Con tre distinti voti di fiducia, giovedì 2 luglio il
Parlamento italiano ha approvato il «pacchetto sicurezza»,
un'insalata mista di provvedimenti razzisti, xenofobi e autoritari che
vorrebbe ridisegnare l'Italia dei prossimi anni. D'ora in poi,
insultare un pubblico ufficiale sarà di nuovo reato penale; i
sindaci potranno limitare la libertà di incontrarsi in parchi e
piazze o di manifestare per le strade cittadine; arrivano le
«ronde» al fine di instaurare un nuovo, opprimente
«decoro urbano»; chi disegna o scrive sui muri sarà
passibile di sanzioni esemplari... Tuttavia l'aspetto più odioso
e inquietante di questo «pacchetto sicurezza» è
certamente quello della discriminazione razzista. Viene infatti
introdotto il reato di «ingresso e soggiorno illegale» che
colpisce le persone migranti cancellando il loro diritto a esistere:
l'assistenza sanitaria, l'istruzione, aver casa, far qualche risparmio.
Chi è senza permesso di soggiorno resterà escluso dalle
cure mediche, non potrà riconoscere figlie e figli alla nascita,
né sposarsi, né inviare soldi a casa, né
denunciare il datore di lavoro in nero. Anche il prolungamento fino a
sei mesi dei tempi di detenzione nei CIE (Centri di identificazione ed
espulsione, ex CPT) non dipende da esigenze di identificazione, ma
costituisce una sorta di sanzione punitiva. Infine, chi aiuta un
immigrato irregolare rischia una condanna fino a cinque anni.
Oggi in Italia ci sono, a dir poco, più di tre milioni di
lavoratori «clandestini». Solo nel 2008 sono state
presentate 700 mila domande di regolarizzazione a fronte di 70 mila
posti disponibili. Va da sé che la finalità delle nuove
leggi razziali non sia quella di espellere tutti i
«clandestini», ma di sfruttarli nel modo più duro e
brutale, costruendo due fasce di lavoratori nettamente separate: da una
parte le famiglie italiane che riproducono lavoratori-consumatori;
dall'altra i lavoratori usa e getta, non garantiti, da sfruttare al
massimo grado.
Dalla legge Turco-Napolitano del 1998 fino all'allarmismo securitario
di questi anni, le istituzioni hanno perseguito questo progetto
soltanto accrescendo la ricattabilità sociale dei migranti,
ghettizzandone gli insediamenti, fomentando le aggressioni di stampo
razzista e xenofobo. Oggi invece il «pacchetto sicurezza»
getta anche le basi di un processo penale speciale per le persone
migranti gestito dalla polizia e dall'autorità amministrativa e
con la possibilità di deportazione verso luoghi di tortura e di
morte. Un tribunale parallelo, discriminatorio, arbitrario e ipocrita.
E un processo penale fondato sull'invenzione del crimine: con le nuove
leggi razziali, infatti, il «clandestino» diventa un
criminale che non ha commesso alcun crimine se non quello di esistere,
come gli ebrei nell'Europa moderna fino alla burocrazia assassina del
nazismo.
Da tempo, i giornali borghesi non fanno che chiedersi ansiosamente se
la crisi economica stia passando e quando ci sarà la mitica
«ripresa». Ma, con la crisi attuale, il mondo capitalistico
occidentale si è dovuto render conto di una dura verità:
nelle attuali condizioni la crescita economica non sarà comunque
più possibile e occorre trovare degli assetti sociali
conservativi e statici. Oggi le nuove leggi razziali promosse da una
forza populista come la Lega Nord prospettano un patto corporativo tra
capitale e lavoro nazionale: al lavoratore autoctono si promette una
parte della ricchezza prodotta dallo sfruttamento della forza-lavoro
migrante purché si identifichi nel «popolo italiano»
e rinunci a ogni atto di solidarietà antipadronale e
antirazzista. Non si tratta ancora di dittatura, ma di una democrazia
autoritaria fondata sulla militarizzazione e la speculazione, in cui il
governo della società non è più affidato a forme
politiche parlamentari, ma alla polizia e a un'informazione
ossessivamente manipolatoria. Ed è, se si vuole, un fascismo
duttile e postmoderno.
Proprio per questo non basta una protesta generica e verbale, ma
occorre organizzare la difesa e la solidarietà verso chi
è discriminato e perseguitato. Nelle ultime settimane si sono
moltiplicate le prese di posizione critiche, come l'appello
«Contro il ritorno delle leggi razziali in Italia»
pubblicato su «Micromega» da alcuni scrittori e artisti (e
avrebbero forse potuto scriverlo più decorosamente dieci anni
fa). Ma il lamento critico del centrosinistra risulta vano e
consolatorio finché si limita a rifiutare gli aspetti più
feroci del «pacchetto sicurezza» cercando di declinare a
sinistra le politiche securitarie. In Veneto, in Lombardia e
soprattutto in Emilia il centrosinistra ha sperimentato le ronde di
volontari: già nel 2003 Vasco Errani aveva varato in Emilia una
legge regionale costituendo «associazioni civiche» per
vigilare su scuole, parchi e cimiteri; in Lombardia l'ex governatore
Filippo Penati ha stanziato 250.000 euro per associazioni di volontari
che «controllano il territorio». A Modena, Bologna, Padova,
Vicenza e Albenga il PD ha variamente promosso la sceneggiata delle
ronde o, quantomeno, dei nonni-vigili... Ma senza il rifiuto attivo
dell'ideologia securitaria, nessuna protesta contro le nuove leggi
razziali potrà essere davvero efficace.
Più concreta appare l'azione di gruppi minoritari del
cattolicesimo di base, ostili al reato di
«clandestinità». Ma, pur positiva, tale
attività spesso non supera una concezione religiosa
tradizionale, quella dell'elemosina al povero, che storicamente si
è dimostrata compatibile con ogni forma di autoritarismo e di
discriminazione. E vi è alla base una dottrina della coesione
sociale ben diversa dalla solidarietà fra sfruttati e dalla
lotta contro l'oppressione.
Con l'aggravarsi della legislazione razzista viene per tutti il tempo
delle scelte. Oggi bisogna fare dei nostri corpi sabbia negli
ingranaggi del potere. Non solo resistere, ma contrattaccare con ogni
possibile strumento. Ogni gesto fattivo di solidarietà illumina
la possibilità di un avvenire diverso. Perché se la crisi
dovesse peggiorare, la scelta sarà unicamente tra la barbarie
bellicista e razzista e una battaglia sociale rivoluzionaria che
abbatta i muri dell'ingiustizia.
GF