razzista e xenofobo. Oggi invece il «pacchetto sicurezza» getta anche le basi di un processo penale speciale per le persone migranti gestito dalla polizia e dall'autorità amministrativa e con la possibilità di deportazione verso luoghi di tortura e di morte. Un tribunale parallelo, discriminatorio, arbitrario e ipocrita. E un processo penale fondato sull'invenzione del crimine: con le nuove leggi razziali, infatti, il «clandestino» diventa un criminale che non ha commesso alcun crimine se non quello di esistere, come gli ebrei nell'Europa moderna fino alla burocrazia assassina del nazismo.
Da tempo, i giornali borghesi non fanno che chiedersi ansiosamente se la crisi economica stia passando e quando ci sarà la mitica «ripresa». Ma, con la crisi attuale, il mondo capitalistico occidentale si è dovuto render conto di una dura verità: nelle attuali condizioni la crescita economica non sarà comunque più possibile e occorre trovare degli assetti sociali conservativi e statici. Oggi le nuove leggi razziali promosse da una forza populista come la Lega Nord prospettano un patto corporativo tra capitale e lavoro nazionale: al lavoratore autoctono si promette una parte della ricchezza prodotta dallo sfruttamento della forza-lavoro migrante purché si identifichi nel «popolo italiano» e rinunci a ogni atto di solidarietà antipadronale e antirazzista. Non si tratta ancora di dittatura, ma di una democrazia autoritaria fondata sulla militarizzazione e la speculazione, in cui il governo della società non è più affidato a forme politiche parlamentari, ma alla polizia e a un'informazione ossessivamente manipolatoria. Ed è, se si vuole, un fascismo duttile e postmoderno.
Proprio per questo non basta una protesta generica e verbale, ma occorre organizzare la difesa e la solidarietà verso chi è discriminato e perseguitato. Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le prese di posizione critiche, come l'appello «Contro il ritorno delle leggi razziali in Italia» pubblicato su «Micromega» da alcuni scrittori e artisti (e avrebbero forse potuto scriverlo più decorosamente dieci anni fa). Ma il lamento critico del centrosinistra risulta vano e consolatorio finché si limita a rifiutare gli aspetti più feroci del «pacchetto sicurezza» cercando di declinare a sinistra le politiche securitarie. In Veneto, in Lombardia e soprattutto in Emilia il centrosinistra ha sperimentato le ronde di volontari: già nel 2003 Vasco Errani aveva varato in Emilia una legge regionale costituendo «associazioni civiche» per vigilare su scuole, parchi e cimiteri; in Lombardia l'ex governatore Filippo Penati ha stanziato 250.000 euro per associazioni di volontari che «controllano il territorio». A Modena, Bologna, Padova, Vicenza e Albenga il PD ha variamente promosso la sceneggiata delle ronde o, quantomeno, dei nonni-vigili... Ma senza il rifiuto attivo dell'ideologia securitaria, nessuna protesta contro le nuove leggi razziali potrà essere davvero efficace.
Più concreta appare l'azione di gruppi minoritari del cattolicesimo di base, ostili al reato di «clandestinità». Ma, pur positiva, tale attività spesso non supera una concezione religiosa tradizionale, quella dell'elemosina al povero, che storicamente si è dimostrata compatibile con ogni forma di autoritarismo e di discriminazione. E vi è alla base una dottrina della coesione sociale ben diversa dalla solidarietà fra sfruttati e dalla lotta contro l'oppressione.
Con l'aggravarsi della legislazione razzista viene per tutti il tempo delle scelte. Oggi bisogna fare dei nostri corpi sabbia negli ingranaggi del potere. Non solo resistere, ma contrattaccare con ogni possibile strumento. Ogni gesto fattivo di solidarietà illumina la possibilità di un avvenire diverso. Perché se la crisi dovesse peggiorare, la scelta sarà unicamente tra la barbarie bellicista e razzista e una battaglia sociale rivoluzionaria che abbatta i muri dell'ingiustizia.

GF

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti