Umanità Nova, n.28 del 19 luglio 2009, anno 89

Siamo coatti e baldi...


Lo scorso 19 maggio alcune migliaia di studenti contestano il neonato vertice G8 sull'Università.
40 rettori di 19 paesi si erano dati appuntamento a Torino per discettare del ruolo dell'accademia all'interno della crescita economica(?) e dello "sviluppo sostenibile" capitalista. Una solenne pagliacciata volta in realtà a stringere ancor più le maglie a quel processo chiamato "di Bologna" ma in realtà europeo che mira a smantellare definitivamente l'università pubblica. Una provocazione bella e buona condita di immancabile "zona rossa" e blindata da un numero consistente di forze dell'ordine. Al tentativo degli studenti di violare, seppur simbolicamente, la zona rossa sono partite le cariche della polizia e i lacrimogeni: i manifestanti hanno risposto difendendo il  corteo con estintori e qualche cassonetto rovesciato. Un paio di minuti di bagarre che costano due arresti e che  sei mesi dopo le mobilitazioni autunnali, vogliono dar un segnale: la protesta contro la devastazione del sistema universitario non si ferma. Perché la questione è proprio questa: a quasi un anno dal blitz estivo di Tremonti (tagli ai fondi di funzionamento ordinario, legge n. 133 del 6 agosto 2008), la "riforma Gelmini" rimane intatta nelle sue linee guida, in primis, quella di trasformare le università pubbliche in fondazioni di diritto privato, ossequienti quindi ai voleri di gruppi industriali, banche, della chiesa. La cosiddetta onda ha portato avanti proteste, più o meno radicali, tanto contro questi tagli quanto contro l'attuale gestione clientelistica e baronale delle università.
Quasi due mesi dopo, all'alba del 6 luglio, la magistratura torinese – guidata dal ben noto Gian Carlo Caselli – dispone ventuno misure di custodia cautelare di cui sedici in carcere, effettuando svariate perquisizioni in abitazioni private e centri sociali tra Torino, Padova, Bologna e Napoli. A nessuno sfugge che nel giro di un paio di giorni sarebbe cominciato il G8 abruzzese su cui tanto il governo aveva investito politicamente. Nemmeno alla magistratura: infatti, al di là dei reati contestati - resistenza aggravata, lesioni ecc. - le motivazioni degli arresti, nemmeno troppo velate, sono proprio che gli studenti potrebbero reiterare il reato durante le mobilitazioni anti G8.
Durante il ventennio quando il Duce o altre "altissime personalità" del regime andavano in visita in qualche città, i sovversivi locali venivano prelevati con qualche giorno di anticipo dalle loro case o dal posto di lavoro e spediti in gattabuia. "Da arrestare in determinate circostanze": coloro che erano considerate dal regime "persone pericolose" rientravano in questa particolare lista. Il democratico Caselli fa il paio con il leghista Maroni e insieme non mostrano nessuno scrupolo a rinchiudere preventivamente degli studenti perché ritenuti "pericolosi".
 In attesa che giovedì 16 luglio il tribunale del riesame decida se revocare o no le misure, è evidente che oggi, proprio come una volta, assistiamo a un progressivo restringimento degli spazi di libertà. Nel vivo di una grave crisi sociale, lo Stato aumenta il suo controllo e lancia segni chiarissimi, inequivocabili. Chi protesta, chi non acconsente a essere quotidianamente becco e bastonato, è un criminale e come tale va trattato. Bastonati e becchi, perché oltre al danno c'è anche la beffa: per invogliare gli studenti a versare fior di quattrini di tasse d'iscrizione, le università del polo romagnolo hanno ideato un manifesto raffigurante quattro prosperose "veline" accompagnate dal seguente slogan "il massimo per i tuoi studi universitari". L'Università è una merce che si vende, come tutte le altre, attraverso una pubblicità sessista. Ancora: visto che, come è ben noto a tutti, uno dei principali problemi della società sono le scritte sui muri, il neo sindaco di Bologna sta varando un grande piano di pulizie generali. Il suo vice, tal Merighi, ha proposto -  seriamente -  che siano gli studenti a pulire e che vengano ripagati attraverso crediti CFU. Meglio che dare un esame!  Viene il dubbio che per i governanti del 2000 la democrazia perfetta sia quella nella quale è diritto/dovere mettere la crocetta una tantum e questo sia l'unico, risibile, mezzo per "dire la propria". Per il resto si è sfruttati e presi per il culo, mentre ogni manifestazione di dissenso sarà severamente repressa.

A. Soto

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